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04 Apr 2024  |  0 Commenti

Ilaria Salis. Le reali questioni politiche dietro la rappresentazione mediatica

Ieri sera nel salotto di Floris il padre di Ilaria Salis ha pronunciato le seguenti parole: “Mia figlia è in carcere perché è una donna, perché è antifascista e perché non è ungherese”.

Ora, un padre direbbe e farebbe di tutto pur di tirar fuori la propria figlia dalla galera, e questo ci sta tutto ed è ciò che lo nobilita. Dopo di che se crede o meno in ciò che dice o sia solo una escamotage per aiutare la figlia non lo sappiamo perché non siamo nella sua testa e, tutto sommato, è anche irrilevante saperlo.

Chiarito questo, lo spropositato can can mediatico che questa vicenda in sé e per sé insignificante sotto il profilo giudiziario ha scatenato è dovuto in larga parte proprio al fatto che si tratta di una donna. Se infatti, si fosse trattato di un uomo, sarebbe stato considerato come un pericoloso e violento estremista in primis da quell’Unione Europea che finge di indignarsi per le condizioni di detenzione della stessa Salis e della loro spettacolarizzazione (le catene ai piedi e alle mani, portata al guinzaglio da una guardia come un cane). La stessa “sinistra” che soprattutto in vista delle prossime elezioni europee ha fatto del caso Salis uno dei suoi ennesimi ipocriti cavalli di battaglia, non avrebbe speso neanche un millesimo di quell’enfasi che sta profondendo nella sua difesa se la Salis fosse stata “un Salis”. E questo è il primo aspetto di grande ipocrisia di tutta la vicenda.

Poi ci sono i risvolti politici, quelli che contano veramente e che hanno fatto sì che questa vicenda si ingigantisse oltre misura rispetto alla sua reale entità (che in sé, come ripeto, è quasi nulla). Quali sono questi risvolti politici?

L’Unione Europea ha interesse a tenere l’Ungheria aggrappata al suo carro – e per la proprietà transitiva a quello americano – e per questo è disposta a sborsare una montagna di quattrini ogni anno per il governo ungherese e a chiudere gli occhi sugli aspetti liberticidi della legislazione di quel paese in materia di diritti. Del resto, l’UE chiude gli occhi di fronte a contesti ben peggiori sia in casa propria – penso alla Polonia (che è molto peggio dell’Ungheria di Orban ma è allineata e coperta e soprattutto visceralmente antirussa) – sia fuori del proprio orticello; penso in questo caso ad Israele e al genocidio che sta perpetrando a Gaza con la complicità di tutti i governi europei.  Figuriamoci quindi se il problema può essere il governo ungherese che non è certamente meno reazionario di quello polacco o italiano. Se l’UE, ipotesi per assurdo, fosse coerente con quanto proclama di essere, cioè paladina dei diritti e della democrazia,  non avrebbe dovuto permettere all’Ungheria così come alla Polonia (che infatti prima dello scoppio ufficiale della guerra in Ucraina era osteggiata per le sue politiche xenofobe e omofobe) di entrare a far parte dell’Unione.

Dal canto suo Orban rivendica la sua indipendenza e sovranità e invita l’UE a non intromettersi nei suoi affari interni, però i quattrini a palate dell’UE li prende eccome, e in cambio non si prende neanche un immigrato, anzi, fa circondare il paese da fili spinati, torrette con mitragliatrici e guardie con pastori tedeschi. E naturalmente, nello stesso tempo, strizza l’occhio a Mosca. Mutatis mutandis, potremmo dire che ci sono degli aspetti comuni fra Orban ed Erdogan, con la differenza che il primo non ha neanche un centesimo della potenza economica e militare del secondo e quindi ha un peso specifico (e di ricatto) molto minore ma comunque sufficiente per tenere in scacco l’UE che non può permettersi defezioni, specialmente mentre è in corso la guerra in Ucraina e l’imperativo categorico è tenere insieme tutto il carrozzone in funzione antirussa.

E’, dunque, evidente, qual è la partita che si sta giocando. La sorte ha voluto che questa ragazza – che di politica a mio parere capisce molto poco, altrimenti invece di andare in Ungheria a cercare di impedire un raduno nazista (cosa in sé e per sé giusta perché nessun paese sedicente democratico dovrebbe permettere un simile scempio, ma sicuramente all’ultimo posto dell’agenda politica nell’attuale fase storica) sarebbe andata a manifestare la sua rabbia a Washington, Londra, Bruxelles Tel Aviv e Parigi – si sia trovata in mezzo ad un gioco politico infinitamente più grande di lei e sia diventata una sorta di oggetto di trattativa politica fra il governo ungherese, quello italiano e la stessa Unione Europea.

Questo “gioco” viene ovviamente occultato e camuffato dai media e trasformato nel solito teatrino mediatico da talk show per cui da una parte c’è la “sinistra” che invoca ai diritti e ad un antifascismo stucchevole e di maniera contro il governo “fascista” ungherese, e dall’altra la destra che sostiene il diritto di Orban a fare quel che gli pare in casa sua. Facce della stessa medaglia, della stessa ipocrisia e soprattutto dello stesso sistema capitalista (e imperialista) che si declina in forme politiche diverse e in tal modo produce inevitabilmente anche delle contraddizioni. La vicenda Salis è in realtà la vicenda “UE-Ungheria” e tale dovrebbe essere chiamata. Reazionario è il governo ungherese e altrettanto reazionari, sia pure in forme diverse, sono i governi europei.

In tutto ciò – dispiace dirlo perché comunque non è bello vedere una persona in galera e in catene da ormai un anno e mezzo senza essere ancora processata (l’accusa mi pare tuttora fumosa e non è ancora stata definita nei particolari) – Ilaria Salis risulta di fatto (al di là delle sue intenzioni e delle sue convinzioni ideologiche che non conosco ma che posso intuire) essere funzionale al versante liberal, cioè quello egemone, dell’Unione Europea. Tutt’al più una persona ingenua che, di fatto, viene oggi utilizzata per finalità politiche che poco o nulla hanno a che vedere con l’antifascismo vero (che è una cosa molto seria e che hanno praticato i nostri nonni e i nostri padri e in parte anche quelli della mia generazione, certamente non pontificando in un salotto mediatico o digitando su un telefonino…).

Come se ne può uscire concretamente?

A mio parere c’è una sola possibilità. Passate le elezioni europee, il governo italiano e quello ungherese potrebbero arrivare ad un accordo. Innanzitutto si tratterebbe di silenziare mediaticamente la cosa, poi di far passare un periodo di tempo fra i sei e i sette mesi, dopo di che la Salis potrebbe essere condannata ad una pena relativamente lieve (ad esempio per aver partecipato, e quindi per responsabilità morale, ma non avere materialmente agito nell’aggressione ai due neonazisti), diciamo tre o quattro anni di reclusione, ma avendone scontati già due gliene rimarrebbero uno o due che potrebbe scontare ai domiciliari, in Ungheria o in Italia. A quel punto, con i riflettori spenti e le acque che si sono calmate, questa soluzione potrebbe essere una via d’uscita che salverebbe la faccia sia del governo ungherese che di quello italiano.

Lo faranno? Questo non sono in grado di dirlo, dipende anche dall’evoluzione della situazione politica europea in seguito alle elezioni, dall’andamento della guerra in Ucraina, da quanto Orban sarà in grado di reggere il braccio di ferro con chi lo tiene in vita finanziariamente, cioè l’UE, e da chi prevarrà nelle prossime elezioni presidenziali in USA.


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