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Oppressione femminista e questione maschile
di Fabrizio Marchi – Piotr Zygulski – 23/06/2013
Fonte: Arianna Editrice
Fonte: Arianna Editrice
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15 Commenti
Grazie, ora leggo…
L’articolo comunque l’ho trovato… e si può leggere al seguente link:
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=45712
Jan
Jan Quarius(Quota) (Replica)
lol …
Ho appena cliccato sull’immagine e mi è apparso lo stesso link.
Sorry, non lo sapevo…
Jan Quarius(Quota) (Replica)
Un mio breve (giuro…) commento in una discussione su Facebook con alcuni amici e amiche del MFPG:
” Bisogna vedere cosa intendi, Giacomo, quando dici che la minigonna è un problema di chi guarda e non di chi la indossa.
La “minigonna girofica”, metafora di un sesso (concettualmente prima ancora che praticamente, mercificato) sbattuto in faccia agli uomini da mane a sera e in tutte le salse fin da quando sono in fasce (con conseguenze e danni psicologi enormi, anche se sottaciuti) è in realtà uno strumento di controllo, gestione dominio sugli uomini stessi.
Se la leggiamo in questo modo non c’è alcun dubbio che la “minigonna girofica” sia un problema di chi guarda, non certo di chi la indossa. Per chi la indossa è appunto un “arma”, peraltro consapevolmente usata.
Non a caso il femminismo deve capovolgere completamente la situazione sostenendo che le donne si vestono in quel modo perché costrette dalla società maschilista che le vuole conciate in quel modo. Menzogna di proporzioni colossali, come sappiamo. La cosa paradossale, ai limiti e oltre i limiti del grottesco, è che le stesse che sostengono che le donne in occidente sarebbero obbligate a determinati costumi, sono le stesse che sostengono che le donne nel mondo islamico sarebbero obbligate a coprirsi , naturalmente sempre dalla società maschilista e patriarcale. Quindi sia che si “smutandino”, sia che si coprano, è comunque sempre e soltanto colpa della società maschilista. Comunque la si metta, le donne sono oppresse, sempre dovunque e comunque.
Quando però qualcuno prova a dire che forse sarebbe più opportuno che le donne la facessero finita di utilizzare il sesso come un’ “arma” e quindi anche di vestirsi in un certo modo, gli viene risposto che le donne devono avere la libertà di vestirsi come gli pare, quindi di “smutandarsi”.
La conclusione logica è una sola: sono le donne che decidono, in base al loro capriccio e alla loro convenienza, quando indossare la “minigonna girofica” è un’imposizione maschilista e quando è invece un atto di libertà.
Il che equivale a dire:”Sono io che creo la Verità, la Verità è ciò che sta bene a me, è ciò che mi conviene”.
Anche da questi piccoli esempi si comprende molto bene cosa sia in realtà il femminismo nella sua natura più profonda: volontà di potenza, al punto tale di avere la pretesa di stabilire di volta in volta, in base al proprio utile, cosa sia vero e non vero.
Il femminismo è un’ideologia totalitaria, che ha nel relativismo assoluto uno dei suoi tratti fondamentali. Quello stesso relativismo assoluto tanto caro ai cantori della tecnica e del capitalismo.
Ergo: femminismo e capitalismo, sono facce di una stessa medaglia. Quando tutto il movimento maschile lo avrà ben compreso e abbandonerà le anticaglie ideologiche vetero o neo tradizionaliste da una parte e quelle “progressiste” e “politicamente corrette” dall’altra, avremo fatto un passo da gigante”.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
continua…
“E’ evidente, Giacomo, che la “minigonna girofica”, come peraltro ho già detto è solo un simbolo, una metafora. Ciò che voglio dire è che la sessualità, utilizzata in un certo modo, è uno strumento di dominio al pari di altri e a mio parere oggi, nel mondo capitalistico occidentale cosiddetto avanzato, molto più potente di altri.
Per questa ragione il sesso viene mercificato, come ripeto,a livello concettuale e psicologico prima ancora che pratico. E questa mercificazione concettuale, che piaccia o no (e a me non piace e preferirei non dire certe cose ma vi sono costretto dalla realtà), è stata fatta propria dalla maggioranza delle donne che l’hanno scambiata per libertà ed emancipazione, consapevolmente o inconsapevolmente. Questo è il dato drammatico. Questo è ciò che le nostre amiche dovrebbero spiegare alle altre donne. Quando le donne smetteranno di utilizzare il sesso come strumento di gestione e contrattazione (e in ultima analisi di dominio) con gli uomini e sugli uomini avranno fatto la loro vera rivoluzione, quella che fino ad oggi NON HANNO MAI FATTO.
Il capitalismo ha ben intuito quale fattore può rappresentare per la sua autoriproduzione il controllo della sessualità, l’utilizzo strumentale del sesso, ed è per questo che ha scelto di declinarsi sulla polarità femminile.
La truffa consiste nel fatto che le donne credono di aver fatto chissà quale rivoluzione quando non hanno fatto un bel nulla. Hanno soltanto scelto di declinarsi e modellarsi anch’esse, nella gran parte, sull’ideologia capitalistica, e ne hanno interiorizzato le dinamiche, in un gioco di vicendevoli rimandi.
Certo, non tutte sono consapevoli di questo. Come al solito la gran parte segue la corrente, si adegua, o semplicemente si accomoda opportunisticamente sui vantaggi e i privilegi che questa situazione gli conferisce, senza chiedersi il perché e il percome.
E’ per questa ragione che il femminismo è FALSA COSCIENZA. Perché è il coperchio ideologico di un femminile che ha scelto di declinarsi sui binari della ragione strumentale capitalistica, spacciando tutto ciò per “liberazione”.
Se le femministe fossero delle vere rivoluzionarie invece di quello che sono (cioè strumenti, alleati e complici del capitale), dovrebbero innanzitutto andare dalla donne, metterle davanti ad uno specchio e dirgli:”Ragazze, ma dove state andando? Ma come vi state comportando? Ma vi rendete conto di cosa state facendo?”.
Invece si guardano bene dal farlo (perché non sono delle rivoluzionarie ma appunto complici del capitale) e scelgono (da sempre) di criminalizzare gli uomini e di scaricare su di loro ogni responsabilità.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
continua in risposta ad un altra amica:
“No, non si tratta di moralizzare, si tratta di liberare la sessualità della logiche della ragione strumentale. Si tratta di distruggere degli archetipi profondi che oggi sono stati rielaborati dall’ideologia capitalistica e riproposti in nuova veste e sotto forme apparentemente nuove. La vera rivoluzione femminile consisterebbe nel gettare alle ortiche tutto quell’armamentario di cui sopra, quello stesso che però oggi procura alle donne vantaggi e privilegi. E quindi da un certo punto di vista, ciò che dico contiene in sé una contraddizione in termini. E’ per questo che ci rivolgiamo agli uomini (beta) prima ancora che alle donne. Perché sono loro oggi a pagare il prezzo più alto dell’oppressione capitalistica, per lo meno in questa parte di mondo. E le trasformazioni le fanno sempre coloro che hanno interesse a farle, non altri o altre o comunque coloro che hanno interesse a mantenere lo status quo.
Oggi quello che bisogna spezzare è l’alleanza tacita fra il capitalismo e il “femminile” prima ancora che con il femminismo che, come ripeto, è “soltanto” falsa coscienza, cappello ideologico di questa “alleanza”. Per questa ragione quegli amici del movimento maschile che ancora si ostinano a parlare di Hegel o della Kollontai, sono fermi al paleolitico.
Ma questa alleanza non si potrà spezzare se non scenderà in campo una nuova polarità in grado di porsi come contraddizione dialettica (questa volta si, in senso hegeliano e marxiano), e cioè un “maschile” consapevole, rinnovato ed evoluto, cosciente della situazione e del suo “compito” storico”, quello cioè di disvelare la menzogna femminista e neofemminista e la sua intima connessione con il capitalismo.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
>>
l femminismo è un’ideologia totalitaria
>>
Secondo me, nel caso specifico, non è tanto il femminismo ad essere un’ideologia totalitaria ma il femminile. E’ il femminile che, se lasciato libero di scorrazzare come gli pare, produce danni immani. Il femminismo non fa altro che poggiarsi su di esso. Perciò sono le donne stesse le principali responsabili di ciò. Il capitalismo viene in seconda battuta.
lorenzo(Quota) (Replica)
Meno male che sei intervenuto tu, Fabrizio,alcuni in quel gruppo credono davvero che le femministe vogliono coprire le donne con il velo, quando invece al contrario il femminismo da sempre incoraggia allo smutandamento per incrementare il loro potere sessuale. Il fatto che non vogliono le veline e altre donne “belle” per la tv, non è perchè siano “moraliste” ma perchè temono la concorrenza di donne più giovani e carine di loro(cioè le veline) che incrementa la pretese maschili(in termini di gusto sull’aspetto fisico) e quindi fa diminuire il “valore” sessuale delle donne normali.
raffaele(Quota) (Replica)
@Raffaele si c’è anche questo ,ma sono d’accordo con questo video fatto da Filippo di Stop Moralismo TV
..
…
Il problema e che vogliono sembrare di “sinistra” e pensano ,come fanno molti e molte femministe (cambia il sesso ma il pensiero è lo stesso ) uomo sfruttatore e donna sfruttata, o se preferisci ,uomo privilegiato e donna vittima (non cambia niente) e allora credendo di aiutare le “sfruttate” se ne vengono fuori con queste idee davvero radical chic sinistroide ,la destra non è migliore perchè dice si , “pensate alla crisi” ma intanto fa leggi per parare il culo al suo capo , e tra un schieramento che tenta di salvare i “deboli* (qui dopo faccio un p,s) e un schieramento che lavora solo per alcune leggi salva capo ,i frigoriferi di molta gente restano vuoti ..ma vuoi mettere votare una ratifica per il femminicidio (quando ci sono già le leggi vigenti a punire tali crimini) quanto si da importanza al parlamento ?
p.s Qui i deboli si intendono le donne ,che ci siano donne che non se la passano tanto bene ,mi sembra indubbio ,ma ci sono anche donne (viste venerdì) che guidano chi i SUV o una macchina molto più potente della mia ,e dire che quelle donne se la passano peggio del sottoscritto ,a me sembra una eresia ,ma il Lizzi non la pensa in questo modo
mauro recher(Quota) (Replica)
Scusa Fabrizio, potresti postare il link del gruppo di facebook di cui parli?
Grazie
Jan Quarius(Quota) (Replica)
si tratta del Movimento Femminile per la Parità Genitoriale, Jan, ma sono degli amici e delle amiche, sono antifemministi/e, è una sorta di contenitore dove c’è un pò di tutto, alcuni nostri nuovi amici che hanno aderito a Uomini Beta provengono da lì. Comunque siamo in ottimi rapporti, abbiamo divergenze tattiche e in parte anche di contenuti con alcuni/e di loro, ma questo è assolutamente normale.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“Per capire chi vi comanda, basta scoprire chi non vi è permesso criticare”.
L’ho trovata su facebook e la condivido in toto.
In fondo è facilissimo. Basterebbe andare per esclusione…
Ma evidentemente le cose apparentemente più facili si rivelano essere le più difficili…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Effettivamente la Lazio la criticano in tantissimi.
Specie gli inquirenti. PUAHAHAHHAA
Fabrizio Marchi,
Megapappagallus(Quota) (Replica)
Ah, scusate, mi dicono che la Lazzie e`stata graziata, hanno squalificato solo Mauri. Che vittoriona. Ve beh, conoscendoli, fra sei mesi ce ricascano. PUAHAHAHAH
Megapappagallus(Quota) (Replica)
Interessante, vi pare? Quando si dice il maschio beta e il connubio fra finanza internazionale e femminismo!
armando
Polverizzato il fenomeno Femen
Si spacciavano come attiviste, invece sono stipendiate
DI MASSIMO INTROVIGNE
Ricordate le Femen, le attiviste ucraine che si mettono a seno nudo in piazza in nome del femminismo, del matrimonio omosessuale e della laicità?
Sono quelle che hanno distrutto con una motosega, in Ucraina, la croce eretta in memoria delle vittime dello stalinismo, che si sono spogliate a Notre Dame per i diritti dei gay e hanno contestato Benedetto
XVI in Piazza San Pietro.
Una di loro ha perfi no prestato il volto a Marianna, il simbolo della Rivoluzione francese, per il nuovo francobollo unico che la Francia ha adottato per tutta la corrispondenza, e che è stato presentato personalmente dal presidente Hollande. Le Femen sono ormai una multinazionale, con scuole per attiviste in Francia, in Germania, in Brasile, e un’icona globale del femminismo e dei nuovi diritti.
O lo erano fino a ieri. Perché ieri è stato presentato al Festival del cinema di Venezia il film L’Ucraina non è un bordello della regista australiana Kitty Green, che ha vissuto per un anno con le Femen a
Kiev, ha manifestato con loro e a Roma con le ragazze di Kiev si è perfino fatta arrestare.
Partita per girare il suo film da una simpatia per le Femen, la Green ha scoperto tutta una serie di scheletri nell’armadio delle attiviste anti-religiose, che l’hanno indotta almeno parzialmente a ricredersi.
Le Femen non fanno il loro strano mestiere solo per idealismo. Sono regolarmente pagate, con un fisso di
mille dollari (760 euro) al mese, ma prendono una quota anche delle donazioni – che arrivano principalmente da uomini, non da donne – e possono arrivare a guadagnare fino a dieci volte tanto. Sono reclutate non in base all’ideologia ma all’avvenenza: inchieste della stampa francese avevano già insinuato che alcune avrebbero precedenti nel mondo della pornografia e della prostituzione semiamatoriale delle studentesse.
Il pezzo forte del film della Green è il tentativo di rispondere alla domanda: chi recluta le Femen? La risposta è: Viktor Sviatski, un inquietante uomo d’affari ucraino che le Femen hanno presentato come loro «consulente politico» ma che è in realtà, secondo la Green, il loro inventore e il loro padrone. All’inizio, nel film, Sviatski sembra un po’ il misterioso Charlie che dirigeva le detective della serie televisiva Charlie’s Angels: nessuno lo vede mai, comunica solo per telefono, ma dà istruzioni estremamente precise ed esigenti su cosa fare, dove colpire, e perfino che dieta seguire per apparire
congruamente avvenenti. E minaccia anche le ragazze: niente successo mediatico, niente soldi.
Alla fine, Sviatski accetta di parlare con la Green e dichiara di avere creato lui le Femen.
Perché lo ha fatto? La risposta è brutale: «Gli uomini fanno di tutto per il sesso: io ho creato il
gruppo per avere delle donne».
Ma non è – obietta la regista – il contrario del femminismo che le Femen propagandano?
La risposta di Sviatski è disarmante: «Spero che vedendo il mio comportamento patriarcale, loro alla fine rifiutino quel sistema che io rappresento».
E le ragazze che ne pensano? «Senza un uomo dietro, non saremmo mai venute fuori», ammette una di loro nel film.
E in effetti, che Sviatski gestisca una specie di harem – certo, guadagnandoci anche – era stato suggerito dalla stampa ucraina quando l’uomo d’affari lo scorso 24 luglio era stato aggredito da sconosciuti e pestato nella notte a Kiev. La stampa occidentale, compreso qualche giornale italiano, aveva pensato alla Reazione con la R maiuscola – che, per definizione, è sempre in agguato – smettendo
poi di parlare del caso quando era cominciata a emergere l’ipotesi che all’origine del pestaggio ci fosse invece il fidanzato di una delle ragazze.
La spiegazione del film, però, finisce per apparire un po’ troppo semplice. Uomo fantasioso come sembra essere, se Sviatski cercasse solo sesso e denaro, avrebbe potuto procurarseli senza mettere su un baraccone internazionale complicato come quello delle Femen. Per quanto la Green abbia indagato in prima persona, il fi lm non risponde a tutte le domande. Sviatski recluta e paga le ragazze, ma chi paga Sviatski? La storia dei tanti piccoli donatori che, eccitati di fronte alle foto delle bellezze
senza veli, mandano il loro obolo alle Femen via internet non è, neppure lei, del tutto convincente. Le Femen non sono un aneddoto. Fanno propaganda – di enorme risonanza mediatica – per cause ben precise: la
lotta alla Chiesa, l’ideologia di genere, il matrimonio omosessuale. Riescono a infi ltrarsi in riunioni politiche vietate al pubblico grazie a tessere di grandi agenzie di stampa internazionali, non proprio facili da ottenere e che non si comprano su internet. Da chi le ricevono? Chi c’è dietro Sviatski?
Qualche risposta viene da indagini di stampa, e anche da un curioso gruppo di ragazze francesi che hanno fondato Les Antigones. Il nome viene dall’eroina della tragedia di Sofocle (496-406 a.C.), che muore
per testimoniare che la legge divina è al di sopra delle leggi umane, e Les Antigones seguono le Femen protestando contro le loro proteste, non spogliandosi ma indossando tuniche bianche che ricordano il teatro greco. Ben vestite e con l’aria delle brave ragazze, Les Antigones hanno acquistato una certa
popolarità, ma naturalmente sono anche state attaccate come «fasciste», cattoliche tradizionaliste o signorine ricche e annoiate in cerca di distrazioni.
Una delle Antigones si è anche infiltrata fra le Femen.
Intervistata alla radio, ha sostenuto che la pista del denaro porta agli Stati Uniti, non ha fatto nomi, ma qualche organo di stampa ha menzionato il finanziere George Soros, noto per avere donato cento milioni
di dollari (76 mln euro) a gruppi che promuovono il matrimonio omosessuale e l’aborto, e che le Femen sono un gruppo «lanciato dalla sinistra euroamericana al servizio della sua agenda politica e geopolitica».
L’anonima Antigone – che ha infiltrato le Femen all’epoca della loro protesta a Roma contro Silvio Berlusconi – ha pure affermato che le Femen «si sono interessate molto presto all’Italia: ho avuto l’impressione che dovessero dare una mano a far cadere Berlusconi nel quadro della lotta di certi
ambienti fi nanziari interessati a tenere l’Italia sotto controllo».
Femen contro Antigones: una guerra che diverte la Francia e che assomiglia troppo a una commedia brillante per ricavarne profonde considerazioni politiche. Ma che forse giustifica una richiesta alle
Femen: se la verità è nuda, la prossima volta – invece dei consueti slogan – si scrivano addosso, cortesemente, quanto sono pagate e da chi.
la Nuova Bussola Quotidiana.it
armando(Quota) (Replica)
riporto un fatto di gossip ,cioè questo
http://www.cityrumors.it/chieti/cultura-a-spettacolo/sara-tommasi-salvatore-marino-chieti-68373.html#.UoEUjPmKlS4
Sarebbe, giustamente ,da non dare molto peso ,però ,c’è un però …Sappiamo bene come si comporta il personaggio e di essere fidanzato con una nota figura femminile ,potrebbe portare in ” visibilità” i discorsi di Salvatore Marino e di credere che ,la questione maschile ,sia quello che dice lui ,con tanto di Dio e spruzzante di deodorante ,diciamolo pure ,una pagliacciata (avevo scritto qualcosa a riguardo… http://femdominismo.wordpress.com/2012/12/07/fenomeni-da-baraccone/ ) chi invece cerca di dare una impronta più seria ,viene sistematicamente ignorato. Speriamo che le cose cambiano
Mauro Recher(Quota) (Replica)