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Immaginate un messaggio del tipo “Nero, lavati!”. Come dite, sembra razzista? Perché mai? In fondo raccomanda delle sane abitudini ad una porzione demografica della popolazione. Potremmo proporre la stessa esortazione a qualsiasi altra componente demografica, agli uomini, alle donne, agli ebrei, ai cattolici. Tutti si lavano, quindi rammentare un’abitudine salubre e socialmente ben accolta, perché mai dovrebbe urtare le coscienze?
Come dite? Esortare un “sano” comportamento che è nella norma, significa implicare che tale comportamento non è attuato adeguatamente? E restringere questo invito ad una porzione demografica, definisce i contorni di un’espressione razzista e squalificante del gruppo demografico individuato come target? Sono messaggi da apartheid?
Forse avete ragione.
Come molti (in realtà pochissimi) sapranno, in alcune città delle lontane Indie, qualche anno fa, sono stati introdotti scompartimenti riservati alle donne, in autobus e metro. In alcuni casi interi vagoni il cui accesso è interdetto agli uomini; e coloro che si avventurano nella violazione della norma, sono tipicamente redarguiti con le cattive maniere. Il presupposto di tale iniziativa è semplice. Poiché avvengono episodi di violenza sulle donne, e questi episodi sono principalmente commessi da uomini, è necessario, a malincuore ovviamente, proteggere le donne dagli uomini. Soluzioni più radicali non sono praticabili, al momento, quindi un po’ di segregazione è accettabile, per una buona causa.
In fondo cosa c’è di male? Non sarete mica per la violenza sulle donne, eh?
Ovviamente tale iniziativa non poteva rimanere isolata e le buone pratiche vanno allargate; d’altronde non sono mica “made in India”, semmai “made in ONU”.
E così il Cile su pressione dei soliti gruppi d’azione, seguendo l’illuminato tracciato della lotta alla “violenza sulle donne”, ha replicato tale iniziativa (vedi foto). Ovviamente con l’esplicito intento di ridurre il rischio che la presenza maschile comporta per le donne.
E così gli USA, dai cui movimenti femministi (stanziali in Università e con ambasciate permanenti all’ONU) tale campagna è partita, si sono trovati spiazzati. Gli USA non possono rimanere indietro in questa illuminata campagna. Ma può il Paese che ha abolito l’apartheid (verso i neri) solo 50 anni fa, replicarlo oggi in altra forma? Agli statunitensi non manca l’ingegno, anzi di ingegneria sociale sono ormai maestri. E così invece di dividere gli scompartimenti, col rischio di rievocare mai sopiti “spettri” razzisti e far insorgere inefficienze economiche, hanno optato per un’altra via; tappezzare gli scompartimenti della metropolitana di Los Angeles con un opportuno promemoria per uomini, che vi proponiamo qui nella foto in basso.
Il manifesto è ovviamente autentico, autenticità ulteriormente comprovata da un video prodotto da un noto video blogger statunitense (uomo femminista) che si è dimenato nel tentativo di difendere l’iniziativa e più in generale il femminismo. Ciò a riprova di quanto un uomo può scavare in basso nella disperata ricerca del consenso femminile e forse, soprattutto, del ritorno economico. Ma non divaghiamo.
Cosa dice il manifesto? Traduciamo, letteralmente, dall’inglese:
“Rispetta le nostre passeggere donne
Sei pregato di trattenerti da quanto segue:
– Fissarle
– Masturbarti
– Seguirle
– Toccarle in modo non desiderato
– Avviare conversazioni non desiderate
– Chiedere alle donne da dove vengono
Queste azioni creano uno spazio non sicuro e contribuiscono alla violenza contro le donne.
Se non riesci a trattenerti dal disturbare altri passeggeri, sei pregato di cambiare posto e notificarlo agli operatori del servizio.”
Non sappiamo se negli Stati Uniti ci sia un epidemia di masturbazioni in pubblico, ma evidentemente è ritenuto appropriato rammentare il divieto ai passeggeri uomini. E’ inoltre interessante notare che sia proibito fissare una donna. La materia non è nuova in Italia; alcuni si ricorderanno del passeggero del Treno di Lecco condannato in primo grado a 10 gg di carcere per aver fissato una donna.
Dei nuovi comandamenti “di genere” da rammentare agli uomini se desiderano condividere con le donne gli scompartimenti misti dei mezzi di trasporto.
Quello che è interessante non è tanto l’idea che si debba (e possa) rammentare ad un uomo di non masturbarsi in pubblico. E neanche il fatto che qualcuno possa arrogarsi la pretesa di vietare di “fissare” con lo sguardo. E tantomeno la paranoia di chi pensa di poter bandire comportamenti del tutto leciti e naturali perché “in potenza” possono tradursi in altro.
Quello che è stupefacente è la considerazione morale del “target”, dell’essere destinatario del messaggio. Il target è un uomo a cui si può vietare di guardare, perché se dall’altra parte della traiettoria visiva c’è una donna, sta compiendo un atto illecito. E al contempo un essere a cui non si riconosce l’autocontrollo, il raziocinio, in buona sostanza la natura umana, ma che può essere ricondotto nei binari giusti con un semplice cartello, un po’ come un cavallo con una stretta alle briglie, o un cane con una tirata al guinzaglio.
Cari amici Cileni ed Indiani, a voi tutto sommato è andata meglio che agli Statunitensi. Almeno nei vagoni per soli uomini, voi potete fissare, parlare agli sconosciuti e, diciamocelo, se proprio vi scappa, potete anche masturbarvi.
12 Commenti
Se la strada scelta è quella che lo Stato, la Pubblica Amministrazione ha deciso insieme alle org. femministe che le donne non sono in grado di gestire in modo autonomo i rapporti con l’altro genere, per cui, dopo scatenati decenni di femminismo all’insegna del siamo come voi anzi meglio e più forti di voi, siamo tornati ai padri e fratelli del tempo addietro che risorgono nella forma Stato nella necessaria tutela delle donne, semplifichiamo le cose: quella separazione psichica ed emotiva dal maschile che ormai è prescritta ed è sedimentata nelle menti e nel cuore di tante donne ideologizzate, trasformiamola in separazione spaziale/organizzativa e torniamo ad una rigida separazione tra i sessi: ci risparmiamo questi stupidi quanto offensivi predicozzi da Stato etico misandrico; risparmiamo sull’esercito poliziesco e giudiziario preposto a perseguire accuse inventate, ed evitiamo quelle incomprensioni nei rapporti tra maschi e femmine che oggi sono diventate per i maschi immediate autentiche trappole che aprono le porte della galera senza sapere perchè e su arbitrio della donna; non solo, siccome le esortazioni scritte nei cartelli del metrò USA possono pari pari essere girate alle donne, ci risparmiamo anche noi maschi tette e culi sventolati nudi sotto il naso, fighe arieggiate con scavallamento di gambe, occhiate seduttive, e pure godutine silenziose e pubbliche.
Dunque cinema, piscine, autobus, scuole rigidamente divise per genere. Città delle donne da una parte e città degli uomini dall’altra: così si conquista quella libertà di genere che deve essere per tutti e chiarezza assoluta nei rapporti.
Dopotutto è il risultato del femminismo che in qualche decennio ha costruito donne di “carta ideologica” che non reggono più uomini di carne. Contentissime immagino di questa eterogenesi dei fini.
cesare(Quota) (Replica)
Sulla falsa riga di Fabrizio Napoleoni ,avevo anch’io scritto qualcosa del genere
http://femdominismo.wordpress.com/2014/07/06/not-men-allowed/
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Non cambia la sostanza, ma per una corretta informazione la prima foto dovrebbe far riferimento al Brasile, dove ci sono le carrozze per sole donne, non al Cile. Le scritte sui vagoni e per terra sono di fatto in portoghese.
Vagoni di treni o di metro “per sole donne” o “vietato agli uomini” (“Ladies only” “Men not allowed”) esistono in diversi paesi: Giappone, Egitto, India, Iran, Taiwan, Brasile, Messico, Indonesia, Le Filippine, Malesia, Dubai,… La legislazione del Regno Unito ha vietato nel 1977 la specifica divisione per sesso che prevedeva comparti riservati alle donne (“Ladies only”). Parcheggi per “solo donne” o “vietato agli uomini” esistono in Cina, Corea, Italia (Bologna) o in Germania (parcheggi privati). Autobus per sole donne in India, centri commerciali per sole donne in Afghanistan, istituti di credito per sole donne in India,… La lista è ormai in perenne aggiornamento.
santiago(Quota) (Replica)
E’ emblematico il fatto che ci siano luoghi con tanto di cartello “vietato agli uomini” o “per sole donne”, e mai “vietato alle donne” o “per soli uomini”. Può voler dire che non esistono luoghi per soli uomini, e sarebbe allora una discriminazione di genere plateale. Ma anche se il divieto fosse reciproco, benchè implicito, sarebbe lo stesso istruttivo.
armando(Quota) (Replica)
Però io mi chiedo una cosa: se un nutrito e ben organizzato gruppo di uomini, appartenenti ai vari movimenti MRA, decidesse ,finalmente, di passare all’azione e divellere qualsiasi cartello misandrico come quelli riportati, non pensate che la prossima volta ci penserebbero 100 volte prima di fare una cosa simile? Non pensate che scoppierebbe una polemica mediatica utile ai fini della QM?
Alberto86(Quota) (Replica)
In effetti è ora che cartelli come questi vengano tolti.
Penso tuttavia che per i maschi il passaggio dal dire al fare, in merito alla propria condizione soprattutto rispetto al genere femminile, passaggio che mette in discussione un intero mondo pregresso di giudizi e immaginazioni su di sè e sulle donne, sia ben più difficile di quanto lo è stato il passaggio dal tacere al dire.
INon è forse proprio il fare maschile il target principale dell’attacco femminista? Ogni fare maschile non sono forse riuscite insieme ai loro padroni a farlo percepire come violenza toutcourt?
Siamo stati impiccati preventivamente al “come ti muovi manifesti violenza” per cui scateno i media perché chiamino violenza ogni tuo agire finamai la Storia tutta e persino la tua protesta per l’immane massacro nel ventre materno di seimilioni di concepiti, fatti passare per “cavalleresca” legge maschile per scarti biologici; suprema menzogna e schizofrenica valutazione dell’omicidio. Non parliamo poi di come ormai sono interpretate e giudicate le forme di resistenza degli oppressi da qualunque sopruso del potere.
E poi quali oppressi se sono “oppressori da sempre del genere femminile”? Ringrazino il Cielo che a fronte di tale giudizio la condanna e la pena sono momentaneamente sospese: ci provino però a mettersi in piazza …..quanti “oppressori di donne” finiranno in terra.
In sintesi: “COME TI MUOVI TI FULMINO”, antica minaccia di tutte le classi dominatrici riproposta con una nuova veste scintillante di infinite lagne femminili fatte passare per buone ragioni da queste bravissime manipolatrici della coscienza di un popolo. Goebbels avrebbe molto da imparare tanto grande, strutturale ed intrinseca, è la propensione alla menzogna, all’inganno, alla manipolazione di questa particolare storica forma di coscienza femminile deformata che è il femminismo nella sua manifestazione effettuale.
Dunque:” come ti muovi ti fulmino violento che non sei altro”! Questo il mantra recitato negli asili, alle elementari, alle medie, alle superiori, all’università, nei luoghi di lavoro, nelle redazioni, in tv, nei parlamenti, nelle assise internazionali:minaccia di castrazione incombente comportamenti da castrato assicurati Per inciso, signorine ISTAT, ma questa non è gravissima violenza psicologica? E non è questo il desiderio inconscio di un femminile non risolto?).
E allora è comprensibile che nessun maschio si muova. Tanta minaccia, tanto successo di tanta minaccia, fa sorgere senz’altro mille sospetti circa gli interessi che lo hanno sostenuto. Un successo dei “funzionari imperiali” travestiti da donne?
cesare(Quota) (Replica)
Alberto86,
….
Se succederà anche in Italia consideratemi a disposizione… *thank_you*
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Contate pure su di me
Visto che ci sono ho scritto questo articoletto
http://femdominismo.wordpress.com/2014/08/09/ipocrisia-portami-via/
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Ritornando in tema ho avuto, proprio oggi ,un botta e risposta ,con una e lei ha detto che queste sono “Norme di sicurezza”
Non è un caso se una iniziativa simile è stata attuata in certi paesi. Nell’articolo si parla dell’India, uno dei paesi che registra più violenze sulle donne. Non è discriminazione, è una norma di sicurezza… sono sicura che appena il clima sará più sereno non ci sará più bisogno di simili provvedimenti, in Italia ad esempio fortunatamente io non mi sono mai trovata a dover affrontare simili problemi….
le ho risposto in questo modo
Norma di sicurezza .. scusa se sono pedante ma ,per me ,questo è un punto fondamentale, sappiamo che esiste un sito che lo volevano far chiudere, che era “tutti i crimini degli immigrati” , quindi ,seguendo questo ragionamento ,dovremmo fare un vagone con la scritta (che poi era il discorso dell’articolo di uomini beta) ” vietato entrare agli immigrati ” ,non suonerebbe un pochino razzista la cosa? Invece per gli uomini come sono brutti ,sporchi e cattivi ,una scritta cosi è per la sicurezza ? No ,non ci siamo proprio
Mauro Recher(Quota) (Replica)
http://femdominismo.wordpress.com/2014/08/28/esempio-di-misandria/
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Una puntata in più del programma di socializzazione misandrica.
Oltre, c’è solo lo scontro sociale.
Curioso è notare che questa è la medesima società che uccide, toglie i figli (perchè li sopprime, con campagne punitive aeree) e violenta le donne, degli altri paesi (su questo, chiedere alle donne di Beograd cosa pensano delle “donne Usa” e della loro sicurezza!).
Quindi, solo “alcune donne” vanno protette.
Non tutto il genere, evidentemente.
Fa parte della storia discriminatoria, razzista, nazionalista e sessuofoba degli Usa.
“Donne americane che sparavano alle indiane”. Potrebbe essere il titolo di un libro, no?
Roman Csendes(Quota) (Replica)
Riporto in auge questo argomento perchè ,da un gruppo facebook antisessimo (che ha verificato la notizia e sembra vera)
Ho controllato per verificare se fosse o meno una bufala e parrebbe proprio di no.
La domanda di ammissione di un maschio indiano ad un’universita’ tedesca e’ stata rifiutata per problemi di stupro dell’India.
Nella motivazione scritta si legge evidentemente che lui e’ stato considerato un potenziale stupratore.
Se dico che e’ uno schifo e che non ci sia alcun “si ma e’ diverso”, “si ma bisogna anche capire che…” che tenga sono troppo radicale e fanatico immagino…
mauro recher(Quota) (Replica)