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Non sono ancora passati 25 anni e sembra che siano passati dei secoli.
25 anni fa, a metà degli anni ’90, eravamo tutti indaffarati a ballare la Macarena, per le strade di New York o nella Convention dei democratici, assieme a Hillary Clinton. A Tokyo e a Caracas. Anche a Roma. Tutti, bambini e anziani, uomini e donne, bianchi e neri, senza distinzione di razza né sesso. Quel ritmo contagioso spruzzava allegria e gioia, e ci faceva muovere spensieratamente in una comunione di intenti che rendeva il mondo e l’umanità più felici.
La Macarena ormai è un lieto ricordo. Da novembre è arrivato il nuovo inno dell’umanità, e ce l’ha regalato il femminismo: “Un violador en tu camino” (Uno stupratore sulla tua strada), anche se sarebbe più corretto denominarlo secondo il ritornello “lo stupratore sei tu”.
(https://www.youtube.com/watch?v=CLHTAymEYzs)
(https://www.youtube.com/watch?v=aF9ECnXiVNY) (https://www.youtube.com/watch?v=mjhGYeKHkbQ)
La canzone ha avuto un successo folgorante, le performance, nelle piazze e davanti ai più importanti monumenti, si sono succedute ovunque a Santiago, Bogotá, Madrid, Barcelona, París, Sydney, … nella versione originale in spagnolo, e in altre lingue, in francese, in inglese… Scommetto che per l’8 marzo staremo ballando anche qui in Italia “lo stupratore sei tu”. Universale successo.
Ma le analogie tra la Macarena e “lo stupratore sei tu” finiscono qui.
PRIMO, i partecipanti. L’inno femminista lo ballano solo le donne. E per ora donne giovani, molto giovani, ragazze, quelle che hanno avuto la grande fortuna di aver visto impiantare già dalla scuola il seme del conflitto (o dell’odio?) tra i sessi. Uno sguardo veloce tra i numerosi video a disposizione in Youtube, le immagini delle piazze affollate di danzatrici rivendicatrici nell’immensa piazza di Città di Messico o di Santiago tradiscono le loro giovani età. Femminismo di quarta ondata. Uomini per forza esclusi, secondo copione tipicamente femminista.
«Negli anni ’60 al grido di “noi, donne”, le femministe invocano un universo tutto femminile, promuovono l’esclusione degli uomini e incoraggiano la “sorellanza” in esclusiva.» (La grande menzogna del femminismo, p. 958; citazioni esempi pp. 970-971)
SECONDO, la forma. La Macarena era un ballo leggero, disinvolto e spesso eseguito in maniera caotica, libero da uniformi o simboli. L’inno femminista è effettuato in maniera organica e simbolica, richiama l’atteggiamento militare, occhi bendati, braccia alzate (tipico simbolo identitario di esclusione e ostilità). Addirittura in alcune performance sono proprio in formazione militare, in riga come un plotone.
«Il linguaggio militarizzato, avvolto in un’aura di guerra di liberazione, non lascia adito a false interpretazioni. Gli scritti femministi sono pervasi da metafore militari e concetti negativi e aggressivi quali dominio, stupro, autoritarismo, conquista, lotta, nemico, oppressore, combattimento, sottomissione, liberazione, misoginia, distruzione del patriarcato, asservimento, tirannia, schiavitù, ecc. Il pugno alzato (simbolizza la resistenza), raffigurato all’interno del classico simbolo femminile, è il loro simbolo. Sono latitanti i termini rappacificatori quali cooperazione, collaborazione, essere umano, servizio, comprensione, ascolto, umiltà, amore, ecc.» (La grande menzogna del femminismo, p. 1070; citazioni esempi pp. 1081-1082)
TERZO, le intenzioni. “Dai al tuo corpo allegria Macarena, che il tuo corpo è per darle allegria e cose buone”, e dopo aver ballato la Macarena avevamo tutti nel corpo allegria e cose buone.
“Lo stupratore sei tu”, “è femminicidio”, “è stupro”, “lo Stato oppressore è un maschio stupratore”, alla fine della performance l’inno femminista ha fatto incazzare tutti. Alle donne, che a forza di ripeterlo si sentono vittime di uno Stato oppressore che li stupra. Agli uomini che si sentono diffamare e accusare tutti in maniera generica di essere stupratori. Altro che cooperazione tra i sessi.
La domanda da farsi è: quanti stupri ha evitato questa performance? Quanti veri stupratori ha convinto a non stuprare? Questo inno, come le infinite campagne anti-maschili contro la violenza servono solo a colpevolizzare gli uomini e a vittimizzare le donne, a tutti gli effetti non servono ad altro che a esasperare il conflitto tra i sessi e ricavare sovvenzioni per associazioni femministe.
«Il femminismo consiste nell’accusa universale all’uomo, nella soppressione dei suoi bisogni e diritti, nella negazione della sua parità, nell’assoluta negazione di quella sofferenza maschile causata dalle donne.» (La grande menzogna del femminismo, p. 45)
QUARTO, le parole. Odio. Vorrei approfondire due punti.
a) “Lo Stato oppressore è un maschio stupratore”. Cinquanta anni dopo, ecco le parole della femminista storica Kate Millett né “La politica del sesso”. Domanda: se le forze repressive statali sono maschili perché le prigioni sono piene di maschi?
«Il fatto che le forze coercitive (esercito, polizia…) siano in mano agli uomini dimostra quanto la società sia patriarcale e opprima le donne (Millett), il fatto che queste forze colpiscano prevalentemente gli uomini, …» (La grande menzogna del femminismo, p. 1105; citazione di Kate Millett, p. 1140)
b) “Il patriarcato è un giudice / che ci giudica per essere nate / e la nostra punizione / è la violenza che non vedi”. Se la violenza non si vede l’argomento è incontrovertibile. Per forza hanno ragione, chi può negare l’esistenza della violenza “invisibile”.
«Il femminismo non è solo un’ideologia camaleontica, che a ogni smentita s’arroga il diritto di reinterpretarsi, ma le sue verità sono talmente evidenti da essere addirittura invisibili! La difficoltà di falsificare argomenti che, per definizione, sono invisibili, come ad esempio il “soffitto di cristallo”, è evidente. Il principio è quello di invocare una “realtà nascosta” non verificabile, “opaca”, che rende qualsiasi pretesa giusta, e qualsiasi conquista ingannevole, dilatando senza scadenza lo status di vittima, perché il sessismo è “invisibile”». (La grande menzogna del femminismo, p. 1108)
Alcuni esempi (citazioni e fonti sono riprodotte succinte e incomplete) tratti da “La grande menzogna del femminismo, pp 1142-1143:
«… la misoginia e l’odio per le donne è così diffuso da essere quasi invisibile» (Le donne e la pazzia); «…le forme larvate di disuguaglianza e contro il sessismo rampante…» (Storia delle Donne. Il Novecento); «La violenza invisibile. … opera nell’oscurità dei corpi”….» (Corriere della Sera, La violenza invisibile. Come parlarne?); «La prostituzione, la violenza carnale e la molestia sessuale alle bambine da parte degli uomini adulti sono così comuni da essere solitamente invisibili …» (Le donne e la pazzia); «… anche l’occhio più attento non si rende conto di quanto la discriminazione delle donne sia una costante dal primo giorno in cui si nasce femmina. …» (Corriere della Sera); «La violenza ancora invisibile» (El Mundo); «…il tetto di cristallo che per millenni ci ha impedito di arrivare nelle stanze del potere…» (Corriere della Sera); «… invisibile struttura …» (El Mundo); «…il valore della crescita femminile va difeso da alcune insidie, magari invisibili….» (Corriere della Sera); «Il pericolo della riscossa patriarcale è sempre in agguato, in forme spesso invisibili» (Storia femminile del mondo); «… Rimangono meccanismi invisibili …» (Historia de las mujeres en España y América Latina); [A proposito della campagna #MeToo] «Le attrici hanno reso visibile un sistema di dominazione che continua ad essere invisibile» (El Mundo)
L’8 marzo tutte le donne pronte a ballare.
L’8 marzo tutti gli uomini pronti a sopportare.
7 Commenti
Segnalo una notizia fresca, dall’Argentina: un neolaureato ha deciso di prendere in giro le femministe mettendosi un costume e facendo una parodia della canzone di cui parla Santiago.
La rettore dell’università, saputo il fatto, gli ha revocato la laurea e ha costretto l’alunno a rifare la tesi, e a seguire obbligatoriamente un corso accademico di femminismo. Le ideologie totalitarie non ammettono il dissenso. Il femminismo è un’ideologia totalitaria.
https://www.clarin.com/sociedad/polemica-universidad-privada-egresado-burlo-festejo-lucha-feminista_0_xHZzdj0-.html
Enrico(Quota) (Replica)
Complimenti per il grandissimo lavoro svolto con la pubblicazione dei due volumi.
Aspetti apparentemente insignificanti, come i balli in voga in un determinato periodo, sono invece illuminanti per comprendere il clima relazionale vigente.
La macarena diventa di moda agli esordi della globalizzazione neoliberista, con internet che è sconosciuto alla quasi totalità dei cittadini. Mancavano, o erano ncora in una fase embrionale-immatura, i due principali “alleati” del femminismo oggi trionfante, o comunque gli strumenti che poi avrebbe utilizzato per imporre in Occidente e nelle sue periferie i suoi diktat.
Shura(Quota) (Replica)
https://femdominismo.wordpress.com/2019/12/31/europa/
mauro recher(Quota) (Replica)
Non mi concentro su riferimenti e argomentazioni, tanto parziali quanto opinabili.
Piuttosto, la vera lacuna di quanto esposto sta nella mancata considerazione del fenomeno – questo sì incontrovertibile, trattandosi di numeri – delle donne uccise in Messico e Cile – in quest’ultimo paese nasce “un violador en tu camino”, anche per la violenza di genere mascherata con la repressione attivismo politico femminile (non femminista).
Da qui viene infatti il “motivo” della benda sugli occhi, usata fin sotto la dittatura di Pinochet, che, arrivato in Europa, è stato travisato in strumento per celare la propria identità.
Anche la formazione pseudo-militare sembra più un motivo canzonatorio per una società irreggimentata che è contrastata dai movimenti certi più liberi e scomposti che accompagnano il ritornello – che termina non a caso con un fermo dito puntato contro chi agisce violentemente nei confronti della libertà femminile di vestirsi e muoversi senza condizionamenti.
In questo senso, il riferimento a Macarena e la citazione di quello specifico verso – la cui traduzione corretta “Che il tuo corpo ti dia [è fatto per ricevere] gioia e cose buone” – non potevano che essere meno adatti, in quanto emblematicamente il testo e il video della canzone sono perfetti esempi dello sguardo desiderante maschile, e forse machista
Uno sguardo che non ha interesse nel rivedersi negli occhi femminili, in quanto interessato unicamente al loro corpo (il flashmob è così anche una sapiente mise-en-abyme).
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Gabriele(Quota) (Replica)
“fenomeno – questo sì incontrovertibile, trattandosi di numeri – delle donne uccise in Messico e Cile”
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Mi potresti cortesemente comunicare quei numeri (anche con link)?
Foxtrot(Quota) (Replica)
Gabriele ha scritto: “la vera lacuna di quanto esposto sta nella mancata considerazione del fenomeno – questo sì incontrovertibile, trattandosi di numeri – delle donne uccise in Messico e Cile”
Tratto da “La grande menzogna del femminismo” pag. 753:
“Il neologismo di femminicidio «è salito alla ribalta delle cronache internazionali dai fatti di Ciudad Juárez, città al confine tra Messico e Stati Uniti, dove dal 1992 [fino a 2011] più di 4 500 giovani donne sono scomparse e più di 650 stuprate, torturate e poi uccise e abbandonate ai margini del deserto. Per Messico e Guatemala, l’indicazione di inserire nella legislazione nazionale il femminicidio come reato arrivò direttamente dall’ONU» (Corriere). Nel 2009 in Ciudad Juárez ci furono 163 donne e 2 494 uomini vittime di omicidio.
In Messico la percentuale di vittime di omicidio per sesso è di 89,8% maschi e 10,2% femmine, con un tasso di 23 uomini e di 2,5 donne ogni 100mila abitanti per una popolazione di 112 milioni. Pertanto, il numero annuale di vittime di omicidio s’aggira intorno 28 560, dei quali 25 760 maschi e 2 800 femmine; moltiplicati per gli anni dal 1992 al 2011 e mantenendo gli stessi tassi annui di omicidi, rappresentano grossomodo 571 000 vittime complessive. La cifra di 5 150 femminicidi (4 500 + 650) ha dato luogo a numerosi incontri, conferenze e l’intervento dell’ONU sulla legislazione del Messico. Le 566 000 vittime restanti, di cui 515 000 uomini, non hanno meritato lo stesso interesse.” (La grande menzogna del femminismo, p. 753)
Non conosco il tasso di stupro in Messico o Cile, ma conosco il tasso in Spagna, un paese per reddito e pericolosità molto simile al Cile: è bassissimo, lo trova nelle tavelle che pubblica annualmente l’INE (ISTAT spagnola) sotto la voce “condannati per stupro”. Scommetto che una tavella (e risultati) simile viene pubblicata in Italia dall’ISTAT. Senza conoscere i dati, potrei scommettere che il tasso di Cile non è molto diverso da quello italiano. Farebbe bene ad informarsi e diffidare.
Anche in Spagna c’è un allarme femminicidi, tanto da far emanare urgentemente nel 2004 una legge pressoché unica che elimina la parità tra i sessi e la presunzione di innocenza maschile, malgrado in realtà i tassi di omicidi di donne nel rapporto di coppia fosse uno tra i più bassi al mondo (come tra l’altro quello italiano). Nel 2002, anno previo alla campagna di allarmismo sul femminicidio, il 25% delle vittime di omicidio di coppia erano uomini, e il numero di uomini suicidi divorziati o in corso di divorzio/separazione era 17 volte più elevato delle donne uccise in coppia. Dal 2004 il governo spagnolo non pubblica più i dati degli uomini suicidi secondo il loro stato. (La grande menzogna del femminismo, p. 631)
Altri confronti sono possibili lungo tutto il libro. Consiglio di leggere letture alternative.
Bisogna leggere, leggere, leggere…
santiago(Quota) (Replica)
santiago,
Bhè, ovvio, sono paesi dominati dal narcotraffico e da una classe politica a loro soggetta se non omertosa, è palese che siano più violenti rispetto ai nostri… quindi il tasso di stupri e violenze varie è superiore.
sì, ha ragione Gabriele, il balletto “un violador” si capisce se uno conosce le dittature alla Pinochet\Videla.
Ma purtroppo i maschilisti non le conoscono e quindi prendono fischi per fiaschi e roma per toma
Stella(Quota) (Replica)