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COMUNICATO STAMPA
Il fatto – peraltro di evidenza solare – che la recente epidemia di suicidi tra i piccoli imprendi tori colpisca solo i maschi sta dunque emergendo alla coscienza di qualcuno. Tragedie queste di tipo inusitato che si sommano a quelle storiche – e sin qui mai lette nella prospettiva di genere – quali i suicidi dei disoccupati , dei padri separati , dei carcerati, nonché alla strage senza fine dei morti sul lavoro. Uomini che muoiono in quanto uomini, come in ogni epoca storica e in ogni società.
La presa di coscienza di questo fatto rappresenta in verità una grave minaccia alla credibilità del racconto femminista per cui gli uomini sarebbero i padroni-oppressori e le donne le vittime-oppresse. Come spiegare il fatto che i “padroni” muoiono e le “schiave” sopravvivono? Domanda dirompente che scardina il dogma femminista, pericolo da cui Marina Terragni (ispirata da Valter Binaghi) ha cercato di svincolarsi applicandovi il principio base di quella ideologia: qualsiasi cosa accada nel mondo a danno di chicchessia, la causa va rinvenuta nella malattia planetaria di cui i maschi sono colpevoli e il cui nome è “patriarcato”. Se gli uomini soccombono , per qualsiasi causa e in qualsiasi modo accada, la colpa è loro. Essi sono l’origine di ogni male, nessuno escluso.
Non si può tollerare di riconoscere che là dove ci sono rischi e pericoli (fisici, sociali, economici) ci sono gli uomini – perché non vi è nessun altro – e solo essi ne pagano le conseguenze, a vantaggio di tutti, donne per prime. Non si può tollerare il fatto che gli uomini antepongano la salvezza femminile alla propria né riconoscere in tal modo che le donne hanno ancora bisogno di essi, né che sulle loro spalle gravano responsabilità alla fine schiaccianti che le donne eludono. Men che mai si può riconoscere che oggi, persa la capacità reddituale, il loro valore – agli occhi femminili – precipita. Per uscire da questo incastro non resta che rovesciare il tavolo: sono colpevoli della loro fine.
Così l’immensità incalcolabile del sacrificio maschile viene rivoltata contro i caduti, i morti , i mutilati, i rovinati di tutte le latitudini. Sulle tombe degli uomini non commozione ma – al più – commiserazione, non lacrime ma condanne , non fiori ma sentenze.
Noi uomini delle scriventi associazioni e movimenti maschili, denunciamo senza appello il carattere oltraggioso di quell’intollerabile stravolgimento dove le beneficiarie del sacrificio maschile, della cornucopia di beni creati e costruiti dai maschi al prezzo di rinunce, mutilazioni e morti premature, irridono beffarde al dono generoso che le beneficia senza fine.
Sollecitiamo gli uomini a prendere coscienza dell’attacco morale, politico e culturale in atto da decenni contro il nostro genere e ad agire per la rinascita del valore della maschilità per il bene delle generazioni future.
Al tempo stesso confermiamo la nostra commossa riconoscenza alle generazioni maschili passate e a tutti quegli uomini che ancora persistono, ad onta di tutto, nell’assunzione delle responsabilità, nel sacrificio e nel dono di sé. Sono essi l’axis mundi.
Fabrizio Marchi (Movimento degli Uomini Beta)
Vincenzo Spavone (Movimento Maschile)
Armando Ermini
182 Commenti
http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2013/05/06/news/studente-di-17-anni-si-uccide-in-salotto-1.7010532
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“CARA MOGLIE, CARI FIGLI, NON CE LA FACCIO PIÙ”. TITOLARE DI UN MOBILIFICIO IN CRISI SI IMPICCA IN CAMPANIA
«Cara moglie Dora, cari figli Giuseppe, Michela e Anna Maria vi chiedo scusa e perdono per il mio gesto; ma io non sono più in grado di sopportare il peso di questa situazione». Questo il contenuto di un drammatico biglietto scritto di pugno da Nicola Pegna, cinquantunenne, qualche secondo …prima di farla finita, impiccandosi nel vano deposito di un grande mobilificio di Savignano Scalo
LA STORIA. Ha tentato in tutti i modi di tenere in piedi la sua azienda, i cui conti sono finiti progressivamente sottosopra a causa della crisi che non ha risparmiato anche altre attività commerciali e imprenditoriali della Valle del Cervaro, ai confini tra le province di Avellino e Foggia. Nicola Pegna, l’imprenditore di 51 anni che si è tolto la vita impiccandosi all’interno dell’azienda in cui commerciava mobili a Savignano Irpino (Avellino) si è arreso dopo aver combattuto per mesi: l’azienda, fondata dal padre negli anni Sessanta, che lui aveva allargato e modernizzato costruendo uno show room di cinquemila metri a poche centinaia di metri dalla Statale 90 «delle Puglie», aveva visto progressivamente diminuire i volumi d’affari, ormai insufficienti a coprire le anticipazioni creditizie e a far fronte ai fornitori.
AREA IN CRISI. Una situazione di difficoltà comune, purtroppo, a non poche imprese delle aree interne che negli ultimi due anni hanno fatto una gran fatica per cercare di salvaguardare i posti di lavoro. I consumi sono calati a picco e i depositi di diversi magazzini continuano ad essere pieni di merce acquistata nei mesi scorsi e che è stata già regolarmente pagata. Nicola Pegna era stato, Inoltre, tra i più decisi sostenitori di un comitato che negli anni scorsi si era battuto per far liberare la Statale 90 dall’incubo, durato cinque anni, di una frana che ha finito per dare il colpo di grazia alla economia della zona.
http://www.leggo.it/NEWS/ITALIA/nicola_pegna_suicida_avellino/notizie/278823.shtmlVisualizza altro
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Suicidi per la crisi: +30% in quattro anni (Gazzetta del Sud)
………….
Negli ultimi quattro anni aumentano “del 20-30%” i suicidi dovuti a motivazioni economiche, mentre “restano piccoli i numeri totali dei suicidi in Paesi come il nostro”. Lo dice Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, a margine della presentazione del rapporto Osservasalute 2012.
Gli italiani si fanno sempre più aiutare dagli antidepressivi e continua ad aumentare il rischio suicidi. I dati emergono dal Rapporto Osservasalute 2012, presentato questa mattina all’Università Cattolica di Roma, secondo il quale il consumo di farmaci contro la depressione è quadruplicato in dieci anni, passando da 8,18 (dosi giornaliere ogni mille abitanti) del 2000 a 36,1 del 2011, complice anche la “facilità di utilizzo” di questo tipo di medicinali, spesso prescritti anche “in caso di depressione lieve”. Altro dato ‘osservato speciale’ è il tasso dei suicidi, in continuo aumento negli ultimi anni, che nel biennio 2008-2009 si é attestato a 7,23 per 100.000 residenti dai 15 anni in su (nel 2009 se ne sono registrati 3870 contro i 3.607 del 2006). Un dato che “può essere un segno, oltre che di patologia psichiatrica, del crescente disagio sociale”, si legge nel Rapporto, e che “va monitorato con attenzione anche al fine di prevedere un rafforzamento delle attività preventive e della presa in carico sanitaria e sociale di soggetti a rischio”. L’incremento registrato osservato negli anni più recenti, osserva il Rapporto, si deve pressoché esclusivamente a un aumento dei suicidi tra gli uomini (in particolare tra i 25 e i 69 anni) per i quali il tasso è passato da 11,70 (per 100.000) nel 2006 e nel 2007 a 11,90 (per 100.000) nel 2008 e 12,20 (per 100.000) nel 2009. A togliersi la vita è un uomo nel 77% dei casi (il tasso di mortalità è pari a 12,05 per 100.000 per gli uomini e a 3,12 per le donne).
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Si uccide dandosi fuoco a Vado Ligure
“Piccolo imprenditore edile, a febbraio, dopo le elezioni, era andato in Ape fino a Genova a trovare Grillo, che lo ha ricordato in un comizio”
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Cassintegrato suicida: ceramista viterbese temeva il licenziamento e si getta dal ponte
Care donniste, care neo-femministe
chiedervi pietas, empatia per questa catena, oramai ininterrotta, di suicidi con motivazione economica quasi esclusivamente maschile, forse è troppo. E si che con la vostra capacità di catalizzare il dibattito ed i media sareste utilissime.
So bene – come si dice adesso – che non è il vostro target di riferimento.
Però questi poveri cristi lasciano mogli, compagne, figlie.
Sono forse queste (come sembrano essere le compagne dei padri separati) figlie di una dea minore?
Perché non ve ne occupate? Magari con l’occasione fate qualcosa, come si diceva una volta, di sinistra.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
“Morti sul lavoro: tre al giorno” (e non sono contati i suicidi ndr), titola L’Espresso on line di oggi. I giornalisti de L’Espresso (la linea editoriale) che non mettono giù rigo senza la chiave di lettura dell’attribuzione di genere, per questi morti, che sono maschi, invece se la dimenticano. Questa sì una strage, una strage di maschi: morti, mutilati, feriti, traumatizzati, e in aggiunta, a causa di questo, sia loro sia le loro famiglie, quasi sempre finiti in miseria. “Morti sul lavoro”, “Morti bianche”,”Caduti sul lavoro”, “Vittime del lavoro”, “Lavoratori”, chiamateli come volete questi morti, ma non attribuitegli il genere cui appartengono. Del resto, dedicandosi professionalmente e quotidianamente a buttar addosso ai maschi fango, su ordinazione, difficile è gestire poi questa storica vigliaccata di sputare sui maschi che versano sangue sul lavoro: non è facile poi guardarsi allo specchio, e finchè non viene il giorno che la gente si stufa delle tue furbizie, ben pagate, meglio tacere il tutto: che le morti non siano maschili, ma “bianche”.
E’ l’evaporazione del concreto, l’evaporazione della realtà, cui per missione professionale da giornalisti dovrebbero essere fedeli. E invece per l’ennesima volta eccoli a suonare lo spartito di una ideologia.
Avremo mai in Italia giornali e giornalisti?
http://espresso.repubblica.it/
cesare(Quota) (Replica)
cesare,
“Avremo mai in Italia giornali e giornalisti?” (Cesare)
Mi hai fatto venire in mente la scena di un film molto bello e intenso che vidi ormai tanti anni fa dal titolo”Morte di un matematico napoletano”, di Mario Martone, che narra degli ultimi giorni di vita (è una storia vera) di un docente di matematica napoletano, Renato Caccioppoli (impersonato da un bravissimo Carlo Cecchi), un luminare, impegnato politicamente e culturalmente che, disilluso e tormentato (e anche abbandonato dalla moglie) decide di togliersi la vita (cosa che farà).
Ad un certo momento un suo amico che rispetto a lui conduceva una vita più ordinaria, più “integrata”, “borghese”, diciamo così, senza particolari angosce e lacerazioni interiori e senza avere il minimo sospetto relativamente alla scelta maturata dal suo stesso amico, gli chiede:”A proposito, sto per sposarmi con (non ricordo il nome), cosa ne pensi di questa mia scelta?”.
Il professore risponde testualmente (la sua risposta è invece impressa nella mia mente come l’undicesima tesi su Feuerbach di Marx o l’epitaffio sulla tomba di Kant…):”Amico mio, non ho più tempo per spiegarti la differenza tra una donna relativamente libera e una puttana”.
Brevissima pausa con telecamera fissa sullo sguardo (impossibile da descrivere) del professore, dissolvenza e cambio di scena.
Caro Cesare, spero di avere ancora molto tempo per spiegarti (si fa per dire…) la differenza che c’è tra un uomo relativamente libero (il sottoscritto ha ancora una tessera da giornalista in tasca anche se non esercita da un po’, sempre che non venga radiato dall’ordine per “negazionismo”, di questi tempi… ) e un servo.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Castro sotto choc. Un ingegnere si toglie la vita e affida la famiglia a Berlusconi
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2013/06/10/fuoco-ufficio-sindaco-concessione-negata_8845446.html
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
http://genova.repubblica.it/cronaca/2013/06/11/news/famiglia_sfrattata_uomo_si_getta_dalla_finestra-60862370/
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
EU.R.E.S. – L’ultimo grido dei senza voce. Il suicidio in Italia al tempo della crisi.
…..
ps. l’ho inserisco nelle FAQ
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Da me ci sta un caldo infernale, ma quando ho letto questa notizia un brivido mi è passato per la schiena: Verbania: ragazzo tenta di impiccarsi, il padre lo crede morto e si uccide.
……
Lo studente ha cercato il suicidio nel giorno del suo sedicesimo compleanno. I genitori erano separati. La madre ha trovato il figlio in fin di vita. Il padre, che viveva in un’altra casa, appresa la notizia si è sparato
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Tragedia familiare nel centro di Verbania dove ieri sera un ragazzo di 16 anni, nel giorno del suo compleanno, ha tentato il suicidio impiccandosi nella casa in cui viveva con la madre. Il padre, appresa la notizia, credendo che il ragazzo fosse morto, due ore dopo si è sparato con una pistola. Il giovane è ricoverato all’ospedale Castelli di Verbania, in condizioni disperate.
La tragedia si è consumata ieri nell’appartamento casa in cui il sedicenne vive con la madre dopo che i genitori si erano separati. A trovarlo impiccato con una corda a una trave di legno in un soppalco dell’abitazione, è stata la madre, rientrata a casa poco dopo il tentativo di suicidio. Il ragazzo è stato salvato dai medici del 118 ma avrebbe riportato danni irreversibili al cervello: ora è in coma farmacologico.
Ancora poco chiari i motivi del gesto: nell’abitazione del giovane non sono stati trovati biglietti. Quando il padre, che viveva in un’altra casa, sempre a Verbania, ha saputo del gesto del figlio, si è sparato con una pistola che deteneva legalmente per motivi sportivi. Per l’uomo non c’è stato nulla da fare.
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Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Luigi Corvaglia,
Sicuramente su qualche sito e giornale femminista insinueranno che il ragazzo si e`appeso per i contrasti col padre, becero e malvagio patriarca, e che questi sicuramente maltrattava anche la povera mammina.
Pappagallulus parvulus(Quota) (Replica)
Pappagallulus parvulus,
Seguo la questione dei suicidi da un bel pò. Ogni tanto ne do conto su Uomini Beta. Purtroppo è una tragedia senza fine e, per non fare il becchino della situazione, segnalo solo quei casi che mi hanno particolarmente colpito o studi (tipo quello dell’Eures di qualche commento fa) e documenti sul fenomeno.
Ora, per quanto riguarda quest’episodio, non mi azzardo con le poche righe che ho a disposizione (l’articolo) ad emettere giudizi o sentenze.
Però è un fatto che il ragazzo ha tentato il suicidio ed è in fin di vita.
E’ un fatto che i suoi erano separati. Quindi sicuramente viveva una situazione drammatica per un adolescente. Certo poteva anche succedere in una famiglia unita, ma qui c’è un ulteriore elemento che probabilmente ha influenzato il suo atto.
E’ un fatto che il padre, apprendendo la notizia, si sia tolto la vita.
E un fatto che l’incidenza dei suicidi tra i padri separati sia altissima, anche rispetto a quella già alta riscontrabile in ambito maschile (a tal proposito ti prego di leggerti il documento dell’Eures).
E un fatto anche i molti omicidi-suicidi (talvolta anche con l’uccisione dei propri figli) che vedono coinvolti i padri separati.
Non è ancora un fatto, ma lo diventerà presto, il peggioramento di tutto questo con l’implementazione nel nostro sistema giudiziario di quel documento sesso-razzista che risponde al nome di “Convenzione di Istanbul”.
Si, perché è soprattutto su loro che questa picchierà duro. Vedrai.
Riflettevo sull’episodio e su tutto questo.Ed ho avuto un brivido di compassione perché so che nessuno farà niente e quindi morti, violenze e sofferenze aumenteranno. Ma anche un brivido di schifo per chi causa tutto questo. E per chi, pur potendo non si oppone.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Luigi Corvaglia,
“Si, perché è soprattutto su loro che questa picchierà duro. Vedrai.”…
Certo. Non ho dubbi…
Pappagallulus parvulus(Quota) (Replica)
Luigi Corvaglia,
Giallo risolto. Il colpevole è lui ….
“Mio figlio tornerà a sorridere, adesso ha bisogno dell’affetto e dell’energia di tutti”
Parla la mamma del sedicenne in coma dopo il tentato suicidio. Il padre si è ucciso quando ha appreso la notizia.
CARLO BOLOGNA
VERBANIA
..
Dall’altra parte della vetrata c’è suo figlio di 16 anni compiuti venerdì, il giorno in cui ha provato a farla finita. È in coma. Tre piani più sotto, nella camera mortuaria, l’ex marito che si è ucciso quando ha saputo della tragedia.
Lei, P., è rimasta con la figlia di 13 a farsi le domande più pesanti della vita, cercando un futuro nelle parole dei medici e nei monitor della Rianimazione.
«Aspettiamo la nuova Tac. Ha bisogno che tutti gli stiamo vicino, trasmettendogli tantissima energia e affetto. Così potrà tornare tra noi. Adesso è in una terra di mezzo». Dell’ex marito, come lei insegnante di educazione fisica, non vuole parlare. Il volto si irrigidisce: «No, per favore». Venerdì pomeriggio tra padre e figlio c’è stato un litigio, anche con uno scambio di sms. Il ragazzo aveva lasciato ad aprile la scuola. «Un momento di crisi adolescenziale – racconta la mamma -, pensavamo superato».
Gli occhi tornano a illuminarsi quando parla del suo ragazzo che amava gironzolare per Intra anche con un curioso monociclo: «E’ bellissimo, anche adesso, nel letto dell’ospedale». Poi si apre, specchiandosi nelle parole che valgono per tutti i genitori: «Bisogna stare vicino ai nostri ragazzi, ascoltarli per davvero. È una generazione fragile, si trova con un mondo in disfacimento. Per loro è più difficile crescere. Doniamogli il nostro tempo».
E, senza voler entrare nei dettagli di quel litigio di venerdì che ha scatenato la doppia tragedia, aggiunge: «E’ vero che i ragazzi cercano lo scontro con i genitori ma si possono educare anche in un altro modo, lasciandoli crescere. Bisogna soltanto stargli vicino».
È quello che P. vuole fare, sperando in una seconda chance della vita: «Perché mio figlio ce la farà. E tornerà ancora più straordinario».
Con lei, fuori dall’ospedale, ci sono tanti amici del figlio. È la loro energia che deve arrivare lassù, fino al terzo piano. E forse ancora più su, in quella terra di mezzo tra terra e cielo.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
L’epilogo: il ragazzo non ce l’ha fatta.
Morto il sedicenne, donati gli organi. Verbania dà l’addio anche al padre
Venerdì sera il tentato suicidio del ragazzo, ricoverato al Castelli: nella notte è stato staccato dalle macchine. Il padre, alla notizia, si era sparato nella sua abitazione
..
VERBANIA
È stato staccato dalle macchine che lo tenevano in vita nella notte all’ospedale di Verbania, i suoi organi donati, un ultimo gesto di solidarietà della famiglia per poter salvare altre vite: non ce l’ha fatta il sedicenne di Verbania che venerdì notte ha tentato di togliersi la vita, impiccandosi nel giorno del suo compleanno.
Una doppia tragedia familiare che ha trovato, oggi, il suo epilogo: il ragazzo, ricoverato in gravi condizioni in rianimazione all’ospedale Castelli, è stato dichiarato morto nella notte, mentre è stato celebrato oggi pomeriggio a Verbania il funerale del padre, suicida con un colpo di pistola venerdì sera poco dopo aver appreso che il figlio aveva tentato di togliersi la vita.
La madre del ragazzo, insegnante come l’ex marito, ha sperato fino all’ultimo di rivedere il figlio: «Deve tornare a sorridere, è un ragazzo speciale» aveva commentato davanti al reparto di Rianimazione del Castelli, dove anche gli amici del ragazzo speravano in un recupero. Ma il giovane, un ragazzo perbene, con tanti amici e la passione per il monociclo, con cui percorreva spesso le strade di Intra, non ce l’ha fatta. Così come il padre, 51 anni, alla notizia che il figlio non c’era più: professore di educazione fisica all’istituto Ferrini, è stato trovato senza vita dagli amici nella sua abitazione, poche ore dopo che l’ambulanza aveva soccorso il giovane, già in condizioni disperate.
Il funerale del ragazzo verrà celebrato mercoledì, alle 11 a Madonna di Campagna.
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Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Che ve ne pare di questo commento su una pagina ironica di fbook che mi è costato 12 ore di blocco di commenti e invio messaggi?
“La Boldrini si fa sponsor dei centri anti-violenza che sono ottimi strumenti di sensibilizzazione di elettorato territoriale…COMPRENDI *******?Elettori-partiti-voti…Fiducia elettorale, notorietà politica, consenso. E’ logico che ci guadagna tantissimo agitando allarmismo e sciovinando ideologie neo-femministe e misandriche.Comprendi adesso? E vieni a chiedere cosa ci guadagna gettando il sospetto e la paura in ogni coppia che abbia un maschio come componente?”
Diego(Quota) (Replica)
Per dettagli potete andare a leggere nell’articolo “dove non riesce il terrore, riesce la vergogna” su questo sito…
Diego(Quota) (Replica)
Diego,
Anche se hai ragione (il commento è assolutamente al di sopra di ogni sospetto) io ci andrei con i piedi di piombo.
Su FB il vizio delle segnalazioni può rivelarsi un gioco pericoloso. Per tutti.
Presumo che in massima parte il tutto sia automatizzato, senza intervento di persone cioè.
Se cosi è, conta di più il numero di segnalazioni che il contenuto. E magari per un commento, per far partire sospensioni ne occorrono meno che per un profilo o una pagina.
Detto questo non mi meraviglierei se dopo l’exploit della Boldrini ci fosse davvero un più “occhialuto controllo” …..
Vedremo ….
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
@Luigi ,ho pane peri tuoi denti ..ho letto qualcosa di “grottesco” sul tema suicidi ,mi sono fermato alle prime righe ,te lo riporto tutto …
un pochino lunghetto (ed è solo una piccola parte),se volete ridere di gusto c’è il link sotto
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Gli uomini si suicidano più delle donne?
Gli studi su questo argomento mostrano che quasi dappertutto il numero dei suicidi degli uomini è maggiore di quello delle donne. Il rapporto è in media di tre uomini per ogni donna. E’ un divario significativo. Ma ciò non significa che gli uomini siano più infelici o disperati delle donne. Che abbiano un maggior desiderio di farla finita. Ciò significa piuttosto che gli uomini hanno un tasso di riuscita più elevato di quello delle donne. Per quanto concerne i tentativi di suicidio, infatti, le cose sono diverse. La proporzione dei tentativi di suicidio è identica fra gli uomini e le donne. In certe regioni, è più elevata fra le donne.
Il genere e il suicidio
Questa situazione deriva dai mezzi impiegati per suicidarsi. Gli uomini preferiscono i mezzi più violenti e, al contempo, più efficaci: armi da fuoco, impiccagione, lanciarsi dall’alto. Le donne, invece, ricorrono preferibilmente ad armi «dolci», meno efficaci, come l’assunzione di farmaci. Questa differenza relativa ai mezzi adoperati per suicidarsi riflette le differenze di costruzione del maschile e del femminile e l’attribuzione alle donne di un ruolo passivo. Nell’educazione, le donne sono incoraggiate alla moderazione, a temere la forza e la brutalità, ad evitare gli eccessi. Gli uomini, invece, sono incitati ad affermarsi, a portare a termine le proprie imprese da soli, a non chiedere aiuto. Una volta deciso di darsi la morte, la loro fierezza li spinge a portare a termine la propria impresa: sopravvivere sarebbe vissuto come uno scacco. Le donne, che la costruzione culturale ha reso più permeabili al senso di colpa, avranno una maggiore tendenza a mettersi in condizione di fallire l’impresa, per non far del male ai propri cari, o per non venir meno ai loro doveri di madri abbandonando i propri figli. Gli uomini hanno, d’altra parte, un accesso più facile alle armi, particolarmente alle armi da fuoco. Ciò accade in relazione a certi divertimenti come la caccia, ma anche in rapporto alle forze armate, alla polizia, alle attività di sorveglianza che vedono una presenza preponderante di uomini. Le armi, di cui gli uomini hanno tradizionalmente avuto il monopolio, sono servite all’egemonia maschile. Ma esse possono, in determinate circostanze, ritorcersi contro di loro, come nei casi di omicidio e di suicidio. Se gli uomini muovono di più in seguito ad un tentativo di suicidio, la ragione è da ricercarsi nel sistema patriarcale che attribuisce agli uomini degli obblighi (non mostrarsi mai fragili, non accettare né il fallimento né l’aiuto di altri) così come delle prerogative ( come quella di possedere delle armi).
Rendere le donne responsabili del suicidio degli uomini
I mascolinisti si affaticano a cercare donne dietro al suicidio degli uomini. Per loro non ci possono essere dubbi: la maggioranza degli uomini che si suicidano sono stati spinti sull’orlo dell’abisso da donne, le loro ex. La separazione e il fatto di non vedere più i propri figli (attribuzione dell’affido alla madre e complicazioni giudiziarie) sarebbero le prime cause del suicidio degli uomini. Troviamo spesso questa affermazione nei discorsi mascolinisti. Essa serve perfettamente alla «causa dei padri» e alla crociata contro le donne. Ma è anche una credenza molto diffusa. Ora, essa è falsa. Precisiamo, in primo luogo, che non esiste una sola causa del suicidio. E’ impossibile ridurre la causa di un suicidio ad un solo fattore. Ma se si cerca il fattore più importante, non bisogna focalizzarsi sulle donne. La separazione non è la prima causa di suicidio degli uomini, anche se si ritiene che essa costituisca in media il 15% dei moventi. Bisogna piuttosto rivolgere l’attenzione alla sfera economica e del lavoro. Per gli uomini, che hanno appreso che il lavoro è costitutivo della loro identità, la perdita dell’impiego e la disoccupazione aumentano la vulnerabilità e i rischi. La precarietà e l’insicurezza economica, così come l’assenza di prospettive, sono all’origine del maggior numero di suicidi. Ciò che spiega l’aumento del loro tasso in periodi di crisi.
E’ ugualmente opportuno sottolineare che la categoria di uomini più colpita è quella dei giovani bisessuali ed omosessuali. Spesso stigmatizzati e rifiutati, questi ultimi conoscono un tasso di suicidi da sette a tredici volte superiore a quello dei giovani eterosessuali. Questo tasso tristemente alto deriva dalle forti pressioni sociali a conformarsi alla norma eterosessuale, così come da tutte le violenze verbali, fisiche, sessuali che subiscono i giovani omosessuali o presunti tali. E queste violenze omofobe sono molto spesso opera di uomini.
Su questo argomento, i mascolinisti non si mostrano molto loquaci. Essi si interessano unicamente o quasi dei suicidi degli uomini adulti, eterosessuali, separati o divorziati. si capisce bene che viò che li preoccupa non è la sofferenza degli uomini in generale, la comprensione delle sue cause e l’individuazione dei mezzi per combatterla, ma piuttosto la sofferenza che si può attribuire alle donne: sofferenza di cui si duolo questo particolare tipo di uomo, il cui profilo corrisponde a quello dei militanti della causa dei padri (bianchi, eterosessuali, quarantenni o cinquantenni, appartenenti alla classe media). In realtà, i mascolinisti non cercano concretamente di lottare contro le cause del malessere degli uomini. Se lo volessero, farebbero tutt’altro e rinuncerebbero a designare le donne come responsabili del loro malessere e a difendere, come fanno i mascolinisti più duri, i valori del modello maschile-virile che spinge gli uomini a distruggere e ad autodistruggersi. Il tema dei suicidi degli uomini è utilizzato unicamente in modo ideologico e opportunista per arricchire il repertorio argomentativo e per servire alla lotta condotta con spirito di rivalsa. E se i mascolinisti segnalano un preteso aumento del numero dei suicidi dopo il 1970, è per denunciare gli effetti distruttivi, per gli uomini, delle conquiste femministe e della «femminilizzazione della società». Ora, contrariamente a quel che sostengono, il numero del suicidio degli uomini non aumenta nelle società occidentali. Quello delle donne, per contro, è in aumento.
Quale che sia il rispettivo tasso di suicidio, è sbagliato e pericoloso sostenere che gli uomini soffrano più delle donne. Ricordiamo che la disperazione non si manifesta soltanto con il suicidio. Essa può prendere la forma della depressione che interessa soprattutto le donne. Ma le sofferenze delle donne non interessano ai mascolinisti, obnubilati dalle proprie sofferenze e dal proprio malessere che essi legano ad una pretesa «crisi della mascolinità».
– See more at: http://www.massimolizzi.it/2013/07/difendersi-dal-mascolinismo.html#sthash.e0hntU43.dpuf
mauro recher(Quota) (Replica)
Davvero forte questo Lizzi. Nel tentativo di darci torto, ci dà ragione: il male patito da F deriva da M, quello patito da M ha origine in lui… medesimo stesso.
Sic!
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
Massimo Lizzi: un genio. L`articolo (vogliamo definirlo tale?) che scrive e`un esibizione di arrampicata sugli specchi che nemmeno l` Uomo Ragno. Complimenti.
Pappagallulus arrampicatus(Quota) (Replica)
@ Mauro
Ho notato che il post pubblicato dal Lizzi non è farina del suo sacco, ma di un collettivo transalpino. Anche se ovviamente la pubblicazione nel suo blog, senza alcuna postilla, ne indica la condivisione da parte del blogger.
Non mi meraviglia quindi il tono e l’impostazione dello stesso. Ne tanto meno mi sfruquglia più di tanto.
Si muovono sempre sullo stesso schemino di oppressori (uomini, bianchi, eterosessuali, etc., etc., …) ed oppressi (donne, gay, lesbiche, neri, etc., etc., …).
Ti spiegherebbero col patriarcato anche la scomparsa dei dinosauri. E pazienza se allora l’homo sapiens sapiens non era nemmeno in cantiere.
Pretendono di scriverti e descriverti. In definitiva d’ammutolirti. E se osi dissentire sei sicuramente un reazionario.
Si pensano e si sentono progressisti, ma sono solo la panna montata di questo sistema ultra-capitalistico. Che infatti li usa per spezzare le gambe a chi, anche solo in potenza, potrebbe impensierirlo. Ma di questo no, non se ne accorgono. O fanno finta. Sinistra Capitalistica insomma. Sinistra di Corte.
No. Hanno il mio massimo disprezzo. E siccome da buon oppressore uomo, bianco (beh … mica tanto poi) ed eterosessuale ho avuto una giornataccia di sbattimenti tra lavoro ed altro mi perdonerai se non mi prendo la briga di confutare le fumisterie ideologiche che hai riportato ….
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Collegandomi in qualche modo al commento precedente riporto anche qui una mia considerazione fatta su facebook:
………….
Questi tipi, queste tipe (non parlo del solo Lizzi, per carità) mi repellono “a pixel“. Cioè anche tramite schermo.
Mi sono allora chiesto il perché. In fondo non li conosco personalmente e, in linea teorica, dovrebbero essermi idealmente più vicini di tanti altri. Di tante altre.
Ci ho riflettuto e penso di aver capito il perché di questa sensazione di fastidio.
Semplicemente, al di là di come si percepiscono e di cosa dicono, sono “disumani“.
Mi spiego.
Per me l’uomo (come specie) è un impasto inestricabile di natura e cultura, di istinto e di ragione. Quasi mai i confini tra i due ambiti sono netti. Anzi. Dire questo non significa avvalorare tesi di ontologica superiorità o inferiorità nei confronti di chicchessia. Significa solo prendere atto della nostra dualità e della nostra non riducibilità ad uno solo di questi ambiti. Solo se teniamo conto di questo possiamo trovare una “ragionevole” soluzione ai nostri guai . Rifletteteci. La nostra componete “naturale” è proprio quella che ci qualifica come “umani”. Forse l’empatia, tanto per fare un esempio, è un costrutto culturale? E potete negarla o comprimerla senza perdere la vostra stessa umanità?
Negare o comprimere uno dei due aspetti ci porta in entrambi i casi su due strade sbagliate e senza uscita.
Tornando ai nostri amici, alle nostre amiche. E’ il loro approccio, totalmente culturale a renderli disumani. Disumane. Ed è questo che me li fa sentire più lontani, più lontane di Alpha Centauri.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Luigi Corvaglia,
In realtà sono molto più “umani/e” di quanto non possano sembrare. Sono solo molto bravi/e a camuffare la loro profondissima “umanità”, cioè la loro brama di potere, dietro alla loro apparente “disumanità”, cioè al paravento “culturale” o “culturalista”.
Come tu stesso dicevi in un precedente post, sono “panna montata” sul gelato…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Un altra considerazione sui suicidi. Femminili questa volta.
Sappiamo benissimo che il numero di suicidi femminili nel nostro paese, anche se in rapporto 1/3 – 1/4 sul dato maschile, sopravanza alla grande, all’incirca 1 a 10, il numero dei cosiddetti femminicidii.
Cioè per ogni decesso femminile causa “femminicidio” (dando per vero il numero gonfiato che fanno circolare sui media) muoiono all’incirca dieci donne per suicidio!!!
Guardate, noi spesso contrapponiamo ai loro dati taroccati (la violenza maschile come prima causa di morte tanto per dirne una) i dati sulle donne morte per malattie o incidenti. L’ho fatto pure io. Ma mi rendo conto di avere sbagliato. E non perché tali dati non siano veri. Sono verissimi. Ma semplicemente non sono attinenti. Non individuano una contraddizione nel loro castello concettuale per cui possono scansarli con relativa facilità.
Ben diverso è invece il discorso sui suicidi femminili, che, come potete ben notare anche dallo stralcio riportato da Mauro, si guardano bene dall’affrontare.
Cioè, si suicidano due donne al giorno ma le nostre sesso-razziste non hanno niente da dire. Ma non vi sembra strano? Davvero molto strano. E guardate non è che il fenomeno non si presti alla loro analisi, solo volendo, e la fantasia non gli manca di certo. Troverebbero oppressione e patriarcato a iosa.
Ma non lo fanno.
Mi soggiunge un odioso sospetto. Io cerco di scacciarlo, ma mi ritorna sulle punta delle dita. Va bè, lo dico. Non sarà che il fenomeno è poco “commercializzabile“?
In termini si soldi, di potere, di prebende e di visibilità. Ehh .. a pensar male si fa peccato lo so, ma ….
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Si, chissà perchè non si parla dei suicidi femminili.
Forse non sono davvero “commerciabili”.
In compenso siamo invasi da riviste che esaltano i più efferati delitti sbandierando i particolari……..
Mi chiedo se non siamo ricaduti ai tempi dei gladiatori;
la folla brama davvero di vedere il sangue?
Bè, detto questo è evidente che il femminicidio viene
strumentalizzato, ma comunque io credo che il fenomeno esista. Penso che non ci convenga metterci
muro contro muro, respingere in toto il provvedimento proposto. Si dovrebbe chiederne la correzione, cancellare ogni riferimento alla generica violenza maschile per metterci “violenza sessista”.
Aliquis(Quota) (Replica)
Aliquis,
Quella della “commerciabilità” è una chiave di lettura. Magari non è l’unica e magari è pure sbagliata. Resta però il fatto, perché tale è, del suicidio di 600/700 e passa donne all’anno. E del silenzio, sostanziale, delle difensore e dei difensori delle “donne” in servizio permanente effettivo. Nello stesso stralcio riportato da Mauro infatti, si premurano di smontare e sminuire la portata del suicidio maschile, addossandolo agli stessi uomini.
Ma si guardano bene dall’analizzare, con gli stessi strumenti, da me ovviamente non condivisi, motivazioni e modus dei suicidi femminili. Che lo facciano per i motivi da me addotti o per altri a me sembra una contraddizione non da poco. E su cui vale la pena riflettere.
Sul “femminicidio” ti rispondo in un altro commento.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Luigi Corvaglia,
diamo tempo al tempo e troveranno il modo di rendere commerciabili anche i suicidi femminili. Sono solo un fenomeno piu`difficile da gestire, ma per il potere si scalano vette le piu`ostiche
Pappagallulus parvulus(Quota) (Replica)
Aliquis,
“Bè, detto questo è evidente che il femminicidio viene strumentalizzato, ma comunque io credo che il fenomeno esista”. (Aliquis)
Non è vero, non esiste, e siamo in grado di dimostrarlo con numeri, percentuali e statistiche, come abbiamo già fatto.
Numeri a parte, c’è un’altra considerazione fondamentale da fare. Nessun uomo uccide una donna “in quanto donna”, anche e soprattutto quelli che uccidono la propria moglie e che in una gran parte dei casi subito dopo si tolgono a loro volta la vita. Le ragioni che sono all’origine di quei gesti insani sono le più disparate ma non hanno nulla a che vedere con la presunta volontà di uccidere una donna (o la “propria” donna) in quanto appartenente al genere femminile.
Queste sono balle mediatiche in cui anche tu stai cadendo con tutte le scarpe nel momento in cui sostieni che il fenomeno esista. Allora avrebbe più senso dire che in Italia e nel mondo esiste il fenomeno del “tifosicidio”, perché è indubitabilmente vero che relativamente molta gente è disposta a sferrare una coltellata ad un’altra persona solo perché porta una sciarpa al collo invece di un’altra. Succede quasi ogni domenica in tanti stadi italiani, europei o sudamericani. Che facciamo? Vogliamo varare una legge ad hoc contro il “tifosicidio”?
La verità è che l’offensiva mediatico-politica sessista e razzista in atto non è diretta contro gli esecutori materiali di quei delitti (che se non si suicidano finiscono la loro vita in galera) ma contro tutti gli altri uomini, perché l’obiettivo è paralizzarli psicologicamente; in una parola castrarli, per le tante ragioni che abbiamo più volte spiegato. Se non abbiamo capito questo non abbiamo capito nulla e soprattutto non potremo mai capire nulla di quanto sta accadendo e purtroppo accadrà. E se facciamo fatica a capirlo forse è perché ci hanno già castrato ma non ce ne rendiamo conto o non ce ne vogliamo rendere conto.
Ti risulta forse che sia all’ordine del giorno una proposta di legge contro l’”infanticidio” (altro termine improprio perché non è mai stato in corso un genocidio di neonati in Italia, in Europa e nel mondo ad opera delle madri)? No, eppure è un fenomeno tutto al femminile. Ti risulta che sia in corso un’ offensiva mediatico-politica per criminalizzare, attraverso le madri assassine dei loro figli, l’intero genere femminile? No, anzi, per lo più si tende a giustificare: “era depressa, psicologicamente disturbata…Come se invece un uomo che ammazza la moglie fosse psicologicamente sano…Come se non fossero due fenomeni entrambi patologici e criminali nello stesso tempo…
E invece due pesi e due misure. Perché? Ce lo vogliamo chiedere? O è troppo destabilizzante per la nostra psiche?
“Penso che non ci convenga metterci
muro contro muro, respingere in toto il provvedimento proposto. Si dovrebbe chiederne la correzione, cancellare ogni riferimento alla generica violenza maschile per metterci “violenza sessista”. (Aliquis)
Sveglia, Aliquis, la “violenza sessista” è già stata da tempo derubricata come violenza maschile. Far finta di non riconoscerlo vuol dire far finta di non voler vedere come stanno realmente le cose.
Se poi invece vogliamo fare dei tatticismi perché riteniamo che oggi non ci siano le condizioni per una battaglia aperta e democratica contro la deriva sessista, razzista e antidemocratica in atto, è un altro discorso. Io non sono d’accordo ma è un altro discorso.
Però allora diciamolo e non prendiamoci in giro…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ammesso che io cada nella trappola mass-mediatica,
(non è facile non esserne condizionati), forse non
conviene comunque mettersi muro contro muro, anche se fosse tutto finto. Quando si tratta di delitti è sempre difficile evitare il rischio di passare da fiancheggiatori.
Piuttosto, in questi giorni, leggendo un post sul sito
della LIDI (Lega Introversi) tratto da Maschile Plurale,
in cui si dice che gli uomini dovrebbero rivedere la propria identità di fronte all’ incalzare della superiorità femminile, mi chiedo se davvero non dovremmo ridefinire davvero che cos’è la mascolinità. Vabbè, ammetto di dire una cosa grossa qui, in questo forum,
ma forse, (l’ articolo è complesso, Internet non mi funziona bene, ma se volete lo ricerco e lo mando),
visto che effettivamente le donne aumentano la loro forza, il loro potere, mentre gli uomini sono sempre più deboli, (conseguenza dello sviluppo tecnologico,
anche se distorto dall’ economia), mi chiedo se noi uomini non dovremmo recuperare il nostro lato femminile. Mi spiego meglio: esigere che le donne si facciano carico delle debolezze maschili, non tutte, ma almeno in parte.
Aliquis(Quota) (Replica)
Fabrizio , i femminicidi sono i colpi di coda del patriarcato ( cit Zanardo) …allora allego un immagine che valer di più di mille parole il titolo ? FEMMINIST LOGIC
mauro recher(Quota) (Replica)
Va bene, allora ho deciso di allegare l’articolo in questione. Mi chiedo se non sia questa la via per
ottenere il rispetto della dignità umana.
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Essere maschi
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maria rossi Inviato il: 9/6/2011, 02:44
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“Essere maschi”, una nuova identità per farla finita con le “gabbie”
Stefano Ciccone, presidente dell’Associazione e rete nazionale Maschile plurale, riassume in un libro il suo percorso e la sua esperienza. “Non si tratta di costruire un nuovo modello normativo, ma un diverso modo possibile di essere uomini, una diversa potenzialità del corpo, della sensibilità e dell’esperienza maschile”
di SILVANA MAZZOCCHI
“Essere maschi”, una nuova identità per farla finita con le “gabbie” Stefano Ciccone
Se è vero che quella delle donne è stata l’unica rivoluzione del secolo scorso, nel nuovo che avanza ben venga quella dei maschi. Da anni sta cambiando il rapporto tra i sessi e il risveglio delle donne, tornate a lottare per i loro diritti e la loro dignità, incide inevitabilmente sul cammino degli uomini. Le donne si sono fatte sempre più toste e i maschi sempre più fragili e, dinanzi al rischio di perdere il loro storico ruolo di dominio, può accadere (e purtroppo accade assai spesso) che si facciano violenti. Per reazione, si dice, restii come sono a cedere anche un solo centimetro di quel potere che sentono “dovuto”, quasi per legge naturale.
Ma è proprio così? Stefano Ciccone, biologo e presidente dell’Associazione e rete nazionale Maschile plurale, riflette da anni sull’identità e sui modelli di genere, è autore di numerose pubblicazioni sull’argomento ed è abituato a guardare oltre ciò che appare. Un percorso lungo, un’esperienza preziosa la sua ora riassunta, per Rosemberg &Sellier, in Essere Maschi, un libro che scompagina i luoghi comuni sugli uomini e punta l’attenzione sulla vera sfida che hanno davanti: uscire dai ruoli predestinati per prendersi la libertà di rinnovarsi. Libertà di essere e di mostrarsi sensibili, di essere padri fino in fondo senza sentirsi sminuiti dal lavoro di cura, di amare senza dominare, di riconoscere se stessi al di fuori degli stereotipi della virilità da prestazione o del sesso comprato.
Ciccone legge con realismo la realtà, denuncia la violenza che colpisce le donne e che si annida soprattutto tra i loro famigliari e amici, ma rifiuta la comoda interpretazione del maschio che diventa feroce per scelta reattiva, quasi fosse una risposta automatica a fronte della nuova forza femminile che non vuole riconoscere. Indaga invece sui motivi “culturali” e sociali del desiderio maschile, guarda con attenzione l’evolversi del rapporto tra i sessi, ironizza su quegli uomini che scelgono il “politicamente corretto” ma che, nella sostanza, restano indisponibili a mettersi davvero in gioco. E, soprattutto, propone un diverso punto di vista mentre invita a cercare una nuova identità, variegata e mobile, per scoprire un’altra “dimensione dell’esperienza umana”. Che vuol dire appropriarsi della capacità di avere relazioni autentiche e concedersi la libertà di provare tutte le emozioni tradizionalmente definite “femminili” e dunque fino a oggi culturalmente a loro “sconsigliate”. Essere Maschi è una lettura preziosa per tutti, in testa per quelle le donne che vogliono una società migliore, da costruire con uomini (finalmente) veri.
Nuovi maschi, come ridefinire l’identità di genere?
“Innanzitutto è importante conquistare l’idea di un’identità di genere plurale, fluida e aperta alla capacità di ognuna e ognuno di declinarla. Non c’è un nuovo modello normativo da imporre in sostituzione a quello dominante. Sarebbe una nuova gabbia. La mia riflessione non tende a costruire un nuovo modello di virilità, ma a scoprire quanto i poteri, i ruoli di cui hanno goduto abbiano impoverito la vita degli uomini, le relazioni tra loro, la loro sessualità, la capacità di ascoltarsi e di esprimersi. Oggi cresce un desiderio maschile di uscire da queste gabbie. Ma questo processo di cambiamento resta troppo spesso individuale, invisibile, oppure schiacciato nello schema della “femminilizzazione”. Non si tratta di scoprire il proprio lato femminile, ma un diverso modo possibile di essere uomini, una diversa potenzialità del corpo, della sensibilità e dell’esperienza maschile. Oggi molti uomini tentano di inventare il proprio cambiamento, il proprio modo di essere padri, il proprio rapporto col lavoro, l’incontro con la sessualità. Spesso questo cambiamento resta invisibile o viene interdetto dal potentissimo strumento del ridicolo, dell’ironia, quando non del sospetto omofobo di non corrispondere alle aspettative di “virilità”.
Quale opportunità per gli uomini dopo il 13 febbraio?
“Le manifestazioni delle donne hanno posto al centro una domanda e un punto di vista che chiamano in causa soprattutto gli uomini. In gioco non c’era né il giudizio sulla moralità delle donne coinvolte negli scambi tra sesso, denaro e potere col premier, né la difesa della dignità delle donne. (E’ molto facile, per gli uomini ergersi a difensori delle donne o della loro dignità: è un modo per non mettersi in gioco e per confermare il proprio ruolo). In gioco era la possibilità di pensare un’idea di libertà nella sessualità che non fosse ridotta alla libertà di vendere e comprare. Il modello berlusconiano propone a tutti noi l’ipocrisia della falsa alternativa tra il giudizio moralistico pubblico e l’opportunismo indifferente nel privato. E’ l’ipocrisia che vuole condannata qualunque differenza rispetto all’ordine dominante e invece possibile qualunque trasgressione nei modelli tradizionali. Se come uomo resti nel recinto della virilità tradizionale, puoi spassartela disponendo delle donne nella misura del tuo denaro e del tuo potere. Ma è una sorta di libertà vigilata. Per superare questa alternativa è necessario riconoscere la sessualità come questione politica. Nel senso che deve poter essere possibile costruire collettivamente e individualmente una riflessione, una pratica sociale che veda anche le relazioni tra i sessi, i ruoli sessuali e i modelli attribuiti a donne e uomini come un terreno di critica, di cambiamento e trasformazione. Il contrario del giudizio moralistico che frena ogni cambiamento. La mobilitazione delle donne, che forse ha anche contribuito a cambiare il clima nel Paese e che è cambiata grazie alla discussione che l’ha preceduta liberandola da tante ambiguità, chiede agli uomini di andare oltre la “solidarietà” o l’assunzione di responsabilità. Chiede agli uomini di rompere una complicità e di esprimere il proprio desiderio di cambiamento e di costruire parole per esprimerlo, per farlo diventare un processo collettivo visibile socialmente”.
Violenza contro le donne, lei giustamente parla di spostare l’ottica sui maschi violenti, è così?
“Sì. Tutte le campagne contro la violenza sulle donne hanno due caratteristiche: di rado compaiono gli uomini e le donne rappresentate sono sempre schiacciate nel ruolo di vittime. Ritratte in un angolo, sovrastate da un’ombra minacciosa. Per non parlare delle strumentalizzazioni che alimentano ingiustificate campagne di paura dei migranti. Una percezione distorta. Le donne vengono rappresentate come soggetti deboli che necessitano di tutela e protezione (e sappiamo quanto spesso, questa tutela, esercitata da un uomo, diventa controllo) mentre gli uomini restano invisibili. Più enfatizziamo l’emergenza, più la allontaniamo da noi: l’attribuiamo agli stranieri, ai maniaci. Eppure è noto ormai che la stragrande maggioranza dei casi di violenza avviene nelle famiglie, nelle coppie, nelle relazioni di lavoro, nei gruppi di amici. E’ qualcosa che riguarda la nostra normalità, ma che non vogliamo riconoscere. Noi crediamo che questa violenza non sia un dato naturale ma riveli una miseria delle relazioni, delle forme della sessualità maschile dominante. Questa miseria non è un destino e tanto meno una radice naturale originaria da civilizzare. Il controllo e il dominio sui propri istinti, sulle proprie emozioni, sulle espressioni della corporeità è il modello su cui è edificata la virilità e la gerarchia tra i sessi. Da quando ci dicono di non piangere per dimostrare di non essere delle femminucce a quando ironizziamo sull’emotività femminile. Scoprire che tutto questo è il segno lasciato da una cultura basata sul controllo, sul dominio e la gerarchia tra i sessi è un modo non per colpevolizzare gli uomini ma, al contrario, per aprire uno spazio di cambiamento basato non sul volontarismo né sul senso di colpa, ma sul desiderio di libertà.
Stefano Ciccone
Essere Maschi
Rosenberg&Sellier
pag252, euro 18
(08 giugno 2011)
larepubblica online
Aletta87 Inviato il: 18/6/2011, 01:09 -1
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_G9_ Inviato il: 26/6/2011, 00:30 +1
“Se è vero che quella delle donne è stata l’unica rivoluzione del secolo scorso, nel nuovo che avanza ben venga quella dei maschi.”
Ho smesso di leggere qua.
Allonsanfan Inviato il: 26/6/2011, 15:07 -1
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Si dice sempre che gli americani sono più avanti di noi..spesso significa anche che per primi assumono consapevolezza dei drammi della nostra epoca..
http://rampini.blogautore.repubblica.it/20…o-la-paternita/
Il padre americano è una figura in via di estinzione? Archiviata la festa dei papà sul Washington Post la columnist Kathleen Parker fa un’amara denuncia: la cultura femminista ha svilito il ruolo della figura paterna illudendo le donne americane di poter fare tutto da sole. Secondo la Parker è stata incoraggiata così una tendenza alla disgregazione delle famiglie, alla fuga dei padri dalle proprie responsabilità, e un numero crescente di bambini americani cresce in nuclei familiari con una madre single.
*Furiousangel* Inviato il: 19/7/2011, 16:51
io non lo vedo questo cambiamento, le donne continuano a cercare l’uomo forte anche se lo sono già loro, quindi non c’è alcuna differenza, anzi stanno solo cercando di imporsi come farebbero degli uomini violenti, avere tutto e non guardare in faccia a nessuno.
4 risposte dal 9/6/2011, 02:44Share on twitterShare on facebookIscrizione Stampa Email Condividi
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Aliquis(Quota) (Replica)
Aliquis,
ti sfugge un piccolo particolare. Qui nessuno è nostalgico di presunte età dell’oro del maschile (madechè …. ) e tanto meno difende identità immutabili ed immodificabili.
Se permetti però come mi voglio definire, meglio, ridefinire lo decido da solo . E come singolo e come movimento maschile. Se altri sentono il bisogno dell’approvazione preventiva femminil-femminista auguri. Ma non è questa la mia strada.
Ma poi scusa per quale cacchio di motivo dovrei farmi indicare il mio essere uomo, il mio modo di stare al mondo (per il tempo che ci sarò) da questi splendidi esemplari di rivoluzionari/e da salotto e sovversivi da tastiera. Gente che si crede all’avanguardia di chissà che cosa e non fa altro che fare da interprete e cane da guardia al pensiero dominate del capitalismo finanziario internazionale. E nei suoi baccelli prospera.
Ma andiamo …
Per esempio, da uomo che se ne fotte dei vecchi stereotipi a me piacerebbe vedere sempre più donne, ma soprattutto le femministe, più sciolte ed intraprendenti nei nostri confronti. Mettersi qualche volta nelle condizioni di offrire e non stare sempre e solo nella comoda posizione di prendere e giudicare. Però in questi casi “l’omo a da essere omo”, se delle caverne meglio. Non c’è femminismo che tenga. Questo nel campo relazionale, ma ci sarebbe tanto da dire anche nel campo sociale ed economico.
La verità è che queste/i, al pari dei loro padroni ed ispiratori una vera rivoluzione maschile la temono. Come la peste. Perché è l’unica che gli rovinerebbe il giocattolo. E concordemente (nella sostanza) coi loro padroni annebbiano le menti adducendo falsa coscienza.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
E’ evidente che ogni singolo uomo la sua definizione la decide da sè (anche se il carattere non è una scelta). Ogni essere umano è diverso dall’ altro. Ma il problema è proprio che questa varietà non viene riconosciuta. Ancora si insiste che, soprattutto nel campo relazionale, gli uomini devono uniformarsi ad un’ unico modello, che corrisponde appunto a quello delle caverne: virilità, forza, sfrontatezza e intraprendenza. Peccato però che mai come oggi questo modello ideologico sia stato così lontano dalla realtà, e in futuro ritengo che lo sarà ancora di più.
Oggi la forza muscolare conta sempre di meno.
Nell’ era informatica, elettronica, e culturale in generale, contano sempre di più alcune caratteristiche mentali che richedono pazienza ed un certo tipo di intelligenza che potremmo definire “digitale”, come quella di padroneggiare certi tipi di linguaggio, il pensiero astratto, immagazzinare informazioni e simboli in sequenza, e gestirli. Sembra che le donne siano più brave in questo. Basti pensare che un problema come la dislessia, che impedisce appunto lo sviluppo di tali facoltà, colpisce 4 volte di più i maschi rispetto alle femmine. I maschi possono avere più qualità “analogiche”, vale a dire di immaginazione visiva, ma tali qualità sono richieste meno da questa società. Vediamo donne in alto in varie posizioni; ci sono tante donne magistrtate, dottoresse, manager, funzionarie in ogni dove, ora anche nell’ esercito e capitani di nave. Ma nonostante questo si dice ancora che la donna può accompagnarsi soltanto con un’ uomo “forte” perchè ha bisogno di essere protetta……..Perpetuare un simile modello nella realtà odierna e assecondarlo non significa altro che dare alle donne che ci credono un potere incodizionato sugli uomini, un potere veramente castrante, se non peggio. E significa creare delle contraddizioni pazzesche, come le donne americane che abbandonano i mariti perchè “deboli” salvo poi pentirsi per le difficoltà incontrate nella cura dei figli. Per questo è necessario a mio avviso rovesciare il modello di pensiero dominante e considerare la realtà per quello che è. Se le donne vogliono a tutti i costi “l’ uomo forte” devono sapere che non lo troveranno, perchè i maschi forti saranno sempre di meno. Se vorranno autentici rapporti d’amore dovranno venire incontro alle debolezze maschili.
Questa è, per sommi capi, l’ idea che mi sono fatto io;
non pretendo affatto di essere depositario della verità.
Aliquis(Quota) (Replica)
……..
Spero ti renderai conto di aver riportato un accozzaglia di stereotipi (veramente il nome che mi veniva era un altro, che inizia alla stessa maniera … ). Si, nuovi di zecca e ben accetti ai padroni del vapore. Ma pur sempre st(ereotipi).
.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Aliquis,
Aliquis, permettimi di parlarti in tutta sincerità, anche perché, se ho capito qualcosa di te e il mio vecchio intuito non mi inganna, tu non sei uno di quelli che deve essere assecondato; al contrario hai bisogno di qualcuno che ti “brutalizzi” un pochino.
Dalle mie parti si usa dire:”Hai cambiato spacciatore o psicoanalista?” Il mio suggerimento, sempre se mi passi la battuta, è di trovartene uno bravo, nell’un caso o nell’altro, comunque uno che non ti venda merce avariata, di qualsiasi natura.
“…visto che effettivamente le donne aumentano la loro forza, il loro potere, mentre gli uomini sono sempre più deboli, (conseguenza dello sviluppo tecnologico,
anche se distorto dall’ economia), mi chiedo se noi uomini non dovremmo recuperare il nostro lato femminile. Mi spiego meglio: esigere che le donne si facciano carico delle debolezze maschili…” (Aliquis)
Allora, se non erro, la tesi (che riprendi anche nel tuo successivo post) è la seguente: siccome come uomini e come maschi siamo ormai spappolati o ci hanno spappolati o ci siamo fatti spappolare, tanto vale che accettiamo questa condizione e ci facciamo salvare dalle donne che sono tanto più forti noi. Non solo, meglio addirittura esaltare il nostro lato femminile (tanto quello maschile è inutilizzabile, tanto vale buttarlo del tutto nel cesso), così le donne saranno ancora più incentivate a “farsi carico delle debolezze maschili”, cioè a salvarci.
Dopo di ciò (come se non bastasse) ci spapocchi pure un bel pistolotto (che neanche ho letto per ragioni di decenza…) di quel maschio pentito di professione (almeno lo fosse per convinzione…) di Stefano Ciccone.
Insomma, la maschilità è stata messa sotto i tacchi e tu cosa proponi? Di potenziare il lato femminile che è in ciascuno di noi…
Boh…va bè…che dirti, non lo so, forse è accaduto qualcosa negli ultimi mesi…
Oppure le cose sono molto più semplici. Vorresti generalizzare una tua condizione personale.”Sono fragile (presumo di esserlo o peggio, mi sono convinto di esserlo…) , non ce la faccio a relazionarmi da pari a pari con le donne, allora mi taglio le palle del tutto. Donne, sono uno straccio d’uomo, guardatemi, abbiate pietà di me, aiutatemi….”. (nella speranza, naturalmente, che qualcuna con l’istinto da crocerossina si muova a compassione…)
Che poi, in fondo, mutatis mutandis, è quello che, in forme diverse, dicono i servi di Maschile Plurale. Solo che loro, a differenza tua, partono dal presupposto opposto e contrario. “Sono uomo e maschio, quindi violento, prepotente e aggressivo per natura, per cui, donne aiutatemi a cambiare, aiutatemi a far emergere il mio lato migliore, quello femminile naturalmente…”.
La tua strada e la loro, pur partendo da presupposti diversi, convergono nell’esito finale: la rieducazione e il porsi sotto l’ala protettiva del femminile. Hai capito che bellezza!…Mi sento rinvigorito, una vera iniezione di energia, vitalità e consapevolezza.
Aliquis, ti ricordi il primo film di Troisi, “Ricomincio da tre”, quando lui conosce quel ragazzo un po’(parecchio) imbranato e complessato che viveva con la madre e a un certo punto gli dice:” Robertì, sveglia, tu te ne devi annà da ‘sta casa, da ‘sta situazione, te devi da salvà, esci, vai in giro, va a toccà il culo ae ffemmine…”.
Ecco, sto esagerando un pochino, ovviamente, ma neanche tanto (evita solo di toccare il culo alle donne per la strada altrimenti vieni denunciato per violenza e molestie…)
Poi ti riprendi con il tuo ultimo commento che è sicuramente migliore, molto migliore degli altri.
Fai come i gamberi, un passo in avanti e uno indietro. Una botta di qua e una di là, una al cerchio e una alla botte. Della serie:”Sì, però, insomma, è vero, in parte, ma, pure noi, ma loro, cioè, forse, però, va detto che, si ma, le donne, è vero, ma gli uomini pure, però, il femminicidio, si, esiste, no, non esiste però non ci conviene fare il muro contro muro, no, esiste, è vero, però…”
Aliquì, ma che me devo preoccupà?…
P.S. naturalmente sottoscrivo al 100% i due commenti (molto più seri del mio) di Luigi.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
P.S naturalmente, a scanso di equivoci, come ha già spiegato molto bene Luigi, qui nessuno favoleggia di mitiche età dell’oro (mai esistite…) per gli uomini o auspica revanscismi vetero machisti. Ci mancherebbe altro, oltretutto, siamo già abbastanza inguaiati di nostro, non aggiungiamo dolore al dolore…
Però non esiste che ci debba essere qualcuno che ci spieghi come e cosa debba essere la maschilità, perché questo è un percorso che scelgo di fare io, insieme a quelli che mi scelgo io, per arrivare alle conclusioni che sono mie e non dettate da altre/i.
Su questo non ci piove.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
riporto un commento che ho scritto su facebook ,credo che sia in sintonia …
Le morti sul lavoro stanno a significare che NON viviamo in un paese maschilista, basta fare un piccolo ragionamento ,gli uomini sono i padroni e muoiono ? E’ come se ,nell’antico Egitto morissero gli egiziani ai posto degli schiavi ,lo stesso dicasi dei neri ,nelle piantagioni di cotone….Non entro nelle vicende personali di Mara ,ha avuto un marito o compagno ,insomma un uomo che la picchiava ,ma cavolo questi uomini ESISTONO ,cosa è che vogliamo fare noi ,come movimento maschile (parlo di uomini beta) ..dargli un premio a questo picchiatore ,fargli una medaglia al valore ,una targa ricordo ? Ma quest’uomo è stato violento ed ha commesso un crimine e paga le sue colpe ..però le colpe di quest’uomo non devono ricadere su di me o su altri uomini ..e come se un extracomunitario mi facesse un torto (esistono gli stronzi anche se di colore diverso) e io allora odiassi tutti gli extracomunitari che trovo per strada ,solo perchè hanno la “PELLE NERA” ma capite che è lo stesso significato del razzismo ,che il femminicidio fa perno su quelle basi ? Io con questi extracomunitari anche ci lavoro ed ,in 16 anni ne ho conosciuti di validi ,altri sicuramente meno, per quello il razzismo è stupido ,come è stupido un termine come femminicidio ….Ah ,allo stesso tempo il discorso va fatto anche con le donne ,vi assicuro che non le odio ..odio certe persone,che siano di sesso femminile ,questo è secondario
mauro recher(Quota) (Replica)
Aliquis,
Ti riporto la mia risposta a questo post di Simone Perotti (sul FQ): “Dove sono gli uomini?”: nel libro di Perotti ‘quello che le donne ci dicono’ che riporta in maniera più organica il concetto da me prima espresso.
…
Caro Perotti
il succo del suo discorso, sfrondato da paragoni non sempre attinenti e da orpelli vari, io lo condivido. E lo condivido alla grande.
Mi preme però avvertirla che il tema che lei sfiora, sostanzialmente la liberazione degli uomini dagli stereotipi e obblighi che la società (e quindi altri uomini e altre donne) ci impone è solo apparentemente un tema minore.
In realtà è un tema esplosivo e sovversivo che non ha implicazioni, come si suol dire in maniera riduttiva di “genere”. Viceversa è un problema di “sistema”. Sì, ha capito bene di sistema.
Non le sfugge sicuramente, giacché l’ha riportato nell’ultimo periodo, la funzionalità di questo stato di cose per il sistema di potere nelle sue diverse articolazioni. E la sua convenienza nel mantenere lo status quo. E a farlo con tutti gli strumenti di cui dispone, inclusi anche i più stupidi e rozzi, come quelli da lei citati. E non le sfuggirà sicuramente che, un cambio di paradigma di vita e di visione da parte degli uomini, anche solo di una buona parte di essi è letale per il sistema cosi com’è articolato. Necessariamente, qualora prevalesse, avremmo un’altra società. Un’altra articolazione di rapporti economici, produttivi e di relazione tra i sessi e non.
Io, si figuri, non so nemmeno immaginare che tipo di società ne verrebbe fuori, ma quale che fosse, sarebbe sicuramente distruttiva degli equilibri che sviluppatisi a configurare l’attuale società e il sistema a essa sotteso.
Ora, se solo è d’accordo anche parzialmente con quello che ho scritto, la risposta del perché del passivo e prono silenzio degli uomini se la può dare anche da solo.
E’ necessario che gli uomini non sappiano, non si parlino, non capiscano. Che credano che quel mondo che gli è stato dato da vivere sia il migliore anche se da loro richiede obblighi, sacrifici e imposizioni sin dal primo vagito.
Che non abbiano spazi pubblici dove riflettere. Se questo riflettere può nuocere al sistema. E non saranno certo gli altri uomini, quelli di potere e i loro in ogni tempo cortigiani, gli intellettuali declinati in ogni accezione, a concederglieli.
E si può rispondere da solo anche sul perché tanto spazio è dato alle esigenze e rivendicazioni femministe. Queste, al di là si essere alternative al sistema (con lodevoli eccezioni certo, ma marginali e quindi ininfluenti), allo status quo ne sono la quarta gamba.
Ma questo è un discorso altrettanto complesso e non esauribile nello spazio di un commento per cui mi fermo qui.
…
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Caro Aliquis non riesco a capire dove hai scoperto che gli uomini devono uniformarsi al modello delle caverne considerato dominante. È un’autentica cretinata. Credi davvero che in famiglia, a scuola, in chiesa, si insegna un modello relazionale da uomo delle caverne?
Credi veramente che gli uomini si comportino così? Da come parli sembra che sfrontatezza e intraprendenza assumono un significato primitivo solo se riferiti agli uomini, penso perché tu le ricolleghi immediatamente, in automatico, a quanto di peggio ci possa essere, senza considerare minimamente che tali qualità non solo le possiedono le donne (sono umane), ma anche che l’intraprendenza è una qualità positiva che può portare a ottimi risultati (probabilmente l’hanno anche quelle donne che, come hai detto tu, hanno scelto di fare i medici, i magistrati e le funzionarie. Glielo dici tu che hanno usato un comportamento e una condotta da uomo primitivo delle caverne e che vi devono rinunciare se vogliono evolversi?)
È interessante notare che per te la virilità è un qualcosa di primitivo, come se fosse rozza, poco evoluta. Non ci dobbiamo stupire se poi l’unica soluzione è quella di abbracciare il femminile (qualsiasi cosa si voglia intendere con questo termine).
Se questo è il tuo pensiero mi sembra di capire che gli uomini sono poco evoluti rispetto alle donne dal momento che mostrano la loro virilità e dunque mostrano qualcosa che li fa apparire come dei cavernicoli. Naturalmente non si capisce a cosa ti riferisci quando parli di virilità visto che è un argomento così vasto, complesso e ricco di sfumature a seconda di quale popolo vuoi considerare.
E poi quali sarebbero queste debolezze maschili di cui spesso si sente parlare quando si fanno i confronti tra i primitivi (gli uomini) e le evolute (le donne, anche se, come ti ho fatto vedere, le donne possono essere sfrontate e intraprendenti, dunque anch’esse sono primitive per usare i tuoi criteri)?
Sebbene ciò che hai detto non sia per niente condivisibile debbo segnalarti degli errori piuttosto grossolani a proposito della dislessia e del pensiero digitale.
Intanto la dislessia colpisce circa il 3%-4% dei bambini, tuttavia il rapporto M/F è controverso perché si è scoperto che non è per niente sbilanciato. Per usare le parole del DSM-IV-TR: “Si è riscontrato che il disturbo si manifesta in percentuale più bilanciata tra maschi e femmine quando si usa una valutazione diagnostica più attenta e criteri rigorosi piuttosto che la segnalazione da parte della scuola e le procedure diagnostiche tradizionali”. Dunque usare l’argomento dislessia come prova delle fragilità maschili e della loro necessità di cambiamento è un’idiozia, intanto per il motivo di un rapporto M/F molto più simile di quanto si pensi e in secondo luogo perché non ha senso prendere un fenomeno che colpisce il 2%-3% della popolazione maschile e poi asserire che anche il restante 97%-98% non ha sviluppato le qualità da te elencate (a proposito, la dislessia ha a che vedere con la capacità di lettura, non con il pensiero astratto. Dunque dire che gli uomini dislessici hanno un pensiero astratto poco sviluppato rispetto alle donne normali è un’altra idiozia. Se il contenuto di un testo che un dislessico non capisce gli viene esposto oralmente, costui è in grado di comprenderlo come una donna). Questo modo di ragionare ricorda quello di certe donne e di certi uomini che parlano di crisi del maschile sulla base di 75 donne uccise dal partner o ex oppure sulla base del 5,4% di donne maltrattate (a fronte di un 94,6% di donne che non ha subito violenza).
Sull’intelligenza digitale sorvoliamo pietosamente, sembra un tentativo per far apparire le donne migliori a tutti i costi: ti rammento che le abilità che hai indicato servono nella comprensione di un testo, nell’eseguire delle operazioni aritmetiche complesse o risolvere problemi matematici (gli uomini sono bravi non trovi?) e nel parlare. Credi che gli uomini difettino in questo rispetto alle donne? E in che cosa?? Non sarà che tu confondi le abilità intellettive con l’estensione del vocabolario?
Doctor Doctor(Quota) (Replica)
“mi chiedo se noi uomini non dovremmo recuperare il nostro lato femminile. Mi spiego meglio: esigere che le donne si facciano carico delle debolezze maschili, non tutte, ma almeno in parte.”
Secondo me non dovresti essere qui. Guarda, lo dico con assoluta calma, solo come constatazione. Dovresti stare con Maschile Plurale perché mi sembra che tu la veda sostanzialmente come loro. Ne condividi la visione del mondo: un mondo dove sembra che esista solo il terziario, solo lavori impiegatizi, dove tutto, ma proprio tutto, è automatizzato e le competenze richieste ai lavoratori sono unicamente di natura logico-comunicativa, o scientifiche a basso-medio livello (es. contabilità, ricerca di laboratorio). In questo panorama, tu vedi le donne ottenere buoni risultati (nessuno lo nega) e avere degli impieghi anche a livello dirigenziale, ben pagati (nessuno lo nega) e che svolgono con serietà, competenza e abilità (nessuno lo nega). Da questo deduci che “la forza muscolare conta sempre meno” e QUINDI le donne sono “avvantaggiate”, suppongo per la loro maggiore abilità comunicativa, relazionale, e mettiamoci pure la bravura nel multitasking, così abbiamo fatto il pieno. Io però la vedo in modo molto diverso. Vedo una società avanzata che si basa ancora oggi in gran parte sul lavoro maschile e quello permette ad altri come me, credo come te, e sicuramente come buona parte delle donne, di vivere dignitosamente, se non nel lusso. Negarlo vuol dire essere in malafede. Poi, lavorando anche sul fronte psicosociale, dici che gli uomini devono “recuperare il loro lato femminile”. Sei d’accordo con il concetto maschileplurale di “ridefinire la mascolinità”: come dovrebbe essere ridefinita? Ma naturalmente alla luce del modello femminile. Quella di “ridefinire la mascolinità” è una bella perifrasi per dire che gli uomini dovrebbero essere come le donne. Anche tu vuoi la libertà di piangere al cinema durante le scene d’amore? Vuoi essere libero di esprimere le tue emozioni? Vuoi essere libero di vestirti di rosa? Va bene. Nessuno te lo impedisce. Anzi, in effetti qualcuno che te lo impedisce c’è. Le donne. Prova a chiedere a qualcuna di “farsi carico delle debolezze maschili”. Secondo me ti ride in faccia, se è beneducata. Se invece è su Facebook, ti ride in faccia e poi strilla che sei un misogino e ti denuncia alla Polizia Postale. Se invece è di SNOQ, ti ride in faccia e poi ti fa la predica dicendo che devi suicidarti per lasciare il tuo parcheggio a una Donna. Se invece è la Ravera, scrive un articolo per dire che devi suicidarti perché sei vecchio (tu) e brutto (tu).
Ti auguro buona fortuna, credo ne avrai bisogno. Se vedi i plurali, mandagli pure i miei saluti maschilisti.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
Io sono molto meno diplomatico di voi, per cui dico soltanto che di “uomini” come Aliquis ne ho le palle piene.
Tra l’altro mi chiedo se questa sottomissione psicologica verso l’altro sesso sia tipica dei bianchi occidentali oppure anche degli uomini di altre culture.
Esempio: in Giamaica o a Cuba gli uomini (neri) sono altrettanto sottomessi? Ne dubito. Anzi, non ci credo per niente. Personalmente sono sempre più convinto che quella maschile sia una “questione bianca”.
Marco(Quota) (Replica)
E si, lo sapevo che avrei suscitato un vespaio.
Ammetto che posso benissimo aver detto soltanto
cose sbagliate, ma questo è ciò che mi sentivo di
dire. Forse ho pure generalizzato troppo una mia
particolare sensibilità. Avete detto tante cose, anche
se tutte si riducono alla stessa. Mi sento solo di
dire qualcosa a Marco Pensante. Alla fine del suo
post dice che “qualcuno che te lo impedisce c’è:
le donne”. Verissimo, ma il comportamento delle
donne in definitiva è dettato dagli uomini. Se la
maggioranza degli uomini adottasse un comportamento
diverso, le donne dovrebbero adeguarsi di conseguenza. E’ pur vero, come ha detto qualcuno,
che io con questo sito c’entro poco. Non conosco Maschile Plurale, conosco un pò la LIDI e credo di essere più in sintnia con loro. Capisco benissimo che
dal vostro punto di vista posso aver detto una miriade di cazzate, ed io posso benissimo avere torto, soprattutto in quei campi su cui ho una conoscenza generica (vedi dislessia. Ma a prescindere da quel problema, pare che le donne studino di più degli uomini. E comunque anche quello specifico problema è tale solo a causa del sistema scolastico: Leonardo da Vinci, Einstein, Picasso, Wilhelm Kolkoff, Faraday,
erano tutti dislessici. Si, forse le capacità digitali e analogiche non hanno a che vedere con il genere, e forse sto per dire un’ altra minchiata. Ma uno come Faraday, che non capiva la matematica, riuscì ad immaginare il campo magnetico perchè lo visualizzava nella sua mente. Ed era un’ uomo.). Però potreste aver torto anche voi.
Comunque, va bene, non vi importunerò più. >
Cordiali saluti, auguri di prosperità per il Movimento Beta.
Aliquis(Quota) (Replica)
Marco,
Non si tratta del colore della pelle, ovviamente, Marco, né tanto meno dell’appartenenza etnica, ma del fatto che il femminismo è un prodotto della società occidentale. E’ nato e si è sviluppato al suo interno fino ad affermarsi come ideologia dominante per le tante ragioni che abbiamo spiegato e che spieghiamo continuamente. Quindi è ovvio che in altri contesti gli uomini siano meno sottomessi alle donne o addirittura non lo siano affatto, comunque di certo non nelle forme e nelle modalità con cui lo sono in questa parte del mondo.
Il femminismo è funzionale ad un sistema capitalistico avanzato (fra le altre cose lo dice la storia). Nello Zaire o nel Mozambico non avrebbe nessun senso, per lo meno finchè il processo di globalizzazione capitalistica non porterà a dei cambiamenti radicali anche in quei contesti sociali e culturali. Dove questi stanno cominciando ad avvenire il femminismo fa inevitabilmente la sua comparsa. In altri contesti, come quelli mussulmani integralisti, viene usato come arma di penetrazione “culturale”. E’ certo che in Afghanistan i talebani temono molto di più l’apertura dei Mc Donald e la minigonna che non le bombe. Le bombe tutt’al più uccidono le persone, i Mc Donald e la minigonna uccidono una cultura, l’identità stessa di un popolo.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Aliquis,
Aliquis, nessuno ti ha detto che ci stai importunando. Non giocare a fare la vittima, esci da questo guscio, anzi, da questa sorta di identità che ti sei costruito.
Non puoi pensare di venire qui a proporre la resa incondizionata del genere maschile (perché è questo che proponevi in alcuni tuoi commenti) e non aspettarti che la gente ti risponda. Cerca di essere onesto anche con te stesso…Cosa volevi che ti rispondessimo, “Sì, certo, hai ragione, arrendiamoci, le donne sono migliori di noi, più brave, più forti, addirittura ci sovrastano in tanti settori, meglio lasciargli del tutto le redini e sperare di essere compresi…” (e magari così facendo qualcuna ce la smolla pure: questo è il non detto, ma in realtà lo hai detto fra le pieghe…).
Ma ti rendi conto che questa è la “filosofia” di uno sconfitto? Noi stiamo qui proprio per cercare di costruire una nuova consapevolezza maschile e tu vieni a dirci certe cose…
Cosa ti aspettavi che ti potessimo realisticamente rispondere?
E su, cerca di essere onesto. La mia opinione è che tu stai accettando la tua fragilità (guarda che lo siamo tutti, in una qualche misura, soltanto i “machi”, che sono tantissimi ancora, purtroppo, giocano a fare i duri…), la stai interiorizzando come una condizione che appartiene al tuo stesso essere, dalla quale non potrai mai liberarti perché fondamentalmente non ti senti all’altezza, non ti senti adeguato. Questo è il nodo vero. Permettimi di fare da psicologo, anche se non lo sono: ma questo sito, lo abbiamo detto tante volte, è anche un luogo di riflessione maschile, quindi anche di legittima autocoscienza.
Per quanto mi riguarda ho avuto modo di parlare con te telefonicamente diverse volte e ho avuto e ho la certezza di avere avuto a che fare con un uomo intelligente e anche colto, oltre che sensibile. E ho interpretato la tua frequentazione di Uomini Beta come un tentativo di liberarti di tutta quella zavorra che hai accumulato negli anni, come tantissimi altri, sia chiaro, forse come tutti.
A mio parere stai vivendo in questa fase una sorta di rigurgito di vecchi condizionamenti, vecchie paure (“non sono all’altezza, non ce la faccio, sono inadeguato, sono fragile, è meglio arrendersi ecc. …) che ritornano puntualmente e sistematicamente. Guarda che la psiche è una brutta bestia, specie quando diventa la spugna di tutta l’immondizia che ci propinano fin da quando siamo bambini.
Allora, il mio suggerimento è quello a non farti travolgere dall’ansia e da questi cattivi pensieri che si sono radicati nella nostra mente.
Qui nessuno ti caccia. Ti si risponde da pari a pari, come siamo abituati a fare tra noi, tra eguali. Qui non si compatisce nessuno perché il compatimento è ipocrita e soprattutto non serve a risolvere i problemi e anzi li alimenta. Qui ci si comprende, ci si aiuta, si solidarizza, ci si confronta, si elaborano i pensieri, ci si sfoga, a volte si litiga pure, come è giusto che sia ogni tanto, ma non si assecondano le nevrosi (che abbiamo tutti). Se c’è un errore gravissimo che spesso si commette è proprio quello di assecondare il malessere psicologico . No, questo proprio no. Non lo faccio con me stesso, figuriamoci se lo faccio con gli altri…
Sei venuto qui a proporci la tua resa e a teorizzarla per l’intero genere maschile. Ma su, ma può essere una soluzione possibile? Ma ti rendi conto che sostenendo questo dimostri proprio tu di aver interiorizzato tutta quella immondizia che è la stessa che ti ha convinto di non essere un uomo adeguato, di non essere all’altezza?
E ora tu cosa fai? Vai da quella stessa gente che ti ha voluto così, che ti ha ridotto così, e gli dici:”Signore/i, avete vinto, siete più brave/i e migliori di me, abbiate pietà e datemi qualche briciola di affetto…”. Di affetto? Ma secondo te, con l’atteggiamento che hai assunto, che genere di affetto potresti ottenere? Che cosa potrebbero offrirti? Che cos’è quella “cosa” che ti darebbero (ammesso che te la diano…)?
Aliquis, ascolta, lo dico per il tuo bene, credimi, perché so che sei un uomo di valore. Resta da queste parti, non ti allontanare, non ti far ingannare, e non ti far ingannare da te stesso, non ti incartare in pensieri foschi e negativi. Ripeto, sono convinto che quanto hai scritto in questi giorni è un rigurgito di condizionamenti. E’ inevitabile. E’ un percorso accidentato questo. Noi non ti molliamo ma pure tu devi darci una mano…
Forza e coraggio!
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Caro Aliquis, il Movimento Beta non è il movimento “degli altri” cui fare generosamente gli auguri come si fa ad un estraneo, esso è il TUO movimento, quello che lavora per te, per offrirti una via di uscita dalla rete psicoemotiva che ingabbia la mente e il comportamento, a te come a milioni di altri.
Quanto a me, ci ho scritto sopra 400 pagine: le ho scritte per ragazzi come te e siccome si trovano gratis su internet ti invito calorosamente a leggerle:
http://altrosenso.wordpress.com/qs-meta-della-terra/
Non ci sono alibi, scuse, pretesti per non farlo.
Rino DV
Rino DV(Quota) (Replica)
Aliquis: Ma a prescindere da quel problema, pare che le donne studino di più degli uomini. E comunque anche quello specifico problema è tale solo a causa del sistema scolastico: Leonardo da Vinci, Einstein, Picasso, Wilhelm Kolkoff, Faraday,
erano tutti dislessici. Si, forse le capacità digitali e analogiche non hanno a che vedere con il genere, e forse sto per dire un’ altra minchiata. Ma uno come Faraday, che non capiva la matematica, riuscì ad immaginare il campo magnetico perchè lo visualizzava nella sua mente. Ed era un’ uomo.). Però potreste aver torto anche voi.
ho letto attentamente. Siccome manco io capisco nulla di dislessia e percentuali di distribuzione di disturbi o supposti tali tra i generi, ti dico quello che ricavo dalla tua riflessione, prendendola per vera. Se ne deduce che gli uomini sarebbero bravissimi a immaginare e costruire un mondo a misura di donna. Che si tratti di visualizzare matematica e formulare teoremi, (che, non vorrei dire una minchiata, ma richiede una notevole capacità di astrazione) che si tratti di immaginare il mondo fisico e scoprire relazioni, che si tratti di immaginare o sviluppare un sistema digitale (perchè pur ammettendo l’ipotesi che siano più brave a gestirlo e manipolarlo, oggettivamente non mi pare che origini dal mondo femminile) in cui le donne possono eccellere. Adesso mi sembra che tu, in un certo senso, auspichi che anche le donne smettano di essere autoreferenziali e comincino a pensare al modo di implementare un mondo a misura d’uomo. E suggerisci agli uomini di inventarsi e studiare una nuova mascolinità? E’ così? Se è così non ti pare un po’ contraddittorio?
Perchè se l’assunto è: ok il mondo di oggi vi permette di esprimervi al meglio, di esprimere la vostra forza, le vostre capacità etc. etc. datevi da fare e veniteci incontro voi ADESSO, la soluzione sarebbe passività totale. Non mettersi a ripensare una nuova mascolinità. Aspettare che siano le “nuove” (? sono davvero così nuove?) femmine a capire come si può adattare la loro “Nuova” femminilità al maschile classico… Ma forse con la riscoperta del lato femminile intendevi proprio questo
Rita(Quota) (Replica)
Vespaio …. esagerato. Diciamo un vivace contraddittorio!
Aliquis, avere dentro di sé la consapevolezza di non essere in possesso della verità rivelata e quindi di poter sbagliare nell’interpretare la realtà che ci circonda non è difetto. E’ un pregio.
E’ un sano antidoto al dogmatismo che è sempre dietro l’angolo.
Diventa però un problema quando, invece di essere lo strumento che ci aiuta a comprendere meglio, a capire di più e in definitiva anche a cambiare il nostro atteggiamento su una o più questioni, diventa un problema dicevo, quando da strumento diventa fine.
E mi sembra che sia quello che fai tu. Parti con “Ammetto che posso benissimo aver detto soltanto cose sbagliate…” e finisci nel prosieguo del commento con “Però potreste aver torto anche voi.”
Relativizzare tutto in questa maniera non porta a niente ed è deleterio per la nostra salute mentale oltre a non essere di nessun aiuto nel nostro sforzo di comprensione.
Essendo il sottoscritto un tecnico non la metto sul lato psicologico ma cerco di spiegarmi con gli strumenti che mi sono più consoni. Peraltro gli stessi che mi hanno permesso e mi permettono di rimanere con i piedi per terra.
Il metodo. Che poi in definitiva è il metodo scientifico.
Guarda, al di là dell’immagine che possano propinarne i media, non c’è niente come la scienza che si mantenga e si sviluppi col dubbio.
Quando si osserva e si vuole capire un fenomeno si procede in questa maniera:
– si fa un ipotesi che pretende di spiegare il fenomeno;
– si procede alla verifica.
A questo punto le strade che si aprono sono:
– la mia ipotesi non spiega il fenomeno: l’abbandono o la modifico riprovando di nuovo con presupposti diversi;
– la mia ipotesi spiega in maniera soddisfacente il problema: considero la mia ipotesi valida (a dire il vero questo è un passaggio che dovrà essere convalidato da tutta la comunità scientifica) pro tempore, cioè fino a quando io, o altri, produrranno delle ipotesi (teorie) che, verificate, descrivono il problema o il fenomeno da me affrontato in maniera più soddisfacente.
Questo è il meccanismo motore dello sviluppo e (forse) del progresso fin qui realizzato.
Tornando a noi. Anzi, tornando a me. E uscendo fuori dall’ambito strettamente materialistico: per quanto sia cosciente che tale impostazione non può darmi “tutte” le risposte, è la mia impostazione.
Quella che mi permette di non perdermi nella complessità dei problemi fornendomi un saldo, quanto temporaneo (può sembrare un ossimoro, lo so) punto d’appoggio. Bisogna avere sempre un pezzetto d’isola (terraferma) su cui poggiare i piedi. Poi, in base alle nostre esperienze, al nostro carattere, alla nostra continua ricerca di “senso” si può anche cambiare isola. Quello che non possiamo permetterci (pena affogare, in questo caso sinonimo di perdersi) è di stare continuamente in “mare”. In balia delle coorenti e dei venti.
Quella che da sostenitore (per quanto non organico) dei movimenti femministi mi ha portato a essere un sostenitore organico dei movimenti maschili. Anzi di un movimento maschile: Uomini Beta. Ma questa è una altra storia (che prima o poi spiegherò, lo devo a Pappagallus … ).
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Ok. resterò da queste parti. Ho poco tempo libero,
Internet non mi funziona bene ed effettivamente ho
qualche problema a cui pensare. Ma credo di aver
esagerato un pò. Cercherò prossimamente di fare interventi più ragionevoli, e meno legati alla mia
emotività interna. Tuttavia mi è rimasta la curiosità
di sapere se è vero che le donne studiano di più degli
uomini. Forse è solo un riflesso della loro impossibilità a svolgere lavori pesanti, o presunti tali. Rino, il tuo testo è interessante, appena avrò tempo lo leggo,
anche se Internet mi dà problemi. Comunque non sono più un ragazzo; forse l’ intervento di una donna Domenica scorsa nella trasmissione “Alle falde del Kilimangiaro” mi ha colpito più del dovuto. Diceva che
gli uomini soli che hanno superato una certa età sono
“bacati”. Meglio uno sposato, diceva. E si, non ci si
pensa su due volte ad usare il mezzo televisivo per offendere e gettare fango gratuitamente su intere categorie di persone, colpevoli, in questo caso, di non
aver mai avuto un legame…..Mirabile esempio di uso spregiudicato di quello che non è altro che un puro e
miserabile sofisma per pontificare e farsi giudice delle vite altrui…….
Aliquis(Quota) (Replica)
Aliquis ,aspettando Luigi e la sua storia ,ti posso dire la mia …
Inizio ad interessarmi di questioni di genere ormai nel “lontano” 2010 (circa) ..inizio a frequentare “il corpo delle donne ” di Lorella Zanardo …Devi notare che da buon neofita non sapevo l’esistenza di gruppi maschili.. uomini beta fondato da quel Laziale di Fabrizio (beh ,nessuno è perfetto :D) era lontano anni luce..inizio con il forum ,poi chiuso (forse anche per colpa mia ) ,l’inizio non è male si discute ,però una vocina ripeteva sempre “i maschi ,i maschi ,i maschi” (strano che ,in quel periodo non si parlasse di femminicidio, ad esempio ) Pensavo che si volesse costruire una televisione più “intelligente” e che si doveva cambiare allora l’intero sistema ,ma c’era sempre quella vocina “i maschi ,i maschi ,i maschi” ..infatti ,i pochi maschi presenti ,a poco a poco se ne sono andati (l’ultimo sono stato io) fino a che ,un giorno (in una specie di Day after) si parla di misoginia,faccio notare che esiste anche l’altra parte cioè la misandria e che tutte e due vanno combattute ..giù insulti a non finire ,fino a che ,ed è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso mi si è accusato di aver ucciso moralmente le donne ,solo perchè ho messo in discussione che misoginia e misandria sono la faccia della stessa medaglia (come è il femminismo e il maschilismo)…Adesso ho iniziato l’avventura con un laziale,stai a vedere che insieme si riesce a fare qualcosa di buono ? ..
mauro recher(Quota) (Replica)
..
D’accordissimo.
Ma in questi casi, visto l’elevato livello della bipede, io gli avrei risposto (e peccato che l’apparecchio televisivo non possa essere bidirezionale) con un articolato commento che pareggiasse cotanta scienza: PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR!!!
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
mauro recher,
” pochi maschi presenti ,a poco a poco se ne sono andati (l’ultimo sono stato io) fino a che ,un giorno (in una specie di Day after) si parla di misoginia,faccio notare che esiste anche l’altra parte cioè la misandria e che tutte e due vanno combattute ..giù insulti a non finire ,fino a che ,ed è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso mi si è accusato di aver ucciso moralmente le donne”
Ma Cristo benedetto, veramente, ma queste spastiche, io dico…ma come cazzo fanno a essere cosi`deficienti? Fanno scappare i propri associati con la propria imbecille bigotteria. Ma che geni della politica, davvero! Meglio cosi`, altrimenti non passavi con noi, ma io dico davvero, per Dio! Ma ci rendiamo conto di che cazzo di livello basso, ma basso, ma basso e`la mondezza umana che combattiamo? Ahi, lo so che scrivendo cosi`mi si puo`dire la stessa cosa. Ma a me risulta pure che ad avere a che fare con la cacca ci si sporca e si inizia a puzzare sempre. Ecco: a forza di combattere il femminismo, che e`feccia, scrivo come un borgataro. Perdonatemi, ma mi fanno troppo orrore. E che diamine, ma queste qua davvero se non ci fosse il sistema a foraggiarle starebbero a pulire i cessi dei Motel con la lingua. Altro che scrivere genialate su La Repubblica o 27sima ora o altro materiale del genere…baaah! Puah. Fine dello sfogo.
Pappagallulus parvulus(Quota) (Replica)
http://www.europaquotidiano.it/2013/06/01/guarire-dai-femminicidi/
leggete solo la prima frase, l’articolo è molto più lungo ,ma già dall’ inizio si capisce dove si va a parare
Mauro Recher(Quota) (Replica)
“Stalkista” suicida.
http://www.lastampa.it/2013/08/15/italia/cronache/firenze-lei-lo-denuncia-per-stalking-lui-si-toglie-la-vita-impiccandosi-YLpQXbvxv9Sesk10RdSPaL/pagina.html
Non si riesce ad immaginare il simmetrico.
Non si riesce.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Rino,
E ‘ come hanno accolta questa notizia la pagina di no violenza alle donne ?
https://www.facebook.com/Noallaviolenzasulledonnevero2?fref=ts
in questo modo
Mauro Recher(Quota) (Replica)
http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/444581/In-Italia-4-mila-suicidi-l-anno-La-meta-poteva-essere-aiutata
Cose che sapevamo già ….da notare però le Tag , suicidi e FEMMINICIDI ormai sembra che non se ne possa fare a meno
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Interessante articolo: Suicidi, esplosioni di follia individuale e neocapitalismo liberale di Eugenio Orso
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Luigi Corvaglia,
Ho scorso molto rapidamente l’articolo. Interessante. Sottolineo due cose. 1)Non si accenna al suicidio come fenomeno di genere (maschile), il che ha un suo significato importante. 2)Quando parla del controllo sulla popolazione mondiale e sull’esigenza del capitale di diminuirne il numero, mette il dito su più piaghe. Smaschera l’essenza di un certo ecologismo che ama presentare se stesso come campione della sostenibilità ambientale che in realtà è sostenibilità del capitale. Inoltre smaschera la sedicente sinistra che bolla come oscurantista e reazionaria la Chiesa perchè contraria al controllo delle nascite e alla stasi demografica considerata invece come benefica, Ed anche questa, ci dice l’articolo, è una esigenza del capitale, dei cui interessi e delle cui concezioni culturali la sx è diventata principale portatrice.
armando
armando(Quota) (Replica)
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/12/20/news/operaio_suicida_per_la_crisi_la_denuncia_di_un_sindacalista-74108836/ uno dei tanti purtroppo ,perchè riporto questo articolo ,?
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Mauro Recher(Quota) (Replica)
http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/feb/20/britain-male-suicide-rate-tragedy-failure
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
1 – Litiga con la moglie e si impicca:
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http://www.gazzettino.it/NORDEST/ROVIGO/rovigo_suicidio_impiccato_ponte_castelmassa_figlio_facebook_lite_moglie/notizie/749715.shtml
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Illuminanti le parole del figlio.
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2 – Litiga con la moglie e si suicida nel canale
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http://www.lastampa.it/2014/06/22/edizioni/novara/litiga-con-la-moglie-e-si-uccide-gettandosi-in-un-canale-a-fara-novarese-JbEefhyzAylbzSZbHDEPJM/pagina.html
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Raccolgo qqss infos nel quadro della mia ricognizione annuale delle stragi in famiglia e dei relativi suicidi. Ne parleremo dunque ai primi del 2015.
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Questi due casi però sono fantastici.
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RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
“purtroppo non erano solo minacce dettate dall’ira” (dall’articolo riportato da Rino) a proposito dell’uomo suicidatosi per aver litigato con la moglie..
L’ira di chi? le minacce di chi? mai compare la forza gravitazionale che determina il corso dei destini di questi maschi. Non solo non compare, ma è come se non esistesse. I maschi fanno tutto da soli? si suicidano, vengono misteriosamente suicidati, impazziscono, da sani che erano. Perdono mediamente tutti sette anni della loro vita, e a migliaia perdono la vita sul lavoro, subiscono invalidità, contraggono malattie: si donano follemente. Eppure senza il loro dono la forza sparirebbe in un giorno.
Misteriosa, nascosta, interagisce con loro la forza gravitazionale ed è tabù citarla. Gli Antonello da Colfosco scompaiono dalla vita e dalla memoria dei vivi senza che alcuno si ponga una domanda. Spesso uccisi dai maschi stessi in nome e per conto di questa forza. Questa forza definisce l’orizzonte degli eventi ed un nome ce l’ha. E’ forse l’archetipo junghiano della Grande Madre?
cesare(Quota) (Replica)
Eppure, qualcuno questa forza la vede e ne ha parlato.
Certo è che se per vederla bisogna chiamarsi Nietzsche, Jung, Tolstoj, etc., insomma bisogna essere l’equivalente di “Newton” , rispetto all’immensità degli accecati, è chiaro che sostenere che causa della qm è, in primis, proprio l’inadeguatezza maschile, evitando così di fare delle proprie tare un “aureola”, scaricando soltanto “la colpa” verso qualcun/qualcos’altro, non si sbaglia.
Cmq…
“Dov’è questo potere? Ma dappertutto, in ogni cosa. Girate per i negozi in qualunque grande città. Lì ci sono dei milioni; è impossibile valutare le fatiche umane che vi sono state spese; ma
guardate i nove decimi di quei negozi, c’è forse qualcosa per uso degli uomini? Tutto il lusso dell’esistenza è richiesto e tenuto su dalle donne.
Contate tutte le fabbriche. Una grandissima parte di esse fa ornamenti senza utilità, carrozze, mobili, giocattoli per le donne.
Milioni di persone, generazioni di schiavi periscono nel lavoro da galera delle fabbriche solo per il capriccio delle donne. Le donne, come regine, tengono prigionieri della schiavitù e del lavoro pesante i nove decimi del genere maschile.”
Tolstoj – La sonata a Kreutzer
Animus(Quota) (Replica)
cesare,
L’accenno di Cesare alla Grande Madre è molto importante per capire certe dinamiche psichiche che conducono a esiti così tragici e definitivi. Sarebbe ovviamente molto lunga e complessa una spiegazione esauriente, e non ne sarei neanche del tutto capace. Mi limito perciò ad una sintesi scusandomi per l’approssimazione, ma soprattutto trascriverò un brano di un antichissimo poema babilonese in cui Gilgamesh rifiuta le profferte amorose della dea dell’amore fisico Istar . Mi sembra assai appropriata ai temi di cui discutiamo e che si possono riassumere in breve come la non piena autonomia del maschile dal femminile. Processo di acquisizione di coscienza egoica maschile che è una tappa dell’evoluzione dell’umanità dall’indistinzione originaria e dalla sottomissione all’archetipo della Grande Madre, ma contemporaneamente corrisponde anche al percorso che deve fare il maschio, dall’età infantile in cui è necessariamente dipendente dal femminile/materno fino all’età adulta nella quale questo rapporto di dipendenza/subordinazione psichica è (o dovrebbe essere) definitivamente spezzato. Il processo consta di più passaggi, fra i quali particolarmente importante è quello dell’adolescenza in cui coesistono spinte e pulsioni contrastanti. Da un lato la fascinazione, in tale stadio ancora invincibile, del femminile, dall’altro la spinta all’autonomizzazione, quindi alla ribellione.
La situazione dell’amante adolescente corrisponde a quella di tutto il maschile nel processo di autonomizzazione, processo che, in caso o nell’altro, può arrestarsi, essere sconfitto o anche regredire ad uno stadio precedente. A prescindere ovviamente dai casi personali che sono stati indicati e di cui nulla sappiamo per poter esprimere giudizi che sarebbero comunque avventati, tuttavia essi sono esempi di un fenomeno che va diffondendosi e quindi hanno un significato transpersonale. Di questo parliamo, con grande rispetto per le persone coinvolte.
Mi sembra importante questo passo tratto da “Storia delle origini della coscienza” di Erich Neumann.
<>
Il passo, se lo riportiamo alla situazione di oggi, ci dice più cose:
1) Un maschile che non riesce a rendersi psichicamente indipendente dal femminile, è retrocesso (o si è fissato) in uno stadio adolescenziale.
2) Tale stadio si manifesta da un lato come sessualità esclusivamente fallica (di cui anche il machismo è segno), e perciò incapace di resistere alla fascinazione del femminile,dall’altro come inquietudine e ribellione alla dipendenza che però non riesce a manifestarsi che come suicidio o autocastrazione, (oppure, in altri casi, anche come disprezzo o violenza verso il femminile) con ciò testimoniando la permanenza in uno stato di dipendenza.
3) Questa situazione è stata “voluta” e incentivata in più modi. Il perchè mi sembra chiaro. Un soggetto maschile forte e autonomo, non psichicamente paralizzato, è l’opposto di quello ideale per la società iperconsumistica e ipersessualizzata di oggi, ossia malleabile, manipolabile e indirizzabile a piacimento. Un soggetto che agisce ormai in una società dove tutto ciò che è ontologicamente maschile (il coraggio, il rischio, l’idea da affermare, la fermezza di carattere, il lavoro manuale, la fatica), sono qualità “inutili” o controproducenti. Quale arma migliore del sesso e della naturale fascinazione che la femmina esercita sul maschio? Quale migliore strategia della risottomissione del maschio alla Grande Madre? Naturalmente per far ciò si è dovuto procedere: a)alla svalutazione del padre, figura determinante dell’autonomizzazione del maschile dal femminile. b)contemporaneamente si è dovuto esaltare il femminile in tutto, rendendolo un “ideale” al quale anche i maschi guardino come obbiettivo per trasformare se stessi.
In questo quadro il femminismo ha giocato un ruolo importantissimo, contribuendo in maniera determinante alla colpevolizzazione ed alla reinfantilizzazione del maschile per legarlo indissolubilmente a sè.
Tutte cose che l’umanità ha già visto e che ci hanno narrato i miti, ma che ora si ripresentano in tendenza inversa. Mentre nell’antichità si trattava di emanciparsi e si era quindi in una fase ascendente, ora si tratta di lottare contro la regressione e la de-emancipazione, di bloccare quindi la fase discendente.
Eppure i termini essenziali della questione non sono dissimili da ieri. Leggiamo il passo che avevo annunciato all’inizio.
<<O Signora, conserva per te le tue ricchezze!
A me bastano il mio vestito e la mia camicia;
a me bastano il mio pane e il mio nutrimento!
Mangio infatti cibi divini,
bevo infatti vino regale!
Sei…nella stagione della pioggia
una porta posteriore, che non trattiene il vento e la pioggia,
un palazzo che abbatte…l'eroe,
un elefante che…..la sua coperta,
pece che brucia l'uomo che la porta,
un'otre che bagna l'uomo che la porta,
calcare che fa crollare il muro di pietra,
diaspro…che il paese nemico,
una scarpa che ferisce chi la porta.
Chi è stato il (tuo) amante, che tu abbia amato per sempre?
Chi è stato il tuo pastore, che sopra di te abbia avuto potere?
Orsù, ti dirò i nomi di tutti i tuoi amanti.
………..
A Dumuzi, l'amante della tua giovinezza,
anno per anno hai destinato il piagnisteo,
(Sebbene) tu abbia amato il variopinto (uccello) pastore,
lo hai abbattuto e spezzato l'ala:
(ora) egli sta nella foresta e grida "kappi"!
Hai amato il leone, perfetto di forza,
(con tutto ciò) gli hai fatto scavare sette e sette fosse.
Hai amato il cavallo che esalta la battaglia,
(con tutto ciò) gli hai destinato la briglia, il pungolo e la frusta,
di correre per sette ore doppie gli hai destinato,
di scalmanarsi e (poi) bere gli hai destinato.
A sua madre Sililu hai destinato il piagnisteo.
Hai amato il pastore, il guadiano,
che costantemente per te metteva in serbo focacce cinerarie;
(con tutto ciò) lo hai percosso e lo hai mutato in sciacallo;
(ora) i suoi stessi pastori lo scacciano,
e i loro cani gli strappano la pelle villosa.
Hai amato Ishullanu, il giardiniere di tuo padre,
che costantemente ti portava pannocchie di datteri,
che ogni giorno faceva splendere la tua tavola:
hai alzato (sopra di lui) gli occhi e sei andata da lui:
<>
………….
Ishullanu ti disse:
<>..
(Quando) tu udisti questo suo dire,
lo percuotesti e lo mutasti in talpa
……………………..
E quando mi avrai amato, mi destinerai (un destino) come questi.
Oltremodo indicativo!!!!!!!
armando(Quota) (Replica)
A questa totale irriducibile insipienza misteriosamente ci prostrammo, uomini moderni dai saperi onnipotenti:
tornano i piedi tagliati nell’antica Cina, il “loto d’oro”, oggi per calzare il tacco dodici.
http://espresso.repubblica.it/visioni/societa/2014/06/23/news/quel-tacco-12-val-bene-un-mignolo-1.170558
cesare(Quota) (Replica)
Maschio pentito …. Non sono molto ferrato in inglese ,chi lo ha tradotto ha cosi scritto……….. Credo che parte del problema sia quest’idea che gli uomini debbano essere forti per forza. Mi ha sorpreso una cosa: gli uomini si suicidano piu’ delle donne in un rapporto di 3:1. Il che e’ pazzesco, perche’ a essere maschi si vive meglio! Si viene pagati di piu’. Si hanno piu’ privilegi. Si ha la patriarchia dalla propria. Non si hanno mestruazioni! E’ davvero bello! Fino all’eta’ di 8 o 9 anni i maschi piangono tanto quanto le femmine… e poi gli si insegna a smettere. Non gli e’ piu’ permesso. Ed e’ ridicolo perche’ questa paura di sembrare debole, o effemminato, o gay… sta impedendo agli uomini di parlare dei propri sentimenti. E cosi’ si uccidono…..
Molto probabilmente sta bene lui ,ma a tanti uomini le cose non vanno cosi bene ,solito discorso dove si dice dei maggiori suicidi maschili ma ,come per gli stupri ,c’è la siamo cercata ,visto che ci va tuto di lusso ,ci va cosi di lusso che gli uomini si tolgono la vita ,io mi domando se ci fanno o ci sono
mauro recher(Quota) (Replica)
Ho letto questo articolo
http://www.ladynomics.it/home/perche-i-panama-papers-sono-un-problema-femminista
Chi lo spiega che (mi sembra che Luigi abbia fatto un indagine su questo) su 201 suicidi per cause economiche, 199 sono uomini ?
mauro recher(Quota) (Replica)