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In vista della manifestazione di Roma del 4 ottobre in favore di una vera applicazione della legge sull’affidamento condiviso, pubblichiamo questo coraggioso articolo, uscito oggi sul Fatto Quotidiano, a firma di Marcello Adriano Mazzola:
Figli, il falso affidamento condiviso – Marcello Adriano Mazzola
38 Commenti
Grazie della segnalazione!
fabriziaccio(Quota) (Replica)
La trasmissione Omnibus sulla 7 ha aperto questa mattina con la drammatica vicenda del bambino di Padova conteso dai genitori e prelevato dalla polizia a scuola. Sono presenti (si svolge nel momento in cui scrivo) giornalisti di varie testate, fra cui il più noto (e blasonato) è Battista del Corriere della Sera, ed esponenti politici del PDL, del PD e della lega Nord.
Proprio Battista, interpellato per primo dalla conduttrice, ha aperto il giro di opinioni sostenendo che la politica non c’entra nulla con questa vicenda (!!!), seguito a ruota da tutti gli altri giornalisti ed esponenti politici che hanno ribadito il suo stesso concetto, con la sola eccezione, devo dire, del giornalista del Fatto Quotidiano, che ha invece ricordato la tragedia della non applicazione della legge sull’affido condiviso e soprattutto che i figli vengono usati dai genitori come strumento di ricatto dell’uno sull’altro (naturalmente rimanendo nel generico e senza specificare che nel 90% dei casi il genitore affidatario è la madre e che questo genere di ricatto viene perpetrato nella stessa percentuale dalle ex mogli nei confronti degli ex mariti…va bè, meglio una mezza verità piuttosto che il nulla…).
Insomma, per questi signori, la politica non c’entrerebbe nulla con questa vicenda. Milioni di uomini e padri separati di cui un gran numero che vive al di sotto della soglia della povertà, leggi sistematicamente non applicate (ricordiamo che il 4 ottobre si è svolta a Roma una importante manifestazione sulla bigenitorialità indetta dalle varie Associazioni dei Padri Separati insieme al Movimento Femminile per la Parità Genitoriale alla quale abbiamo aderito e partecipato come Movimento degli Uomini Beta), migliaia e forse decine di migliaia (non dispongo dei numeri) di accuse per molestie e violenze nei confronti degli ex (mariti) che si rivelano essere false nel 90 o 95% dei casi, centinaia di migliaia di drammi familiari che si consumano quotidianamente, e questi signori hanno l’ardire di sostenere, anche un po’ seccati, che la politica non c’entra nulla con queste questioni che, secondo loro, riguarderebbero la sola sfera privata delle persone.
Se la politica non ha nulla a che vedere con queste questioni, che riguardano milioni e milioni di persone, qualcuno deve spiegarmi con cosa dovrebbe avere a che fare la politica.
Incredibile….
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
questo padre, però, quello del caso in questione, è indifendibile. Dal mio personale punto di vista. Uno che è cpace di fare questo a un figlio, è capace di tutto.. Mi dispiace, ma qui il bene e il confine dell’individuo bambino non è mai stato il primo dei pensieri per nessuno degli adulti coinvolti, dalla madre, al padre, al giudice, alla poliziotta che dice alla zia, “Io so’ io e tu nun sei un c***o”. Su questo CORPO ci sono passati sopra tutti.
diait(Quota) (Replica)
“Uno che è capace di fare questo a un figlio, è capace di tutto..”
Fare cosa?? sai cosa è l’alienazione genitoriale?? Se non sapete le cose, informatevi, eccheccazzo.
fetore di stalla(Quota) (Replica)
Ho letto parecchio, in questi ultimi trent’anni, sulle memorie post-traumatiche, gli abusi e i falsi abusi, le memorie represse, le false memorie represse, le guerre della memoria, la pas, la non-pas, Gardner, Loftus e compagnia cantando. E a tutt’oggi non mi risulta che qualche studioso di diritto o di salute mentale abbia convalidato una teoria mai sottoposta a peer review, e mai inserita nel DSM. (Non capisco, quindi, come possa fare testo in aula…). Della Pas penso più o meno quello che penso dell’ADHD e del Ritalin.
Di un genitore (maschio o femmina) che sottopone il figlio al trattamento che abbiamo visto, “per il suo bene”, penso male. A meno che il bambino non fosse in imminente pericolo di vita.
Ma essendo quella una vicenda che si trascina da sei anni, e in cui evidentemente le responsabilità non sono di una sola persona, ma di tante – madre, giudice e poliziotta compresi (qui ti diranno che alle donne non applico mai sconti) – posso solo aggiungere che venire al mondo è un terno al lotto, e che questo bambino è stato sfortunato.
Mi consola solo pensare che il tempo passa, e che presto sarà grande e potrà, se vuole, sfanculare tutti. Ooops, scusate.
Ho apprezzato come su FaS è stato trattato il tema, cercando di alleggerirlo dal carico emotivo. Per me è un po’ difficile, in casi del genere, ma va bene.
diait(Quota) (Replica)
“fetore di stalla” sei parente di “scroto di elefante”?
Sei un creativo ed hai tutta la mia ammirazione, come nickista.
diait(Quota) (Replica)
Diait, continui a non capire nulla, Io non sono entrato nel merito della PAS(che comunque esiste, nonostante gli abusologi odiatori di padri separati la neghino), io parlavo semplicemente della pratica dell’alienazione genitoriale senza entrare nel merito se comporta una sindrome medica(Pas) o no. Che ci siano tante madri possessive,malevoli e incarognite che plagiano i loro figli,guidate da avvocati che fanno leva sulla conflittualità tra ex coniugi per arricchirsi, è un dato di fatto. A prescindere se la PAS esista o no.(ed esiste, la negano gli psichiatri “basagliani” e simili, in quanto per loro la psichiatria è “autoritaria”, quando invece non è così, oltre che gli avvocati abusologi disonesti che fanno soldini attraverso false accuse, false accuse che sono l’80% del totale, parola della magistratura)) Non hai capito e non capisci nulla. Spiacente.
fetore di stalla(Quota) (Replica)
vabbè. Non è il caso di entrare in polemiche personali. Avrai le tue ragioni per dire quello che dici, come me.
diait(Quota) (Replica)
“Fetore di stalla” (più tutta la sequela di nick), non capisco perché tu debba dire a Diait che non capisce nulla. Lei ha una posizione, relativamente alla Pas, tu ne hai un’altra. Punto. Non vedo nessuna ragione per la quale si debbano creare conflitti o esasperare gli animi.
Cerchiamo di comportarci tutti/e da persone mature. Chi esprime posizioni diverse dalle nostre non è un nemico. Possono esserci opinioni differenti rispetto a questa o quella questione, e allora? Dove sta scritto che deve esserci unanimità su tutto? O pensiamo che avere idee dissonanti con le nostre significhi automaticamente non capire nulla?…
Come hai potuto constatare tu stesso, con Diait diamo spesso vita a dei bei “teatrini”, ma nessuno dei due ha mai detto all’altro/a che non capisce nulla. E non solo per ragioni formali.
Cerchiamo di costruire e di non configgere solo per il gusto di farlo.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
x fetore
certo che l’alienazione genitoriale esiste: è quando un genitore ti impedisce di vedere con regolarità l’altro genitore, e tu (bambino) ci stai male. O quando un genitore ti parla continuamente male dell’altro (e viceversa), e tu ci stai male. E’ quando la famiglia di un genitore o di entrambi), anziché contribuire a un riequilibrio ci mette il carico da undici, e tu ci stai male.
Ma se per ogni “tu ci stai male” spuntasse una malattia, il DSM sarebbe l’Enciclopedia Britannica.
Per il resto, sono d’accordo che la maggioranza dei genitori “alienanti” siano probabilmente donne. Figuriamoci, sfondi una porta aperta.
Ma non è con un altro abuso che si rimedia a un abuso.
diait(Quota) (Replica)
In merito alla questione del padre di Padova e del figlio trascinato sull’asfalto, mi è capitato oggi di origliare una trasmissione ripugnante in cui mi pare ci fosse la Venier o qualcosa del genere…ovviamente le donne del programma, pressoché TUTTE, assieme al ripugnantissimo avvocato della controparte materna, insinuavano sottilmente (ma non abbastanza da non essere sgamati da gente consapevole) che in fin dei conti il bimbo voleva e doveva quindi stare con la mamma, e sempre nella loro sottile ed untuosa ben nota maniera ( ben nota a tutti i Quemmisti) cercavano di fare passare anche il padre come “un po’” colpevole…signori, vi è sfuggita una cosa importante: è LA MADRE CHE HA SOTTRATTO PER LUNGO TEMPO IL FIGLIO AL PADRE, è LA MADRE che ha bellamente TRASGREDITO LE INGIUNZIONI DEL TRIBUNALE, ovviamente senza minimamente pagare pegno: è la madre che ha imposto all ‘ex marito di NON VEDERE PER ANNI il PROPRIO FIGLIO…è LEI, solo LEI e UNICAMENTE lei che ha iniziato e reiterato un danno e solo per la propria arroganza! Inutile, e anzi dannoso, volere ORA attaccare “per essere imparziali” anche il papà e andargli, ipocritamente, a dire che “voi genitori state massacrando il bambino”: ma come, la madre si è tenuta per anni il pupo in esclusiva e ora quel poveraccio del padre viene chiamato in correo? Sembra di sentire quelli che accusano un truffato di essere il primo colpevole della truffa subita “perché non è stato attento”. Ben hanno fatto i poliziotti a tirare via quel povero figlio dalle grinfie della strega. Un piccolo trauma per evitarne di peggiori, oltre a quelli che che l’arpia gli ha già propinato. Hai voglia a dire “il bambino con la madre va bene a scuola e si esprime bene”. A me viene da pensare: ecco un altro secchione idiota castrato prima ancora della pubertà dalla madre arpia…probabilmente, se non si riuscirà FINALMENTE a estromettere quella stregaccia dalla vita del figlio per almeno cinquemila anni, ecco pronto un altro maschio pentito che scriverà panzane contro il proprio stesso genere. Se giustizia esistesse -e la giustizia, a parafrasare De Gregori, è sempre lontana dalla legge – la madre RAPITRICE dovrebbe pagare LEI e SOLO LEI per il SEQUESTRO di ANNI ai danni di suo figlio; se giustizia esistesse, quel ragazzino, plagiato e stuprato da sua madre, dovrebbe essere dichiarato ufficialmente ORFANO DI MADRE.
Manolius(Quota) (Replica)
Tornando sul caso in questione.
< manolius:
Ma la madre, per quanto "alienante", resta madre. (Come resta padre il padre "alienato".) Questo significa che il bambino cresciuto con lei ha dei sentimenti nei suoi confronti, una sua (lunga, in questo caso) esperienza di vita comune, e una sua posizione al riguardo. Tutte cose che di colpo vengono cancellate, come se non contassero niente, quando finalmente, dopo anni di lotte intestine, il genitore "alienato" ha la meglio e vince.
Tutto si è ridotto alla fine a uno scontro tra "titani" (so to speak), in cui il bambino resta pedina .
Mi auguro solo che da stasera il padre si adopererà perché suo figlio possa vedere al più presto la madre e le persone di famiglia a cui è abituato, perché torni a scuola, nella sua classe, e alle sue cose. Se no, tra lui e la ex-moglie che differenza c'è?
diait(Quota) (Replica)
La situazione è oggettivamente molto complessa e di difficilissima soluzione. In realtà avete ragione un po’ tutti. Manolius è nel giusto quando dice che è la madre che ha sottratto per anni il figlio al padre,allontanandolo da lui e impedendogli addirittura di vederlo. L’origine del problema è lì. Su questo non ci piove.
D’altro canto è anche vero quello che dice Diait , e cioè che al di là dei torti della madre, il bambino ha vissuto con lei, non è che da un momento all’altro lo si può prendere e consegnare al padre (che pure è legittimato ad averlo con sé) come se nulla fosse, con un poliziotto che lo tira per un braccio e la madre dall’altro.
Di certo la soluzione non può essere quella di separarlo in quella maniera traumatica dalla madre, né tanto meno i diritti del padre possono essere ignorati.
La frittata, purtroppo, è stata fatta. Ora si tratta, per quanto è possibile, di salvaguardare il bambino ed evitargli ulteriori traumi. Come si suol dire, “ubi maior, minor cessat”.
Io non sono un esperto ma a naso credo che si dovrebbe lavorare per un percorso graduale che deve necessariamente coinvolgere più attori: psicologi, assistenti sociali, esperti in materia e naturalmente i due genitori (e in particolare la madre, essendo lei quella che impediva il rapporto tra il figlio e il padre) che non possono essere lasciati soli a gestire questa situazione e che devono in qualche modo essere messi nella condizione di trovare un accordo per il bene del figlio.
Ciò detto, è comunque sempre utile ribadire che, a parti invertite, sarebbe ovviamente stato scatenato il finimondo politico-mediatico, con il “padre-padrone sequestratore di figli” criminalizzato e sbattuto in prima pagina (oltre che in galera).
Questo non dimentichiamolo altrimenti corriamo il rischio anche noi di osservare i fatti senza la necessaria lucidità.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
PAS o meno…io mi chiedo come mai nessuno si interroga sul fatto che in Italia il sistema di affidamento dei minori è obsoleto e quindi dannoso. La realtà attuale è che in Italia ci sono tantissimi bambini a cui viene di fatto privato il diritto di crescere con uno dei due genitori cercando i soliti capri espiatori nella polizia, nei magistrati o tra le parti in contesa e che poi vengono subliminati al cubo in artificiali ricostruzioni giornalistiche (le peggiori a mio giudizio sono quelle televisive poichè mirano direttamente all’emotività del pubblico più sensibile attraverso immagini ad effetto). Comunque questa triste vicenda che mescola tanti temi delicati con il risultato di rendere il tutto informe,vaniquescente e inafferabile , mi ha colpito e non poco l’ispettrice di polizia dall’attegiamento da MARCHESE DEL GRILLO…Ora infatti si denota gia uno scaricabarile all’interno degli uffici di Polizia coinvolti con tanto di annunci di azioni disciplinari…Ho trovato questo link molto apprezzabile su questo fatto: http://mobbing-genitoriale.blogspot.it/2012/10/il-bambino-di-padova-qual-e-la-vera.html
Diego(Quota) (Replica)
Concordo con Marchi, che ognuno ha le sue ragioni. Ma la parte debole qui non sono né padre né madre, ma il figlio. Sottoposto a un letterale “squartamento”. Non per tirare in ballo Salomone, ma se fossi stato il padre avrei detto NO. Qualsiasi cosa, ma questo no.
Che poi non si parli della questione cui allude Diego, non direi. Per fortuna qui e altrove se ne parla e tanto. Ormai escono film e fiction, libri e articoli, non tutti fedelissimi e trasparentissimi, ma se ne parla. Le donne e il loro comportamento in sede di separazione è stato da più parti (anche femminili, vedi Bernardini Pace) strasputtanato, se già non bastasse a sputtanarsi da solo.
D’altra parte esistono anche madri e padri che si fanno in quattro per cercare di rendere meno traumatica la separazione, e questo va ricordato. Madri o padri che ogni settimana o ogni mese affidano il figlio/i figli per il week-end a un genitore inaffidabile e irresponsabile (che magari beve, o si droga o è violento) pur di non esasperare la situazione. Seguo in questo periodo uno di questi casi. E’ atroce. Il bambino vomita e fa la pipì a letto, prima di essere “tradotto” dal padre. Che ha i suoi diritti, certo, ma sono diritti che andrebbero ance meritati.
Una riflessione a parte (scusa Fabrizio) è quella su una società autoritaria e paternalista, in cui la responsabilità individuale e il cavarsela da soli sono cose malviste e godono di pessima stampa, mentre nessuno ha da eccepire al fatto che la responsabilità ultima e la decisione ultima sulla nostra vita possa spettare a un terzo esterno ed estraneo ai fatti, quello che dovrebbe tutelare, portare ordine e sorvegliare. Lo abbiamo visto in azione, durante lo squartamento del bambino (o quando ci troviamo di fronte a un TSO e via dicendo). Be’, per onestà intellettuale, se la società che vogliamo è quella dei tutelati e tutelanti a vita, dovremmo accettarlo di buon grado e zitti come – appunto – un male minore.
D’accordo. Lo accetto. Ma trovo per lo meno ipocrita, a questo punto, agitare come uno spauracchio il ritorno della “legge della giungla”. Perché, questa che è?
diait(Quota) (Replica)
Non mi meraviglia il casino provocato da quel video.
Mi meraviglia il silenzio, a suo tempo, marzo 2012 (non un secolo fa), su questa notizia:
http://www.lettera43.it/cronaca/43033/ferrara-botte-al-bimbo.htm (link serio)
http://www.corriere.it/cronache/12_marzo_10/ferrara-botte-figlio-di-3-anni_c577cb3a-6ace-11e1-8b63-010bde402ef9.shtml?login=ok (link minimal-femminista)
Oppure di quest’altro:
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=442902&IDCategoria=1
Non ne voglio fare una questione di sesso, ci saranno anche delle donne, delle madri, in situazioni analoghe. Ma chissà perché, il mio diavoletto interiore insiste nel suggerirmi che non c’è paragone.
E sempre lui, maledetto, mi insinua il dubbio che la Convenzione di Istambul (che recepiremo prima delle prossime elezioni, “promessa” della Fornero), art. 48 ad esempio, non farà che peggiorare la situazione.
https://docs.google.com/open?id=0B6gpS9zR7YIEYk1DZktDU2hpajQ
Luigi Cuor di Ghiaccio
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Chiarisco meglio la mia posizione nel merito, onde evitare fraintendimenti.
Chi ha ragione e chi ha torto in questa vicenda?
Vado per esclusione.
A mio parere la polizia, in questo caso, non ha nessuna responsabilità. Le ha in moltissimi casi, e spesso anche di gravi, ma non in questo. I funzionari di polizia si sono limitati ad eseguire le decisioni dei magistrati. Di conseguenza mettere sotto accusa la polizia, come è già in parte avvenuto e sta avvenendo, è soltanto un’operazione ipocrita, uno specchietto per allodole, un depistaggio ad hoc rispetto alle vere responsabilità che a mio parere, se vogliamo fare un’analisi strutturale delle cose (prescindendo dal caso specifico che è la cartina al tornasole di una situazione purtroppo assai più generalizzata), sono da individuare nella cultura neofemminista dominante che ormai da tempo condiziona e controlla ciò che abbiamo definito la “psico-eto-sfera” di questa nostra società. Le leggi, approvate dal parlamento e applicate dalle autorità giudiziarie, sono solo gli effetti, il risultato finale della cultura che sta alle spalle e sopra la società civile (a sua volta pervasa da quella stessa cultura dominante).
Non solo, il potere occulto di questa “cultura” nella “psico-eto-sfera” arriva addirittura a condizionare le decisioni della magistratura (e qui c’è invece una quota di responsabilità da parte dei giudici) se è vero, come è vero, che la stessa legge sull’affido condiviso (frutto di una lunghissima battaglia civile delle associazioni dei padri separati) viene sistematicamente inapplicata, e il genitore affidatario finisce per essere sempre o quasi la madre (ex moglie).
Chiarito a priori questo punto fondamentale, dal generale torno al particolare.
In virtù del ragionamento di cui sopra, non c’è dubbio che la madre del bambino sia in torto. Forte di questa situazione ha potuto allontanare e di fatto sottrarre il figlio al padre.
Se andiamo bene a vedere, anche la spettacolarizzazione dell’evento, come è stato giustamente fatto notare da alcuni, non è stata affatto imparziale. Il bambino che piange e si dispera (questa è l’unica cosa comprensibilissima e giustificatissima), strappato alla madre, i poliziotti che lo trascinano con la forza per consegnarlo al padre, quando anche i sassi sanno ormai perfettamente che queste situazioni di figli “sequestrati”vedono protagoniste le madri nella grandissima maggioranza dei casi. Ma questo nessuno lo ha spiegato.
Il tutto è stato presentato al pubblico come il caso di due genitori separati che non riescono a mettersi d’accordo e si contendono il figlio per ripicca.
Eh no, le cose non stanno così, e non stanno così, come ripeto, nella stragrande maggioranza dei casi. Tu, cara Diait, hai portato un esempio in cui un bambino viene di fatto costretto, con tutte le sofferenze del caso, a stare con il padre, ma ti assicuro che sono a conoscenza diretta e personale di molti casi in cui al padre è stato di fatto sottratto il figlio e per sempre, con conseguenze psicologiche e addirittura psichiche spesso devastanti.
Quindi anche la ricostruzione dell’intera vicenda da parte dei media, ha ragione Manolius, è stata come al solito parziale se non faziosa. E questo, ovviamente, per le ragioni che ho già esposto nella premessa e sulle quali non torno.
Il padre ha sbagliato? Sì, probabilmente, nonostante tutto (cioè nonostante le sue ragioni e i torti della moglie) non doveva comunque prestarsi all’operazione di polizia (che era stata comunque ordinata dal giudice) e alla quale lui ha scelto di partecipare, molto probabilmente se non certamente proprio per cercare di limitare la sofferenza del figlio e di rendere meno traumatica la separazione con la madre. Quindi, diciamo che ha sbagliato ma non è colpevole di nulla, a differenza della moglie.
Ciò detto,è evidente che, giunti a questo punto, la priorità assoluta deve essere il benessere del bambino. Tutto il resto deve passare in secondo piano. E quindi, se è necessario, e per me lo è, un percorso soft che preveda un distacco graduale dalla madre (non definitivo, ovviamente, non stiamo mica qui a consumare vendette, l’obiettivo è la crescita sana e per quanto possibile, serena, del bambino) , seppur consapevoli delle gravi responsabilità di quest’ultima, è bene che questo venga portato avanti nei tempi e nei modi necessari.
Un ultima considerazione. La madre per prima dovrebbe essere sottoposta ad una psicoterapia e ad un percorso di rivisitazione e riorganizzazione (termini del tutto impropri ma non ne trovo altri e comunque ci siamo capiti…) complessiva della sua stessa esistenza, perché una donna che sottrae il figlio al marito, oltre a commettere un reato grave, non sta bene, vive un disagio psichico profondo che la la porta sconfinare in atti gravi e lesivi nei confronti degli altri (figlio ed ex marito, in queto caso).
P.S. Relativamente a quanto scrivevi a margine del tuo ultimo post, personalmente rifiuto sia il modello di società autoritaria, patriarcale o matriarcale, che la legge della giungla, anche perché il risultato alla fin fine è il medesimo: c’è chi domina e chi è dominato. Cambiano solo i mezzi e le modalità:più sofisticati nella prima ipotesi, più rozzi e brutali nella seconda.
Credo (ma questa è una riflessione che va ben al di là della QM), anche se può sembrare utopistico e irrealizzabile, che oggi ci siano in potenza le condizioni complessive (economiche, tecnologiche, ecc.) per cominciare a pensare concretamente la possibilità di un nuovo orizzonte per l’umanità.
Ma questo è un discorso lunghissimo che chiudo immediatamente prima ancora di aprirlo…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
E’ inutile, nella vicenda del bambino di Padova il mio diavoletto interiore ha definitivamente sopraffatto, legato e imbavagliato, l’angioletto.
Sono in pratica posseduto da lui.
E mi fa fare considerazioni assai imbarazzanti.
Penso che l’unica maniera per liberarmene sia parlarne pubblicamente.
Certo ci starebbe un’altra maniera: chiamare un esorcista.
Ma ho il sospetto che Santa Madre Chiesa ne approfitterebbe per “carpirmi”. Ed allora le butto cosi, in ordine sparso.
– Sono l’unico che quando i media sparano notizie in questa maniera si irrigidisce e pensa: perché lo fanno? Perché mirano alla mia pancia? Non è che vogliono fottermi mettendo in black-out il mio cervello? E se si, per quale motivo? Ecco che allora in automatico mi zittisco. E aspetto. Aspetto di avere più elementi per poter dare un giudizio più ponderato. Per carità, non la verità rivelata, solo un giudizio con più elementi. Perché se reagisco di pancia ho l’impressione di fare il loro gioco e far parlare i miei di pregiudizi. Che ho, come tutti. E probabilmente contano proprio su di questo. Maledetti (*).
– Perché una trasmissione come “Chi l’ha Visto”, solitamente molto accurata ed attenta alle dinamiche psicologiche e sociali (tanto da fornire lei stessa elementi di approfondimento a spettatori e inquirenti) in questo caso (tra l’altro l’oggetto sociale del programma non è la gente scomparsa?) spara una notizia in quella maniera, senza un approfondito quadro di contorno?
– Perché tutti e tutte a sgolarsi che cosi no, non si fa. E sono pure d’accordo (è l’angioletto che mugugna qualcosa da sotto il bavaglio ….). Ma poi ci si astiene dal dire come. Nascondendosi ipocritamente dietro una volontà del bambino. Bypassando (ipocritamente) che tutti i tentativi “umani” erano stati esperiti e che l’unica maniera per non dico prelevare il bambino, ma solo vederlo era di farsi aiutare da una squadra anti-sequestri. E bypassando anche quello che, grande come una casa , si evince anche dal solo video: l’assoluta inadeguatezza di quella famiglia (ascoltate solamente, senza guardare il video per non farvi distrarre dalle immagini, la cosiddetta zia …. un vero trattato di una certa antropologia sociale) a garantire la formazione di una “libera volontà” nel bambino.
– Inoltre, perché, come già ho fatto notare nel precedente commento non fa notizia:
1) un bambino di tre anni, affidato anch’esso al padre, ma sottratto dalla madre e ricoverato in ospedale con fratture alla mascella, alle costole, un ematoma in testa e trauma cranico, ecchimosi e lividi, bruciature su tutto il corpo (che poi possa essere stato il compagno della stessa rende ancora più evidente la sua, di lei, incapacità genitoriale). Sottratto al padre dicevo, ma con i servizi sociali (e quindi i giudici) al corrente della residenza della donna ma evidentemente inerti fino alla tragedia. E se in questo caso il bimbo fosse morto, come avrebbe reagito l’opinione pubblica? Non è che magari avrebbe invocato l’esercito senza se e senza ma?
2) che una moglie separandosi possa “sparire” con i figli operando una scelta senz’altro rischiosa per gli stessi e nonostante tutto, questo sia permesso (la storia di Bari)?
Perchè? Solo una questione di media meno potenti? O c’è dell’altro?
Umpf….. umpf ….. oh .. oh … s’è liberato l’angioletto. Mi fermo qua.
Probabilmente ci sarà un prossimo commento di rettifica politicamente corretto ….
…………………………………………
(*) Ci tengo a precisare che il comportamento descritto non è legato all’argomento specifico ma è generale. La mia reazione ad un “certo” modo di fare giornalismo, televisivo (soprattutto) e non.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
va beh.. Luigi sei in buona compagnia: anche Simonetta Matone magistrato del Tribunale di Minorenni mi pare abbia fatto tacere il tipo con l’aureola e stia facendo parlare il tipo col forconcino
segue link con l’intervista
http://www.dirittoeminori.com/pages/bambino-allontanato-a-padova-intervista-alla-dott-matone-magistrato-minorile/
Rita(Quota) (Replica)
“Simonetta Matone: perché quel video, le ridico, non si può guardare. Io ho tre figli ormai grandi. Mi sento male a vederlo, non lo voglio vedere. Però sono una persona che ragiona e mi pongo delle domande.
………………………………..
Grazie dottoressa. Grazie.
Per averlo detto. Da donna. E soprattutto da magistrato.
A quando il turno di un uomo? E’ cosi difficile ragionare e porsi delle domande?(*)
Ma forse non è una questione di ragionamento. Forse è solo ed unicamente una questione di coraggio. E quello, lo sappiamo, se uno non ce l’ha, non se lo può dare.
………………………..
(*) Qui mi riferisco, come accennato da Fabrizio, al silenzio dei politici, giornalisti, magistrati, etc. … su questi problemi. Non percepiti come politici e lasciati in appalto alle donne. Più che alle donne, alle diverse organizzazioni che pretendono di rappresentarle.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Luigi posseduto dal diavolo non c lo vedo proprio. Stai dicendo cose assolutamente ragionevoli, cambia solo la prospettiva. In realtà siamo tutti d’accordo, almeno su un punto. Non si poteva e non si doveva vedere, quella scena.
Poi ognuno parla dalla sua prospettiva: la mia è quella del bambino in quel momento, ma altre restano valide e legittime – tutte.
Risottoscrivo quanto scrive Marchi. Non c’è un vero disaccordo di fondo su niente, tra di noi, solo diversi punti di osservazione: c’è chi giustamente chiama in causa l’ipocrisia dell’indignazione a gettone, chi ne fa un discorso di responsabilità e di colpe, chi sottolinea omissioni e semplificazione, e via dicendo.
Ma credo che quel barbaro squartamento seguito da un totale e immediato azzeramento di dieci anni di vita di un bambino che – davvero – non credo proprio che ora sia “sereno” come dice il padre (ragione di più, per me, per ritenerlo poco credibile, almeno sulle reali motivazioni del suo gesto) non possa essere considerato un bene da nessuno. Neppure come “male minore”.
diait(Quota) (Replica)
(x luigi: * il certo modo di fare giornalismo è l’unico, ormai, e trasversale. I giornali sono strumenti di propaganda politica, e ogni fatto che accade è e deve essere usato a quello scopo. Sono tutti lottizzati e imbevuti di retorica politico-ideologica, ed è veramente una gigantesca buffonata parlare di “informazione” o di giornalismo.)
diait(Quota) (Replica)
Segnalo questo post di buon senso di Fikasicula sull’argomento del bambino di padova:
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/10/13/di-bambini-e-indignazione-teleguidata/
Maurizio(Quota) (Replica)
Segnalo questo sito, che parla del matrimonio odierno ed anche delle problematiche dell’affidamento condiviso:
http://homodus.wordpress.com/2012/10/13/matrimonio-2-0/
Damien(Quota) (Replica)
“Io ho tre figli ormai grandi. Mi sento male a vederlo, non lo voglio vedere.”
Solipsismo: incapacità di vedere il mondo se non è direttamente riferito alla propria esperienza.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
A me sembra, che nonostante tutte le mistificazioni, minimizzazioni e conformismi sessisti dei media, il fenomeno stia esplodendo in faccia a tutti e a tutte.
Quanto tempo, quante altre sofferenze, quanti altri drammi dovranno verificarsi perché ci si decida ad affrontare il problema con equità e giustizia?
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/10/17/e-venne-fuori-la-fobia-collettiva-del-padre/
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
http://finchelalegge.blogspot.it/2012/10/sessanta-milioni-di-consulenti-tecnici.html
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
http://www.genitorisottratti.it/2010/09/suicidio-muore-un-papa-bologna.html
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
“Le cose saranno vive e i vivi saranno cose”
(Philipe K. Dick nel racconto di fantascienza “IL Vulcano 3”)
In Francia sta passando la legge per cui su tutti i documenti non ci sarà più “padre” e “madre” ma “genitore 1” e “genitore 2”. Fra un pò anche in Italia?
La perdita del concreto per l’astratto magari rappresentato da un codice alfabetico o numerico (o alfanumerico), ha un vantaggio. IL vantaggio è quello ben conosciuto nei lager: più difficile sentirsi in colpa per aver gasato non un padre di tre figli, di 40 anni, sposato con una ragazza, (ecc.) ma il numero, per esempio, 57320 o trentamila sequenze di numeri. Ma anche più difficile è soffrire l’impossibile se si è un numero. Nei supermarket invece, alle merci, è dato tutto un’altro rispetto e “naturalmente” è il contrario: compro Margherita, la lavatrice, o Mastro Lindo, il superdetersivo. Nessuno si sogna di chiamare la lavatrice Margherita coi termini “lavatrice H573” o Mastro Lindo con “detersivo 1”. Si comincia sempre da lì, dal concreto sostituito con l’astratto. Ma poi, qui e ora, restano concretissimi e ineludibili la carne e il sangue di cui siamo fatti e ci dobbiamo tornare a fare i conti.
cesare(Quota) (Replica)
Sottoscrivo al 100%, caro Cesare. La tua lucidità nonché capacità analitica e interpretativa (così come quella di Armando), sono patrimonio solo di coloro che hanno una determinata formazione filosofica, se me lo consenti. Pensaci bene…
Le merci, dunque, vengono personalizzate (gli esempi che hai portato sono perfetti), mentre le persone vengono contestualmente spersonalizzate e spogliate della loro identità (psicologica, sessuale ecc.).
La merce diventa (è già diventata) il feticcio, così come il denaro del resto, l’oggetto (merce) per eccellenza, astratto e successivamente reificato e “feticizzato” al contempo, mentre gli esseri umani diventano (e sono già in larga parte diventati) gli strumenti attraverso cui la merce stessa si riproduce, con la inevitabile conseguenza che gli esseri umani stessi diventano di fatto merci. Uomini e merci diventano quindi concettualmente indistinguibili.
Il mega centro commerciale, per fare un esempio molto pratico, è la materializzazione simbolica, ma anche vivente e oggettivata di questo processo; più di una fabbrica, di un ufficio, di un luogo di lavoro dove, in qualche modo, nonostante i rapporti e le condizioni di produzione alienati e alienanti, gli uomini riescono comunque a non perdere completamente la loro identità, comunque minacciata e fortemente indebolita.
Mi pare di poter dire che il rapporto con la merce, concettualmente e non solo praticamente intesa, è più estraniante che non quello con lo strumento di lavoro, sia esso il computer , il compasso, il trapano o il martello pneumatico
Forse mai come oggi prima d’ora, questo processo è di fronte ai nostri occhi.
E in tutto ciò c’è chi si balocca con la differenza e l’oppressione di genere, le quote rosa per il paradiso, le primarie, i rottamatori e i rottamati (non so chi sia peggio…).
Che bellezza…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Fabrizio: “Mi pare di poter dire che il rapporto con la merce, concettualmente e non solo praticamente intesa, è più estraniante che non quello con lo strumento di lavoro, sia esso il computer , il compasso, il trapano o il martello pneumatico”
Assolutamente si, e per dirla con Guy Debord, quello con la merce “spettacolo” ancora di più, perchè virtualizza e rende definitivamente astratta la vita.
Il problema, per tutti, è come e da che parte uscirne, ossia come riconquistare quella “carne e sangue” di cui parla Cesare, che è poi semplicemente la vita, in un mondo nel quale la tecnologia sembra in grado di riprodurre a suo modo ogni processo vitale, distorcendolo e facendone un simulacro artificiale (il matrix) sempre più indistinguibile dall’originale. Il problema è enorme, implica ad esempio anche il concetto di libertà. Sembrerebbe infatti che la tecnologia consentisse all’uomo moderno alcune libertà che l’uomo antico, ancorato strettamente alla natura, non aveva. Ma se la tecnologia è quella che produce quel distacco dal naturale e quella reificazione e mercificazione della vita, quelle libertà sono davvero libertà? La risposta più apparentemente semplice sembrerebbe quella classica, per cui il problema si risolve se è l’uomo a mettere la tecnica al suo servizio e non viceversa. Ma non è così semplice perchè come in Matrix la tecnica tende ad autonomizzarsi e costituirsi in sistema in grado di progredire per logiche interne, anch’esse tecniche, che prescindono dai rapporti sociali di produzione, e che anzi li sussumono. Si pone allora il problema non di come usare la tecnica ma di come limitarla, nel caso anche drasticamente. E questo è un discorso assolutamente politico che sottende però una concezione antropologica e filosofica la consapevolezza della quale è totalmente assente in tutti, ma proprio tutti, i movimenti politici che contuinuano a baloccarsi con le cose che dici tu. Sono ciechi. E mi perdonerete se sostengo che, nonostante tutto, l’unica istituzione che questi problemi e interrogativi drammatici se li pone è la Chiesa, magari tentando risposte anche non interamente condivisibili. Anzi, diciamo meglio, non la chiesa ma le religioni trascendenti, tutte. Perchè sono consapevoli, in quanto rimandano a un Dio creatore, il limite dell’uomo.
armando
armando(Quota) (Replica)
Armando, mentre rispondevo al tuo commento mi sono reso conto che l’argomento in questione e la ricchezza dei temi, meritavano un vero e proprio articolo che ho pubblicato nello spazio degli “editoriali” dal titolo “Capitale, tecnica, etica, democrazia” (la mia risposta, quindi, la troverai nell’articolo).
Ho fatto una specie di tavola rotonda, per così dire, pubblicando anche il primo commento di Cesare che ha dato il via a questa importante e interessantissima riflessione. Sono certo che non avrete nulla in contrario. Ciò dimostra peraltro come anime diverse, anche se con formazioni filosofiche in larga parte comuni, possono dare vita ad un dialogo alto, democratico e civile.
Spero che questo nostro confronto possa essere anche un segnale per tanti di quegli uomini che orbitano in qualche modo nel movimento maschile che perdono il loro tempo polemizzando scioccamente e senza costrutto, insultando e sparacchiando menate di vario genere su questo o quel blog.
P.S naturalmente il dibattito è apertissimo a chiunque voglia dare il suo contributo, ciascuno con i mezzi che ha a disposizione econ il linguaggio che gli è proprio, senza crearsi problemi di nessun genere. Tutti gli uomini, diceva Kant, fanno filosofia, quindi non creaiamoci problemi che non esistono e che non devono esistere. Questo è un movimento di uomini in carne, ossa e sangue, non un circolo di “intellettuali da salotto”.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Interessante.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Questa sentenza innescherà sicuramente una marea di giaculatorie. Di tutti i tipi. I siti mainstream l’hanno lanciata come esempio di illuminato progresso.
Io però, anche se con molta circospezione (non conoscendo nemmeno sommariamente, ad oras, i fatti) ci vedo anche, se non soprattutto, un pregiudizio nei confronti del padre (che al fine contestava solamente l’affido esclusivo) che ha due grandi difetti che non può ovviamente evitare: è uomo ed è islamico.
Inoltre il mio amico diavoletto ( 👿 ) mi ha posto questa imbarazzante domanda alla quale non so rispondere: ma se la coppia omosex fosse stata maschile avremmo avuto questa sentenza?
Cassazione apre a coppie omosessuali: “Famiglia gay non dannosa per figli”
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
un po’ a margine, ma non poi tanto, così sentenzia la Cassazione:
“il mero pregiudizio che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale”
http://www.corriere.it/cronache/13_gennaio_11/cassazione-coppie-omosex_a2e8425c-5bfa-11e2-b348-07f13d8a1ca0.shtml
Roberto Buffagni(Quota) (Replica)
Mi scuso. Ero di fretta, non ho guardato i post precedenti, e ho dato di nuovo la notizia della Cassazione.
Per chi è interessato al tema, su questo blog letterario, “Le parole e le cose” c’è una megadiscussione alla quale ho partecipato anche io. Il dibattito è interessante.
http://www.leparoleelecose.it/?p=7419
Roberto Buffagni(Quota) (Replica)
Pregiudizio antipaterno e antislamico. Sicuramente. Ma anche qualcosa di più profondo. E’ la strada per eliminare, prima nel codice civile come in Spagna, poi nelle menti, i concetti di madre e padre e di uomo e donna.
armando
armando(Quota) (Replica)