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Una tragedia di classe e di genere, quella dei morti sul lavoro, di cui si parla ipocritamente e in modo generico,soffermandosi, quando va bene, solo sul primo aspetto, occultando scientemente il secondo. Evitando cioè di specificare che la quasi totalità delle vittime sono uomini, appartenenti al genere maschile, e poveri, appartenenti alla classe lavoratrice. Perché non si ha notizia di un notaio o di un commercialista rimasti uccisi precipitando dalla loro scrivania, né di un parlamentare o di un giudice cadendo dal loro scranno, né tanto meno di un industriale schiacciato sotto una pressa.
Questi sono i dati tratti dal sito dell’Inail per quanto riguarda l’Italia (verificati nel 2008):
Nel 2004 i morti totali furono 1328 di cui 1225 maschi e 103 femmine.
Dei 1225 maschi, 438 morirono a causa di infortuni stradali (di questi 251 erano infortuni in itinere e gli altri inerenti la tipologia di lavoro)
Delle 103 femmine 62 morirono per incidenti stradali (di cui 54 in itinere)
Nel 2005 i morti furono 1280 (di cui 1193 maschi e 87 femmine)
Dei 1193 maschi 612 morirono per incidenti stradali (di cui 235 in itinere); delle 87 femmine 66 morirono in incidenti stradali (di cui 44 in itinere)
Nel 2006 i morti furono 1341 (1242 maschi e 99 femmine)
Dei 1242 maschi 603 morirono in incidenti stradali di cui 214 in itinere); delle 99 femmine 85 morirono in incidenti stradali di cui 52 in itinere.
Quindi gli infortuni in itinere sono circa il 20% per maschi mentre salgono al 50% per le femmine. Se consideriamo che la quasi totalità degli autotrasportatori, degli autisti e in generale di coloro che svolgono una professione che prevede lo stare lunghe ore alla guida di un mezzo, sono uomini, è facile capire come in realtà si arriva alla percentuale del 98% di vittime maschili.
Le percentuali sono pressochè le stesse relativamente all’Unione Europea. Paradossale il fatto che, sullo stesso sito dell’Inail (www.inail.it “banca dati al femminile”), viene citata la percentuale di infortuni mortali femminile e non quella maschile che si evince ovviamente sottraendo la prima al totale…
Pensate cosa succederebbe e sarebbe già successo se questa ecatombe sociale e di genere, con cifre paragonabili a quelle di una guerra civile neanche tanto strisciante, fosse stata e fosse a parti invertite. Se cioè a morire sul posto di lavoro fossero le donne e in quella percentuale.
Campagne mediatiche fino all’inverosimile, tuoni e fulmini scagliati contro una insopportabile e vergognosa discriminazione, leggi speciali per evitare alle donne i lavori più pesanti, faticosi e rischiosi. E sarebbe sacrosanto. Guai se non fosse così.
E invece in questo caso c’è un silenzio assordante, come si suol dire. E’ come se tutto questo fosse dato per scontato. E suonano beffardi i titoli dei giornali che mettono in risalto l’aumento degli infortuni sul lavoro per le donne, in percentuale.
Su questo dramma sociale e umano (e maschile) cala il sipario dell’oblio e dell’ipocrisia. Non una parola in tal senso. Se ne guardano bene tutti: politici, media, sindacati, associazioni degli industriali.
La domanda sorge spontanea? Perché? Forse perché questa verità è insopportabilmente vera al punto di spazzare via una “verità” fasulla, quella del privilegio e dell’oppressione maschile sulle donne, sempre, comunque e dovunque? Forse perché questa verità è talmente vera che metterebbe in crisi la vulgata dominante e “politicamente corretta” che racconta di una oppressione a senso unico dell’intero genere maschile su quello femminile?
Noi non abbiamo paura della verità che qualcuno,una volta, sosteneva essere rivoluzionaria. Noi, la pensiamo come lui. Qualcun altro/a ne ha paura.
825 Commenti
Cara/o UP,
o fingi di non capire o non capisci per davvero.
Prendo in considerazione la 2° ipotesi.
1- Non hai capito che la questione in ballo non è il fatto che i MM muoiano sul lavoro mentre le FF …non muoiono più di parto. La questione è che mentre le cose stanno così de facto, viene propagandata la leggenda del dominio, del privilegio, del potere maschili. Il dominatore muore, la schiava si salva. Hai capito?
2- Non hai capito che la questione rischio non ha nulla a che vedere con la forza muscolare. E che quindi il punto è che mentre i MM, anche rachitici e zoppi, rischiano per le FF, queste non rischiano mai. ll che spiega come mai infortuni e morti in ambito domestico siano superiori tra i MM. Perché quando c’è da armeggiare sull’impianto elettrico, sulla condotta del gas, ad altezze pericolose etc etc., è allora che il “maschio parassita e padrone” si fa avanti. Stai capendo?
3- Non hai capito che la questione rischio non si limita all’ambito fisico, ma ovviamente riguarda anche quello dei rischi civili, amministrativi e penali.
4- Non hai capito che il problema dei neri che muoiono nelle miniere (del Sudafrica e non solo) mentre i bianchi siedono nei CDA delle Company è un problema razziale: hai risposto: “Per forza che muoiono i neri! I bianchi mica ci vanno nelle miniere!”
5- Non hai capito da che parte stiamo.
Dici: ” Che ci piaccia o no siamo geneticamente e strutturalmente diversi”. Perché non lo vai a riferire alle madri e alle figlie del femminismo? Perchè lo vieni a dire a noi?
Ho finto di credere che tu non abbia capito.
Ho finto.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Sono d’accordo, Raffaele, credo che uno o una che se ne esce con un simile discorso o è un idiota o un provocatore. Non esistono altre possibilità. E magari fra un po’ se ne uscirà anche dicendo che siamo aggressivi e che non rispettiamo chi non la pensa come noi…
C’è un limite a tutto, anche alla stupidità o alla malafede, e mi pare che in questo caso sia stato ampiamente superato…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Sai Fabrizio, inizi ad essere un poco ripetitivo con questi “limiti ampiamente superati”…ciccio ma non vedi che siete sempre i soliti a parlarvi addosso?
Suvvia se non vi si provoca…come passate poi il tempo?..E non iniziare la solfa del solito bla bla…non ti prendere così sul serio, fai sorridere. Spesso.
Tranquillo che chi siete lo si legge, purtroppo. Ma meno male esistono gli Uomini Alfa…altrimenti davvero il genere umano si estinguerebbe! Ma chi vi regge??? Chi???
Unapersona(Quota) (Replica)
Ragazzi, scelgo di pubblicare questo ultimo post di questo/a idiota di Unapersona perché in realtà, la sua evidente imbecillità e malafede (una bella miscela), è patrimonio di molte/i e la cosa non può non farci riflettere.
Non è la prima volta, vi assicuro, che qualche minus habens del genere replica nello stesso modo quando si solleva la questione della tragedia (tutta maschile) dei morti sul lavoro. Mi è capitato molto spesso; una volta addirittura fu la presidentessa dell’UDI (Unione Donne Italiane) nel pieno di una trasmissione in una televisione privata a cui ero stato invitato a rispondermi nella stessa identica maniera. E’ desolante ma è così.
Questo ci aiuta ancora di più a capire il livello a cui la menzogna e il condizionamento sono penetrati nella psiche delle persone, uomini o donne che siano. Soltanto una mente completamente condizionata e priva ormai di una sia pur minima e autonoma capacità di critica e di giudizio può arrivare a concepire di rispondere con un’affermazione tanto ottusa. Eppure questo non è affatto un caso isolato. Sarebbe un errore da parte nostra considerarlo tale.
Il processo di manipolazione delle coscienze è stato profondissimo. Ciò è dimostrato proprio dalla disinvoltura con cui molte persone rispondono con argomenti chiaramente ed evidentemente idioti come quello in oggetto, come se nulla fosse, anzi come se fosse del tutto normale. Ma ciò è molto probabilmente reso possibile dal fatto che l’ idiozia di questi argomenti, evidente a qualsiasi persona di buon senso, non viene percepita come tale da chi li sostiene.
Non dobbiamo mai dimenticare la potenza del condizionamento psicologico e culturale che può arrivare a deformare completamente la visione della realtà da parte delle persone fino purtroppo a deformarne anche la mente.
Adesso l’idiota lobotomizzato/a in questione (Unapersona), dopo averla sparata grossa, e forse se ne è reso/a conto (buon per lui/lei, significa che ancora c’è una speranza, sia pur minima), la butta in burla e mi invita personalmente a non prendermi troppo sul serio. E’ un atteggiamento tipico di queste genere di persone che vivono sempre tra il serio e il faceto, e a forza di vivere in questo modo non distinguono più l’uno e l’altro e finiscono per scivolare inevitabilmente nel cattivo gusto.
Potevi almeno scegliere una altro argomento, Unapersona, per giocare a fare lo stupido/a, non quello dei morti sul lavoro…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ieri sera su RAI TRE su Linea Notte (ore 24.00) il conduttore giornalista televisivo Maurizio Mannoni, gestisce una tavola rotonda su argomenti vari fra cui anche l’episodio del portiere del Brescia che in TV su SKY ha parlato ai suoi figli che la moglie gli impedisce di vedere e di parlarci.
Dunque una tragedia, un’ingiustizia e una illegalità, che tra l’altro coinvolge decine di migliaia di padri separati e relativi figli resi orfani dalle leggi, dai tribunali e da avvocati dai comportamenti criminali. Fra gli ospiti Fabrizio Timperi, volto notissimo della TV di Stato. Timperi con il volto stravolto dal dolore, parla delle false denunce della moglie (violenza privata, ingiurie e maltrattamenti), denunce tutte decadute poi in giudizio, e della estrema diffcoltà di vedere i propri figli. Parla della rovina economica, sociale e psicologica dei padri separati. “Noi padri siamo cittadini di serie B” conclude Timperi.
A fianco di Timperi, il Presidente dell’ordine degli avvocati matrimonialisti testualmente dice:” Sono preoccupato non tanto per il mancato affido condiviso, ma per il malcostume direi criminale di tanti colleghi avvocati di consigliare alla donna in contesa giudiziale col marito, di denunciare falsamente il marito e il padre dei propri figli per abusi e violenze sessuali: ad oggi risulta che il 74% delle denunce è strumentale al fine di spazzar via il marito e il padre per tutti gli anni necessari all’accertamento della verità. Dopodichè, passati anni e anni, il padre non avendo frequentato per imposizione del tribunale i figli appunto per anni, viene dichiarato irrilevante per l’educazione e la formazione di figli per cui viene confermato il suo allontanamento”.
Detto questo, ovvero davanti ad un tema di tale devastante gravità e drammaticità, uno si aspetta che il conduttore usi in trasmissione una terminologia adeguata, ovvero, per rispetto, chiami maschi i maschi.
Nossignori! Al contrario: il giornalista conduttore, civetta con le signore presenti usando compiaciuto il termine “maschietti”. L’uso di questo termine e soprattutto in queste circostanze, è a mio avviso il marchio di chi, sottoposto al lavaggio del cervello del malebashing femminista, ha introiettato un giudizio assolutamente sminuente e riduttivo su di sè come maschio e lo proietta sugli altri maschi, assolutamente indifferente alla tragedia umana che li travolge. Questo comportamento non solo è privo di ogni dignità, ma toglie anche dignità agli altri. La cultura che ha la responsabilità di aver determinato e di determinare nel cuore maschile questi condizionamenti, a mio avviso abietti, merita il giudizio di abietta.
ckkb(Quota) (Replica)
“Ma meno male esistono gli Uomini Alfa…altrimenti davvero il genere umano si estinguerebbe! Ma chi vi regge??? Chi???”
In realtà siamo noi che “reggiamo” tutto.
E quando dico “tutto” intendo “tutto”.
Il mondo non lo manda sicuramente avanti chi ha un qualche potere o chi si “prostituisce” a costoro per avere il “posto al sole”.
Il problema è che la maggior parte di noi questo lo accetta e non se ne capisce davvero il motivo.
Noi paghiamo le conseguenze del fatto di essere l’ unica categoria sociale che non riesce a fare lobby.
Manco fossimo pochi, siamo una marea.
sandro(Quota) (Replica)
Unapersona
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Suvvia se non vi si provoca…come passate poi il tempo?..E non iniziare la solfa del solito bla bla…non ti prendere così sul serio, fai sorridere. Spesso.
Tranquillo che chi siete lo si legge, purtroppo. Ma meno male esistono gli Uomini Alfa…altrimenti davvero il genere umano si estinguerebbe! Ma chi vi regge??? Chi???
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Forse mi sbaglio, ma ho il sospetto che tu sia un uomo, probabilmente di Roma (hai scritto “ciccio”…) e sicuramente abituato a fare “il bullo” davanti ad un pc, ovvero… la “salvezza” di tanti/e anonimi/e utenti.
Ma vabbe’, lasciamo stare e andiamo avanti.
Brevemente, vorrei chiederti: se qualcuno/a nel riferirsi al maggior numero di suicidi femminili in Iran (ossia l’ unico Paese al mondo, insieme alla Cina, dove vi sono piu’ suicidi fra le femmine che tra i maschi) ricevesse da me la seguente risposta,
“Suvvia ciccino, e che sara’ mai? In fin dei conti ci sono altri miliardi di donne su questo mondo… una piu’ o una meno, che differenza fara’ mai ? Dai ciccio, non prenderti cosi’ sul serio, che fai sorridere…”
tu cosa replicheresti ?
Dai ciccio, attiva quei quattro neuroni che hai in testa… chissa’, ti si potrebbero aprire orizzonti (a te) sconosciuti…
http://passineldeserto.blogosfere.it/2006/11/la-situazione-delle-donne-in-iran-suicidio-seconda.html
Strider(Quota) (Replica)
Unapersona: Ma chi vi regge??? Chi???
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Quello che dico pure io: qui bisognerebbe spaccare tutto, altro che non essere offensivi.
Leonardo(Quota) (Replica)
Oddio Fabrizio!!! Ma come è possibile che anche per dire il nulla tu debba fare un panegirico improponibile? Ma davvero la sintesi e la chiarezza non sono un tuo patrimonio ..vuoi mai che a parlar chiaro e diretto davvero qualcuno percepisca il nulla dei tuoi “discorsi” eh Fabrizio!!! Guai mai!!!
Però ora dovresti veramente vergognarti tu di speculare sulle morti, e vergognati di essere così schifosamente di parte. Tu ed i tuoi quattro ridicoli vassalli…se non fosse davvero per il tema più che sorridere faresti…ridere!!! Su su su…ciccio!!!
Unapersona(Quota) (Replica)
Scelgo di pubblicare questo ultimo post di questo buffone/a di Unapersona appunto perché sarà l’ultimo, in quanto sono certo che saremo tutti d’accordo sul fatto che un simile individuo debba essere allontanato (lasciamo sempre qualche chances al soggetto di turno, fino ad un certo punto, prima di essere costretti a prendere l’inevitabile decisione di bannarlo…). Non credo che sia necessario mettere ai voti la cosa, come abbiamo fatto altre volte…
Vedo che se la prende in particolar modo con il sottoscritto, quindi le cose sono due. O mi conosce ma è talmente vigliacco/a (ha ragione Strider…) che evita accuratamente di palesarsi oppure potrebbe essere qualche altra nostra vecchia conoscenza, sotto altre spoglie…La totale imbecillità di ciò che scrive e la sua pochezza espressiva mi fanno propendere per questa seconda ipotesi…
Comunque sia è un/a imbecille-provocatore/provocatrice di nessuna utilità per il nostro lavoro.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Vorrei rispondere a unapersona ( = alex ) evitando le sue provocazioni che mi cacciano solamente un sorriso . Passiamo alle cose “più serie”…
le donne muoiono di parto e gli uomini no.
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bhe, gli uomini muoiono di cancro alla prostata e le donne no . Gli uomini si devono fare la barba, le donne no. Scusami, ma che discorso è il tuo, e soprattutto che c’entra con le morti sul LAVORO ?
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Sai Fabrizio, inizi ad essere un poco ripetitivo
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Il fatto è che ad essere ripetitivi sono i troll come te , che non sanno niente di uomini beta, nè del filo del discorso, nè soprattutto di come si è malamente evoluta la nostra società . Leggi meglio tutte le discussioni invece di sparare cazzate.
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ciccio ma non vedi che siete sempre i soliti a parlarvi addosso
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Appunto, sai poco e nulla di queste cose.
PS se vuoi ti link molti altri siti come questo.
Silent Hill(Quota) (Replica)
Comunicazione: proprio oggi è partita la nostra campagna di sensibilizzazione sulla questione dei morti sul lavoro.
Questo di seguito è il testo della lettera indirizzata a tutti i quotidiani, alle agenzie di stampa e ad alcuni network radiotelevisivi nazionali.
Non resta che augurarci uno scatto di dignità (e di professionalità) da parte di qualche giornalista…
“Quando si parla della tragedia dei morti per incidenti sul lavoro, si omette di denunciare un “particolare” fondamentale. Il fatto cioè che a morire in queste drammatiche circostanze sono quasi esclusivamente maschi, con percentuali intorno al 97/98%, sia in Italia che negli altri paesi dell’UE (dati Inail facilmente verificabili).
E’ quindi evidente che questa, oltre ad essere una tragedia sociale, anzi, di classe, perché non si è mai visto un notaio, uomo o donna che sia, morire precipitando dalla sua scrivania, è anche e soprattutto una tragedia di genere (maschile), perché a tutt’oggi, nel terzo millennio, i lavori più pesanti, rischiosi, nocivi e mortali vengono svolti dagli uomini.
In conclusione, a morire sul lavoro sono maschi e poveri. Un dato drammaticamente eclatante, non c’è altro modo per definirlo. Eppure non una parola, una che è una, sul risvolto di genere dell’intera questione.
Silenzio assoluto da parte di tutti: organi di informazione, sindacati, associazioni di categoria, partiti e/o singoli esponenti politici (di qualsiasi schieramento), intellettuali, media e via discorrendo.
Perché? A chi procura tanto fastidio affrontare questo tema? Forse è un argomento troppo scomodo? Evidentemente sì. Troppe “certezze” andrebbero clamorosamente in frantumi, a cominciare da quella che vuole gli uomini, tutti, sempre, comunque e dovunque come gli oppressori e i privilegiati, e le donne, tutte, sempre, comunque e dovunque come le oppresse e le discriminate.
A parti invertite, se cioè a morire sul lavoro fossero le donne, e con quelle percentuali, ci sarebbe lo stesso silenzio da parte di tutti/e? Noi riteniamo di no.
Abbiamo deciso come Movimento degli Uomini Beta (www.uominibeta.org ) di lanciare una campagna di sensibilizzazione su questo tema https://www.uominibeta.org/2010/01/30/morti-sul-lavoro-l8-sono-donne/, nella speranza che esistano ancora giornalisti coraggiosi e fuori dal coro “politically correct” (ormai trasversale a tutti gli schieramenti politici) capaci di aprire una breccia nel muro di ipocrisia e omertà da cui siamo circondati.
Al di là delle possibili interpretazioni che possono essere fornite, anche le più bizzarre, diciamo così, il dato è troppo evidente per essere ignorato.
Fra queste, c’è stato anche chi ha sostenuto che la scelta da parte degli uomini di continuare ad avere l’onere di svolgere i lavori più pesanti e gravosi sia l’ennesima forma di paternalismo maschile e maschilista tendente a mantenere le donne in uno stato di subordinazione culturale e psicologica …
Se così fosse (ci viene un po’ da ridere ma insomma…) non si capisce perché le quote rosa, in tanti anni, sono state richieste sole per le assemblee elettive e per i Consigli di amministrazione, ma non per i cantieri edili, le miniere, le fonderie e quant’altro.
Ne vogliamo parlare?
Fabrizio Marchi (Movimento degli Uomini Beta)
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
ho letto e mi trova d’accordo però io “inciterei ” per più sicurezza ,trovo che sia orribile morire facendo il proprio lavoro , quindi ,in conclusione,ben vengano le donne in fonderia , in miniera ecc ecc ma che siano posti si duri e faticosi (non si sta certi seduti in una comoda poltrona),ma almeno devono essere sicuri…..
mi è venuto un aneddoto
vi ricordate dell’avvocato tina lagostina bassi ??
ebbene ,era di incline molto femminista eppure ad una donna ha detto ,”vogliamo i diritti?? , dobbiamo compiere anche i doveri” certi siti che seguo invece , vogliono solo i diritti , beh facile in questo modo
mauro recher(Quota) (Replica)
Bella lettera, bravo Fabrizio.
Simone(Quota) (Replica)
http://www.ansa.it/web/notizie/postit/inail/2010/07/16/visualizza_new.html_1853137807.html
A giudicare dai titoli di giornale relativi agli infortuni e le morti sul lavoro sembra prevalere la linea del “mettere le mani avanti”, ponendo in risalto la (fisiologica) diminuzione del fenomeno..
Luke Cage(Quota) (Replica)
in merito al reclamare quote nei posti di comando (solo in quelli) segnalo quest’articolo di Alessandro De Nicola sul Sole 24 Ore
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2010-09-26/quote-rosa-fanno-male-080347.shtml?uuid=AYeoDnTC
Rita(Quota) (Replica)
A proposito di morti sul lavoro, segnalo questo ottimo articolo del nostro grande Raffaele-Icarus che smaschera alcune delle tante falsificazioni femministe che profanano il sacrificio maschile sui morti del lavoro”
http://ilvolodidedalo.blogspot.com/2010/09/invidia-e-falsificazioni-femministe.html
Silent Hill(Quota) (Replica)
Prosegue la mattanza quotidiana… cifre da guerra civile strisciante…
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2010/09/27/visualizza_new.html_1759320561.html
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
I soliti piagnistei a senso unico…
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2010/10/03/visualizza_new.html_1756548920.html
ROMA – Carriera off limits per le donne in Italia: le dirigenti sono solo l’11,9% del totale, ultime in Europa, contro una media europea del 33%, e a superarci sono anche la Turchia con un 22,3% e la Grecia con un 14,6%. Anche il confronto con i paesi piu’ avanzati e vicini ci vede largamente perdenti: in Francia le donne manager arrivano al 37,4%, nel Regno Unito al 34,9% e nella Germania al 29,3%.
E’ quanto emerge da una ricerca di Manageritalia che mette in luce la scarsa partecipazione delle donne al lavoro e ancor piu’ ai piani alti dell’economia.
Guardando alle donne nei Consigli di Amministrazione delle societa’ quotate, poi, siamo al quart’ultimo posto con un misero 3,2% rispetto a una media dell’Europa a 27 dell’11,4% e alle vette superiori al 20% di Finlandia e Svezia e all’inarrivabile 42% della Norvegia. Anche a livello imprenditoriale le cose non vanno molto bene per l’Italia visto che le donne imprenditrici sono il 23,4%, contro una media Europea superiore al 33%.
”Sono dati che purtroppo non mi stupiscono piu’ di tanto. Sono anni che parliamo di questo problema, che oggi, in un mercato cosi’ competitivo, diventa ancora piu’ pressante”, spiega la presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, Federica Guidi, sottolineando che ”in questo momento, non dare la stessa disponibilita’ di tempi e orari puo’ essere un limite, a volte anche autoimposto per esigenze familiari e per mancanza di strutture adeguate”.
La risposta a questo problema passa per ”politiche conciliative: quelle che mancano in questo paese”. Servono ”supporti reali alle donne, e non parlo di asili sul posto di lavoro, ma di asili pubblici che abbiano tempi tali da consentire ad una donna di lavorare al pari degli uomini”. Sul fronte nazionale, arrivano alcune sorprese: il Nord industrializzato e’ decisamente piu’ indietro sul fronte imprenditoriale ‘rosa’. Non a caso Calabria (16,2%) e Lazio (16%) sono ai primi posti per donne dirigenti, mentre agli ultimi posti si trovano Trentino Alto Adige (6,8%), Abruzzo (6,6%) e Basilicata (6,3%).
A livello nazionale le donne imprenditrici sono piu’ al Sud (25,8%) e al Centro (23,9%) che al Nord, con il Nord Est in ultima posizione (20,9%). A livello regionale poi prevalgono Molise (30,6%) e Basilicata (28,1%), con Lombardia (20,5%), Trentino Alto Adige (20,3%) e Emilia e Romagna (20,2%) buone ultime. Tra le citta’, poi, Napoli e’ al primo posto con il 26,1% di donne imprenditrici, mentre Milano e’ desolatamente ultima con un secco 20%. E spesso le citta’ del Sud hanno un tasso di femminilizzazione imprenditoriale superiore a quelle del Nord.
”Questa poca femminilizzazione dell’economia, soprattutto nelle sue posizioni apicali – lamenta Manageritalia – rischia di condannare il nostro Paese ad una continua perdita di opportunita’ di crescita. E’ infatti indubbio che se oggi le donne sono il 58% dei laureati, perdiamo in seguito tanti di questi talenti se le donne dirigenti sono solo il 12% nel settore privato, quelle imprenditrici solo il 23% e le donne nei consigli di amministrazione poche mosche bianche”.
Marco(Quota) (Replica)
“Questa poca femminilizzazione dell’economia, soprattutto nelle sue posizioni apicali – lamenta Manageritalia – rischia di condannare il nostro Paese ad una continua perdita di opportunita’ di crescita”.>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Non la scarsa competenza e serietà nei posti apicali del’economia italiana, ma questa poca femminilizzazione…Sono poi le stesse che straparlano di merito, di pari opportunità…
Alessandro(Quota) (Replica)
http://www.repubblica.it/economia/2010/10/03/news/giovani_laureati_in_fuga_per_scelta_ecco_chi_sono_gli_italiani_all_estero-7687550/?ref=HREC1-8
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IL CENSIMENTO
Giovani, laureati, in fuga per scelta
Ecco chi sono gli italiani all’estero
Oltre sedicimila risposte al nostro questionario. Due terzi sono maschi, hanno titoli di studio elevati. Solo il 10% ha più di 45 anni e oltre la metà non è iscritta all’Aire. Se ne sono andati soprattutto per motivi professionalie perché questo Paese non piace più a chi ci vive
di CLAUDIA CUCCHIARATO
Giovani, laureati, in fuga per scelta Ecco chi sono gli italiani all’estero
Più di 17mila storie raccolte in quattro giorni non solo sono un ottimo risultato. Sono soprattutto un segnale: la conferma, l’ennesima per chi si occupa di questo argomento, del fatto che gli Italiani Residenti all’Estero sono una comunità enorme, attiva, impegnata, informata e bisognosa di sentirsi compresa o almeno ascoltata dal proprio Paese. Lo dicono in tanti: “grazie per aver lanciato quest’iniziativa”. Lo diciamo anche noi: “grazie per averla accolta con tanto entusiasmo”. Ci aspettavamo molto e le aspettative sono state addirittura superate. Nei prossimi giorni faremo un’analisi qualitativa delle storie, un riassunto delle motivazioni e delle esperienze di ognuna delle persone che si è voluta raccontare in questo spazio. Oggi proponiamo un’analisi quantitativa e statistica sui numeri, le percentuali. E quest’analisi non ha la velleità di essere scientificamente valida: non possiamo pretendere di parlare a nome di tutti gli italiani che risiedono all’estero in questo momento. Eppure, l’enorme quantità di dati raccolti in un periodo di tempo così ridotto ci dà la possibilità di fare alcune considerazioni e di parlare in nome di una percentuale comunque altissima di “espatriati”.
VAI AL QUESTIONARIO 1
LEGGI LE STORIE DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO 2
La prima considerazione ha a che fare con la motivazione che ci ha spinto a censire gli italiani all’estero: l’efficacia dell’unico strumento in mano a studiosi di fenomeni migratori e istituzioni, per fornire dati esaustivi sul fenomeno. L’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire) è uno strumento fondamentale, l’unico del quale disponiamo per capire quanti siamo là fuori. Ebbene, più della metà delle persone che si sono raccontate nel nostro censimento ha ammesso di non essersi mai iscritta: il 54,13% del totale. Un dato inquietante, che purtroppo conferma l’iniziale preoccupazione sulle concrete possibilità di fornire in futuro possibilità di comunicazione e rappresentanza a chi vive fuori dal nostro Paese. Queste persone, solo per fare un esempio, non possono votare dall’estero per i propri rappresentanti in Parlamento. Più della metà degli italiani che non vivono più in Italia non hanno un contatto diretto con le nostre istituzioni, non sono nemmeno censiti. Le motivazioni possono essere diverse: disinteresse da parte di chi se ne va, ma anche un’inefficace informazione istituzionale.
La seconda considerazione ha a che fare con il profilo della popolazione di cui ci stiamo occupando. Due terzi delle persone che si sono raccontate su repubblica. it sono maschi, solo un terzo le donne. La maggior parte sono giovani: il 52% circa ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni. Il 30% ha tra i 35 e i 44 anni. Il 10% ha più di 45 anni e solo il 5% ha meno di 24 anni. Ci troviamo quindi di fronte a un fenomeno migratorio che, come ci si aspettava, riguarda soprattutto i giovani, maschi e altamente istruiti. Il 53%, infatti, ha una laurea in tasca, il 21% addirittura un dottorato. Solo il 3% del totale ha una licenza media o una laurea breve.
Più del 70% di queste persone vivono fuori dai confini nazionali da più di tre anni e si concentrano per la maggior parte in Europa. Da questo dato possiamo trarre una terza e importante considerazione sui Paesi al giorno d’oggi prediletti dai nostri migranti: la Gran Bretagna (16% del totale), la Francia e la Spagna (entrambe con un 10% circa dei censiti). Seguono le mete dell’emigrazione italica di sempre: gli Stati Uniti e la Germania con un 9% circa rispettivo. È interessante notare come questi dati siano in sostanziale contraddizione con quelli forniti dall’Aire, che registrano la maggior parte dei nostri “espatriati” proprio in Germania (circa 650.000 iscritti), in Argentina (614.000 iscritti, Paese che nella nostra statistica si colloca in un lontano ventisettesimo posto, con lo 0,34% dei censiti) e in Svizzera (534.000 iscritti all’Aire, ma con una percentuale di presenza nel nostro censimento piuttosto bassa, pari al 5%).
Nell’attesa di ricevere più adesioni e di fornire uno spaccato delle esperienze di vita più dettagliato dal punto di vista umano, è il caso di soffermarsi sulle motivazioni che spingono i giovani italiani a lasciare questo Paese. Non sorprende constatare che il 40% dice di farlo per motivi professionali. Ciò che sorprende è vedere che il 39%, quasi la stessa percentuale, espatria per “scelta”. Si abbandona l’Italia non più unicamente per inseguire un’opportunità di lavoro assente in patria. I nuovi migranti non hanno la “valigia di cartone”, ma scelgono di prendere un volo, magari lowcost e di sola andata, perché questo Paese sta loro stretto, non piace. È un dato interessante, che differenzia gli italiani dai migranti di altri Paesi in crisi, come ad esempio la Spagna. Recentemente il quotidiano El País ha lanciato un’iniziativa in parte simile a quella proposta da repubblica. it, in cui si raccontano le storie di migliaia di giovani costretti a lasciare la penisola iberica per cercare un lavoro che il loro Paese non offe più. In Italia, a quanto raccontano i nostri intervistati, non è solo la crisi a spingere all’espatrio. Le motivazioni affondano in un sistema “malato” che spinge alla fuga e scoraggia anche chi avrebbe voglia o intenzione di tornare.
(03 ottobre 2010)
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Due terzi delle persone che si sono raccontate su repubblica. it sono maschi, solo un terzo le donne. La maggior parte sono giovani: il 52% circa ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni. Il 30% ha tra i 35 e i 44 anni. Il 10% ha più di 45 anni e solo il 5% ha meno di 24 anni. Ci troviamo quindi di fronte a un fenomeno migratorio che, come ci si aspettava, riguarda soprattutto i giovani, maschi e altamente istruiti. Il 53%, infatti, ha una laurea in tasca, il 21% addirittura un dottorato. Solo il 3% del totale ha una licenza media o una laurea breve.
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Ma non erano gli uomini (italiani) quelli più “fifoni” e “mammoni”, incapaci di rischiare e di mettersi in gioco, andandosene anche dal proprio paese…?
Simone(Quota) (Replica)
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2010/10/04/news/somma_incidente_sul_lavoro_operaio_muore_in_un_pozzo-7717179/
Stava lavorando al ripristino di un pozzo artesiano a Somma Vesuviana, quando alcuni tubi sospesi sono caduti, facendolo precipitare nella buca. Aveva 65 anni
Stava lavorando al ripristino di un pozzo artesiano a Somma Vesuviana, quando alcuni tubi sospesi sono caduti facendolo precipitare nella buca.
E’ morto per le gravi ferite riportate nella caduta Giuseppe Cimmino, di 65 anni, rimasto vittima dell’incidente mentre stava eseguendo alcuni lavori nel terreno di un conoscente.
L’incidente è avvenuto ieri in via Malatesta. Cimmino è deceduto durante il trasporto alla clinica Trusso di Ottaviano. Sull’incidente indagano i carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna, guidati dal capitano Michele D’Agosto.
http://firenze.repubblica.it/cronaca/2010/10/04/news/schiacciato_da_una_lastra_di_marmo_muore_mentre_lavora_in_segheria-7710102/
Schiacciato da una lastra di marmo
muore mentre lavora in segheria
L’uomo, uno dei titolari, si chiamava Leonello Amadei e aveva 61 anni
Inutile il tentativo del 118 di salvarlo e la corsa dell’ambulanza al pronto soccorso
Uno dei titolari di una segheria di marmo, la Pav di Vallecchia, frazione del Comune di Pietrasanta (Lucca), è morto stamani, schiacciato da una lastra di marmo. Secondo una prima ricostruzione, Leonello Amadei, 61 anni, residente a Forte dei Marmi, stava spostando delle lastre con un ventosa.
All’improvviso, forse per il distacco della ventosa, la lastra è caduta sull’uomo schiacciandogli il torace. Sul posto è intervenuta l’auto medica ed una ambulanza della Croce Bianca di Querceta che hanno prestato le prime cure al paziente e dopo averlo intubato lo hanno trasferito al pronto soccorso dell’ospedale Versilia, dove poco dopo ha cessato di vivere. Per ricostruire la dinamica dell’incidente, è intervenuto anche personale della Medicina del Lavoro dell’Usl 12 Viareggio e i carabinieri.
Rita(Quota) (Replica)
Io vorrei soltanto far notare l’età, 61 l’uno e 65 anni l’altro, età in cui si dovrebbe aspirare (a maggior ragione laddove si tratti di lavori pesanti, fisici e faticosi) alla pensione.
L’uno lavorava nel terreno di un conoscente, l’altro lavorava in proprio.
Ricordo che qualcun(a) una volta mi accusò di strumentalizzare le morti sul lavoro, quando queste sarebbero state “colpa di altri uomini i datori di lavoro”. Come a dire, me ne chiamo fuori. E’ un problema loro. Muoiono perchè altri uomini li sfruttano.
Non è sempre così, evidentemente.
Rita(Quota) (Replica)
http://www.050news.it/notizia.asp?idn=13968
Un autotrasportatore di 52 anni, Rossano Vitarelli, lucchese, è morto a causa di un incidente stradale verificatosi nella tarda mattinata di oggi a Marlia, nel comune di Capannori a Lucca. La vittima era alla guida di un tir che è finito contro il cassone di un altro camion, condotto da un quarantunenne pratese. Rimasto incastrato tra le lamiere della cabina di guida, Vitarelli è stato liberato dai vigili del fuoco e poi trasportato con l’elisoccorso all’ospedale di Pisa: è morto però poco dopo il suo trasferimento, a causa delle gravi ferite riportate. Ancora in corso di accertamento le cause delll’incidente: sul posto, insieme ai vigili del fuoco e al personale del 118, sono intervenuti i carabinieri e i vigili urbani di Capannori.
http://www.liberazione.it/news-file/Infortuni-sul-lavoro-in-Calabria–due-morti-e-un-ferito—LIBERAZIONE-IT.htm
Un agricoltore, Mario Piezzi, 48 anni, è morto ieri pomeriggio in una contrada rurale di San Cosmo Albanese (Cosenza) dopo essere stato travolto dal trattore con il quale, secondo le prime verifiche, pare stesse lavorando in un terreno agricolo. Sul caso stanno indagando i carabinieri.
È di un morto e un ferito il bilancio di un grave incidente sul lavoro avvenuto questa mattina nel territorio del comune di Cirò, nel crotonese. La vittima è un uomo di 50 anni, Antonio Esposito, nativo di Cirò ma residente a Crucoli Torretta (Kr), mentre è rimasto gravemente ferito Mario Lettieri, 62 anni, di Crucoli Torretta. I due operai sono precipitati da un’impalcatura mentre stavano effettuando lavori di manutenzione all’interno di una struttura alberghiera di Cirò; secondo una prima ricostruzione dell’incidente erano saliti con un montacarichi su una trave che improvvisamente ha ceduto, quindi sono precipitati al suolo da un’altezza di quattro metri. Esposito è deceduto sul colpo mentre Lettieri ha riportato vari traumi alla testa e all’addome; trasportato da un’ambulanza del 118 all’ospedale di Crotone, nel pomeriggio è stato necessario trasferirlo al Pugliese di Catanzaro. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Cirò Marina che hanno effettuato i rilievi e il personale dell’ufficio prevenzione e sicurezza sul lavoro dell’Azienda sanitaria provinciale per verificare il rispetto delle normative in materia.
Rita(Quota) (Replica)
http://www.grandain.com/informazione/dettaglio.asp?id=32672
Amedeo Carlino, 58 anni, stava lavorando su un balcone al terzo piano di un palazzo in costruzione
Alba – Un volo di dieci metri nel vuoto e per Amedeo Carlino non c’è stato più nulla da fare. L’uomo, 58 anni, calabrese, da molti anni abitante a Guarene, per cause in corso di accertamento, stava lavorando su un balcone al terzo piano di un palazzo in costruzione in viale Masera, nel quartiere dei “Tetti Blu”. L’incidente mortale è avvenuto verso le ore 18. I colleghi hanno subito chiamato il 118, i sanitari hanno portato l’uomo al San Lazzaro di Alba dove è deceduto per le gravi lesioni subite in varie parti del corpo a seguito dell’impatto al suolo.
I Carabinieri hanno sequestrato l’area del cantiere interessata all’infortunio ed hanno raccolto le testimonianze di altri operai presenti in quel momento nel cantiere.
http://www.grandain.com/informazione/dettaglio.asp?id=32680
Il volo di sei metri è stato fatale a Vincenzo Squillace
Cengio (SV) – Dopo l’incidente di Alba (leggi articolo), un altro dramma si è consumato nell’ambiente edile.
Vincenzo Squillace, 45 anni, impresario calabrese da anni residente in via Valle Ellero a Mondovì, è scivolato dal tetto di una casa a Cengio, cadendo al suolo da sei metri. Impatto mortale. Insieme agli operai stava effettuando lavori di ristrutturazione ad una palazzina in via Cosseria. Forse per un malore o per una distrazione, verso le 17, l’uomo ha perso l’equilibrio scivolando dal tetto sotto gli occhi increduli dei colleghi che l’hanno visto cadere al suolo. I soccorsi sono subito scattati, sul posto sono arrivati i sanitari del 118 e gli ispettori dell’Asl2, ma per l’uomo non c’era più nulla da fare, è morto sul colpo. La salma è stata ricomposta nell’obitorio di Cairo, in attesa delle disposizioni da parte della magistratura savonese.
Rita(Quota) (Replica)
http://carta.ilmessaggero.it/view.php?data=20101013&ediz=20_CITTA&npag=22&file=C_452.xml&type=STANDARD
Mercoledì 13 Ottobre 2010 Chiudi chiudi finestra
di ANGELA PADRONE
C’È UN rapporto diretto tra il benessere dei cittadini di un Paese e il modo in cui le donne partecipano alla vita produttiva. Se le donne hanno accesso a tutti i livelli del sistema educativo, se la loro salute è tutelata come quella degli uomini, se partecipano attivamente alla vita politica e alla gestione del potere, se sono coinvolte nei processi produttivi e hanno potere economico – quel paese ha un’altissima probabilità di avere un alto reddito pro capite e di essere fortemente competitivo. Viceversa, quando le donne vengono tenute ai margini della vita pubblica e delle decisioni economiche, quel paese avrà fortissime difficoltà di crescita, di sviluppo e di modernizzazione. Come l’Italia.
Questo è particolarmente evidente nella classifica che il World Economic Forum – un’organizzazione internazionale no-profit, con sede a Ginevra – stila ogni anno su 134 paesi, il Global Gender Gap Report. A ogni Paese viene assegnato un punteggio, in base a parametri che riguardano la politica, l’economia, la salute e l’educazione, con particolare attenzione alla differenza di trattamento e di ruolo tra uomini e donne all’interno di uno stesso paese. Per cui il paese può essere virtuoso in termini di parità tra uomini e donne, anche se relativamente povero.
Ai primi posti, quest’anno come negli anni passati, ci sono i paesi del Nord Europa. Paesi dove le donne governano e dove hanno alte percentuali di posti nei consigli d’amministrazione e ai vertici delle aziende. In fondo alla classifica invece si trovano Yemen, Chad, Pakistan e la maggior parte del mondo arabo. Gli Stati Uniti guadagnano 12 posizioni, piazzandosi entro i primi 20, mentre la Francia perde dei punti da quando alcune donne sono uscite dal governo.
L’Italia non si è mai piazzata bene, trovandosi sempre oltre metà classifica. Ma la cosa interessante è che, anno dopo anno, invece di migliorare, il nostro paese è scivolato più indietro, superato da paesi che hanno adottato politiche attive in favore delle donne. Per noi, invece, sembra che questo non sia un problema. Nella classifica generale siamo al 74° posto, scavalcati quest’anno da Ghana e Malawi e, in Europa, anche dalla Grecia, che salta al 58° posto. Nel mondo dei paesi cosiddetti sviluppati siamo buoni ultimi.
Infatti, se nel campo della salute e dell’educazione le italiane hanno opportunità quasi pari a quelle degli uomini; nella politica e, ancora di più, nell’economia, si ritrovano in ruoli di assoluta diseguaglianza, praticamente ai livelli dei paesi più maschilisti del mondo. E’ noto che le donne, in Italia, hanno pochissimo accesso a ruoli di potere. Non solo hanno una bassissima partecipazione al mercato del lavoro (una donna su due non lavora fuori di casa) ma soprattutto non entrano quasi mai nelle ”stanze dei bottoni”. Non fanno i presidenti, gli amministratori delegati, i direttori generali, non sono grandi manager e con difficoltà enorme riescono a sfondare il celeberrimo ”soffitto di vetro” in tutti i luoghi di lavoro. Le poche che ci riescono lo fanno spesso solo perché figlie di padri potenti. Le altre sono mosche bianche, con pochissime possibilità di prendere decisioni che si discostino anche di poco da una visione dominante di stampo ”maschile”.
Il risultato è sconfortante in termini di giustizia sociale e di pari opportunità. Ma soprattutto – e va sottolineato perché l’argomento dovrebbe interessare anche ai più insensibili a temi ”femministi” – taglia le gambe alle potenzialità dell’Italia in termini di crescita, innovazione e sviluppo economico. Molti studi, tra questi uno recente di Goldman Sachs, hanno calcolato che se solo le donne in Italia partecipassero al mercato del lavoro nella stessa misura degli uomini, il nostro prodotto interno lordo crescerebbe del 13%. Non parliamo poi di che cosa ciò significherebbe in termini di sviluppo: il punto di vista femminile, spesso diverso da quella degli uomini, potrebbe contribuire a quello che con parole altisonanti nelle aziende si chiama ”diversity management”, cioé la diversità come opportunità di innovazione e crescita. Ma agli uomini italiani, nonostante quello dichiarano, evidentemente la crescita del Paese interessa meno che mantenere il loro personale potere.
RIPRODUZIONE RISERVATA
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Ma agli uomini italiani, nonostante quello dichiarano, evidentemente la crescita del Paese interessa meno che mantenere il loro personale potere.
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No comment…
Marco(Quota) (Replica)
http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/10/14/news/tor_vergata_operaio_muore_nel_cantiere-8039678/
INCIDENTI SUL LAVORO
Tor Vergata, operaio muore nel cantiere
A 39 anni schiacciato da un macchinario. Sos dei sindacati. La Fillea-Cgil “Situazione grave occorrono maggiori controlli”
di ANNA RITA CILLIS ed EMILIO ORLANDO
Stava lavorando in un cantiere quando è rimasto schiacciato da un macchinario. È morto così Davide Cacchioni, un romano di 39 anni – sposato e con figli – uno dei titolari della ditta che stava effettuando dei lavori in una villetta di via della Lite a Tor Vergata. Il tragico incidente è accaduto in pochi minuti. Alcuni operai avevano scavato un terrapieno su cui avevano piazzato una betoniera e una pompa per le gettate di cemento quando improvvisamente il terreno ha ceduto e la pompa si è capovolta travolgendo l´uomo, che è morto sul colpo.
«È stata una scena terribile», ha detto uno degli operai che stava lavorando in via della Lite. «Non è giusto, non si può morire così per poche migliaia euro al mese», ha aggiunto un altro collega. Un nuovo incidente sul lavoro, quello avvenuto ieri a Tor Vergata, che riaccende i riflettori sulla sicurezza nei cantieri. «Siamo preoccupati di quello che sta avvenendo nel nostro settore», dice Roberto Cellini, segretario generale della Fillea Cgil di Roma e del Lazio che aggiunge: «Chiediamo che tutti i soggetti svolgano in modo capillare un´opera di sorveglianza, prevenzione e repressione. Negli ultimi giorni registriamo infortuni gravissimi e questo accade per carenza di formazione e informazione». A Cellini fa eco Francesco Saninno della Feneal Uil che sottolinea: «Serve maggiore formazione sulla sicurezza. La Regione si dovrebbe impegnare finanziando progetti specifici». Mentre il segretario generale della Filca Cisl di Roma e provincia, Andrea Cuccello, parla di una nuova «tragedia tra i cantieri della Capitale. L´incidente mortale a via della Lite è il terzo tra Roma e provincia dall´inizio dell´anno. Dal 2003 sono morti nella Capitale 50 operai: sembra di stare in guerra».
Per il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, la «sicurezza sul lavoro dovrebbe rappresentare una priorità nell´agenda del Governo e di tutte le istituzioni», e il presidente del Consiglio regionale, Mario Abbruzzese punta alle «leggi che i datori di lavoro hanno l´obbligo di rispettare e far rispettare. Nostro compito è di continuare a lavorare perché vengano intensificati i controlli e inasprite le pene».
(14 ottobre 2010)
Marco(Quota) (Replica)
http://www.repubblica.it/esteri/2010/11/19/news/nuova_zelanda_esplosione_in_miniera-9268691/?ref=HREC2-11
NUOVA ZELANDA
Esplosione in miniera
Salvi due minatori, 36 i dispersi
WELLINGTON – Esplosione in una miniera di carbone in Nuova Zelanda. A quanto riferisce il New Zealand Herald sul suo sito web, cinque persone sono finora emerse dalla miniera e due sono state portate in ospedale con lesioni “moderate”. Sono ancora 27 i dispersi: 15 dipendenti, fra cui alcuni dirigenti, e 12 contractor, con cui “non ci sono ancora contatti”, ha spiegato Peter Whittall, responsabile della compagnia mineraria locale Pike River, al canale Tv3.
La deflagrazione si è verificata intorno alle 16.30 ora locale (le 4.30 in Italia), in una miniera di carbone sulla costa ovest dell’isola del sud neozelandese. Elicotteri e squadre di salvataggio sono entrati subito in azione. “Incrociamo le dita, ma non abbiamo un buon presentimento” ha commentato Tony Kokshoorn, il sindaco di Grey District, la cittadina nei pressi della miniera, in un’intervista a Radio New Zealand. I soccorsi si stanno preparando a entrare nella miniera, che si trova in una zona estremamente isolata sul versante di una montagna ed è strutturata in tunnel verticali. Poco prima dell’esplosione si era verificato un blackout e un elettricista aveva identificato un guasto. Ora si teme che la ventilazione entro la miniera sia compromessa dalla mancanza di elettricità.
Secondo il sito della compagnia Pike River, la miniera ha iniziato nel 2009 la produzione di carbone coke, destinato alla siderurgia. Il tunnel d’accesso, lungo 2,4 chilometri, è stato scavato sotto il monte Paraoa. E’ una delle rare miniere sotterranee della Nuova Zelanda, che vanta soprattutto riserve minerarie a cielo aperto. E’ proprio sulla costa occidentale dell’isola del sud che si verificò la maggiore catastrofe mineraria della storia del paese: un’esplosione uccise 65 minatori nel 1896, nella miniera Brunner.
(19 novembre 2010)
Marco(Quota) (Replica)
A proposito dell’articolo del Messaggero,( ma se ne accupò anche Repubblica) sul così detto Gender Gap riportato da Marco il 13 ottobre, si scoprono sempre nuove (e non sorprendenti) perle. Questa volta il merito è di un lettore del blog Metromaschile, che ha avuto il merito di individuare i criteri con cui quelle statistiche vengono elaborate: ovvero in modo tale che mai potrebbe accadere che gli uomini risultino svantaggiati in nessun campo dell’indagine. Quel lettore si è posto una domanda. Tutti sappiamo che, in Italia e a maggior ragione nei paesi scandinavi, la vita media femminile supera di circa cinque anni quella maschile, o che le donne si laureano in numero maggiore dei maschi. Com’è che, allora, esisterebbero sempre questi gap a sfavore delle donne in termini di salute, aspettative di vita e accesso all’educazione?
L’arcano, anzi il trucco vergognoso, è ben spiegato in Metromaschile che invito a leggere non solo nel pezzo citato ma anche nei successivi commenti che articolano ancora meglio la questione.
In pratica, quando in uno dei settori considerati esiste un vantaggio femminile si considera ci sia parità.
Lo dice lo stesso WEF : “Il nostro scopo è di focalizzare se il gap fra donne e uomini nei settori scelti è diminuito, piuttosto che se le donne sono vincenti nella battaglia dei sessi. Per cui, l’Indice “premia” i paesi che raggiungono il punto dove i risultati per le donne uguagliano quelli per gli uomini, ma né premia né penalizza i casi in cui le donne sono “sovraperformanti” rispetto agli uomini in particolari settori”.
Facciamo un esempio: in Norvegia i dati femminili sono nettamente superiori a quelli maschili nell’istruzione superiore, leggermente migliori in quella secondaria e uguali in quella di base. Ebbene, coi criteri usati dal Wef risulta invece che nel settore ci sia parità.
Ma non basta ancora. Prendiamo il settore salute e aspettative di vita: come si fa a rovesciare il signficato di numeri inoppugnabili che vedono le aspettative di vita femminili costantemente superiori a quelle maschili? Semplice, per i nostri stregoni del WEF. Basta infatti considerare la maggior longevità femminile come un dato di natura ( fra l’altro contraddicendosi con la loro filosofia di base che attribuisce ogni differenza a fattori storico/culturali), e quindi, in questo caso, stabilire che la parità si ha quando le donne vivono un certo numero di anni (cinque) più degli uomini. Ne consegue che se gli uomini vivono solo 4 anni meno delle donne, ciò significa uno svantaggio femminile, ossia una discriminazione a danno delle donne. A maggior ragione risulterebbero svantaggiate se per caso gli uomini vivessero quanto loro.
Insomma, in nessun paese e in nessuno dei settori presi in considerazione sarà mai possibile, in nessun caso, che risulti un qualsiasi svantaggio maschile, ma solo il contrario.
Va da sé che la credibilità scientifica di quell’ “Indice di uguaglianza” è pari a zero, e ogni persona dotata di onestà intellettuale e morale non può non convenirne.
Il principio di base è chiaro: esiste disuguaglianza quando ad essere svantaggiate sono le donne, mentre esiste uguaglianza quando ad essere svantaggiati sono gli uomini, con buona pace di logica, senso della giustizia, obbiettività delle statistiche.
Da notare anche cosa è il Wef. Leggiamo sul sito di quell’Organizzazione, che: “Negli anni il Meeting annuale dei membri del World Economic Forum (WEF) di Davos è diventato il summit del commercio globale del mondo. Al meeting annuale, 1.000 uomini di affari, 250 leaders politici, 250 esperti accademici in ogni campo, inclusi molti vincitori di premi nobel, e circa 250 leaders dei media vengono insieme a formare la agenda globale.
Insieme, indirizzeranno la discussione in chiave economica, politica e sociale, guardando avanti e orientando la via di azione. Le discussioni sono tenute ad un alto livello tra i partecipanti che appartengono alla stessa comunità all’apice del processo decisionale…”
Si tratta dunque dell’espressione ad altissimi livelli dei potentati economici e politici. Sono questi gli alleati del femminismo e del politicamente corretto.
armando(Quota) (Replica)
Armando: Si tratta dunque dell’espressione ad altissimi livelli dei potentati economici e politici. Sono questi gli alleati del femminismo e del politicamente corretto.>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Eh sì, Armando. Abbiamo più volte messo in evidenza come il femminismo o post femminismo o come lo vogliamo chiamare, cioè tutti coloro che, come un disco rotto, raccontano di quanto le donne siano discriminate, maltrattate dagli uomini, dalla società, dai media, da chiunque insomma, siano degli alleati, consapevoli o inconsapevoli, dell’ordine costituito. Non è un caso che una delle leader del movimento femminista nostrano sia attulamente una ex manager di una multinazionale con una formazione culturale di stampo anglosassone che scrive sull’Unità. Il femminismo con tutte le sue statistiche da strapazzo, con tutti i suoi ministeri inutili( a proposito, nessuno sul “caso Carfagna” ha colto l’occasione per sottolineare quanto inutile sia il Ministero che costei guida, a testimonianza della subordinazione della classe politica attuale ai dettati e alle volontà del femminismo) con tutte le sue lagne, ecc., tira l’acqua al mulino del potere economico e dell’imperialismo occidentale: dov’erano le femministe, sedicenti di sinistra, così attente ai bisogni dei più deboli, quando questi simpaticoni del WEF bombardavano donne, uomini e bambini afghani? E’ proprio il caso di dire che lì è cascato l’asino.
Alessandro(Quota) (Replica)
http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/11/20/news/esplosione_di_paderno_morto_nella_notte_anche_l_operaio_albanese-9310073/?ref=HREC1-1
INCIDENTI SUL LAVORO
Esplosione di Paderno, è morto
a Torino anche l’operaio albanese
Arun Zeqiri aveva 44 anni: si tratta della seconda vittima dopo il 63enne Sergio Scapolan
Restano ancora gravi le condizione degli altri due operai rimasti feriti il 4 novembre scorso
di GABRIELE CEREDA
L’esplosione nella fabbrica di Paderno Dugnano avvenuta il 4 novembre scorso ha fatto un’altra vittima. La seconda. Si tratta di Arun Zeqiri, 44 anni, albanese, morto nella notte all’ospedale torinese Maria Addolorata. Qualche giorno fa, all’ospedale di Sampierdarena a Genova, era invece deceduto il 63enne Sergio Scapolan. Restano ancora gravi le condizioni di altri due feriti.
Il reportage dei vigili del fuoco I soccorsi dopo l’esplosione
Arun era stato assunto dalla Tnl, la cooperativa a cui era appaltato lo stoccaggio dei rifiuti dietro ai cancelli di via Mazzini 101. Il titolare della cooperativa, suo zio Adrian Zeqiri, e Giovanni Merlino, proprietario dell’impianto di smaltimento rifiuti in cui era avvenuta l’esplosione, sono stati iscritti nel registro degli indagati della Procura di Monza. Con la morte del 63enne, per entrambi l’ accusa diventa di omicidio colposo. È fra la giungla dei subappalti e sui sistemi di sicurezza che si concentra l’ attenzione degli investigatori.
Ancora resta da capire cosa abbia dato l’ innesco alla violenta deflagrazione. Dagli ultimi rilievi sembra che il gruppo di operai stesse lavorando attorno a recipienti di solventi e idrocarburi. Un movimento brusco, forse la scintilla di una fiamma ossidrica usata per aprire una batteria d’ auto. Di certo c’è che non si trovano le autorizzazioni a lavorare con le bombole di acetilene, uno degli elementi finiti nella violenta reazione a catena, che ha coinvolto anche una bombola di gpl e dieci bidoni di vernice scatenando l’ inferno. Gli occhi rimangono puntati sugli ospedali dove si trovano ancora gli altri due feriti gravi.
(20 novembre 2010)
Marco(Quota) (Replica)
Leggete cosa c’e’ scritto sul Corriere dell’ Umbria di oggi, alla pagina dieci… Titolo del pezzo:
“UNA DONNA SU DUE E’ SENZA LAVORO”, di Isabella Rossi.
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… Con un meno 16% si registra in Umbria – dal fronte Inail – un saldo negativo che significa miglioramento. Processo al quale le donne contribuiscono infortunandosi – secondo Alessandra Ligi, direttore della sede Inail di Perugia – meno degli uomini e prestando maggior attenzione al pericolo e alla cura della salute.
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Cioe’, capito? Le femmine si infortunerebbero meno degli uomini “perche’ prestano piu’ attenzione al pericolo e alla cura della salute” e non perche’ certi mestieri duri, faticosi e pericolosi li svolgono solamente (o quasi) gli uomini !
Nell’ articolo, poi, si fa notare dell’ altro…
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… l’ imprenditoria rosa segna piu’. Lo dicono i dati di Uniocamere che fotografano nel 2009 un aumento dell’ 1,49% a Perugia e del 2,19% a Terni delle imprese create da donne. Un segno, secondo le relatrici del convegno, che la reattivita’ delle umbre in tempo di crisi economica mondiale non si e’ fatta sentire. Ora occorre che anche banche, politica ed istituzioni facciano la loro parte.
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A parte il fatto che la crisi NON e’ mondiale, bensi’ confinata al mondo occidentale (nei paesi islamici non c’e’ nessuna crisi), e’ significativo il messaggio subliminale e implicto, relativo alla presunta “superiorita’ delle donne”, che pero’ hanno sempre bisogno delle quote rosa e di “aiutini” vari, da parte di quei tonti degli uomini ! Per esempio, pur non essendo un esperto in materia, mi risulta che le aziende guidate da donne godano di una serie di agevolazioni, come ad esempio maggiori sgravi fiscali, rispetto a quelle guidate da uomini. Qualcuno di voi puo’ confermare o smentire questa notizia ?
Daniele(Quota) (Replica)
http://economia.tuttogratis.it/lavoro-femminile-donne-piu-brave-ma-stipendi-piu-bassi/P25153/
Sul dibattito infinito sulla parità sessuale, sulla parità sul luogo di lavoro pesa da anni la condizione di lavoratrici e di madri delle donne. Ancora non è raro trovare degli annunci di lavoro in cui si trova l’occupazione declinata solo al maschile, quando invece la legge impone che gli annunci siano aperti indiscriminatamente ad entrambi i sessi.
Il lavoro femminile in Italia presenta statistiche allarmanti: tasso di occupazione più basso di quello maschile di oltre venti punti percentuali, solo il 15% dei prefetti è donna, solo il 12% è primario negli ospedali, non c’è nessuna donna generale dell’esercito dove il massimo grado raggiunto è quello di capitano.
Eppure secondo i dati Istat le donne all’università sono un terzo più dei maschi ma nonostante siano più formate i loro stipendi sono generalmente un quarto più bassi di quelli dei colleghi.
Marco(Quota) (Replica)
Scusate ma voi non provate mai un senso di schifo, di profonda repulsione, non solo verso l’ideologia femminista ma anche nei confronti di queste superbe donnette di oggi?
C’è un’ altra domanda che vorrei rivolgervi: riuscite a relazionarvi normalmente con l’ altro sesso? Provate ancora una reale attrazione verso le donne? Non è una provocazione, né vi sto prendendo in giro: è una domanda serissima, perché io a furia di essere quotidianamente insultato come appartenente al genere maschile, ho letteralmente perso l’ interesse verso di loro.
Luca(Quota) (Replica)
Sul dibattito infinito sulla parità sessuale, sulla parità sul luogo di lavoro pesa da anni la condizione di lavoratrici e di madri delle donne. Ancora non è raro trovare degli annunci di lavoro in cui si trova l’occupazione declinata solo al maschile, quando invece la legge impone che gli annunci siano aperti indiscriminatamente ad entrambi i sessi.
Il lavoro femminile in Italia presenta statistiche allarmanti: tasso di occupazione più basso di quello maschile di oltre venti punti percentuali, solo il 15% dei prefetti è donna, solo il 12% è primario negli ospedali, non c’è nessuna donna generale dell’esercito dove il massimo grado raggiunto è quello di capitano.
Eppure secondo i dati Istat le donne all’università sono un terzo più dei maschi ma nonostante siano più formate i loro stipendi sono generalmente un quarto più bassi di quelli dei colleghi.>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Ma perchè non vi date da fare invece di lagnarvi dalla mattina alla sera?
Alessandro(Quota) (Replica)
http://blog.panorama.it/economia/2010/02/03/la-disoccupazione-non-e-femmina-maschi-e-immigrati-i-piu-colpiti/
Donne più resistenti, stranieri i più colpiti. Il momento negativo del mercato del lavoro non ha coinvolto tutti nello stesso modo. La disoccupazione è cresciuta nel 2009 superando l’8,5%, tornando ai livelli del 2004. Sono più di due milioni, dalle ultime rilevazioni, le persone in cerca di lavoro. E secondo sindacato e Confindustria il dato andrebbe rivisto includendo anche le numerose persone in cassa integrazione, che però hanno almeno una fonte di reddito.
Ma dall’analisi dei dati emerge un quadro non omogeneo dell’aumento dei senza lavoro. La veneta Fondazione Leone Moressa ha infatti analizzato le tabelle Istat relative ai primi tre trimestri del 2009 per uno studio sul lavoro degli italiani: il risultato della ricerca (disponibile qui) è che le donne se la sono cavata meglio dei maschi, in particolare degli immigrati che hanno risentito più di altri del periodo di crisi.
Se la disoccupazione femminile è aumentata del 16%, quella maschile è quasi raddoppiata, con un +84%. Un dato influenzato anche dalla preponderanza della componente maschile tra gli stranieri nei settori più colpiti: i disoccupati extracomunitari sono cresciuti del 29%, mentre i comunitari addirittura del 93,6. Gli italiani invece hanno registrato un +9,7 per cento più in linea con il dato nazionale.
Il perché: secondo i ricercatori della fondazione, la miglior tenuta del lavoro femminile si deve alle buone prestazioni di settori come quello dei servizi alla persone e della ristorazione, in cui di norma c’è una maggiore occupazione femminile. Parallelamente, i crolli di edilizia, industria e manifattura hanno penalizzato la componente maschile e in particolare gli immigrati, inseriti con contratti più precari e a basso livello. Per quanto riguarda le donne straniere, invece, la sanatoria sulle badanti ha addirittura permesso un segno positivo nell’occupazione femminile (+13%).
emanuele rossi
Mercoledì 3 Febbraio 2010
Marco(Quota) (Replica)
Luca, credo si debba tenere ben distinte le due questioni. Una cosa è il giudizio sulla situazione generale, un altro sono i rapporti personali con l’altro genere. Trasferire quel giuduzio su tutte le donne reali è generalizzare, e spesso si sbaglia per più motivi. Uno è che la rappresentazione mediatica non credo corrisponda esattamente alla realtà delle persone in carne ed ossa. Un altro è che in questo modo ti precludi la possibilità di incontrare persone che sono invece molto valide. Infine, ricorda che spesso dietro l’insulto o il disprezzo ostentato, c’è invece tutt’altro. C’è la richiesta di una virilità forte e salda. Secondo me sbagliamo quando pensiamo che le donne pensino, e parlino, come un uomo.
armando
armando(Quota) (Replica)
“riuscite a relazionarvi normalmente con l’ altro sesso?”
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Non so cosa intendi per “normalmente”, ma io coltivo con loro un rapporto che è in tutto e per tutto simile a quello che ho con le sostanze cancerogene: cerco semplicemente di tenermene lontano il più possibile.
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“Provate ancora una reale attrazione verso le donne?”
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Più o meno la stessa che provo per un platano.
sandro(Quota) (Replica)
“riuscite a relazionarvi normalmente con l’ altro sesso?”
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Non so cosa intendi per “normalmente”, ma io coltivo con loro un rapporto che è in tutto e per tutto simile a quello che ho con le sostanze cancerogene: cerco semplicemente di tenermene lontano il più possibile.
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Io avevo usato un termine più antico, paragonandole a certe piante.
Forse normalmente si intende: rimorchiarle, pagare, guidare, e sperare che un ammasso di cosmetici tiri fuori un lato umano e si ecciti, per poter passare un po di tempo a fare sesso.
Leonardo(Quota) (Replica)
Rubo un altro minuto, continuo a leggervi ma ultimamente mi sembra stia scadendo un poco la qualità sia degli interventi, che dei contenuti. Ho anche la convinzione che continuare a “denigrare” con termini come donnette, oppure non perdere l’occasione per farci “notare” lo scarso interesse, comparandoci a “platani” non sia forse la via migliore per giungere agli obiettivi del vostro statuto, o forse mi devo rileggere lo stesso per comprendere meglio il vostro intento e l’intento di questo sito.
Grazie per lo spazio.
Betty
Betty(Quota) (Replica)
Per Leonardo e in parte anche per Sandro: il commento di Betty, indipendentemente da quali siano le sue posizioni e la sua buona o mala fede nei nostri riguardi, è significativo di ciò che cercavo di spiegare alcuni giorni fa. Evidentemente con scarso successo, anche leggendo gli ultimi post di Leonardo. Eppure mi sembrava che ci fossimo spiegati. Quello che scrivete viene più o meno strumentalmente utilizzato contro di noi. Si prende uno stralcio di qua, un altro pezzetto di là e poi si va in giro a dire:”Guardate gli ometti beta cosa vanno dicendo?”. Ora, se noi fossimo un gruppuscolo di sfaccendati il cui obiettivo è perdere tempo e sparare cazzate sul web, potremmo anche fregarcene. Siccome però il nostro scopo è ben altro ed è la costruzione di un Movimento vero e proprio con una strategia, un sistema di valori e un orizzonte culturale, mi sembra veramente stupido e masochistico continuare con simili argomenti. Come si suol dire, “errare humanum est, perseverare est diabolicum”…E’ vero che il blog serve a anche a dare voce e possibilità di sfogo al disagio e alla sofferenza maschili, però c’è un limite, che è quello del buon senso.
Continuando in questo modo, mi costringete a censurarvi, e non voglio farlo. Ricordate che ormai siamo molto seguiti, siamo stati per due volte su un magazine nazionale, siamo stati ospiti di una trasmissione radiofonica su Rai Radio 1, scriviamo costantemente a giornali, televisioni, agenzie di stampa. Perchè guastare tutto per delle sciocchezze?
Per Betty: come ribadito qualche migliaio di volte, la strategia, i valori, la linea politica e gli orizzonti ideali del Movimento degli Uomini Beta si evincono dagli articoli pubblicati sul sito e in particolare sulla homepage, nello spazio degli “articoli” e in quello degli “editoriali”. Lo spazio dei commenti, Betty cara, é assolutamente libero e tutti, proprio tutti (e tutte) possono esprimervi la loro opinione (altrimenti non avrebbe neanche sesnso aprire un blog, non trovi?). Di conseguenza non ha nessun senso, a meno di essere in malafade, prendere in considerazione alcuni commenti e appiccicarli con un bel copia-incolla in bocca al nostro Movimento. Anche perchè, essendo appunto il blog uno spazio libero, non è affatto detto nè critto da nessuna parte che chi vi scriva sia un aderente al nostro Movimento. Giusto?
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Trovo coraggiose le DD che dopo aver fatto capolino resistono qui come in qualche altro luogo dove gli UU parlano fuori dei denti, dando sfogo alle loro amarezze, delusioni, sofferenze con toni spesso acidi e qualche volta persino brutali.
C’è tanto di quel male represso e svillaneggiato dentro gli UU, tanto di quel silenzio coatto che molte eruzioni sono comprensibili.
Nondimeno esiste anche un sentimento corrosivo, che a me pare qualche volta non lontano dal risentimento.
Deve essere dura sentir dire certe cose, visto che spesso io stesso fatico a leggerle e ne soffro. Appunto per questo trovo quasi eroiche quelle che resistono.
Ma nel caso dei “platani” non ci vedo nulla di offensivo. Viene espresso un sentimento di distanza, di disinteresse. Distanza che può derivare dalla perotoxina (se non ricordo male il nome) o dalla vecchiaia (ma di solito questa non è sufficiente) o da una nascita fortunata (i beati asessuali) o da troppe delusioni ed esperienze amare o semplicemente dalla gelida, razionale comprensione della natura strumentale della relazione F/M.
In questi casi “platano” non descrive è ciò che la DD è ma ciò che suscita. Insomma quel che essa evoca in un uomo senza ormoni, perché li ha perduti o li ha volutamente repressi: a un uomo senza ormoni la DD non dice nulla.
Come ai gay, che gli ormoni li hanno sì, ma diretti altrove.
Anche per un gay le DD sono “platani” eppure questo non le offende.
…del resto molti tra gli UU comuni mortali (appunto i Beta) hanno la sensazione di essere altrettanti “platani” dal punto di vista delle DD.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
dall’articolo di Panorama segnalato da Marco:
Ma dall’analisi dei dati emerge un quadro non omogeneo dell’aumento dei senza lavoro. La veneta Fondazione Leone Moressa ha infatti analizzato le tabelle Istat relative ai primi tre trimestri del 2009 per uno studio sul lavoro degli italiani: il risultato della ricerca (disponibile qui) è che le donne se la sono cavata meglio dei maschi.
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Dunque la disoccupazione ha colpito di più i “maschi” mentre le “femmine” se la sono cavata meglio.. buon per loro verrebbe da dire, sono state meno licenziate meno messe in cassa integrazione, insomma meno rischi di non sbarcare il lunario.
Questo il 3 febbraio, stando alla data dell’articolo..
Ma il 30 agosto invece viene lanciato l’allarme rosso
http://www.adnkronos.com/IGN/Lavoro/Dati/Ocse-occupazione-femminile-in-Italia-lavora-meno-di-una-donna-su-due_889489297.html
Secondo le ultime statistiche, relative al 2009, dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, infatti, nonostante i passi in avanti fatti in dieci anni, le donne che lavorano rimangono una minoranza, pari al 46,4%. Oltre tutto, ma a causa della crisi questo vale un po’ per tutti, il tasso di occupazione è sceso rispetto al 2008, quando era pari al 47,2%.
ehm mah…
Rita(Quota) (Replica)
Fabrizio Marchi
E’ vero che il blog serve a anche a dare voce e possibilità di sfogo al disagio e alla sofferenza maschili, però c’è un limite, che è quello del buon senso
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Certi commenti come quelli che ho visto qui sopra sono già stati scritti più volte . E sono più volte che tu e anche il sottoscritto si rompe le dita a scrivere che i suddetti commenti oltre che infantili, se ripetuti più volte vuol dire che qualcosa non quadra. Allora, senza fare nomi, cari miei se veramente ci tenete alla QM tenetevi per voi certe sparate, altrimenti siete VOI che dovete tirar fuori il lato umano, inteso come reprimere l’istinto di scrivere appunto per istinto .
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Continuando in questo modo, mi costringete a censurarvi, e non voglio farlo
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Fabrì, come hai scritto sotto siamo seguiti e la gente ci legge con curiosità.
Bene, censura e basta, sono stufo di leggere questi commenti, sono stufo della gente che prende l’antifemminismo come misoginia, sono stufo della gente che prende questo forum come sfogo per frustrazioni personali .
Ti voglio ricordare che alcuni topic con commenti simili oppure altre cagate che non sto qui a spiegare stanno facendo una brutta fine ,perciò meglio intervenire tardi che mai .
Silent Hill(Quota) (Replica)
“errare humanum est, perseverare est diabolicum”
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Ho risposto ad una domanda riguardante il vissuto personale di ciascuno di noi ed il rapporto che ognuno di noi ha con l’ altro sesso: ho descritto il mio, tutto qui.
Ho semplicemente detto la verità. Dovrei mentire?
Se a me le donne non interessano più di una panda parcheggiata in strada dovrei sentirmi in colpa per questo? Il fatto di non sbavargli dietro urta la sensibilità di qualcuno?
Se è così credo sia un problema suo, non mio.
Se a me una donna dice che a lei degli uomini non gliene frega niente io non la prendo come un’ offesa.
Saranno cazzi suoi.
sandro(Quota) (Replica)
Daniele: Per esempio, pur non essendo un esperto in materia, mi risulta che le aziende guidate da donne godano di una serie di agevolazioni, come ad esempio maggiori sgravi fiscali, rispetto a quelle guidate da uomini. Qualcuno di voi puo’ confermare o smentire questa notizia ?>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Sì, fanno parte di tutta quella serie di provvedimenti ad generem, passatemi l’espressione che ricorda le simpatiche leggi ad personam, chiamate anche, con un ossimoro, discriminazioni positive, volte a superare la discriminazione che colpisce qualsiasi donna in questo Paese e ovunque (sic!). Cioè se tu sei un uomo, vuoi iniziare un’attività in proprio, sei figlio di chi non ha agganci o conoscenze nei posti che “contano”, e non parlo solo di politica ad alti livelli, che è ancora la strada preferenziale in Italia per inserirsi nel mondo del lavoro, non usufruirai di nessun sostegno pubblico, se non qualche leggero sgravio fiscale nel primo biennio dell’attività, invece se sei una donna, piena di soldi alla nascita, per il solo fatto di essere donna usufruirai di tutta una serie di incentivi. La scappatoia per un uomo però c’è ed è tutta all’italiana: iscrivere l’attività a nome della moglie, della figlia, della sorella, ecc., e condurla invece in prima persona. Quante ne conosco di situazioni del genere! Attenzione poi, perchè i sostenitori/sostenitrici di queste così avanzate leggi sono anche coloro che si battono per una società in cui sia premiato il merito. !n effetti non mi sembra ci sia alcuna contradizione
Alessandro(Quota) (Replica)
@Betty;
Gentilissima, con la presente vorrei che mi consentisse di risponderLe circa la sua opinabile opinione, la ritengo tale per una serie di motivazioni che vado ad esporLe.
La prima, è stato piu’ volte rimarcato che gli interventi in questa sede NON (dicasi NON) rispecchiano le linee guida del movimento, ma semplicemente una area aperta al dibattito, dibattito che ci ha visto spesso attori di diatribe verso chiunque, piu’ o meno condivisibili..
La seconda motivazione risiede nella sua superficiale presenza sul sito, che come da sua stessa ammissione, si limita ad una lettura sterile, anzichè una piu’ auspicabile partecipazione, ergo al pari di tante riviste, Lei da lettrice si arroga il diritto di sputtanare tutta la redazione anzichè un singolo intervento..
La terza la vede paragonabile ai tanti “avvoltoi” che svolazzano sopra questo sito, in attesa del”momento propizio”, cio’ lo si evince dalfattocheanchelei si considera un “platano” anzichè ponderare sulle motivazioni espresse, usando tali eufemismi per denigrare tuttoilMovimento.. mi creda, personalmente aborro persino l’idea di argomentarmi con persone di siffatta pasta, le motivazioni risiedono nel fatto che, siamo tutti bravi a lamentarci, ma quando si tratta di agire, di FARE, ci si limita ad osservare, come fa Lei, esattamente come i tanti Italiani ed italiane che aspettano chissà cosa, le “rivoluzioni intellettuali” necessitano dell’agire, non del gossip, tantomeno della critica sterile e diparte come la sua, anche se ha diritto ad esporla..
Se vuole dimostrare la sua buona fede, rilegga lo statuto, l’editoriale ed intervenga con altri toni, magari costruttivi, come già fanno altre donne, di avvoltoi ne abbiamo piene le tasche.. ergo sono certo che Lei,dopolasua critica,potrà fornirci in merito dei pareri inerenti le argomentazioni esposte – e non una semplice critica di avoltoia natura – che aspetto di leggere con VIVO interesse..
Damien(Quota) (Replica)
Caro Fabrizio, ho letto e riletto sia il mio commento che il tuo, ma purtroppo non riesco a capire dove possa essere la mia malafede, e cosa intendi per copia incolla. Giustamente come tu dici è un blog aperto il vostro, pertanto mi sono permessa di esprimere la mia opione in merito in quanto penso che in linea di massima sia corretto il vostro intento che alla fin fine credi vorremmo tanto raggiungere molte di noi. Credi non solo il mondo maschile è affaticato da questi ormai inesistenti rapporti, esiste un affaticamento grande anche dalla parte femminile. Ne ho ampie prove e conferme. Forse da questo bisognerebbe ripartire da entrambe le parti. Sperando di essere stata chiara nell’esprimere il mio pensiero, ringrazio ancora una volta per lo spazio.
Betty
Betty(Quota) (Replica)
Per Sandro: Sandro, sei un uomo molto intelligente e acuto che da un contributo importante a questo sito ed è proprio per questa ragione che il tuo contributo deve mantenersi al livello che gli compete. Ed è per questa ragione che anche e soprattutto te, come gli altri amici che fequentano il blog, devi sentirti responsabile di ciò che accade in questo spazio. E’ per questo che mi sono rivolto “anche” a te e non per la tua affermazione sui “platani”, che anzi ho trovato, da un certo punto di vista, assai interessante. Perchè, come dice anche Rino sacrosantemente, tocca un tema decisamente vero. Come si è modificato nel corso del tempo il nostro modo di vedere il genere femminile? Personalmente non mi ero limitato a considerare quella tua espressione da un punto di vista, diciamo così, goliardico (tant’è che mi ero ripromesso di scriverci un post), ma le avevo attribuito ben altro valore. Perchè non c’è alcun dubbio, ed è una fase che personalmente ho attraversato fino in fondo, che i processi avvenuti e il modo di essere del “femminile attuale” portino inevitabilmente ad un cambiamento profondo negli uomini, specie in quelli che, come noi, hanno vissuto un percorso di crescita e consapevolezza. Posso quindi garantirti che quanto hai affermato relativamente al fatto che ormai le donne ti attirano nè più e nè meno che un platano, ha ragioni assolutamente fondate. E sono altresì convinto che non sia affatto una scelta razionale, ma l’epilogo inevitabile, in molti casi, per tanti uomini. Naturalmente il discorso è complesso e, per quanto mi riguarda, lo riprenderò senz’altro, probabilmente addirittura con un vero e proprio articolo.
Con il mio commento di ieri non volevo certo colpevolizzare nessuno (su questo sito il concetto di colpa è abolito per definizione…) ma solo richiamare doverosamente ad una maggiore attenzione e senso (razionale) di responsabilità, perchè, come ripeto, il sito è la nostra voce, per cui tutto quello che ci scriviamo sopra può aiutarci o nuocerci.
Ciò detto, sottolineo che è sacrosanto che gli uomini possano esprimere su questo spazio (che è il loro) anche il loro disagio più profondo, più nascosto, se vogliamo anche tutto quello che vorrebbero dire da tempo e che non hanno mai avuto il coraggio di tirar fuori. Bene, lo facessero. Ma noi, e quando dico noi, intendo dire coloro che ormai (e ne sono felice) considero parte di questa famiglia, quindi anche te, dobbiamo avere la lucidità e la maturità di riportare il dibattito su determinati binari. E questo per varie ragioni. Una è quella che ho appena spiegato. L’altra, altrettanto fondamentale e sulla quale abbiamo discusso molto, che siamo qui anche e soprattutto per costruire una nuova consapevolezza maschile. E questo è un lavoro durissimo e faticosissimo che richiede a noi, avanguardie di una nuova maschilità (definiamoci così, per capirci) un salto di qualità e un senso di responsabilità che dobbiamo essere capaci di trasmettere agli altri uomini.
Per Betty: Betty, ho utilizzato il tuo post per evidenziare ciò che ho spiegato poc’anzi, e cioè come ciò che scriviamo possa essere interpretato e soprattutto strumentalizzato. Se sia il tuo caso o meno non lo so e non è determinante ai fini del nostro lavoro. Mi auguro che tu sia in buona fede, ovviamente (soprattutto per te). Tuttavia non posso non notare ciò che Damien ha già puntualmente sottolineato e che condivido in toto. E cioè che invece di evidenziare che il livello del dibattito si era abbassato, avresti potuto fornire tu stessa degli spunti di riflessione per arricchirlo. Perchè non lo hai fatto e/o non lo fai invece di limitarti a giudicare? Perchè limitarti a dire, con un atteggiamento giudicante, diciamo la verità, che ciò che si scrive sul blog è in contraddizione con i nostri principi e i nostri valori (ben sapendo che il blog è uno spazio libero e aperto a tutti, prova ne è il fatto che anche tu che certo non aderisci al Movimento, ci scrivi)? Questo mi fa pensare e purtroppo getta una luce sospetta sulla tua buona fede. Naturalmente non siamo qui per fare i processi alle intenzioni però, come è giusto ricordare il senso di responsabilità a tutti, è altrettanto giusto esprimere con chiarezza e trasparenza ciò che pensiamo alle persone come te che intervengono per dirci quelle cose.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“Credi non solo il mondo maschile è affaticato da questi ormai inesistenti rapporti, esiste un affaticamento grande anche dalla parte femminile”. (Betty)
Sarà anche così, Betty, anzi, direi che sicuramente è così. Resta il fatto però che non c’è una voce autocritica che è una da parte di una donna rispetto a questa situazione. Ogni responsabilità viene scaricata sugli uomini, sempre, comunque e dovunque. Quindi, da una parte il genere femminile (con il coro di sottofondo della schiera dei “maschi pentiti” e asserviti) decanta le sue sorti magnifiche e progressive e dall’altra si deresponsabilizza completamente. Sono sempre gli uomini ad essere “inadeguati”. E se invece il problema riguardasse anche e soprattutto le donne, e non solo gli uomini? Ne vogliamo parlare?…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
A me la conversazione non sembra scaduta, sono stati usati dei termini forse troppo forti, per rappresentare un qualcosa che contamina in senso negativo gli uomini e una presa di posizione di distacco verso le donne.
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Silent Hill
altrimenti siete VOI che dovete tirar fuori il lato umano, inteso come reprimere l’istinto di scrivere appunto per istinto
sono stufo della gente che prende l’antifemminismo come misoginia, sono stufo della gente che prende questo forum come sfogo per frustrazioni personali .
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Ma che dici? non sono affatto arrabiato, anzi questi ultimi giorni ho capito che non ho affatto paura delle donne, ma il mio è un disagio che riguarda la vita in generale, evidentemente sono stato contaminato a credere che le donne fossero il problema principale.
Capisco che è una cosa difficile questa, c'è chi ci mette la faccia (e lo faccio anche io in un qualche modo in altri campi) tra l'altro mi firmo con il mio nome di battesimo e potrei essere riconosciuto.
Ho lamentato mancanza di lato umano per quello che riguarda il sesso, come molti fanno per dire che le donne hanno meno desideri (cosa che ho sempre messo in dubbio, ma qualunque sia il motivo sembra proprio cosi o forse li hanno forti, ma in maniera diversa dall'uomo)
Leonardo(Quota) (Replica)
Che poche righe possano generare così tanto livore (di alcuni, ovvio non generalizzo…), significa che (secondo il mio pensiero) sicuramente prima di intraprendere qualsiasi strada per la “reciprocità” tante e tante vie saranno ancora da percorrere. Tralasciando ciò, vorrei dirti Fabrizio che per quanto mi riguarda sono pienamente convinta che la “ragione” od il “torto” non siano da una sola parte, ma mettendo anche il caso che le donne abbiano l’unica responsabilità di tutta questa catastrofe, serve qualcosa questa continua crocifissione? A cosa può di costruttivo veramente portare? E scusami se insisto, ma ripeto la domanda di prima…dove leggi la mia presunta malafede?
Betty(Quota) (Replica)
Affaticamento?
Betty, io non so che dire. So che il mondo femminile a livello sociale e, molte volte anche a livello personale ha letteralmente disprezzato e denigrato tutto cio’ che è maschile.
E’ vero che mia nonna avrebbe detto “.. chi disprezza compra” ma forse oltre un certo limite la tentazione di dire “se mi disprezzi, perchè non fai la tua strada e continui a voler interagire con me?”.
Insomma a me pare che da parte femminile non si sia mai giunti ad un’indifferenza verso il maschile. (ciascuno potrà portare e sviluppare la sua personale analisi sulle cause, dal fatto che comunque le donne hanno bisogno degli uomini e che quindi ci sia una sorta di sfruttamento conscio o inconscio delle potenzialità maschili – e penso anche all’oggetto dell’argomento su cui stiamo scrivendo.. chi “costruisce” materialmente il mondo in cui viviamo? – fino al fatto che ci sia un bisogno psicologico profondo dell’altro sesso, e non mi riferisco solo all’attività sessuale)
Ora la frase “le donne mi attirano come un platano” fa un po’ male… ma sinceramente più che disprezzo denota indifferenza.
E’ l’indifferenza che fa più male del disprezzo?.
L’indifferenza è indifferenza .. non è odio, è un sentimento non-sentimento, non so come spiegarlo, ma non puo’ essere tacciata di misoginia nè di sopraffazione.
Di nulla.
Non si puo’ colpevolizzare qualcuno perchè tu gli sei indifferente.
E’ la legge del contrappasso?
Paolo Barnard in un articolo sul sito in fondo si “lamenta” e stigmatizza l’indifferenza della ragazza cui viene rivolto un semplice complimento. E’ stata maleducata ma non la si puo’ certo colpevolizzare. Se non gli è piaciuto l’approccio o quell’uomo gli era indifferente ha manifestato la sua indifferenza.
Penso a quella stessa ragazza ferma sul marciapiede. Passano migliaia di uomini davanti a lei. Fra questi ci sarebbero anche alcuni uomini da cui sarebbe attratta,.. ma aspetta. E nessuno si ferma. Tutti la ignorano. Finalmente si decide, fa un passo verso un uomo, gli rivolge la parola e quello si gira verso il platano a fianco. :-))
Vabbè quest’uomo del futuro lo si potrà colpevolizzare?
Rita(Quota) (Replica)
Sai Fabrizio che cosa mi viene in mente? che mai come dal sessantotto ad oggi si è teorizzata e percorsa con assoluta diligenza e determinazione, finamai direttiva (e quindi obbligo) politica di liberazione, ed oggi anche obbligo di Stato, la strada del confronto, del dialogo verbale fitto fitto e della frequentazione istante dopo istante, tra uomini e donne come via maestra per incontrarsi sia affettivamente, sia psicologicamente, sia sessualmente.
Parola d’ordine da quarant’anni a questa parte imposta o comunque seguita in ogni ambito: è fatto obbligo di coltivare i rapporti tra maschi e femmine e tra femmine e maschi per non perdersi gli uni alle altre e viceversa. Ogni forma di separazione è tabù (tranne che nei posti dove i maschi ci lasciano la pelle e la salute, ma è un altro discorso). E mai come oggi nella Storia uomini e donne si sono allontanati tra loro fino alla “platanizzazione”, ovvero ad un orizzonte di estremo disinteresse reciproco (che ovviamente è peggio del farsi una guerra spietata). Mai come oggi i due generi si sono persi e non solo gli uni agli altri, ma addirittura si sono persi al proprio genere di appartenenza. Come ultimo ed estremo mediatore tra i due e con se stessi, è rimasto, dopo tanti lodevoli sforzi, l’alcool, l’erba o la coca. Peggio di così e più drammatica e compiuta eterogenesi dei fini di così!
Forse uomini e donne sono e diventano reciprocamente interessanti a condizione che gli uni e le altre siano, e pertanto appaiono, mondi sconosciuti e misteriosi nella loro radicale diversità, gelosi e superesperti cultori ciascuno del proprio mondo e della propria identità. Ma direi che devono apparire tali anche a se stessi in quanto appartenenti ad un sesso piuttosto che ad un altro. Come altrimenti coltivarsi e crescere con fiducia nell’ambito della propria appartenenza di genere? Tutto il contrario della “intimeria spirituale e sartoriale unisex” in onore dell’uguaglianza e della giustizia tra i generi. Questa pretesa di spiegarsi l’un l’altro tutto perchè ci si incontri meglio, a conti fatti sembra concludere in una assoluta ignoranza e dell’altro e di se stessi: “Oggi tutti spiegano tutto a tutti e nessuno sa niente” (Soul Bellow in “Il pianeta di Mister Sammler”). Del resto a pensarci bene, come si può pensare di spiegare ad una donna che cosa significa essere un maschio e fare il maschio? e naturalmente come può una donna pensare di spiegare ad un maschio che cosa significa essere e fare una donna? In conclusione la domanda: e se maschi e donne tornassero con entusiasmo ciascuno a cercare di far il proprio mestiere di maschio? e il proprio mestiere di donna? detto gergalmente:a farsi le donne i cavoli loro con altrettanta diligenza spesa ad oggi a farsi i cavoli altrui? e i maschi idem?
ckkb(Quota) (Replica)
Silent Hill
@ Bene, censura e basta, sono stufo di leggere questi commenti, sono stufo della gente che prende l’antifemminismo come misoginia, sono stufo della gente che prende questo forum come sfogo per frustrazioni personali .
Ti voglio ricordare che alcuni topic con commenti simili oppure altre cagate che non sto qui a spiegare stanno facendo una brutta fine ,perciò meglio intervenire tardi che mai .
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Sì, però anche tu cerca di darti una regolata, perché fino a prova contraria non sei il “braccio destro” di Fabrizio, perciò non mi sembra affatto il caso che tu gli dica cosa deve o non deve fare.
Nondimeno ti faccio notare che neanche a me sono piaciuti certi tuoi interventi; nonostante ciò non ho chiesto a Fabrizio di censurarti.
Calma e sangue freddo, Silent.
Marco(Quota) (Replica)
Ok ragazzi, il “caso” è stato affrontato, discusso e spero risolto. Non facciamoci prendere da nervosismi inutili ed evitiamo attriti fra noi che non hanno ragion d’essere.
Andiamo avanti con il lavoro.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“Parola d’ordine da quarant’anni a questa parte imposta o comunque seguita in ogni ambito: è fatto obbligo di coltivare i rapporti tra maschi e femmine e tra femmine e maschi per non perdersi gli uni alle altre e viceversa. Ogni forma di separazione è tabù (tranne che nei posti dove i maschi ci lasciano la pelle e la salute, ma è un altro discorso). E mai come oggi nella Storia uomini e donne si sono allontanati tra loro fino alla “platanizzazione”, ovvero ad un orizzonte di estremo disinteresse reciproco (che ovviamente è peggio del farsi una guerra spietata). Mai come oggi i due generi si sono persi e non solo gli uni agli altri, ma addirittura si sono persi al proprio genere di appartenenza. Come ultimo ed estremo mediatore tra i due e con se stessi, è rimasto, dopo tanti lodevoli sforzi, l’alcool, l’erba o la coca. Peggio di così e più drammatica e compiuta eterogenesi dei fini di così!
Forse uomini e donne sono e diventano reciprocamente interessanti a condizione che gli uni e le altre siano, e pertanto appaiono, mondi sconosciuti e misteriosi nella loro radicale diversità, gelosi e superesperti cultori ciascuno del proprio mondo e della propria identità”
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Sarò controcorrente, ma secondo me se il femminismo ha avuto un merito, questo è stato proprio quello di mostrare inequivocabilmente una volta per tutte agli uomini di che pasta sono fatte realmente le donne.
Dal mio punto di vista, l’ uomo non è attratto tanto dalla donna, quanto dal mito che ha della donna.
In altre parole, la maggior parte degli uomini, rispetto alle donne, si fa dei film, quelli sì degni di un tossico.
Se uno nella vita riesce a maturare un certo grado di consapevolezza e a vedere la realtà per quello che effettivamente è, l’ attrazione crolla come un castello di carte.
Crolla perché non è fondata sulla realtà, ma sui film che si fanno gli uomini.
La realtà al riguardo è invece una roba di una pochezza disarmante: se uno riesce ad aprire gli occhi, gli cadono i coglioni.
Carlo Marx diceva che le religioni sono l’ oppio dei popoli.
Io non so se le religioni siano l’ oppio dei popoli, ma di una cosa sono certo: le donne sono l’ oppio degli uomini.
E la droga non è mai stata una buona cosa: io ho sempre preferito essere lucido.
Sapete com’è… la vita è una tempesta, ma prenderlo nel culo è un lampo.
sandro(Quota) (Replica)
“sono pienamente convinta che la “ragione” od il “torto” non siano da una sola parte, ma mettendo anche il caso che le donne abbiano l’unica responsabilità di tutta questa catastrofe, serve a qualcosa questa continua crocifissione?”
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Scusa, ma dov’è che la vedi questa “continua crocifissione”?
Io, se mi guardo intorno, vedo solo piaggeria a perdita d’ occhio.
L’ unica persona crocefissa che ho visto nella mia vita era un uomo.
sandro(Quota) (Replica)
“Finalmente si decide, fa un passo verso un uomo, gli rivolge la parola e quello si gira verso il platano a fianco. )”
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Tu forse non ci crederai, ma recentemente a me una roba simile è capitata davvero.
sandro(Quota) (Replica)
@ckkb:
concordo pienamente questo tuo commento. Personalmente ti ringrazio per la tua capacità di andare oltre.
Betty
Betty(Quota) (Replica)
sandro
@ Scusa, ma dov’è che la vedi questa “continua crocifissione”?
Io, se mi guardo intorno, vedo solo piaggeria a perdita d’ occhio.
@
Concordo. Anch’io, guardandomi intorno, vedo solo piaggeria verso le donne; uomini continuamente impegnati a glorificarle e ad darsi le martellate sui genitali.
Spesso mi chiedo fino a che punto questa cecità maschile sia indotta – ossia culturale – congenita o entrambe le cose, perché come te, non ne posso più di questi stupidi tontoloni.
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sandro
@ Sarò controcorrente, ma secondo me se il femminismo ha avuto un merito, questo è stato proprio quello di mostrare inequivocabilmente una volta per tutte agli uomini di che pasta sono fatte realmente le donne.
@
Tempo fa, su U3000, mi è capitato di leggere questa frase, scritta da un vecchio utente di quel forum (vado a memoria, perciò la frase non è proprio esatta; ma la sostanza è quella):”Il patriarcato aveva salvato le donne, occultandone il lato oscuro e rendendole così innocenti; il femminismo, invece, sta mostrando il loro vero volto”.
Marco(Quota) (Replica)
Come sai, Ckkb, non credo che la relazione fra i sessi abbia mai conosciuto momenti di splendore. Una volta, diciamo prima del ’68 (cito questa data perchè l’hai citata tu e perché in qualche modo segna uno spartiacque nella relazione fra i generi ) c’era solo una divisione sociale (e in parte naturale, se andiamo sempre più a ritroso nel tempo) del lavoro e dei compiti e un sistema di regole più rigido, condiviso e spesso imposto. E questa valeva per tutti e per tutte.
Con l’evoluzione, anche e soprattutto tecnologica (ma non solo) del capitalismo e l’avvento del lavoro cosiddetto “immateriale”, quel sistema di regole e quella divisione dei compiti non aveva più ragione di essere. Ovvio che anche i costumi, la morale, la cultura, dovevano cambiare di conseguenza. In realtà il ’68, a mio parere, passata la buriana ideologica, ha prodotto ben altri risultati pratici rispetto a quelli che in teoria voleva ottenere. Il femminismo e la sua “evoluzione” è uno di quelli. Personalmente, oggi come oggi, nella relazione fra i sessi, non vedo nulla, ma veramente nulla, delle idee e dei valori che hanno animato quella stagione culturale e ideale: il cosiddetto “amore libero”, il sesso liberato da qualsiasi altro condizionamento (il famoso sesso ludico di cui scrive Paolo Barnard in alcuni articoli del sito), sia esso sociale, economico, culturale, falso morale o moralistico. Direi anzi che proprio da quella data, finita la sbornia, siamo andati nella direzione opposta. Quanta responsabilità ha il “sessantotto” rispetto a quanto avvenuto?
Qui il discorso diventa molto più complicato. Personalmente credo che il “sessantotto” sia stato enfatizzato, positivamente o negativamente, sia dalla destra che dalla sinistra. Se osserviamo la realtà contemporanea, come dicevo, delle idee originarie di quel movimento, ormai da molto tempo (direi già da pochi anni dopo la sua esplosione) non c’è più traccia. Sicuramente il ’68 ha sdoganato il femminismo, sbarcato in Europa dall’America negli anni ’60 dandogli una connotazione ideologica che negli USA non aveva. C’è anche da dire, questo va detto, che si fuoriusciva da un contesto sociale da un certo punto di vista fortemente repressivo. E questo è innegabile. Non c’è dubbio quindi che il femminismo delle origini (questo punto è fondamentale per comprendere il tutto) abbia giocato un ruolo di rottura ed è per questo che è stato salutato positivamente più o meno da tutti. Insomma, se vogliamo scendere sulla terra e fare un esempio molto pratico ma credo efficace, anche gli uomini erano contenti se le donne la “smollavano” con più disinvoltura e libertà, svincolandosi da tutti quei condizionamenti di vario genere…
Nessuno poteva sapere allora cosa fosse realmente il femminismo, quale ideologia si celasse dietro alle sue spalle, né soprattutto come si sarebbe evoluto (o involuto) comunque trasformato, all’interno del contesto sociale.
Ma siamo in grado di affermare con certezza che già allora il femminismo era in fieri quello che sarebbe diventato nel corso del tempo? Io non ne sono così sicuro. E come al solito, si potrebbero fare migliaia di esempi e similitudini. Potevamo mai immaginare che la più grande superpotenza capitalista del Terzo Millennio (ci vorrà ancora qualche decennio o forse un secolo ma mi pare abbastanza prevedibile) sarebbe stata governata da un partito comunista? Se ci pensi viene anche da ridere eppure è così…E se ti domandassero se Mao Ze Dong e Ciu En Lai avevano in mente di arrivare proprio alla Cina attuale, tu cosa gli risponderesti?… E poi, siamo certi che il partito che governerà la Cina fra qualche decennio si chiamerà ancora comunista oppure l’evoluzione della situazione porterà necessariamente ad un cambiamento anche dal punto di vista formale-ideologico (ormai solo un icona)?
Io non credo che Mao e Ciu avessero in mente questo. D’altro canto mi sembra anche di aver troppo abusato dei loro nomi e soprattutto di quella grande esperienza storico-politica (senza dimenticare le degenerazioni e le tragedie di quella stessa esperienza, ci siamo capiti…) come termine di paragone con il femminismo nostrano…
In soldoni, torno ad uno dei temi che abbiamo affrontato ma sul quale non abbiamo ancora sciolto il nodo dal punto di vista linguistico (e quindi anche contenutistico). E’ possibile parlare ancora di femminismo? Io credo proprio di no. E la questione va risolta anche abbastanza in fretta. In questi giorni, Rino lo sa, ho partecipato ad una discussione su questi temi in un gruppo di discussione su facebook dove ero stato inserito; nel gruppo c’era anche Ciccone di Maschile Plurale che si è fatto vivo solo alla fine, naturalmente per attaccarmi (attacco prontamente respinto e con gli interessi). Ebbene, uno degli argomenti più utilizzati contro di me, non solo da lui ma dalla pletora di ex femministe anni ’70 e maschi pentiti presenti nel gruppo, era proprio che il femminismo non esiste più, che il sottoscritto insegue fantasmi e che è rimasto fermo nel tempo. Ovviamente ho spiegato cosa intendo per femminismo, ma il problema rimane, e non è solo un problema di linguaggio. E come è stato già detto non possiamo far finta di nulla. Dobbiamo assolutamente aggiornare il nostro linguaggio a quella che è la realtà e la nostra analisi, se non vogliamo rimanere fuori dal contesto e non essere compresi.
Ma soprattutto, alla luce di quanto detto, ha senso interrogarsi più di tanto sulla genesi e sulla trasformazione dei fenomeni? La dico meglio e più semplicemente. Ha qualche importanza sapere se il femminismo fosse in “buona fede” e animato all’origine da ideali positivi e condivisibili per poi essersi trasformato in altro, oppure se era già in fieri ciò che sarebbe diventato (ma molto abile nel mascherarlo)?
A mio parere è giusto chiederselo ai fini della nostra comprensione delle cose, anche dal punto di vista storico, ma quello che conta da un punto di vista “pratico” è la realtà, nel suo concreto manifestarsi. E oggi la realtà, nel suo concreto manifestarsi ci parla di un “femminile attuale completamente declinato sui “valori” del sistema dominante, di cui rappresenta un “anello” fondamentale della catena.
IL femminismo delle origini prevedeva questo? Probabilmente no, o forse si. Ma sapere questo, tutto sommato, non ci cambia di molto le cose.
Una sola cosa è certa: non possiamo più utilizzare la categoria di femminismo. Sarebbe come parlare oggi del Risorgimento o del Fascismo per spiegare processi e fenomeni attuali. Nel Terzo Millennio, non è più possibile.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“Ma siamo in grado di affermare con certezza che già allora il femminismo era in fieri quello che sarebbe diventato nel corso del tempo?”
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Per me sì.
Il femminismo nasce come ideologia lesbica: le sue “madri spirituali” erano quasi tutte lesbiche.
Pensare che un’ ideologia malata partorita da un pugno di lesbiche talvolta con seri problemi mentali (vedi la Solanas, quella che sparò ad A. Warhol) potesse portare ad una sessualità più disinvolta da parte delle donne è come pensare di acquisire maggiore virilità tagliandosi l’ uccello.
Se non avesse avuto gli “sponsor” che ha avuto, il femminismo sarebbe finito con qualche T.S.O. e oggi ne sarebbe rimasta traccia solo in qualche polveroso archivio di qualche ospedale psichiatrico americano.
sandro(Quota) (Replica)
http://www.corriere.it/esteri/10_novembre_24/minatori-nuova-zelanda_87f697a4-f799-11df-9137-00144f02aabc.shtml
Seconda esplosione a Pike River
Nessuna speranza per i 29 minatori intrappolati in Nuova Zelanda
La polizia: ««Crediamo che nessuno sia sopravvissuto e che tutti siano morti»
GREYMOUTH – Una seconda esplosione si è verificata nella miniera della Nuova Zelanda in cui sono dispersi 29 lavoratori. Lo riferisce la polizia, secondo cui non ci sono più speranze di trovare in vita i minatori. Il portavoce della polizia Gary Knowles ha detto ai giornalisti raccolti presso la miniera che l’esplosione, alle 14:37 locali (le 4:37 in Italia) è stata molto più forte della prima di venerdì scorso. «Crediamo che nessuno sia sopravvissuto e che tutti siano morti», ha aggiunto. I familiari dei minatori sono stati riuniti in una sala con i responsabili dei soccorsi, che hanno comunicato loro la notizia prima di comunicarla ai media.
GAS VELENOSI – Alti livelli di gas tossici sono fuoriusciti da un foro trapanato dentro la miniera. Le squadre di soccorritori erano state ripetutamente trattenute dall’entrare a causa della presenza di gas velenosi e dell’alto rischio di incendi e esplosioni nel sottosuolo. In precedenza un robot era stato mandato dentro la miniera e aveva trovato un casco di minatore con la lampada ancora accesa, ma è risultato appartenente ad uno dei due uomini che erano riusciti a uscire e a mettersi in salvo subito dopo l’esplosione di venerdì. «Mi baso sui pareri degli esperti, riteniamo che nessuno possa essere sopravvissuto e che siano tutti morti» ha detto il portavoce della polizia.
RECUPERO DEI CORPI – I soccorritori, dopo questa seconda esplosione, dovrebbero poter entrare nella miniera di Pike River per recuperare i corpi. «Riusciremo a trovare i nostri uomini» ha detto il responsabile esecutivo della miniera, Peter Whittal, assicurando che la compagnia farà ogni sforzo per recuperare i loro corpi. Nel corso di questi cinque giorni, non è mai stato stabilito un contatto con gli uomini rimasti intrappolati sottoterra. I dispersi, di età comprsa fra i 17 e i 62 anni, sono 24 neozelandesi, due australiani, due britannici e un sudafricano. Solo due minatori sono riusciti ad tornare in superficie, leggermente feriti, subito dopo la prima esplosione, cinque giorni fa.
24 novembre 2010
Marco(Quota) (Replica)
@sandro
Sarò controcorrente, ma secondo me se il femminismo ha avuto un merito, questo è stato proprio quello di mostrare inequivocabilmente una volta per tutte agli uomini di che pasta sono fatte realmente le donne.
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Semmai ha messo in superficie ed esaltato il LATO OSCURO delle donne mentre ha sotterrato bollandolo come “comportamento maschilista” ogni eventuale lato chiaro che non prevede vittimismo nè misandria.
E’ una cosa ben diversa .
Silent Hill(Quota) (Replica)
Ebbene, uno degli argomenti più utilizzati contro di me, non solo da lui ma dalla pletora di ex femministe anni ’70 e maschi pentiti presenti nel gruppo, era proprio che il femminismo non esiste più, che il sottoscritto insegue fantasmi e che è rimasto fermo nel tempo. ————————————–
Una sola cosa è certa: non possiamo più utilizzare la categoria di femminismo. Sarebbe come parlare oggi del Risorgimento o del Fascismo per spiegare processi e fenomeni attuali. Nel Terzo Millennio, non è più possibile>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Esprimo qualche riserva su quanto affermi, Fabrizio. Secondo me il termine è ancora attuale, certo occorrerebbe ridefinirlo in quanto a contenuti, nel senso che ha subito una mutazione. Su questo bisognerebbe concentrarsi.
Per quanto riguarda Maschile plurale e compagnia cantante, credo che l’accusa che ti è stata mossa sia simile a quella di chi accusava negli anni ’60 i pochi che parlavano di mafia di essere dei folli: la Mafia non esiste! Sia chiaro, si tratta di un paragoine forzatissimo, ma che credo renda l’idea. La mafia non ha più la coppola, ma il doppiopetto, ma governa e fa quattrini, assai più di prima, così come il femmnismo non sta più all’opposizione ma governa. Bisogna semplicemente ridefinirne la natura, perchè da ideologia di “rottura” è diventato establishment. il discorso meriterebbe certamente ben altro approfondimento.
Alessandro(Quota) (Replica)
Condivido completamente quanto affermi, Alessandro. Ti dirò di più, un’ analisi impeccabile la tua, nella sostanza.
Ma qual è il significato che la stragrande maggioranza delle persone attribuisce al termine “femminismo”?
Esempio: se pronuncio la parola “Fascismo”, al 99% delle stesse persone, secondo te, cosa viene in mente? Evola, Gentile, Ezra Pound, Marinetti, D’Annunzio, le case popolari, i sanatori per i bambini tubercolotici, la bonifica dell’Agro Pontino, l’istituzione dell’INPS e dello stato sociale minimo, oppure Mussolini, le leggi razziali, la dittatura, la persecuzione degli Ebrei e degli oppositori, l’invasione dell’Etiopia, i gas in Libia e in Abissinia, la guerra, l’alleanza con i nazisti, la galera, l’olio di ricino e il manganello?
Ti sei dato la risposta.
Potrei naturalmente fare, come al solito, mille esempi. Ma rimaniamo a noi. Visto che alcune donne hanno deciso di denominarsi femministe, da un certo punto di vista non si vede perché non potremmo definirci “maschilisti”. Ma non lo facciamo perché sappiamo perfettamente il significato che viene attribuito a tale espressione.
Ho la netta sensazione, ormai da tempo, che parlare di femminismo ci fa apparire come un gruppo di nostalgici reazionari un po’ “catarrosi” (metaforicamente parlando) e fuori dal tempo che sognano di tornare a chissà quali fasti del passato. Un po’ come gli aristocratici post rivoluzione francese che facevano il tifo per la Primula Rossa…
E ancora. Se parliamo di femminismo la mente della gente va all’establishment che governa (direttamente o indirettamente) oppure ai cortei delle femministe di 35 anni fa con la mimosa sul bavero e il segno dell’utero fatto con le braccia e le mani alzate?
Ancora una volta ti sei risposto da solo.
Purtroppo, Alessandro, questa è una questione che non dipende dalla nostra volontà e non possiamo essere noi a stabilire il significato che viene attribuito a questo o a quel termine.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Siamo solo agli inizi circa l’aggressione perpetratata e in preparazione tramite i soldi pubblici e le funzioni istituzionali dalle “Signore Cosime” e dalle “Signore Sabrine” contro i maschi, promossi a becchini e al contempo capri espiatori dei cadaveri reali e simbolici di lorosignore, stile zio Michele. Questo tipo di femminile “Avetranico” che si presenta come travolto da un processo di mutazione, per misterioso errore di una intera civiltà, in qualche cosa di sconosciuto e alieno di cui non si comprende il senso, la funzione e le modalità di relazione, ci stupirà ancora. E i termini usati fino ad oggi a indicarlo forse risulteranno inadeguati.
ckkb(Quota) (Replica)
Capisco le tue valutazioni, Fabrizio. Sicuramente l’opinione pubblica non riesce più a cogliere il femminismo nella società attuale. Si è mimetizzato così bene che sembra quasi scomparso, ma ha semplicemente assunto nuove sembianze. Il mio timore è che, abbandonando un termine per usarne un altro, non si finisca da un lato per estendere una critica anche a quella parte del mondo femminile che non la merita, dall’altro di far cessare quelle poche voci critiche che ne mettano in evidenza anche i limiti che storicamente ha avuto. Io rimango dell’opinione che le nostre “avversarie” sono le femministe. Certo, bisogna definire chi sono oggi le femministe. Non sono certamente più quelle degli anni Settanta. Non le troviamo più solo a protestare nelle strade o ovunque si facesse “opposizione”. Oggi guidano ministeri, enti, dirigono giornali, chiedono privilegi, soprattutto per loro, hanno fatto della lamentela un’arma potentissima. E’ una lobby sempre più trasversale agli schieramenti politici, è interclassista, come giustamente tu metti spesso in evidenza. Soprattutto combatte quella parità che prima reclamava a gran voce. E perchè questo accade? Semplice, perchè oggi l’ha raggiunta e vuole di più, perchè non è altro che volontà di potenza. Concordo con chi ha scritto che il femminismo ha mostrato il vero volto di una parte non minoritaria del mondo femminile: un volto falso, ipocrita, reazionario, pieno di pregiudizi e di livore, sicuramente, oggi, dannoso. Purtroppo c’è però chi ha ancora i salami sugli occhi e non riesce a cogliere aspetti che a noi sono diventati chiari e veidenti, ma siccome siamo una minoranza super esigua siamo noi in errore.
Alessandro(Quota) (Replica)
“credo che l’accusa che ti è stata mossa sia simile a quella di chi accusava negli anni ’60 i pochi che parlavano di mafia di essere dei folli: la Mafia non esiste! Sia chiaro, si tratta di un paragoine forzatissimo, ma che credo renda l’idea. La mafia non ha più la coppola, ma il doppiopetto, ma governa e fa quattrini, assai più di prima, così come il femmnismo non sta più all’opposizione ma governa”
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Luigi de Marchi usava proprio l’ espressione “mafia lesbica”.
E secondo me aveva ragione: proprio di questo si tratta.
sandro(Quota) (Replica)
http://www.stefanodisegni.it/Vignette.aspx?comicID=416
questa striscia dimostra che ,cambiano i nomi ma il risultato rimane lo stesso ,anzi peggio , perchè se il femminismo ,come diceva Fabrizio è nato come movimento propositivo e se vogliamo ,anche positivo ,il femminismo di oggi che io continuo a chiamare neofemminismo risulta come un bambino viziato che ha ottenuto il premio ,ma ne vuole due ….
nel solito blog che seguo (mi piace sempre leggere le due campane ) si fa un gran clamore sulla trasmissione vieni via con me e degli elenchi letti dalle tre donne sul corpo femminile ecc ecc ,ma cosi non c’è il pericolo che ,a forza di parlare di femminile ,si dimenticano i disoccupati ,precari e operai che hanno la colpa solo di essere nati maschi ??
per non dimenticare ,visto che siamo nel suo post apposito dei morti sul lavoro
a proposito di questo femminismo a sud ha proposto l’elenco delle morte per violenza maschile ,e se noi proponessimo l’elenco dei morti sul lavoro ??
forse non basterebbe tutta la trasmissione
mauro recher(Quota) (Replica)
Alessandro.Si è mimetizzato così bene che sembra quasi scomparso, ma ha semplicemente assunto nuove sembianze.
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Proprio così,oggi è diventato atteggiamento culturale dominante e non ha bisogno,come negli anni 70, di manifestazioni e battaglie politiche accese.
Retiarius(Quota) (Replica)
IL VENERDI’, supplemento de la Repubblica, 26 novembre 2010 – “Per Posta”, di Michele Serra
DONNE IN ITALIA E’ TUTTO UN CASTING
MA L’INTELLIGENZA VALE PROPRIO ZERO?
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Caro Serra, sono una studentessa di 22 anni, a quanto pare brillante e capace, ma sfortunatamente anche carina. Pochi sono disposti a credere ai successi intellettuali di un’ avvenente studentessa di giurisprudenza. Difficile ritagliarsi un posto per merito, capacita’, intelligenza. I nostri compagni maschi continuano a essere tre passi avanti in una societa’ che si accontenta dell’ uguaglianza formale, che ha raggiunto il suffragio femminile universale tardi e che non e’ strutturalmente adeguata per permettere alle madri di essere lavoratrici quanto lo sono i padri, che fanno piu’ carriera e sono meglio retribuiti.
E’ deprimente scoprire come l’ intelligenza femminile venga sottovalutata in favore del corpo, la comunicazione mediatica sembra rivolta a soli uomini: vallette, starlette, letterine, spot con donne immancabilmente seminude anche per i chewingum. Comprano, lavorano, pensano solo gli uomini? Il nostro ministro per le Pari opportunita’, dopo i calendari per Max, ripulita e castigata da tailleurini e caschetto, si e’ strenuamente scagliata contro la mercificazione del corpo; mentre quello per l’Istruzione (meritocratica a suo dire) ha sostenuto l’esame di Stato da avvocato a Reggio Calabria, pur avendo studiato a Brescia. Le donne del presidente, giovani e avvenenti, fanno quadrato intorno al capo per difendere una carriera politica faticosamente conquistata. Il governo ha l’ acqua alla gola e c’e’ chi dice che il berlusconismo sia finito, ma i suoi strascichi quanto dureranno?
Giulia Ivaldi
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Mi piacerebbe un suo parere sullo spot televisivo della gomma da masticare (o gomma americana, o chewingum) Brooklyn; non so se facendo zapping le sia capitato di vederlo. Ebbene, comincia con un sontuoso, accattivante e direi “commovente” lato B. Non le pare che si parta un po’ troppo da lontano per arrivare alla bocca, dove di solito avviene la masticazione della mitica gomma?
Si ricorda Carosello in bianco e nero (a cavallo tra i Sessanta e i Settanta; lo può trovare su YouTube) con una giovanissima e bellissima Carla Gravina che attraversava di corsa il Brooklyn Bridge accompagnata dalle note di un rock duro alla Led Zeppelin? Altra eleganza.
Michele De Luca
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Le statistiche dicono che la presenza femminile nei posti di responsabilità (consigli di amministrazione, ruoli dirigenti) e’, in Italia, spietatamente ridotta. Molto inferiore alla media europea. Tragicamente inferiore alle democrazie del Nord. In una situazione strutturalmente e storicamente sperequata a svantaggio delle donne, si e’ poi abbattuta la catastrofe culturale del berlusconismo, che ha catalizzato gli istinti maschili (e femminili) piu’ biechi e rudimentali, assegnando quasi “ufficialmente” il destino delle donne alla loro compatibilità erotica: un vero e proprio casting al quale non e’ sfuggito neppure il personale governativo, indipendentemente dal valore e dai meriti personali (Mara Carfagna e’ stata la prima a pagarne il prezzo: il suo valore di persona e’ stato costantemente soggetto al pregiudizio di chi ha pensato che avesse fatto carriera per meriti non intellettuali. Fino alle conseguenze riportate dalle cronache). In questa situazione lo sfogo della studentessa Giulia e’ non solo lecito, ma anche lucido. E la lettera del lettore De Luca sullo spot che affratella lato B e bocca (ne sono arrivate anche altre, tra il sarcastico e l’ indignato) conferma il quadretto poco confortante. A Giulia vorrei dire, citando un vecchio slogan, che la attende una lotta dura, ma senza paura. Molte donne formidabili (per citare un magistrato: Ilda Boccassini) si sono conquistate un profilo professionale e civile cosi’ forte da disintegrare qualsiasi vaglio maschile sulla loro persona fisica. La crisi non solo politica, ma anche sociale e culturale del nostro Paese, sta sollecitando in moltissimi italiani una riflessione radicale su tanti luoghi comuni, delle storture, dei pregiudizi che ci hanno condizionati, e penalizzati. Forza Giulia, siamo tutte, tutti con te.
Michele Serra
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Vorrei poter commentare sia le due lettere che la risposta di Serra, punto per punto, ma sono talmente incazzato che non ce la faccio. Gia’ e’ stato faticoso scrivere il tutto.
Dico solo che io sono sempre piu’ convinto che il femminismo – o meglio, l’ “impronta” che esso ha lasciato nella societa’ occidentale – c’ entri fino a un certo punto.
Sono dell’ opinione che il veleno delle femmine, unito alla loro profonda slealta’, abbia origine nell’ inferiorità fisica (quindi nell’ invidia) e non nel femminismo, che semmai ha alimentato e sdoganato certi pensieri e comportamenti preesistenti.
E credo che gli uomini, a livello generale, siano “tarati”; ossia siano dei veri e propri idioti incapaci di vedere un po’ piu’ lontano del proprio naso (questo a prescindere dal titolo di studio e dalla professione). Percio’, ritengo che per quanto riguarda la comprensione del rapporto fra i sessi, l’ uomo medio sia realmente inferiore alla donna media. Spiace dirlo, perche’ io sono un uomo, ma questa e’ l’ idea che ormai da tempo mi sono fatto. Senno’ non si spiegherebbero tante cose, come ad esempio il fatto che ci ritroviamo qui, in questa sede, (così come pochissimi altri si ritrovano in altri blog dedicati alla QM) a discutere di argomenti che dovrebbero essere intuitivi per la maggior parte della popolazione maschile.
Daniele(Quota) (Replica)
@ Daniele
Non so tu, ti giuro che non me lo invento, ma se facessi leggere queste due lettere PERLOMENO alla mia generazione cioè quella dei 20enni attuali ( perlomeno, perchè non so gli altri, penso che tu lo sappia meglio di me ) , questi giovani 20enni scoppierebbero a ridere in faccia alle simpatiche autrici dicendo ” ma che cazzo state blaterando ” .
Ripeto, parlando con 20enni quindi miei coetanei, mi dicono quasi tutti che questa discriminazione che avrebbero le donne è una patetica puttanata per giustificare frustrazioni personali oppure l’essere “ciucci” ( eh già, perchè i ciucci dicono sempre le stesse cose )
Silent Hill(Quota) (Replica)
@Daniele
<>
Leggendo la lettera della ragazza 22enne non si ha l’impressione che lei capisca la realtà meglio di un uomo medio, e ciò credo valga per la maggior parte della popolazione, maschile e femminile. E’ sinceramente convinta di essere discriminata e di dover affrontare maggiori difficoltà dei suoi coetanei.
Penso che in parte ciò sia conseguenza della sostituzione della visione “classista” con quella femminista: vede le posizioni apicali nell’economia e nella politica controllate dagli uomini e, rimossa ogni consapevolezza dei diseguali rapporti di classe, ne deduce immediatamente una egemonia di genere maschile di cui sarebbero beneficiari tutti gli uomini.
Eppure basterebbe guardarsi intorno nell’università da lei frequentata e chiedersi come mai la presenza maschile giovanile sia così ridotta rispetto a quella femminile: un fatto certo singolare che un gruppo dominante lasci la maggioranza dei titoli accademici ai dominati, cosa che non potrà non avere conseguenze sulla posizione degli uomini nella società in un arco temporale relativamente breve.
Vede l’uso che del corpo femminile viene fatto dalla pubblicità, non vede il continuo martellamento mediatico antimaschile da anni in crescita su tutti i media: ciò esattamente come capita alla maggior parte degli uomini.
Quindi direi che sia uomini che donne vedano più o meno esattamente il tipo di realtà che è “opportuno” essi vedano.
La motivazione dell'”invidia” credo ci sia (e ci sia stata) ma penso si tratti di invidia per una posizione sociale più a vantaggio degli uomini nel passato. Credo d’altronde che una analoga invidia sia motore necessario per la rimozione anche delle differenze di classe (noto come spesso Il nostro “amato” leader abbia fatto riferimento all’invidia come motivazione malvagia delle classi subordinate nei confronti dei “ben riusciti”).
Il punto è che si finisce spesso per desiderare semplicemente di prendere il posto dell’invidiato (sociale o sessuale), di sostituirsi a lui nella posizione dominante invece di aspirare a qualcosa di umanamente più degno.
Come potrebbe essere altrimenti? Gente asfissiata fin dall’infanzia da logiche di competizione, di sfruttamento e di sopraffazione con difficoltà possono possedere sistemi di interpretazione della realtà alternativi.
Non ne farei, quindi, un problema di “cattiveria” femminile o di stupidità maschile quanto piuttosto di “cecità” umana di fronte alla verità.
mik(Quota) (Replica)
Quando si parla di giornalisti, uomini famosi e delle posizioni che assumono, occorre sempre tenere in considerazione due aspetti essenzialmente: la vulgata dominante e il tornaconto personale, perchè in pochi hanno il coraggio di esprimere le proprie idee su temi assai caldi, come vanno considerati quelli del rapporto tra i sessi. Io stesso, che pure non faccio minimamente parte delle categoria suddetta, avrei molte difficoltà, trovandomi per esempio in un convegno su uno di questi temi, ad esprimere le idee che qui scrivo, perchè rischierei il linciaggio verbale, oltre probabilmente a un danno professionale. Insomma, ci vogliono “due palle così” oggi per assumere pubblicamente posizioni che vadano contro il pensiero dominante sulle tematiche che in UB si trattano. Evidentemente Michele Serra, per il resto ottimo giornalista, non possiede queste doti, oppure, e anche questo è possibile, è talmente immerso nella vulgata dominante che non si rende conto di quanto le sue posizioni siano forzate( il fatto che ci siano poche donne nei posti di potere lo attibuisce alla discriminazione di genere, cosa che è tutta da dimostrare), o ancora ritiene che visto che il vento soffia da una parte risulta sciocco procedere controvento.
Alessandro(Quota) (Replica)
Sono discriminate sempre e ovunque…
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http://www.corriere.it/cronache/10_novembre_26/uomini-belli-lavoro_ff7234a4-f966-11df-a6ac-00144f02aabc.shtml
Ricerca Usa pubblicata sul NYTimes
Gli uomini belli trovano più lavoro
Dallo studio emerge che quelle più penalizzate nella ricerca lavorativa sono le donne carine
In tempi di crisi trovare un nuovo impiego è davvero dura. Lo sa bene chi di questi tempi frequenta i job-center e le agenzie per il lavoro sparsi nelle città del Belpaese. Tuttavia, come attesta l’ultima ricerca scientifica condotta dai ricercatori Bradley J. Ruffle, della Ben-Gurion University e da Ze’ev Shtudiner dell’Ariel University Center, esiste una categoria di lavoratori più fortunata di altre: gli uomini belli. Quest’ultimi, secondo il recente studio pubblicato sul New York Times avrebbero meno problemi a trovare un impiego rispetto agli uomini con un aspetto “normale” e soprattutto alle donne carine che invece sarebbero discriminate proprio per il loro aspetto fisico gradevole.
CURRICULUM – I due ricercatori hanno risposto a 2.656 offerte di lavoro, spedendo due curriculum vitae per ciascuna proposta d’impiego. I due candidati che si proponevano per ogni lavoro avevano praticamente la stessa esperienza professionale, ma nel primo CV non vi era la foto dell’aspirante lavoratore, mentre nel secondo c’era sempre la fotografia del candidato che di volta in volta aveva l’aspetto di un bell’ uomo, di una donna attraente e di un uomo con un aspetto comune. I candidati che hanno ricevuto la maggior parte delle risposte sono stati gli uomini belli. Il rapporto tra uomini belli e candidati senza volto è di due a uno: per ogni candidato senza volto richiamato dalle agenzie di lavoro, ce ne sono almeno due belli presi in considerazione dagli stessi job-center. Amy Reiser, noto “cacciatore di teste” di Minneapolis, pagato dalle più importanti aziende americane per assumere e licenziare dipendenti, afferma che una società non recluterà mai un impiegato solo perché è bello. Tuttavia conferma al settimanale texano “The Examiner”: «Se ci sono due candidati con la stessa esperienza professionale, quasi sempre sarà scelto quello più carino».
LE DONNE DISCRIMINATE – Dallo studio si evince che le meno fortunate nella ricerca lavorativa sono le donne carine. I membri del gentil sesso richiamati dalle agenzie sono per lo più donne che non hanno messo la loro foto sul CV. Le meno contattate, invece, sono quelle carine. Secondo i due ricercatori la causa dovrebbe essere ricercata nella gelosia delle selezionatrici che non amano lavorare nella stessa azienda con “rivali troppo avvenenti”. Tuttavia altri dati possono consolare le donne belle. Secondo un vecchio studio, pubblicato sulla rivista americana Slate, le ragazze carine, una volta trovato lavoro, ottengono più facilmente un aumento salariale rispetto alle colleghe “brutte e sovrappeso”
Francesco Tortora
26 novembre 2010
Marco(Quota) (Replica)
Mah, io non sono molto convinto della tesi secondo cui uomini e donne vedano la stessa realtà.
Concordo con mik riguardo alla cecità umana, ma a mio avviso c’è del vero anche in quello che dice Daniele, in merito alla limitatezza degli uomini medi in materia di “guerra dei sessi”. E’ chiaro che non so dire quanto questo dipenda dalla natura e quanto dalla cultura, ma il fatto rimane.
Allo stesso tempo sono dell’opinione (discutibile, ok) che quegli uomini (pochi) che giungono a comprendere certi fenomeni, posseggano una consapevolezza nettamente superiore a quella delle donne.
Credo che questo sia dovuto al fatto che essere uomini è per molti aspetti più tragico che essere donne.
Marco(Quota) (Replica)
Avevo letto le due lettere ed il commento inqualificabile di M. Serra, intelligente e versato nella scrittura e al tempo stesso conformista sino allo zerbinismo. Avevo anche abbozzato un commento da mettere nel mio blog.
Daniele ha letto con taglio giusto entrambe le lettere. Perciò si è arrabbiato.
Si noti quella della fanciulla. Inizia con una smaccata autocelebrazione delle sue doti intellettuali. Una smargiassata da demolire di botta per sé sola. Da quando in qua una persona si sente autorizzata a cantare le proprie lodi? Da quando in qua queste vergogne sono lecite? Si potrebbe dire che ciò è stato sdoganato dal Narciso che ci Governa. Ma questo autopeana femminile precede l’avvento del Sig. B.
“Intelligente e capace” dice di sé la superba.
Convinzione fondata su che? Sui voti.
Infatti la saputella da cosa deduce di essere brillante se non dai risultati scolastici? Ma come, adesso i voti sono diventati (anche per M. Serra) un parametro dell’intelligenza. Ma la storia della Sx non diceva che i voti non indicavano altro che la classe sociale di provenienza? M. Serra se l’è dimenticato o non ha mai letto “Descolarizzare la società” di Ivan Illich o non sa nulla di classi sociali. Bravo.
Che il successo scolastico sia determinato dalla classe sociale lo sa persino Luca di Montezemolo, che diceva apertamente (pochi mesi fa) che è ora di superare questo stato di cose (figuriamoci!).
Ma M. Serra non lo sa. E la presuntuosa meno ancora.
Sa di essere brillante e capace e purtroppo anche bella. Che sfiga! Ma non si era giurato che qui fanno strada solo le gnocche e che le cesse vengono emarginate?
Sa di essere capace. A fare cosa, se sin qui non ha che studiato.
Ha organizzato una caccia al tesoro? Una gita in montagna per 20 persone? Ha gestito un magazzino, organizzato un ufficio, preparato il lavoro ad altri, risolto problemi fiscali, gestito la contabilità di un idraulico, allenato una squadra?
Cosa ha fatto costei? Ha ripetuto in piedi quel che aveva imparato stando seduta. Nondimeno pontifica e denuncia le discriminazioni che l’hanno colpita. Dove? Quando? Come?
Quelle che la colpiranno sono certe. A lei, che merita un posto da dirigente da qualche parte, una sedia in un CDA , il futuro riserva stipendi inferiori, discriminazioni di carriera e l’insulto quoditiano della speculazione maschile sul corpo femminile.
E M. Serra che fa? Striscia e asseconda, facendo sue tutte le balle delle statistiche e delle interpretazioni femministiche.
Mi pongo una domanda: quante sono le ragazze delle ultime generazioni presuntuose, saccenti, boriose e pretenziose come questa? E’ un bel prolema. Perché se sono la maggioranza vuol dire che sono milioni e che è con simili Erinni che i giovani maschi avranno (e hanno già) a che fare.
Da queste ci aspettiamo umiltà (=intelligente intelligenza), ascolto, attenzioni? Cura, sensibilità e rispetto?
Sono queste le depositarie della “dimensione dell’accoglienza” nel XXI secolo?
Brrr….
Quanto a Serra, lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
La spocchia femminile è la diretta ed ineludibile conseguenza dell’ idolatria maschile.
Eliminata la seconda, sparirebbe pure la prima.
Le donne hanno un punto debole: il loro ego.
La cosa peggiore che un uomo può fare loro è non cagarsele manco di striscio.
Continueranno a comportarsi da impunite finché ci saranno uomini che gli sbavano dietro.
Personalmente il loro atteggiamento non mi sfiora neppure: qualunque cosa facciano, semplicemente le ignoro. Loro capiscono che la mia non è una posa e non c’è trippa per gatti, si regolano di conseguenza e io mi risparmio un mucchio di rotture di coglioni.
Non vale la pena ascoltarle: sanno solo “chiagnere e fottere”.
Quando ti rivolgono la parola è solo perché vogliono ottenere qualcosa da te: ogni loro parola ha sempre come scopo quello di manipolare qualcuno.
Io ormai le conosco, e, proprio perché le conosco, ho imparato ad evitarle. Rapportarmi con loro non mi ha mai portato nulla di buono.
Del resto non potrebbe essere diversamente: loro seguono il principio della massima espansione, occupano militarmente la vita degli uomini e scassano il cazzo finché non riescono a mettergli il guinzaglio, e se non ci riescono se ne vanno sbattendo la porta.
Come potrebbe mai venire fuori qualcosa di buono dal rapportarsi con soggetti siffatti?
Al massimo possono rovinarti l’ esistenza.
Io di vita ne ho una sola, e dal mio punto di vista vale un pò di più del buco che loro hanno in mezzo alle gambe.
sandro(Quota) (Replica)
@ Rino –
Mi pongo una domanda: quante sono le ragazze delle ultime generazioni presuntuose, saccenti, boriose e pretenziose come questa? E’ un bel prolema. Perché se sono la maggioranza vuol dire che sono milioni e che è con simili Erinni che i giovani maschi avranno (e hanno già) a che fare.
Da queste ci aspettiamo umiltà (=intelligente intelligenza), ascolto, attenzioni? Cura, sensibilità e rispetto?
Sono queste le depositarie della “dimensione dell’accoglienza” nel XXI secolo?
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Rino, io non ho vent’anni ma trentasei, però posso assicurarti che nella stragrande maggioranza dei casi le mie coetanee sono proprio come le descrivi tu: presuntuose, saccenti, boriose e pretenziose, nonché convinte di avere “una marcia in più” a letto e nella vita.
Perciò immagina un po’ cosa possono essere le odierni ventenni…
Marco(Quota) (Replica)
“Perciò immagina un po’ cosa possono essere le odierni ventenni”
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Ventenni trentenni o quarantenni non c’è differenza: sembrano fatte con lo stampo.
Forse l’ ultima generazione di donne decenti è stata quella di mia madre, che di anni ne ha settanta.
Almeno avevano uno straccio di rispetto per gli altri.
Dai sessanta in giù io meno le vedo meglio sto.
sandro(Quota) (Replica)
Ve la ricordate l’immagine con cui la direttora Concita De Gregorio, pubblicizzava la sua nuova Unità (Il giornale, ex glorioso, fondato a Gramsci)?
Era un bel culo di donna avvolto in strettissimi jeans con la copia dell’Unità che sbucava dalla tasca posteriore.Non ricordo la didascalia ma il senso era chiaro. E ora Michele Serra pontifica quelle cazzate fatte di luoghi comuni disarmanti. Ma che lo andasse a dire alla sua amica Concita.
E’ inutile tentare di far ragionare questa gente. Sono sordi, ciechi, opportunisti e in mala fede.
armando(Quota) (Replica)
“E’ inutile tentare di far ragionare questa gente. Sono sordi, ciechi, opportunisti e in mala fede”. (Armando)
Me lo chiedo da anni e non trovo risposta. Se cioè siano lucidamente e coscientemente in malafede (alcuni sicuramente) oppure credano veramente in quello che affermano. E’ un nodo che non riesco a sciogliere. Non che abbia importanza dal punto di vista pratico, sia chiaro, però sorge spontaneo chiederselo…
In entrambi i casi, per ragioni diverse, è comunque grave. Non so quale delle due ipotesi augurarmi…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
La società Goldman Sachs ha dedicato negli ultimi anni molti studi sul presunto miglioramento delle performances aziendali nel caso di una maggiore presenza femminile nei CdA. E’ la stessa società ad essere stata trascinata in tribunale da alcune dipendenti per comportamenti discriminatori nei confronti delle donne.
Alcuni sono evidentemente in malafede: molti politici pronti a magnificare i vantaggi della presenza femminile nei centri decisionali per trarne consenso e un'”aureola” progressista ma che si guardano bene dall’agire di conseguenza, cominciando a lasciare le loro cariche a donne.
Nella maggior parte dei casi credo che non vi sia una chiara consapevolezza. E credo che ciò sia non una novità ma lo stato normale della maggior parte delle persone in ogni epoca.
Quanti lavoratori dipendenti si sentono “schiavi salariati” oggi ?
Le donne odierne stanno diventando sempre più arroganti ? Sono decenni che si sentono raccontare la loro “superiorità” in tutto e per tutto; nello stesso tempo più si riducono i campi in cui erano svantaggiate nel passato e più aumentano le situazioni di privilegio di cui godono e più si assiste ad un intensificarsi della falsificazione mediatica della realtà presentata come costantemente oppressiva nei confronti delle donne. Ne viene fuori una donna (specie tra le giovani) sempre più convinta di appartenere ad una “razza” superiore oppressa oggi come ieri dal “maschilismo” di uomini che, dal canto loro, vengono indottrinati fin dall’infanzia a considerarsi inetti, stupidi, inadeguati e intrinsecamente malvagi.
Ho visto recentemente l’ultimo film di Luc Besson tratto da un fumetto dove l’elemento più interessante era il modo di rappresentare i personaggi femminili e maschili: una protagonista dal carattere molto deciso, sempre vincente, sostanzialmente sprezzante nei confronti degli uomini e piena di caldi sentimenti per la sorella invalida contrapposta a personaggi maschili insicuri, stupidi o ridicoli.
Quanti hanno notato il sessismo implicito in ciò ? Credo ben pochi. Quelli a cui ho cercato di farlo notare hanno minimizzato al più la cosa prendendo il tutto come un “simpatico” scherzo: immaginiamo se questo “simpatico” scherzo venisse rivolto verso altri soggetti quali reazioni indignate provocherebbe.
La ragazza dell’articolo riportato da Daniele mi sembra un esempio di questo atteggiamento: convinta (perchè è stata convinta) a considerarsi la “creme” e nello stesso tempo certa di vivere in uno stato di oppressione.
Poi è chiaro che a furia di sentirsi dire e dirsi di essere il meglio in tutto si finirà sempre più per pretendere fette sempre maggiori della torta, ben oltre la metà: per questo il parlare di eguaglianza da parte loro non deve trarre in inganno.
Ma in quanto ad una chiara consapevolezza di quanto sta realmente accadendo, credo che ne abbia tanta quanta gli uomini contemporanei sul progressivo ridursi dei loro spazi di libertà e dignità.
mik(Quota) (Replica)
Silent Hill
>>
…questi giovani 20enni scoppierebbero a ridere in faccia alle simpatiche autrici dicendo ” ma che cazzo state blaterando ” .
>>
Sul tema ieri avevo spedito un post che non è pervenuto.
Riprendo spunto da quanto sotto:
Mik:
>>
Quelli a cui ho cercato di farlo notare hanno minimizzato al più la cosa prendendo il tutto come un “simpatico” scherzo:
>>
Gli uomini ridono perché non sono autorizzati a …piangere.
Sono costretti a buttarla sul ridere, a vedere sempre il lato ironico, specie quando non c’è, in tutto ciò che viene detto e fatto contro di loro. Non possono dichiararsi offesi né pubblicamente né dentro di sé per il motivo che, per farlo, devono ammettere di essere vulnerabili e quindi feriti.
Così invece stanno chiusi nel bunker di un orgoglio che più autolesionista non si potrebbe. Niente è più dannoso di questo atteggiamento machista, di questo puntiglio, di questa maschera da proteggere ad ogni costo, ad onta di tutte le sue nefaste conseguenze.
Questo atteggiamento viene sostenuto sul piano pubblico: “Non ti sarai mica offeso, povero maschietto…!”
Questo conflitto è davvero unico e singolare: c’è una parte che si vergogna di combatterlo.
Se tu deridi un maschio nero, ebreo, meridionale, (o veneto*) in quanto tale, quello non ride, non ostenta indifferenza. Capisce dove conduca la svalutazione e non teme di offendersi e di farlo sapere.
Puoi però offenderlo in quanto maschio: allora fa il macho e sghignazza. E’ superiore a certe cose lui…
Quando i maschi la smetteranno di ridere di fronte al pestaggio morale quello sarà l’inizio della rinascita. Per questo in Qmdt ho messo giù un paragrafo dal titolo: “Imparare ad offendersi”.
Campa cavallo…
RDV
* La settimana scorsa il presidente del Veneto, Zaia, ha inveito contro i redattori di un libro scolastico in cui i veneti venivano definiti “imbranati” e ne ha chiesto la correzione.
Se riuscissimo a fare altrettanto per tutti i testi che parlano male dei maschi e con aggettivi ben diversi da “imbranato”… ce ne sarebbe di carta da macerare…
Rino(Quota) (Replica)
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Mi pongo una domanda: quante sono le ragazze delle ultime generazioni presuntuose, saccenti, boriose e pretenziose come questa? E’ un bel prolema. Perché se sono la maggioranza vuol dire che sono milioni e che è con simili Erinni che i giovani maschi avranno (e hanno già) a che fare.
Da queste ci aspettiamo umiltà (=intelligente intelligenza), ascolto, attenzioni? Cura, sensibilità e rispetto?
Sono queste le depositarie della “dimensione dell’accoglienza” nel XXI secolo?
Brrr…. (Rino)
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Rino, una domanda: secondo te qualità come umiltà (=intelligente intelligenza), ascolto, attenzioni, cura, sensibilità e rispetto, sono intrinseche o più che altro indotte nelle donne ? Personalmente propendo per la seconda ipotesi. Scrivo questo perché io, nel corso della mia vita, ho avuto modo sia di visitare altri Paesi (per piacere, non per lavoro) che di conoscere (in tutti i sensi) donne non italiane e non occidentali – soprattutto sudamericane -.
Ebbene, notando l’aggressività delle latine, che pur non sapendo neppure cosa è stato il ’68 e il movimento femminista statunitense-anglosassone-italiano, non si fanno assolutamente problemi sia ad alzare le mani che a mandare affanculo un uomo, sono giunto alla conclusione che le donne gentili e educate che io stesso ho conosciuto da bambino, erano – e sono – solo un mero prodotto della cultura italiana-cattolica-finto-patriarcale.
E lo stesso discorso credo valga (valeva?) per certi Paesi islamici e orientali in genere.
Luca(Quota) (Replica)
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Ho visto recentemente l’ultimo film di Luc Besson tratto da un fumetto dove l’elemento più interessante era il modo di rappresentare i personaggi femminili e maschili: una protagonista dal carattere molto deciso, sempre vincente, sostanzialmente sprezzante nei confronti degli uomini e piena di caldi sentimenti per la sorella invalida contrapposta a personaggi maschili insicuri, stupidi o ridicoli.
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Io credo che l’elemento “più interessante” sia proprio Luc Besson, che se non vado errato è un uomo ?? di 51 anni…
Credo proprio che grandi registi come Sergio Leone si stiano rivoltando nella tomba e chiedendo:
“Ma che cazzo è successo in questi ultimi ventun anni?”
(Leone morì nell’ ’89).
Luca(Quota) (Replica)
Vi segnalo questo articolo risalente al 4 aprile del 2003.
http://www.clicmedicina.it/pagine%20n%205/maschio_italiano.htm
Anno I – n°5 – 29.04.2003 Pagine Nazionali
Il maschio italiano…un masochista
clicMedicina – redazione@clicmedicina.it
Il maschio? Ama soffrire, essere maltrattato, si ‘accende’ se la partner della vita domina su di lui.
E’ questa la figura del maschio italiano che esce da uno studio condotto dall’EPPA, l’associazione degli psicologi e psicoterapeuti europei (che comprende professionisti di Italia, Spagna, Inghilterra, Francia, Germania e Svezia). Gli italiani sono i più masochisti del Vecchio Continente…
Lo studio compara il comportamento sessuale in sei Paesi europei e i nostri connazionali maschi (2 mila casi analizzati di uomini tra i 25 e i 45 anni) risultano i più attratti dalle donne violente e autoritarie (38%). Seguono gli spagnoli (32%) e i francesi (26%). Nel mondo protestante questo fascino viene meno: in Svezia gli amanti della donna dominante si attestano al 18%, in Germania al 20% e in Inghilterra al 16%. Lo studio ha evidenziato inoltre che le donne che maltrattano i mariti possono contare su un indice di fedeltà che supera il 62%. Gli psicologi non si stupiscono. Per l’autore della ricerca, il professor Massimo Cicogna, presidente dell’EPPA: “L’Italia è una società da sempre fondata su un finto patriarcato. L’onnipresenza femminile si percepisce nel fenomeno tutto italiano del mammismo. Purtroppo – prosegue Cicogna – questa invadenza si traduce anche in un’iperpresenza emotiva che rende i ragazzi italiani tra i più dipendenti nel mondo dalle proprie famiglie come certificano i dati relativi all’autonomia dei figli”.
Luca(Quota) (Replica)
“Me lo chiedo da anni e non trovo risposta. Se cioè siano lucidamente e coscientemente in malafede (alcuni sicuramente) oppure credano veramente in quello che affermano”
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Adeguarsi alla vulgata corrente paga, andare controcorrente ha un prezzo.
Sta gente c’ha il culo straparato, non si danno sicuramente addosso da soli: il conto lo pagano altri.
Dalle mie parti questo modo di fare si chiama “fare i gay col culo degli altri”.
sandro(Quota) (Replica)
Rnio
Gli uomini ridono perché non sono autorizzati a …piangere
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Rino, concordo con tutto quello che hai scritto ( grande non sbagli mai su ste cose ) , però io intendevo un altro senso : i miei coetanei ( perlomeno la maggior parte ) non ridono perchè non possono piangere, ma proprio per scherno di fronte a belinate simili . Per dire ” ma guarda te povera idiota che crede ancora a ste cose” .
Silent Hill(Quota) (Replica)
Il tuo ultimo commento,Mik, che condivido (e si riallaccia alle considerazioni dell’ultimo post di Rino), è molto stimolante e mi ha fatto venire alla mente il celebre libello dell’abate Sieyes, “Che cos’è il terzo Stato”, che può essere considerato il Manifesto politico della Rivoluzione Francese.
Il libro inizia proprio con questa frase (divenuta l’emblema della borghesia in procinto di assumere il potere politico) :” “Che cos’è il Terzo Stato? Tutto. Che cos’è stato finora nell’ordinamento politico? Nulla. Che cosa desidera? Diventare qualcosa”.
Mi pare che il paradigma, sotto certi punti di vista e con un bel volo di fantasia, possa essere applicato alla questione femminile (e maschile) e che le donne si sentano (o siano state messe in condizioni di sentirsi) o vogliano sentirsi proprio come quella borghesia che era “tutto” ma non aveva ancora direttamente nelle sue mani il potere politico. Mi sembra che la sindrome di cui sono “vittime” e da cui sono oggi pervase abbia alla radice quello stesso modo di interpretare la realtà, mutatis mutandis.
Questo è stato possibile grazie a decenni di sistematico martellamento, palese e/o subliminale, che ha avuto come risultato proprio quello che evidenziavi tu. Le donne, come genere, sono state convinte di essere migliori degli uomini e proprio per questa ragione discriminate, messe all’angolo ed espropriate di ogni possibilità di incidere sulla realtà, oltre che del potere politico.
Badate bene, perché la differenza è sottile ma sostanziale. Non gli è stato detto:”Voi siete oppresse e sfruttate e quindi dovete ribellarvi a coloro che vi sfruttano e vi opprimono”. Il che sarebbe sacrosanto, e lo è stato laddove(non nell’attuale sistema, è chiaro) effettivamente alcune donne (non tutte, non le aristocratiche, non le borghesi,) hanno vissuto condizioni di subordinazione (come d’altronde la grande maggioranza degli uomini,ovviamente). Gli viene detto e gli è stato detto per decenni:”Tu, donna, in quanto tale, sei migliore degli uomini, hai qualità e peculiarità che loro non hanno e non potranno mai avere perché non gli appartengono, sei portatrice di valori altri che potranno addirittura cambiare il modo di stare al mondo dell’umanità intera. Tu sei addirittura immune dalla violenza che non ti appartiene perchè non sei neanche in grado di concepirla. Perché la violenza è maschile. E quindi, partendo da questo presupposto, se non concepisci la violenza, è logico e conseguente che non ti appartiene neanche il concetto di dominio, di potere dell’uomo sull’uomo, o dell’uomo sulla donna, che è invece caratteristica peculiare dei maschi, per i quali il potere, il dominio e la violenza sono di fatto iscritti nel loro codice genetico. Quindi solo tu, per queste tue caratteristiche, potrai finalmente costruire quell’ordine nuovo che gli uomini non sono stati capaci di realizzare perché oggettivamente impossibilitati a farlo”.
Ora io l’ho enfatizzata e banalizzata, per brevità, è ovvio, ma la sostanza è questa. L’hanno chiamata “specificità di genere”. Si scrive in questo modo ma in realtà si deve leggere “superiorità di genere”, anche se si guardano bene dall’affermarlo, per ovvie ragioni.
Appare quindi evidente, partendo da questo assioma, che è diventato, con il passare del tempo, sentire diffuso e cultura dominante, quale possa essere il sentimento profondo della grande maggioranza delle donne, tuttora convinte di essere vittime di una doppia ingiustizia. Non appunto quella di essere “solo” oppresse, ma quella di essere migliori dei loro oppressori e proprio per questa ragione, oppresse.
Al contempo, come abbiamo detto, sul versante opposto, gli uomini (la loro grande maggioranza)sono stati sottoposti ad un vero e proprio lavaggio del cervello che, oltre a colpevolizzarli, li ha convinti di essere inadeguati e incapaci di stare al passo con le sorti magnifiche e progressive del genere femminile.
Un vero capolavoro di ingegneria psicologica e culturale, va riconosciuto, che richiede una capacità di risposta adeguata e altrettanto sofisticata.
Che naturalmente ancora non c’è ed è ben al di là da venire.
Lavoriamo.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Però il lato “comico” della questione è questo (e sicuramente altri lo hanno già evidenziato prima di me): come avrebbero fatto degli “inferiori” a sottomettere delle “superiori” ?
Solo in virtù della superiore forza fisica? Beh, ma se è per questo anche i leoni, le tigri, i gorilla o gli elefanti sono fisicamente superiori agli uomini, ma non mi risulta che dominino il mondo… Anzi.
Marco(Quota) (Replica)
Concordo con quanto scrivono Mik e Fabrizio. Le donne si convoncono, fin da bambine, di essere superiori agli uomini perchè questo è ciò che viene loro detto costantemente. Viceversa, ovviamente, per i maschi. Un solo esempio: da sempre le ragazze hanno avuto rendimenti scolastici superiori a quelli dei maschi. Sia perchè più studiose o secchione, mentre i maschi adolescenti si “perdono” dietro al calcio e alla gnocca per l’esplosione testosteronica. E poi perchè, cosa altrettanto nota, le ragzze hanno uno sviluppo psicofisico più rapido dei ragazzi, i quali però recuperano il gap col tempo (e con gli interessi). Un tempo però, e mi ricordo benissimo quanto dicevano o lasciavano intedendere le stesse insegnanti, tutto ciò era pacifico. Non destava scandalo e non c’erano classifiche per sesso. Gli insegnanti più intelligenti e consapevoli, pensavano piuttosto a individuare il metodo didattico più opportuno per gli uni e le altre, che spesso differiva.
Ora invece, dato per scontato che le metodologie didattiche devono essere uguali (e visto la prevalenza di donne sono necessariamente quelle più adatte alle femmine), da un buon voto si deduce una superiorità intellettiva. Lo stesso accadeva ancora più a monte per i bambini in età pre-scolastica, laddove oggi è dato ascoltare genitori che dicono tranquillamente di due fratelli: “lei è più sveglia. E’ femmina”.
E’ così, prima ancora che per la pubblicità e i pomposi articoli idioti di tanti pennivendoli (tutte cose che seguono e contribuiscono a ingenerare quelle false convinzioni), che si formano i convincimenti. E’ il maintrean in cui siamo immersi. Tanto immersi che idioti patentati come Serra & Co. mancano si accorgono del loro profondo e insanabile masochismo, che però si accoppia anche con una altrettanto evidente mala fede. Perchè tutti quelli (politici, giornalisti, intellettuali, manegers etc) che pontificano sulle donne superiori e quindi represse nella possibilità di farsi valere per la loro capacità, se fossero coerenti e in buona fede divrebbero fare una sola cosa: dimettarsi, lasciare i cadreghini alle loro mogli amanti fidanzate così migliori di loro e ritirarsi a vita privata, fare i casalinghi, i domestici, e via servendo. Solo così sarebbero credibili almeno sul piano personale (non certo su quello oggettivo). Ma stiamo tranquilli. non lo faranno mai. Se non quando avranno il benservito proprio dalle loro venerate. Oppure, ci spero ma non ci credo, finchè non saranno cacciati da altri uomini finalmente rinsaviti.
armando(Quota) (Replica)
Il punto non è questo, Marco, altrimenti ci imbarchiamo in discorsi che lasciano il tempo che trovano sui concetti di presunta inferiorità o superiorità dell’uno o dell’altra…minchiate…
Il discorso è un altro. Si è cominciato da questioni che avevano, in parte (ho detto in parte), anche un loro fondamento (nessuna ideologia sarebbe credibile se non ne avesse qualcuno) e da lì, con il tempo, si è arrivati a costruire un paradigma, che è quello dominante e che conosciamo benissimo. Non è la prima volta che un fenomeno di questo genere accade nella storia. Sono stati tanti e diversi i processi storico-politici iniziati in un modo, proseguiti in un altro e trasformatisi in altro ancora. Così come quelli che hanno caratterizzato il passaggio da un’epoca a un’altra. Mi pare di poter dire che siamo nel pieno di una fase di questo tipo, non ancora ultimata, purtroppo. Ne vedremo ancora delle belle (si fa per dire…). Mi riferisco naturalmente a quel processo che vede sostanzialmente la messa all’angolo e la marginalizzazione del genere maschile, a partire naturalmente da quelli che noi abbiamo definito come “uomini beta”, cioè il nuovo proletariato maschile delle società contemporanee cosiddette complesse.
Un’”operazione” che naturalmente si inserisce all’interno di altri processi sociali, economici e culturali, strettamente collegata ad essi fino a diventarne l’asse centrale e strategica. So che quando mettiamo mano a questi argomenti c’è qualcuno, a “destra” come a “sinistra”, che ci accusa di essere degli “acchiappa fantasmi” , e ci suggerisce di mettere a riposo la nostra fantasia o di leggere meno fumetti di fantascienza, ma questo è quanto sta accadendo, a mio parere. E non ho timore di essere preso per visionario.
Quando, e ciò accadrà fra breve, i figli si potranno fare in vitro, in provetta o in laboratorio, e anche il “comando politico” sarà anch’esso gestito direttamente da donne (le quote rosa sono le prove tecniche di trasmissione, il più deve ancora venire), la frittata sarà fatta e un nuovo ordine dominerà sul pianeta. Un nuovo ordine “capitalista-consumista-femminil-femminista” (altro che femminismo figlio del Comunismo…mi viene da ridere…lasciamo stare va…).
E allora, forse, quegli stessi che oggi ci deridono, a “destra” come a “sinistra”, si dovranno ricredere.
Ma rischia, come purtroppo temo, di essere troppo tardi, e sarà una ben magra consolazione.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Pienamente d’accordo con quanto scrivi, Fabrizio. Il fatto che si diffondano certe convinzioni è probabilmente causato anche dal fatto che sono funzionali allo status quo. Prendiamo due dei principali cavalli di battaglia del femminismo o neo femminismo, ossia la scarsa rappresentatività femminile nei posti apicali e la differente retribuzione tra uomini e donne a parità di mansione lavorativa. Parto da quet’ultimo punto. Perchè qualche pezzo grosso che ne so del sindicato o della politica non prende la parola per smontare questa leggenda metropolitana? Non è solamente il timore di andare contro la vulgata dominante, l’anticonformismo ha sempre un costo, ma è anche il fatto che tutto sommato a chi sta in alto conservare la situazione attuale non dispiace affatto. Crerare ostilità tra uomini e donne ( “è l’uomo l’ostacolo al raggiungimento del proprio successo professionale” ) significa dividere quel fronte di opposizione , di contrasto agli equilibri di potere attuali, di natura clientelare-classista, il quale se fosse compatto potrebbe davvero incidere nella società attuale. Stesso discorso per quanto riguarda il primo punto: chiunque abbia fatto politica o sindacato sa perfettamente che le donne tendono a evitare in numero maggiore degli uomini mansioni di quella natura, preferendo occupazioni meno “stressanti”. Ciò spiegherebbe il diverso numero di presenze femminili e maschili nei posti di comando. Va inoltre tenuto in considerazione che la Confindustria e il più importante sindacato italiano sono oggi guidati da due donne, una prova in più dell’infondatezza di quel terorema, che vuole le donne tenute alla larga dai posti che “contano” dagli uomini. Ma perchè nessuno prende la parola per affermare queste verità? Si vede che è preferibile indirizzare l’attenzione, soprattutto delle donne, verso un avversario fittizio, piuttosto che spingere loro e tutti a prendere atto che il vero avversario non è l’altro sesso,ma la natura clientelare-classista di reclutamento delle classi dirigenti e non solo, e di conseguenza tutti coloro, in primis il femminismo o neofemminismo, che confonde le acque per poter semplicemente soddisfare il proprio desiderio revanscista, privando la società attuale di un vero fronte di opposizione popolare. Non è un caso che solo laddove il germe dell’ostilità e della contrapposizione tra i sessi non è stato ancora completamente instillato nella mente dei più, si osserva una lotta comune contro la reazione, vedasi movimento studentesco.
Ovviamente, come nel tuo caso Fabrizio, queste sono considerazioni di una persona che prende lucciole per lanterne :-)))))
Alessandro(Quota) (Replica)
Ho visto recentemente l’ultimo film di Luc Besson tratto da un fumetto dove l’elemento più interessante era il modo di rappresentare i personaggi femminili e maschili: una protagonista dal carattere molto deciso, sempre vincente, sostanzialmente sprezzante nei confronti degli uomini e piena di caldi sentimenti per la sorella invalida contrapposta a personaggi maschili insicuri, stupidi o ridicoli.
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Io credo che l’elemento “più interessante” sia proprio Luc Besson, che se non vado errato è un uomo ?? di 51 anni…
Credo proprio che grandi registi come Sergio Leone si stiano rivoltando nella tomba e chiedendo:
“Ma che cazzo è successo in questi ultimi ventun anni?”
(Leone morì nell’ ’89).
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I luoghi comuni nel cinema sul maschile e femminile ci sono sempre stati, oggi certe battute sulle donne non si fanno più, ma quello del regista è rimasto un mestiere maschile.
Leonardo(Quota) (Replica)
@alessandro
Va inoltre tenuto in considerazione che la Confindustria e il più importante sindacato italiano sono oggi guidati da due donne, una prova in più dell’infondatezza di quel terorema
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l’ho fatto presente io ,di questa situazione ,risposta “una goccia in mezzo ad un mare di maschilismo”
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ma passare per le vittime conviene sempre ,sopratutto quando non lo si è ,o meglio lo erano tempo addietro ,
per me la parolina magica che risolverebbe tutti questi problemi esiste e si definisce “meritocrazia” altro che quote rosa o come voleva un candidato a sindaco di milano 50-50 ———————-
credere di essere vittime e credere di essere migliori è la peggior combinazione che si possa ottenere,perchè tutto sfocia in una rabbia incontrollata ,ma basta prendere anche il calcio ad esempio ,quando si perde di solito si da la colpa all’arbitro ,difficilmente si riconosce la bravura dell’avversario ,di solito si dice ,senza quell’arbitro potevamo tranquillamente vincere ,la stessa cosa per il neofemminismo ,senza gli uomini si può tranquillamente vincere , non li fa fuori fisicamente ,ma li degrada iniziando dalla violenza sulle donne e via dicendo cosi da deviare “l’arbitro” che sarebbe poi ,l’opinione pubblica ,in un laconico “gli uomini ,tutti mascalzoni (per non dire peggio)”
tutto questo a scapito della bravura ,dell’impegno e anche della prediposizione che un essere umano ,uomo o donna che sia ,ha per fare bene…..
vero che le donne prendono voti più alti ,per i motivi che ha citato alessandro
ma a questo cito un anedotto raccontato da mio fratello
interrogazione di geografia , due ragazze interrogate tutto fila liscio ,come al solito ,ma ad un tratto l’insegnate gl idomanda cosa sono i meridiani e i paralleli ,scena muta perchè era fuori dalle “pagine di studio ” e sempre in ambito scolastico il vitimismo lo si esprime con il pianto di solito , mi ricordo che un compagno di mio fratello (io facevo una scuola tutta al maschile) teneva conto dei pianti ,in un giorno scrisse”oggi c’è stata una ecatombe”
mauro recher(Quota) (Replica)
@ Fabrizio –
Il punto non è questo, Marco, altrimenti ci imbarchiamo in discorsi che lasciano il tempo che trovano sui concetti di presunta inferiorità o superiorità dell’uno o dell’altra
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Fabrizio, si trattava soltanto di una provocazione…
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@ Fabrizio –
(altro che femminismo figlio del Comunismo…mi viene da ridere…lasciamo stare va…).
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Fabrizio, perdonami, ma io devo ancora capire dov’è che qualcuno ha testualmente scritto ciò.
Ovvero, mi è capitato di leggere altrove che il femminismo sarebbe fortissimamente colluso con la sinistra italiana (e non) piuttosto che con la destra (questo sì), ma che qualcuno abbia sostenuto che il femminismo è letteralmente figlio del Comunismo (quello con la c maiuscola), francamente non l’ho letto da nessuna parte. Non escludo che mi sia sfuggito, essendo arrivato ad occuparmi di certe questioni solo di recente.
Per il resto ho compreso benissimo quello che vuoi dire.
Marco(Quota) (Replica)
Infatti, Marco, su questo sito non lo ha mai sostenuto nessuno, ma in altri ambiti del movimento maschile è l’interpretazione ricorrente. In realtà sappiamo bene che le cose sono messe in modo estremamente più complesso. Tutt’al più, questo senz’altro, il femminismo nasce e si sviluppa nell’ambito della nuova sinistra radicale o radicaleggiante, figlia del ’68 e di quel periodo storico e subito dopo in quella liberal” mentre era completamente assente in quella storica, in tutte le sue tradizioni e correnti, nessuna esclusa.
Ma, come abbiamo spiegato più e più volte, i fenomeni storici si evolvono, mutano, a volte radicalmente, fino a diventare spesso completamente altro rispetto a quelle che erano le loro ragioni originarie. Proprio il femminismo, in tal senso, è emblematico.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)