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L’ammucchiata al Governo sta ormai definendo le modalità con cui verranno spesi i prestiti in arrivo. Il banchiere deve mediare sulle richieste delle varie forze politiche, ma non sulla richiesta del partito femminista, alias Pd, di considerare le donne, e i giovani (quindi ancora in parte donne) fino a 36 anni, giusto per confondere le acque, come sesso di serie A, quindi meritevole di almeno il 30% di posti garantiti per legge per tutti gli euro che verranno spesi. Sono infatti tutti d’accordo, partendo dai sindacati.
Fino a oggi i posti garantiti per legge erano assegnati alle categorie penalizzate da un destino avverso. Una scelta di civiltà. Ma quanto proposto dal partito femminista non ha niente di civile, per quanto il partito più ridicolo che sia mai apparso sulla scena politica dell’Italia repubblicana se ne faccia vanto. Non ci vuole certo un genio per capire che la più bassa occupazione femminile in Italia è dovuta a scelte di vita; prediligere il ruolo di casalinga a quello di lavoratrice retribuita, e al rifiuto, legittimo, che le donne mostrano verso certi tipologie di lavoro e di mestieri, svolti invece dagli uomini. Basta un po’ di buon senso, ossia considerare uomini e donne diversi nel loro approccio al mondo del lavoro, per interpretare le statistiche Istat sensatamente e non certo stracciandosi le vesti come fanno gli ipocriti rappresentanti politici.
Ipotizziamo un imprenditore, o forse meglio imprenditrice visto le leggi a favore, che voglia incassare i soldi pubblici del recovery e che operi nel settore delle infrastrutture-edilizie. Ipotizziamo che abbia bisogno di 100 persone fra tecnici e operai. Dal momento che di operai donne non ne troverà, dovrà obbligatoriamente assumere il 30% di donne tra i tecnici (ragionieri, geometri, ecc.). Il lavoro “sporco”, quello rischioso, sempre più appannaggio degli uomini, quello “comodo”, sempre più appannaggio delle donne. Questo è il futuro che ci attende. D’altronde il testo del recovery plan è chiarissimo sotto questo profilo, visto che invita le aziende ad adottare tutte le misure possibili per rendere fattibile l’occupazione femminile anche in settori che abitualmente non la vedono presente.
Ritornando quindi all’argomento affrontato in questo ottimo articolo http://www.linterferenza.info/attpol/la-produzione-culturale-strumento-soft-power-delle-elite-sulle-masse/ l’industria culturale ha creato le premesse perchè simili obbrobri vengano considerati progresso e c’è riuscita in pieno, perchè così come nessuno più s’indigna sul fatto che Cristiano Ronaldo e affini guadagnino più di tutto il Burkina Faso (semmai ci si scandalizza del RDC), cosa impensabile fino a tutti gli anni Ottanta, così nessuno o quasi più s’indigna quando un genere viene considerato a prescindere meritevole di un trattamento di favore. Ciò che appare tragicomico è che a esserne vittime sono principalmente coloro che militano a sinistra, cioè in teoria coloro che dovrebbero fare Cultura, cioè demistificare in proposito. Anche in questo caso viene quindi confermata la tesi contenuta nell’articolo che ho già citato.
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