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Considerazioni scabrose ma inevitabili. Preferirei non farle, credetemi, ma come il medico presta il giuramento di Ippocrate così il sottoscritto, da modestissimo insegnante e soprattutto appassionato di filosofia, cerca la verità, o quella che ritiene tale.
La Finlandia e la Svezia, per bocca delle loro cape di governo – socialdemocratiche, progressiste e naturalmente femministe – hanno annunciato di voler rompere la tradizionale neutralità dei loro paesi e di voler entrare nella NATO. Una storica decisione, proprio ora, chissà perché (si fa per dire…).
Sono rarissime, devo dire, le donne appartenenti al mondo politico e mediatico che non stiano sostenendo – peraltro con enfasi – la necessità e le ragioni della guerra in corso. Naturalmente dalla parte della NATO, dell’occidente e dell’Ucraina che di quest’ultimo è oggi l’avamposto più avanzato nel cuore dell’Europa.
Non crea loro nessun problema la presenza organizzata, tra le fila ucraine, di robuste forze politiche, militari e paramilitari dichiaratamente naziste, peraltro finanziate e armate dagli oligarchi ucraini e dallo stesso governo ucraino (a sua volta foraggiato da quegli stessi oligarchi oltre che dagli USA). Del resto, dall’altra parte c’è il maschilista e misogino per definizione, cioè Vladimir Putin, alla guida del paese altrettanto maschilista, patriarcale e misogino, sempre per definizione. Vuoi mettere… Non mi risulta che in Russia le donne vivano in una condizione di subordinazione, anzi. Il sistema sovietico avrà pure (e ha) fallito per tanti versi ma di certo non sulla realizzazione di una sostanziale eguaglianza fra uomini e donne (fermo restando che a morire in guerra, sul lavoro e per chiudere le centrali nucleari esplose anche in Russia erano e sono gli uomini, ma insomma, ci capiamo…).
Qualche rara eccezione, fra le pochissime che ho ascoltato, la vecchia e “gloriosa” Luciana Castellina che, per la verità, in tema di femminismo è sempre stata fra le più tiepide della sua generazione. Ma la Castellina è un caso a sé e non fa parte, se non marginalmente, di quel mondo politico-mediatico di cui sopra.
Le prime ministre di Finlandia e Svezia vanno quindi ad aggiungersi al lungo elenco di quelle donne che (come i loro colleghi uomini, ovviamente) non si fanno scrupoli ad appoggiare una guerra (o a provocarla) e a sostenere politiche militariste e imperialiste. Non che sia una novità, ovviamente, siccome però viviamo in un modo in cui si ripete dalla mattina alla sera che la guerra è maschile sempre per definizione, non possiamo esimerci dal mettere il dito sulla piaga, o meglio sulla palese contraddizione.
Il giorno che le donne decideranno di sfilarsi da questa falsa narrazione ideologica, ormai degenerata e divenuta parte organica del sistema capitalista dominante, non sarà mai troppo tardi.
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