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Ciao a tutti.
Vorrei condividere su questo sito la mia esperienza di lavoratore precario che in questi momenti di crisi si è trovato a rilevare tra lo sconcerto e l’inquietudine di chi si sente “fuori contesto”, situazioni e un panorama di degrado sociale e umano senza precedenti.
In particolare il sottoscritto ha negli ultimi dieci anni lavorato presso due call center (uno assicurativo e un altro che lavora su appalti per multinazionali di vari settori) e come commesso in un negozio presso un centro commerciale. Già qui posso far notare una coincidenza. In queste tre aziende,operanti rispettivamente nel settore assicurativo,delle telecomunicazioni e del commercio,una percentuale oscillante tra il 70 e il 90% dei miei colleghi era di sesso femminile (e qualcuno potrebbe dire, perchè non vai a fare il muratore o a lavorare in miniera?).
Inoltre,sempre per restare in tema di coincidenze, propongo a chi legge,se non ci ha fatto caso, di recarsi presso l’ufficio di una qualsiasi società interinale e di rilevare quanti uomini (maschi per intenderci) trovano.
Come avrete capito ho lavorato per anni presso aziende a prevalenza femminile e la mia esperienza non è stata particolarmente simpatica.
Sono giunto alla conclusione che, come quando andiamo a cercare una casa o una appartamento in condivisione, le persone di sesso maschile sono sempre più discriminate anche quando si tratta di cercare un lavoro o di far carriera all’interno di un contesto lavorativo (altro esperimento,provate a cercare un appartamento nella vostra città e fate caso al profilo (al sesso) dell’inquilino ideale- neanche i meridionali che cercavano casa a Milano decenni fa, ricorderete l’indecenza, hanno subito una tale discriminazione!).
In un contesto del genere, dove alle donne vengono più spesso affidati incarichi di supervisione, gestione del personale e coordinamento, dove beneficiano di selezioni discriminatorie, operano un filtraggio e una selezione dei maschi beta secondo criteri di compatibilità e idoneità sempre più parziali, soggettivi quando non arbitrari, con la conseguente omertà,il collaborazionismo e la cooptazione degli uomini che hanno la fortuna o la bravura di distinguersi o che vengono opportunamente scelti come mastini, cani da guardia e/o delatori.
Ovviamento ben si può comprendere il rischio per un qualsiasi maschio beta di esporsi a linciaggi morali ed al pubblico ludibrio, se anche solo provasse a far notare le sopraelencate contraddizioni.
Il forte condizionamento culturale e la mancanza di un racconto comune che possa fornire agli uomini di oggi e di ieri le parole per esternare il malessere derivante da queste (ed altre) situazioni, come ben sottolineato da Rino Dalla Vecchia in Questa Metà Della Terra, impedisce ai più di fotografarla e di identificarla per quello che è: l’instaurarsi di un (vero) regime.
Malcom X distingueva il “negro” da cortile da quello che lavorava nei campi di cotone dal fatto che il primo avrebbe, malgrado la sua condizione di schiavo, difeso a spada tratta le ragioni del padrone anche contro le istanze degli schiavi che lavoravano nei campi di cotone.
La condizione di questi ultimi, a livello spirituale, oggi è sempre più assimilabile a quella di molti uomini beta di oggi, oppressi dai padroni e misconosciuti dai moderni schiavi di cortile, uomini e donne, sintonizzati su canali e istanze in linea con le esigenze del “capo”.
Paolo Barnard citava nel suo ormai mitico articolo (http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=130) come i Khmer Rossi nella Cambogia di Pol Pot usassero le donne (in realtà anche i bambini) per presidiare i campi di lavoro e dirigere le torture (lo si intravede anche in un vecchio film americano, Killing Fields).
Io dico che oggi ci sono nuovi campi di lavoro e nuovi Kapò ma in pochi sembriamo rendercene conto:
http://www.youtube.com/watch?v=8ven1rEL794
P.s.: molti sono ancora convinti che fra le donne prevalga la competizione sulla solidarietà di genere. A me viene invece da pensare alla coscienza di classe che i VERI ricconi hanno e che le masse (noialtri per intenderci) per vari motivi non hanno.
In realtà,il più grande inganno del Diavolo è aver convinto il mondo di non esistere.
Luke Cage
8 Commenti
Carissimo LukeCage, una testimonianza preziosissima e importantissima che ci conferma ciò che sosteniamo da tempo e cioè che è impossibile separare la questione di genere da quella di classe, ormai completamente sovrapposte e intersecate l’una con l’altra.
La tua esperienza reale, di vita vissuta, vale più di mille analisi ed elaborazioni teoriche (necessarie anche queste, sia chiaro). Ecco, questo è uno di quei momenti in cui teoria e prassi si incontrano come meglio non si potrebbe.
Non aggiungo altro perché nelle tue poche ma significative righe hai affrontato, con una grande capacità di sintesi, molti aspetti, che personalmente condivido al 100%. Estremamente puntuali gli esempi che hai riportato e soprattutto le similitudini con altri contesti sociali e storici. Assolutamente calzante la comparazione fra il ruolo delle donne nell’attuale contesto a quello del “negro” da cortile, celebre affermazione di quel grande rivoluzionario afroamericano.
Complimenti, LukeCage. Al silenzio dei cosiddetti “intellettuali di sinistra” e delle nomenclature di partito, che preferiscono tacere e mettere la testa sotto la sabbia, rispondiamo con questa grande testimonianza di un Uomo Beta in carne ed ossa.
Meglio di così non potevi fare.
Fabrizio Marchi
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Sicuramente ci sono da fare delle distinzioni all’interno del variegato mondo degli uomini beta. C’è chi sta più in alto nella scala sociale e chi più in basso. Quindi non tutti gli uomini beta vivono la medesima situazione.
L’esperienza di Luke Cage è un pò anche la mia. Anch’io sono un precario, e, vista l’attuale politica governativa, togliere agli uomini beta per ingrassare sempre di più gli alfa cercando d’ingraziarsi quante più donne possibili, lo rimarrò ancora a lungo, e in quel caso mi dovrò considerare fortunato, dal momento che si aprono scenari anche più foschi, come quelli della disoccupazione cronica, senza alcun ammortizzatore sociale o ben poco tra l’altro.
La mia fortuna è sempre stata il fatto che io non ho mai dato troppa importanza all’aspetto lavorativo. Mai mi sono sentito più o meno degradato dal fatto di lavorare o non. Non ho mai pensato che il valore di un individuo si possa misurare con questi parametri e ho sempre considerato la società in cui vivo “taroccata”, in cui il merito non viene mai premiato bensì spesso penalizzato.
Certo rimane la carenza cronica di denaro, il che mi porta ad appoggiarmi ancora sui miei genitori, ed essendo “nel mezzo del cammin di nostra vita” non è certo il meglio che ti possa capitare, ma c’è anche di peggio.
La società in cui viviamo è stata plasmata dall’ ignoranza e, soprattutto, dalla malafede e dall’ipocrisia interessatissima dei media. Essi sono al servizio dei “grandi eroi” della nostra società, individui scaltri e senza scrupoli che hanno messo da parte somme ingentissime e che ora ne tirano le fila. Indottrinati dal tubo catodico, gli uomini beta, in buona parte, vivono in una “falsa coscienza” o per meglio dire in un’incoscienza sempre più preoccupante.
Essi sono privi di coordinate culturali e politiche che possano consentire loro di orientarsi in questo marasma.
Qualche giorno fa, mi è capitato di osservare in televisione alcune scene che vedevano protagonisti alcuni uomini beta, tifosi di una squadra di calcio, che arrabbiatissimi avevano speso un’intera mattinata per contestare i giocatori della propria squadra del cuore, appena qualche giorno prima osannati dai medesimi tifosi. Nel momento in cui ho visto quelle immagini, ho sconsolatamente riflettuto sulla confusione che regna in alcune menti, sull’incapacità di dare il giusto peso ai diversi aspetti della propria esistenza.
Siamo ancora molto lontani dall’invertire la rotta, ancora la luce è lontana in fondo al tunnel.
Alessandro(Quota) (Replica)
Devo aggiungere, ricollegandomi al discordo di Luke Cage, che mi è capitato di partecipare a queste nuove forme, modalità di selezione del personale, che hanno preso piede da una decina-quindicina di anni anche in Italia, d’importazione statunitense. Esse sono la celebrazione del pensiero unico ultra- liberista, della competizione fine a se stessa, del disprezzo per la straordinaria varietà caratteriale e culturale degli individui. In queste selezioni devi dimostrare di avere da una parte la stoffa del “servo”, intellettualmente parlando, nei confronti di chi ti precede nella gerarchia sociale, dall’altra una mancanza di sensibilità e di vicinanza emotiva nei confronti di chi ti segue. Devi essere insomma un “animale da competizione”, al servizio del padrone e ostile ai tuoi pari, pena l’essere considerato inadeguato al grande sforzo di “crescita e sviluppo” che l’odierna società massificata compie quotidianamente. I lavori di gruppo di cui si parla in molte sedi impregnate di questa ideologia pestilenziale non sono altro che la parodia del vero stare in gruppo.
Alessandro(Quota) (Replica)
Ciao Alessandro.
Convengo con quanto tu dici:non è il grado di successo che uno ottiene in ambito lavorativo (oppure solo in ambio sportivo,oppure se riesce ad adescare più donne possibili a scapito di rapporti autentici,progetti di vita o altro) un unità di misura indicativa della felicità o della realizzazione che ognuno i noi ha il diritto di conseguire.
Però i vari ambiti sono interconnessi.
Aggiungo che il degrado di cui parlo e che sperimentiamo sulla nostra pelle deriva ( a mio avviso) ed ha risvolti eminentemente politici: è stato coltivato negli anni,sia da sinistra ma ancor più da destra (il berlusconismo,declinazione italiana dello yuppismo americano degli anni ’80 e di craxiana memoria ha fatto proseliti a qualsiasi livello e gode ,nei fatti e quasi mai nelle parole,di un consenso trasversale) quindi per risvegliare le menti di chi si preoccupa delle sorti della propria squadra del cuore spostando l’attenzione sugli aspetti del quotidiano (non solamente il lavoro) può essere particolarmente efficace oppure sul fatto che non c’è nulla di scontato e di ineluttabile nel vivere un regime di schiavitù e di soggezione psicologica .
Ancor più efficace,lo dico per esperienza, è essere coerenti e rischiare per le proprie idee (io sto cercando di farlo) senza sottovalutare la capacità di analisi anche di chi sembra meno introspettivo e attento .Gli esempi di vita contano e mai come oggi torneranno a contare sempre di più dato che il paradiso artificiale sta lentamente ma inesorabilmente crollando.
LukeCage(Quota) (Replica)
Più che di un “regime” io parlrei di una conseguenza del sistema. O meglio ancora della fase che sta attualmente attraversando il sistema.
Si è vero che gli individui di sesso maschile subiscono trattamenti peggiori, però dai, ci sono anche molte donne precarie e che si arrangiano.
La questione dei sessi è solo un aspetto marginale delle problematiche odierne. Ci sono comunque problemi molto più gravi e inotlre seppure volessimo immaginare la scomparsa totale di ogni discriminazine che subiscono gli uomini oggi, comunque disoccupazione e precariato sarebbero all’ordone del giorno, i problemi di sopravvivenza della stragrande maggioranza della gente sussisterebbero ancora. Insomma le principali problematiche odierne esulano dalla questione maschile. Questa è più che altro un’aggravante nei confronti degli uomini (e allo stesso tempo un’alleviante nei confronti delle donne) nonché un fatto attinente la giustizia e il sacrosanto principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. E’ una questione che ha la sua importanza, ma non commettiamo l’errore di spacciarla come fosse il principale problema odierno, altrimenti ricshciamo di cadere nel ridicolo.
Peppe(Quota) (Replica)
Mah!
Leggere su un sito che parla di Questione Maschile della marginalità di tale questione ,da parte di chi si occupa di tale tematica da più tempo di me e che solo il 24 gennaio alle ore 23:00 scriveva in risposta ad Alessandro nei commenti all’articolo “Non abbiamo paura”:
“…nella stragrande maggioranza dei paesi del mondo la disoccupazione femminile è inferiore di un bel po’ al 50% della disoccupazione totale. che vuol dire questo? Vuol dire che la maggior parte dei disoccupati, ossia di coloro che cercano lavoro perché ne hanno bisogno, son maschi. Quindi in tutto il mondo la disoccupazione è un problema principalmente maschile.” è veramente…bizzaro
LukeCage(Quota) (Replica)
mmah! credo che l’intervento di Peppe sia molto discutibile, ha ragione, LukeCage, ha evidenziato gli aspetti principali e le ovvie interconnessioni tra esse, senza contare che spesso le donne hanno tutta una serie di agevolazioni che gli uomini se le sognano, molte delle quali già ampiamente escusse in questa sede.
Peppe:” E’ una questione che ha la sua importanza, ma non commettiamo l’errore di spacciarla come fosse il principale problema odierno, altrimenti ricshciamo di cadere nel ridicolo.
”
II solo avere tra le gambe una vulva anzichè un pene, nella nostra societa’, ti dona piu’ agevolazioni in qualsiasi campo, direi che il tutto e’ gia’ ridicolo.
Damien(Quota) (Replica)
http://video.repubblica.it/rubriche/repubblica-domani/crisi-l-ascensore-sociale-sprofonda-nella-poverta/172282/170825?ref=HRER2-1
La riunione della redazione di Repubblica affronta il tema della situazione sociale in Italia. In sintesi l’ascensore sociale funziona alla rovescia: aumentano i poveri assoluti, quelli che non riescono a procurarsi i beni essenziali e le famiglie povere in assoluto. Cifre che, nota Ezio Mauro, il Direttore, delineano una vera e propria crisi della democrazia reale. Ha perfettamente ragione, con grande ritardo però.
Dopo aver “asfaltato” per anni ogni dato della crisi strumentalizzando gli eventi della cronaca nera e i litigi familiari tra maschi e femmine presentati come nuova lotta sociale fulcro di civiltà e di progresso della democrazia, di fronte al rapidissimo immiserimento dei singoli e delle famiglie, ovvero di fronte all’esatto contrario nella realtà di quello che piazzavano nelle menti degli Italiani con la narrazione femminista, gli esponenti del maschiopentitismo mediatico, guardano con preoccupazione all’enorme speranza suscitata dal governo del maschiopentitismo politico, con la sua infornata di brave ragazze a simboleggiare ogni intenzione, promessa e garanzia di Bene e di benessere, di contro all’ incapace vecchiume maschile: che succederà se a questa speranza di un riscatto dalla miseria e dalla crisi alla fine corrisponderanno solo le cronache rosa sul “ballo delle debuttanti”, le quote rosa “baciate” da Renzi?
Intanto nella riunione di redazione in questione ci si porta avanti: non sono più citati i dati disaggregati per genere, quei dati che fino a qualche mese fa sarebbero stati proposti per primi e con grande clamore facendo intendere quanto egoismo, insensibilità sociale e propensione all’oppressione e alla violenza, i cittadini italiani maschi esprimessero verso le rispettive madri, mogli, compagne e sorelle nonché le donne tutte. Bella fantasia assurda e criminale! Sessorazzismo allo stato puro ma formidabile strumento di dominio politico: falsa coscienza condivisa e sostenuta dai ” negri da cortile”, ma se la sono “bevuta” anche la gran maggioranza dei “negri da campo di cotone”, secondo la citata distinzione di Malom X. Adesso che è arrivata la miseria e persino la fame, l’inganno, l'”asfaltatura femminista” della realtà non può più reggere e gli editori mediatici tornano a dire la realtà com’è: milioni di Italiani, i lavoratori, quelli che pagano le tasse, sono sempre più poveri e i loro figli vivranno condizioni di vita inferiori a quelle dei padri.
Finchè servono a nascondere i maschi poveri, e le donne povere e le famiglie povere la lobby delle “povere donne” e le sue commedie ottiene le luci della ribalta. Altrimenti l’impresario teatrale, senza tanti complimenti le butta giù dal palco. E scommetto che la Banda suonerà ben altra musica.
cesare(Quota) (Replica)