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Parlavo telefonicamente, pochi giorni fa, con un mio caro amico, dirigente sindacale di una regione italiana molto importante. E’ stato un colloquio casuale, era molto che non ci sentivamo, e come prima cosa, dopo il primo scambio di saluti, si è complimentato per il sito che trovava molto bello e interessante (sue parole…).
Ho approfittato (a chi se non a lui che è un dirigente di una delle più importanti organizzazioni sindacali) per segnalargli l’articolo sulla homepage relativo alla tragedia di classe e di genere dei morti maschi sul lavoro e alla campagna di sensibilizzazione che stiamo per lanciare in tal senso.
Lui si è stupito della cifra, non pensava che le percentuali fossero di quel genere. “Vero è – ha subito detto – che in Italia le donne che lavorano sono meno numerose degli uomini e che il nostro paese è uno dei fanalini di coda per quanto riguarda l’occupazione femminile, ma è altrettanto vero – ha soggiunto (è una persona seria e onesta, oltre che intelligente) che comunque la percentuale delle donne occupate è ben superiore a quella del 3%…”.
Non mi ha meravigliato il fatto che non fosse al corrente che a morire sul lavoro fossero praticamente solo uomini. Anche un altro mio amico, docente di statistica in una importantissima università italiana, non ne sapeva nulla e quando gli ho comunicato il dato, è rimasto molto sorpreso. Il fatto sembra a prima vista sconcertante. Ma come? Un sindacalista e un professore di statistica che non sono a conoscenza di un fatto così incredibilmente e palesemente evidente che dovrebbe essere “urlato” ai quattro venti dalla mattina alla sera e che invece viene scientificamente occultato…
Ma in realtà la situazione è tale che, paradossalmente e incredibilmente, non c’è da stupirsi. Forse qualcuno in Germania durante il nazismo era in grado di conoscere l’entità della pulizia etnica in corso? Eppure i segnali di ciò che stava accadendo erano abbastanza evidenti…(naturalmente, sempre perché gli avvoltoi svolazzano senza sosta, vuole essere solo un esempio, se volte esagerato, e non un accostamento delle due situazioni). Sicuramente, possiamo affermare che molti/e, in quel frangente, non si sono affannati più di tanto per conoscere la verità, non si sono interrogati per sapere perchè questo o quel quartiere si spopolavano dall’oggi al domani e che fine avesse fatto tutta quella gente o magari anche il vicino di casa che era improvvisamente scomparso dalla circolazione. Ma tant’è…
Tornando a noi, proseguo il colloquio con il mio amico sindacalista. “Posso parlare liberamente con te di queste faccende perché ora sono solo in ufficio – mi dice – altrimenti non potrei. Qualcuno potrebbe ascoltarmi e sputtanarmi. Non potrei certo espormi con questi argomenti, sarei finito, molto probabilmente sarei cacciato dallo stesso sindacato”. “Non solo – continua – abbiamo da poco eletto il direttivo (non ricordo se regionale o cittadino, comunque di una grandissima città italiana) e siamo stati costretti a rispettare le quote. Alla fine siamo arrivati ad una presenza di donne nella direzione ben superiore a quella prevista dallo statuto, che è di almeno il 40%. Non sapevamo dove andarle a prendere tutte queste donne e siamo andati a cercarle perfino nelle cantine (testuali parole)”.
Come a dire, pur di garantire la presenza femminile in una determinata percentuale, abbiamo messo dentro cani e porci. E così nel direttivo di questo importante sindacato di una delle più importanti regioni italiane c’è gente che non ne sa assolutamente nulla e che non ha maturato neanche l’esperienza necessaria per poter svolgere determinati ruoli e funzioni.
“Naturalmente – ha soggiunto – la situazione è più o meno la stessa anche nelle altre confederazioni sindacali”.
Questo è il quadro della situazione. Questo è il “panorama” nel quale ci muoviamo”. Non si rischia la vita, non si finisce in carcere, non si viene malmenati, per lo meno da un punto di vista fisico.
Si viene completamente emarginati dal contesto sociale, dalla vita civile. Si viene assassinati dal punto di vista psicologico, esistenziale, dopo essere stati estromessi dal contesto professionale, politico o civile nel quale si vive e si opera. In moltissimi casi, tutto ciò può avere ripercussioni anche sulla vita familiare e/o di coppia di un uomo. Insomma, una sorta di morte civile, accompagnata dal disprezzo pubblico, dalla umiliazione e dalla derisione: il marchio della vergogna che rimarrà indelebile sulla tua fronte.
Queste sono le conseguenze della “guerra” nella “psicosfera”. Conseguenze che potrebbero produrre e già in larga misura producono effetti devastanti sulla psiche degli individui di sesso maschile.
Quando un uomo di oltre cinquant’anni, padre di famiglia, autorevole e affermato dirigente sindacale, ti dice che in quel momento può parlare con te la telefono di queste tematiche perché è da solo in ufficio e quindi non corre il rischio di essere ascoltato da nessuno/a, vuol dire che la situazione ha già superato la soglia di guardia, il limite consentito, oltre il quale, se non si innesca un processo in grado di invertire la rotta, potrebbe esserci addirittura l’impossibilità di raddrizzare la baracca..
Per questa ragione, è venuto il momento che tutti coloro che si occupano di Questione Maschile si rendano ben conto della grandezza e della difficoltà sfida che abbiamo davanti a noi.
Ho l’impressione, devo dirlo con molta onestà, che in moltissimi casi, non ci sia la consapevolezza necessaria e che ci si perda in chiacchiere inutili (con interlocutori/interlocutrici molto spesso improbabili e maldestri), gossip, pettegolezzi interni, personalismi e sterili competizioni fra chi è più bravo o chi ha cominciato prima ad occuparsi di QM….
La debolezza o la forza del movimento maschile dipende anche da noi. Cerchiamo di non dimenticarlo.
Fabrizio
111 Commenti
A proposito dei meccanismi che rendono allocchiti i parlamentari e politici maschi a fronte delle richieste arbitrarie delle parlamentari e politiche femmine, per cui ogni giorno c’è n’è una (andate in pellegrinaggio, ma a Disneyland, il regno dei balocchi!), mi viene da fare questa riflessione: si dice che è giusto ascoltare anche il parere delle donne. E va bene. O meglio: va bene a patto poi di regolarsi secondo il proprio maschile giudizio e poi giocarsi la partita. Quello che invece è successo è che il verbo “ascoltare” in associazione alla frase “il parere delle donne” è diventato automaticamente per i maschi un altro verbo di tutt’altro significato. E’ diventato immediatamente, il verbo “seguire” il parere delle donne, ovvero obbedire alle donne tout court. Trasformazione dovuta forse alla fragilità psicologica e immaturità affettiva dei nostri politici di sesso maschile a fronte del fatto nuovo di avere a che fare con femmine di potere e capaci? o magari alla paura di cadere nel nuovo e unico Inferno in cui oggi molti maschi credono, ovvero quello costruito e previsto dal femminismo per i maschi che commettono, a insindacabile giudizio femminile, il peccato mortale di maschilismo? E’ un mistero. Fatto sta che in politica il femminile detto, diventa automaticamente un maschile fatto: che si sappia, non una parola, non un istante di riflessione in merito. Il principio del piacere, se femminile, che diventa principio di realtà e la vita reale, di conseguenza, un sogno (o un incubo). Insomma Disneyland sembra dare garanzie di rispetto della realtà maggiori che le nostrane assemblee politiche.
Quello che risulta evidente è che i nostri parlamentari, uomini politici e quant’altro sono assolutamente in balia, come bambini, del giudizio femminile. Gentili rappresentanti del popolo Italiano, è vero che è detto: se non sarete simili ai bimbi non entrerete nel Regno dei Cieli, ma il Vangelo, credetemi, parlava di altro! pensate che vi abbiamo eletto perché metteste il cervello nelle mani delle vostre colleghe, delle vostre mogli o amanti o badanti, così da trovarci fra i nostri piedi maschili, che già trascinano faticosamente la carretta, decisioni di fatto incostituzionali sostanzialmente istitutive di ingiustificati privilegi femminili?
cesare(Quota) (Replica)
Adesso, quelli come lui, le signore (Camusso e Cancellieri) hanno avuto l’incarico di giocarseli a chiacchiere, al tè delle cinque. La classe operaia è andata nel boudoir e ascolta incantata le signore che fanno “orgoglio di liberazione femminile” sulla sua pelle. Il punto, amico Luigi, è la domanda: su quale base ritrovare dignità e forze quando si è arrivati a questi livelli di alienazione ed espropriazione? (Cesare)
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Caro Cesare, non sono molto bravo nell’elaborazione teorica (anzi diciamo per niente), ma penso di essere più portato per la tattica e la strategia. Per cui, mi dispiace, le elaborazioni teoriche devono fornirle gente come te, Armando, Fabrizio, Rino, etc., etc. …..
Per quanto mi riguarda, invece, vedo diverse fasi. Di fatica e lunghezza temporale diverse e non determinabili a priori. Vero. Ma ineludibili.
La prima.
L’elaborazione di una piattaforma teorico-pratica solida e credibile da portare avanti e sostenere. Niente di rigido e immutabile, ma con una buona intelaiatura che regga i confronti più impervi.
La seconda.
La creazione si una struttura “reale” senza stare tanto a guardare i numeri. Se la battaglia è giusta, arriveranno. Sarò un demente, ma sono veramente convinto che se non ci stanno dei “sani incoscienti” che fungano da catalizzatori la QM rimarrà sempre una sospensione, senza raggrumarsi o solidificarsi mai, tante particelle disperse che vagano senza metà (scusa il paragone chimico).
Probabilmente non ho ancora risposto al tuo interrogativo. Mi accingo a farlo.
Qui però entra in gioco UB.
Vedi, da quando (pochissimo) ho drizzato le antenne sulla QM, mi sono guardato intorno lurkando, come si suol dire, su tutti siti dedicati e ognuno di questi ha contribuito alla mia presa di coscienza e maturazione (invero ancora acerba) sul problema.
Però alla fine ho scelto Uomini Beta. Uno potrebbe pensare che era inevitabile vista la mia storia politica. E sarebbe nel giusto.
Ma è solo parte della motivazione. Il femminismo e su questo penso siamo tutti d’accordo, ha invaso ogni anfratto, ogni angolo, istituzionale, sociale, economico e via elencando della nostra società, ma richiamando le analisi di Fabrizio, che ritengo correttissime, su femminismo e sinistra, la prima ad essere colonizzata è stata proprio quest’ultima.
Ed è oltremodo sicuro che, ora come ora, la maggiore fonte di “contagio” è rappresentata proprio da lei, la sinistra, con la s minuscola.
Sintetizzando al massimo, ritengo che solo uno “strumento” che operi al suo interno (io tanto per dirtene una, una volta definite le fasi di cui sopra, non avrei alcun problema a porre le problematiche della QM in ogni ambito del mio pseudo-partito), conoscendone pregi e difetti possa essere veramente incisivo. O, per dirla in altra maniera, solo degli uomini di sinistra (nella mia accezione, la parola ha un significato molto largo e tutt’altro che estremista) possono convincerne altri dello stesso ambito. Il che dovrebbe essere persino ovvio. Ogni organismo, da quello vivente a quello sociale o politico, attaccato dall’esterno rafforza le sue difese e radicalizza la sua condotta.
Ovviamente, ci sta tutto il discorso della concertazione con le altre anime del MoMas su alcuni temi fondanti della QM, ma penso, su questo di essere stato abbastanza chiaro nello spazio delle Quote Azzurre.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
E’ superfluo sottolineare che sono completamente d’accordo con quanto detto da Luigi. Il femminismo potrà essere disarticolato solo dal suo interno, facendo emergere le sue contraddizioni strutturali, portando alla luce la sua vera natura: quella di un ‘ideologia “borghese” e interclassista, profondamente sessista e razzista (anche se non in modo esplicito, è ovvio), del tutto funzionale agli interessi del capitalismo assoluto di cui è al contempo alleato strategico e strumento fondamentale per la perpetrazione del suo dominio. L’intelligenza politica del femminismo è stata quella di essere riuscito a penetrare in profondità nel corpo vivo della cosiddetta “sinistra” “liberal” e “radical” post movimento operaio e post novecentesca, completamente organica al sistema capitalistico dominante, fino ad identificarsi con essa. In un secondo momento, come sappiamo, è dilagato in tutte le direzioni, occupando ogni spazio politico (addirittura ampi settori della Chiesa cattolica e delle gerarchie ecclesiastiche…), e in particolare le correnti liberiste e neoliberiste, diventando, insieme al “politicamente corretto”, l’ideologia ufficiale dell’attuale sistema dominante.
Questa analisi è oggi clamorosamente confermata dai fatti. Il ministro del lavoro e del welfare, Elsa Fornero, da una parte si batte per una maggior rappresentanza delle donne in politica, e dall’altra taglia le pensioni e rende il lavoro ancor più precario di quanto già non sia. Più chiaro di così si muore… Quarant’anni di femminismo si sono concretamente materializzati in questo. Sappiamo che ciò che conta non sono le buone intenzioni (ammesso che anche alle origini fossero buone, cosa che non credo affatto…) ma i fatti. E questi ultimi ci confermano tutto ciò con estrema chiarezza. Tant’è che, paradossalmente, da un certo punto di vista, anche quella maldestra dichiarazione della Camusso, è stata in qualche modo l’ammissione di una sconfitta epocale.
Tornando a noi, ha perfettamente ragione Luigi. E’ a “sinistra” che può e deve esplodere la contraddizione. E’ lì la madre di tutte le battaglie. Una critica culturalmente di “destra” non può fare breccia e viene facilmente respinta e bollata appunto come reazionaria. Ciò che temono è che possa aprirsi un “fronte interno”. Questo potrebbe essere un vero e proprio incubo per questa gente. Non è un caso che ci ricoprano di insulti e di accuse infamanti molte/i femministe/i con cui entriamo in contatto. Non possono accettare che uomini della loro stessa parte politica siano portatori di determinate tesi. E’ ovvio che deve trattarsi di infiltrati, di “fascisti” camuffati, di reazionari mascherati (è un vecchio gioco, sia chiaro, e secondo me stanno anche perdendo colpi, lo capisco da tanti segnali che mi arrivano…). Devono insomma tentare di espellerci. Devono esorcizzare l’idea (devastante, per loro) che la critica possa nascere dall’interno. Per ora non rappresentiamo un problema ma potremmo esserlo fra non moltissimo.
Una nota importante. L’articolo “Fornero e Camusso: facce di una stessa medaglia” è stato pubblicamente condiviso su Facebook da tanti uomini che conosco, molti anche personalmente (anche alcuni miei amici), tutti dichiaratamente di Sinistra (senza le virgolette…) e molti anche concretamente e attivamente impegnati nel sindacalismo di base e in alcune organizzazioni politiche di sinistra.
Può sembrare un particolare di poco conto e invece è un segnale importante, credetemi, molto importante. L’ottimismo della volontà, se accompagnato, come dice saggiamente Luigi, da una elaborazione teorica e da una piattaforma politica e strategica credibili, sul lungo periodo, premia…
Fabrizio
P.S. sarei meno modesto, caro Luigi, perchè non mi pare proprio che difetti di intuizione politica. Tanto per essere chiari la proposta delle “quote azzurre” nella scuola è tua…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Luigi:
>>
O, per dirla in altra maniera, solo degli uomini di sinistra (nella mia accezione, la parola ha un significato molto largo e tutt’altro che estremista) possono convincerne altri dello stesso ambito. Il che dovrebbe essere persino ovvio. Ogni organismo, da quello vivente a quello sociale o politico, attaccato dall’esterno rafforza le sue difese e radicalizza la sua condotta.
>>
Precisamente.
La mina vagante, il pericolo vero, lo spettro è il MUB. Qui sta lo scandalo.
>>
è oltremodo sicuro che, ora come ora, la maggiore fonte di “contagio” è rappresentata proprio da lei, la sinistra, con la s minuscola.
>>
“fonte di contagio” è formula esatta. Bubbone da cui massimamente suppurano i bacillli.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Questo potrebbe essere un vero e proprio incubo per questa gente. Non è un caso che ci ricoprano di insulti e di accuse infamanti molte/i femministe/i con cui entriamo in contatto. Non possono accettare che uomini della loro stessa parte politica siano portatori di determinate tesi. E’ ovvio che deve trattarsi di infiltrati, di “fascisti” camuffati, di reazionari mascherati (è un vecchio gioco, sia chiaro, e secondo me stanno anche perdendo colpi, lo capisco da tanti segnali che mi arrivano…). Devono insomma tentare di espellerci. Devono esorcizzare l’idea (devastante, per loro) che la critica possa nascere dall’interno. Per ora non rappresentiamo un problema ma potremmo esserlo fra non moltissimo.(fabrizio)
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quoto il tutto .ma sopratutto questo passaggio perchè è proprio cosi ,inutile dire che ,per loro ,la questione maschile non esiste …nel mio blog alcuni miei pensieri compresa la bellissima lettera postata da Luigi …
http://femdominismo.wordpress.com/2012/01/05/la-questione-maschile-non-esiste/
mauro recher(Quota) (Replica)
articolo molto istruttivo…
Fabriziaccio(Quota) (Replica)
Volete un esempio fresco fresco di misandria, cioè di odio del genere maschile, beh accontentati!
http://temi.repubblica.it/micromega-online/grillini-giovani-e-maschi/
Il movimento 5stelle, esaltato per l’onestà e per il fatto di partire dal basso, ottiene risultati. Beh è vergognoso perchè sono giovani sì, ma TUTTI MASCHI! Che schifo eh? Fikasicula farebbe bene a capire cos’è il femminismo, legga l’articolo e legga i commenti. Poi provi ad invertire uomo con donna, e forse capirà che siamo in una società in cui l’odio del genere maschile non solo è dilagante ma incentivato dai gruppi di potere (i vecchi partiti e i media, in primis Repubblica).
Qualche frase chicca dell’articolo:
“Alle recenti amministrative i candidati del Movimento 5 Stelle erano tutti maschi. Ma è sterile prendersela con chi fa le liste: il fatto che persino in una realtà che si pone l’obiettivo di un radicale rinnovamento della politica le donne siano assenti è un preoccupante segnale della graduale regressione della società italiana in tema di emancipazione femminile.”
“I volti più noti del movimento – al di là del suo leader carismatico, maschio anch’egli, comunque – sono uomini. La cosa mi pare molto indicativa di dove stia andando (o tornando?) la società italiana sul fronte dell’emancipazione femminile. ”
“La mia ipotesi è che negli ultimi anni si sia verificata in Italia una lenta ma inesorabile regressione della vita delle donne nel privato. Complice la crisi economica, sempre più donne non lavorano o hanno lavori precari che rendono la gestione della propria vita un esercizio di equilibrismo e molte, sempre di più, smettono di lavorare quando diventano madri. E il nastro della storia si riavvolge, facendo tornare le donne tra le mura di casa. ”
“E forse non basta prendersela con chi – maschio di solito, ma non necessariamente – non saprebbe “valorizzare” le donne, dando loro visibilità e ruoli che meritano. ”
Alcuni passaggi di commenti illuminati di femministe, vale a dire donne che odiano gli uomini:
“Se la partecipazione alle cariche elettive può divenire un lusso, i primi a pagare l’esclusione saranno coloro che non potranno permettersi questo lusso, le donne per prime.” cretinata numero 1
“Non sono solo i maschi a tenerci fuori dalla politica, è che il modo di far politica è maschio ed è per questo che forse non entriamo mai più di tanto in sintonia. La brama di potere per le donne non è quasi mai la priorità” idioziozia numero 2
“gli uomini fanno squadra e si aiutano le donne se posono si fanno lo sgambetto” idiozia numero 3, semmai è il contrario provato anche da studi piscologici
“comunque nel movimento le donne hanno spazio questo è innegabile” idiozia spacciata per verità….
eh , come è bello odiare gli uomini.,..
fabriziaccio(Quota) (Replica)
” il modo di far politica è maschio ed è per questo che forse non entriamo mai più di tanto in sintonia. La brama di potere per le donne non è quasi mai la priorità” idioziozia numero 2″
Esatto, perchè non è il “modo” di far politica ad essere maschile, è invece proprio la politica ad essere maschile o virile, come sostiene il buon conservatore americano Mansfield. E politica non è solo brama di potere (anche, ovvio), ma prima di tutto è assertività, ossia la voglia di proporre le proprie idee e di farle valere nella società perchè le si ritengono importanti. Ora è chiari che per far valere le proprie idee bisogna averle, le idee. Sarà un caso che tutte le ideologie (grandi e piccole, nobili o aberranti) e le grandi idee di società, i grandi progetti, sono maschili? No, non lo è. In ciò le donne non hanno mai avuto un ruolo significativo, tranne alcune isolate eccezioni. Al massimo si sono proposte nella gestione del potere, per la quale non ci sono grandi differenze rispetto agli uomini, ma mai come portatorici di idee davvero nuove. Questo e quanto, e non è smentibile.
armando
armando(Quota) (Replica)
@Armando, adesso io non citerei il passato per esaltare la figura maschile, viviamo il presente fatto anche di abissi maschili!
Ci sono alcune caratteristiche di quella che viene definit Intelligenza Emotiva, che in alcuni contesti premiano gli uomini, e la leadership (in particolare quella strategica e innovativa) è una di queste…che ha un peso in politica,…acnhe altre cose meno commendevoli.
Ma in realtà quello che è fastidioso è il piangersi addosso, l’incapacità di congratularsi con quei candidati di sesso maschile e l’incapacità di dire alle donne in modo aperto e sincero “avete voluto la partià, adesso impegnatevi per emergere”. No, perchè l’agenda sotterranea è sempre quella le quote…il risultato coatto…la violenza di genere…oh pardon…le donne non commettono violenza…
fabriziaccio(Quota) (Replica)
Proprio questi giorni tra una riflessione e l’altra sui risultati catasfrofici a cui il laissez-faire della politica degli ultimi 20 anni ci ha condotto, ossia alla dittatura della finanza internazionale, mi domandavo quanto le femministe avrebbero impiegato ad avanzare critiche e pretese nei confronti del nuovo soggetto politico emergente, il M5S.
Et voilà, eccole subito all’opera! Non perdono tempo. Da notare come gli esponenti-simpatizzanti del “partito di Grillo” subito respingano le furbastre accuse femministe affermando che in verità di donne ne hanno candidate tante ( come se la nuova politica, che dicono di rappresentare, si debba piegare alle logiche spartitorie di varia natura che abbiamo visto caratterizzare quella politica che contestano) invece di replicare che il merito non ha niente a che vedere con il sesso di appartenenza di una persona, affermazione quanto mai banale ma che suona davvero oggi rivoluzionaria.
Ho l’impressione che anche Grillo si calerà le braghe di fronte all’autorità femminista, forse l’unica autorità universalmente o quasi riverita nel Paese.
Alessandro(Quota) (Replica)
Non si tratta di passato, Fabriziaccio. Ovvio che le donne devono essere libere, liberissime, di occuparsi di politica, ci mancherebbe. Di fatto se ne occupano però molto meno degli uomini, ancora oggi che sono non solo libere di farlo, ma invitate e spinte in tutti i modi a farlo. Perchè “questa” politica è maschile, o perchè è la politica in quanto tale a non essere all’apice degli interessi e delle passioni femminili?
I fautori della prima tesi, peraltro, non dicono mai come dovrebbe essere una politica al femminile, se non con qualche banalità tipo “concreta” (come se parlando di pensioni, salari, investimenti etc, si facessero astrazioni), “attenta ai bisogni della gente” (che è proprio l’oggetto stesso della politica quantunque declinato in modo anche opposto, qualche vuolta in buona fede altre volte in malafede, e con diversa attenzione ai ceti che si vuole principalmente rappresentare). In ogni caso, la politica può essere semplicemente la gestione dell’esistente, ovvero pura amministrazione, e in questo ripeto che le donne sono uguali agli uomini, oppure progetto di trasformazione forte della società (giusta o sbagliata è un altro discorso). Ebbene, nell’elaborazione di questi grandi progetti (o ideologie nel senso più nobile del termine), le donne sono assenti. Un caso? Non credo.
armando
armando(Quota) (Replica)