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Mentre ero in vacanza,leggendo i giornali in spiaggia ho avuto modo di constatare l’esistenza di un fenomeno sgradevole,che io chiamerò ”briatorismo”.
Non è che non l’avevo notato prima,è che si è imposto in tutta la sua sgradevolezza,nella forma già di per sè odiosa,del ”reality show”.
Il reality show in questione si chiama ”the apprentice”,ed è un format importato (non ci sarebbe neanche il bisogno di dirlo) dagli Usa,dove i concorrenti,anzichè essere selezionati dal pubblico,sono selezionati dal ”capo”,che nella versione italiana è Flavio Briatore…
Ecco come inizia a dettare le regole costui:
”Se sei arrogante,sei fuori,se sei un cretino sei fuori”
”il boss ha sempre ragione,anche quando ha torto”
più quelle scopiazzate da Steeve Jobs:”
”Devi provare qualcosa a te stesso e non agli altri, io sono partito dal gradino più basso e ancora oggi sono ambizioso, arrabbiato, affamato. Devi avere fame.”
Il corriere della sera chiosava:”questa la filosofia VIRILE di Flavio Briatore.
Per una forma direi,di masochismo,vado a vedere qualche spezzone su youtube,per capire fino a che punto siamo arrivati,(ma forse più veritieramente,per farmi del male):
L’impressione quasi-istantanea è che si tratti di una versione moderna malriuscita di ”fantozzi”,che ha subito una forma di restyling reaganiano,in cui manca la graffainte ironia (di sinistra)di Paolo Villaggio,nonchè la tragica autoconsapevolezza dei personaggi di questa eterna commedia che è il potere,che ora invece ci viene presentata (sic) dai media di Murdoch come se fosse una ”novità”,perchè rispecchia un ”nuovo format”,importato dagli Usa:
come da tradizione Usa i maschi e le femmine vengono divisi e fatti competere,ma come nella miglior tradizione italiana,dopo che ha parlato il ”boss”,rispondono tutti ”sì,boss”’…
Di nuovo c’è solo la forma,non la sostanza,e se proprio dobbiamo dirlo,ora la forma,è molto scaduta.
Sembra la scena di Fantozzi,quella in cui arriva il nuovo capo del personale il conte Catellani
anzi è praticamente identica:
Il Catellani esordisce con:
”Allora al lavoro…”
”Chi non scatta niente scatti,
”Ve lo dice uno che viene dalla gavetta,e si è fatto un culo così”.
Se Briatore,regge bene la scena,ed è un degno sostituto di Catellani,per contro i concorrenti non reggono il confronto,sono noiosi,petulanti,uno sembra il clone di Lapo,diciamo che i migliori concorrenti di questo format,erano senza dubbio Fantozzi e Filini,i più adatti a subire le critiche del padrone:
”più parli,più complichi la tua situazione”
con Filini nella parte di aspirante manager,che convince Fantozzi a partecipare al reality,esponendolo al ridicolo pubblico,e alla crocefissione,non già in sala mensa,ma al teleludibrio in mondovisione…
Dispiace che quella critica,naturale,congenita,feroce, più genovese che non comunista,al modello americano rampante che arrivava in Italia dagli Usa,sia morta con Villaggio,e archiviata come filmetto comico.
Detto questo,vi domanderete cosa centra questo,con la questione maschile…
Ora ve lo illustro:
Pochi anni orsono,sono stato spiacevolmente,sorpreso da un altra pagliacciata,un articolo in pieno ardore di male-bashing,intitolato ”The death of the Macho”,in cui si teorizzava la crisi del maschio come conseguenza della crisi economica,e si plaudiva alla caduta nella polvere dell’uomo di affari di Wall Street,e alla sua sostituzione con un elegante segretarietta,vista come la finestra del futuro nella nostra società”.
L’articolo era un esempio di violento male-bashing,in cui l’autore pareva rallegrarsi,non solo della caduta (mai avvenuta) degli uomini di affari di Wall Street,ma anche come se avessero qualcosa in comune,degli uomini che lavoravano come muratori,carpentieri,nella costruzione di case,licenziati con lo scoppio della bolla immobiliare.
L’articolo usciva su Forbes,quasi come monito per i lettori (generalmente maschi e ”rampanti”) di quel genere di rivista,che anche il modello maschile vincente (alla Briatore) era in reltà rigettato dalla società,e che per tutti i maschi,anche quelli con il sigaro in bocca,e gli stivali sulla scrivania,(che avevano creduto di salvarsi coi soldi)era venuto il redde rationem,il futuro era rosa,per tutti.
Ora non riporto il link all’articolo (lo trovo troppo odioso),ma piuttosto mi domando,che cosa ha spinto un uomo a scrivere quelle cose,a rallegrarsi del declino della sua categoria,e che cosa può spingere molti,a postarlo,a condividerlo?
La risposta è molto semplice:
Fino a che verrà imposto dai media,un modello maschile alla Briatore,molti uomini,finiranno per identificare nel maschio,una specie di Briatore arrogante,e vedranno nel femminismo,che scalza questi personaggi,per legge,con le sue quote,un sollievo…
Se come chiosa il corriere la filosofia di Briatore è ”VIRILE”,quanti uomini finiranno per detestare la virilità,e gli preferiranno il femminismo?
La domanda non è peregrina…
42 Commenti
La domanda che poni, caro Enrico, non è affatto peregrina. Da sempre abbiamo posto l’attenzione su quello che comunemente viene chiamato “machismo”, termine con il quale significhiamo tutta una serie di atteggiamenti e comportamenti maschili di un certo tipo che vanno dal “rampante” in carriera (vera, presunta o simulata) al culturista palestrato ricoperto di tatuaggi.
Il “briatorismo”, come felicemente lo hai definito, è una delle facce, più o meno grottesche, del fenomeno “machista”. Non c’è alcun dubbio che il persistere di questi modi di essere, di concepire e di vivere la maschilità, contribuisca in maniera significativa ad indebolire il maschile stesso, riducendolo ad una parodia di se stesso.
Naturalmente è superfluo sottolineare che questi modelli vengono alimentati ad arte dal sistema mediatico culturale dominante che, sul versante opposto, compie la stessa identica operazione sul femminile.
Ovviamente, dobbiamo amaramente constatarlo, dal momento che riteniamo (per lo meno il sottoscritto lo ritiene) che cultura e natura non possano essere separate, è evidente che questi modelli costruiti ad hoc e proposti/imposti al grande pubblico, attecchiscono su alcuni aspetti, alcuni dei quali deteriori, che in qualche modo appartengono sia al maschile che al femminile.
La conseguenza inevitabile è che le peculiarità sia dell’uno che dell’altro vengono in larga parte stravolte e ridotte a quei modelli comportamentali che ben conosciamo.
L’argomento è assolutamente aperto. Aggiungo anzi che la possibilità di una rinascenza del maschile su fondamenta nuove e rinnovate (senza gettare alle ortiche quello che di buono già c’era, sia chiaro…) e di un valido contrasto al dominio culturale del neo femminismo di stato, potrà avvenire contestualmente al superamento e, per quanto mi riguarda, alla distruzione dei modelli che per semplificare definiamo come “machisti”.
Il “machismo”, come abbiamo detto, più volte, è la negazione della consapevolezza maschile e per questa ragione è di fatto il più grande alleato del femminismo.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
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Fabrizio Marchi:
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e di un valido contrasto al dominio culturale del neo femminismo di stato, potrà avvenire contestualmente al superamento e, per quanto mi riguarda, alla distruzione dei modelli che per semplificare definiamo come “machisti”.
Il “machismo”, come abbiamo detto, più volte, è la negazione della consapevolezza maschile e per questa ragione è di fatto il più grande alleato del femminismo.
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Quindi bisognerà far rinascere anche tutto il Centro-Sud America (regno del “machismo”…) e la gran parte dell’Europa dell’est, giusto?
Quante inutili chiacchiere…
misterno(Quota) (Replica)
http://acidorsa.wordpress.com/2012/09/05/la-sinistra-e-unutopia/
°°°°°°
L’utopia ha una funzione sociale fondamentale: da’ tensione verso la meta.
La sinistra è per me, prima di tutto, l’idea di un mondo pacifico in cui regni la giustizia sociale, l’equa distribuzione delle risorse, libertà personale, laicità dello stato, cultura della differenza.
E, scusatemi, ma per quanto mi sforzi proprio non riesco a trovarcelo un lato brutto in questo quadro d’insieme. Totalmente irrealizzabile, siamo d’accordo (si parla infatti di utopia) ma altamente motivante, non trovate?
°°°°
…
misterno(Quota) (Replica)
@Misterno:
Questione “machismo”. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire… credo che tu abbia capito perfettamente ciò che voglio dire ma fai finta di non averlo capito. Certo che questo blog deve proprio dare un gran fastidio a tanta gente…
Ciò detto, non so cosa tu abbia voluto comunicarci pubblicando quell’articolo di quel blog. Probabilmente ( lo immagino dai puntini sospensivi che deduco siano il tuo commento a quel post…) volevi dirci che ciò che stiamo facendo sono solo tante chiacchiere utopiche e/o utopistiche; le solite chiacchiere dei “sinistrorsi”, lontane dalla realtà, tutto fumo e niente arrosto.
Dal momento che suppongo tu sia in qualche modo un “quemmista”, comunque un simpatizzante che orbita nel movimento maschile (altrimenti non saresti qui a commentare), mi chiedo e ti chiedo:”La QM, cioè la possibilità di modificare i rapporti di forza, di trasformare e di rivoluzionare completamente la relazione fra i sessi, allo stato delle cose, non è forse un’utopia?”.
Io dico di sì, ma senza la prospettiva di un nuovo possibile orizzonte esistenziale (perché questo è quello di cui stiamo discutendo) ci teniamo l’attuale stato di cose presente che sembra non piacere molto neanche a te, altrimenti avresti di meglio da fare piuttosto che ballonzolare da un blog del momas all’altro.
Non trovi? Riflettici.
Un’altra cosa. Noi non siamo qui per fare una guerricciola con altri uomini e con altri movimenti maschili. L’ho detto qualche migliaio di volte ma vedo che sono costretto a ripetermi. Ciascuno facesse la sua battaglia. Nessuno di noi va a sfrucugliare sugli altri blog del momas, eppure ne avremmo ben donde, ma ci guardiamo bene dal farlo.
Chi pensa (legittimamente) che qui stiamo perdendo tempo in chiacchiere utopistiche o inutili può tranquillamente cambiare strada, nessuno lo obbliga a rimanere, anzi. Facesse il suo percorso che noi facciamo il nostro, così tutti risparmiamo tempo ed energia che sono preziosi e dovrebbero esserlo per tutti.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
misterno11:51 am – 7th ottobre:
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Fabrizio Marchi:
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e di un valido contrasto al dominio culturale del neo femminismo di stato, potrà avvenire contestualmente al superamento e, per quanto mi riguarda, alla distruzione dei modelli che per semplificare definiamo come “machisti”.
Il “machismo”, come abbiamo detto, più volte, è la negazione della consapevolezza maschile e per questa ragione è di fatto il più grande alleato del femminismo.
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Quindi bisognerà far rinascere anche tutto il Centro-Sud America (regno del “machismo”…) e la gran parte dell’Europa dell’est, giusto?
Quante inutili chiacchiere…
misterno11:57 am – 7th ottobre:
http://acidorsa.wordpress.com/2012/09/05/la-sinistra-e-unutopia/
°°°°°°
L’utopia ha una funzione sociale fondamentale: da’ tensione verso la meta.
La sinistra è per me, prima di tutto, l’idea di un mondo pacifico in cui regni la giustizia sociale, l’equa distribuzione delle risorse, libertà personale, laicità dello stato, cultura della differenza.
E, scusatemi, ma per quanto mi sforzi proprio non riesco a trovarcelo un lato brutto in questo quadro d’insieme. Totalmente irrealizzabile, siamo d’accordo (si parla infatti di utopia) ma altamente motivante, non trovate?
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Mister No,
ho la vaghissima impressione che tu non abbia capito nulla…
Manolius(Quota) (Replica)
Se lo dici tu, caro Manolo…
misterno(Quota) (Replica)
http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2012/10/08/report-dal-fbc2-questo-uomo-no-ma-quali-si/
eh boh.. che dire. C’è chi si interroga su quali modelli maschili promuovere da sempre.
Segnalo l’intervento di Vero Mummio, a mio parere molto bello e demistificante per il modello “antisessista” (che è l’opposto del briatorista ..e per questo molto più in voga). Direi il classico modello di uomo in cui è facile che si ritrovi il tipo di uomo di cui alla domanda che chude l’ottimo articolo di Enrico.
Il meccanismo è però un po’.. boh, non saprei come definirlo, di quel tipo di virilità che alle critiche risponde in maniera aggressiva, (che è diversa dal rispondere in maniera anche dura e polemica ma entrando nel merito).
Peraltro avevo fatto un intervento che è stato censurato, in cui chiedevo semplicemente cosa s’intendeva per sessismo, se si intendesse anche un sessismo fatto dalle donne nei confronti degli uomini o solo il contrario. E di spiegare meglio quell’ “ovvietà” (che io continuo a non vedere) di una società che forgerebbe gli uomini nel sessismo fin dalla nascita lasciando evidentemente immuni le donne.
Rita(Quota) (Replica)
Questi giorni ho letto “L’anima del lupo” di Roberto Ghidoni, (edizioni Tarantola) uno che ha lasciato la vita di città per tornare a fare il contadino in montagna. Uno sconfinato amore per la natura che lo porta anche a percorrere le sue montagne e scoprire anche una dimensione atletica da skyrunner. L’incontro con un amico biker che ha fatto la Itidaroad, la gara di 1.800 km in Alaska, e il racconto del fascino della natura selvaggia di quei posti, lo convince a 47 anni a partecipare da runner, cioè come partecipante a piedi, alla gara. Stabilisce il record assoluto in 22 giorni e qualche ora. Uno dei tre al mondo che è riuscito a finire il percorso di 1800 km. Ecco ci sono anche questi maschi che si pagano il viaggo,il vestiario e le provviste e all’arrivo c’è qualche curioso infreddolito ad attenderli. Poi tornano a casa sconosciuti e contadini come prima.
Consiglio la lettura.
cesare(Quota) (Replica)
Il giornalista Terzani, che a lungo aveva vissuto in Estremo Oriente,quando si trasferì negli USA, credo nei suoi ultimi anni di vita, affermava di aver scoperto una guerra di cui non vi era traccia nel luogo da cui proveniva, credo si trattasse della Cina, ossia la guerra di genere, condotta, sosteneva, in un’unica direzione, dalle donne verso gli uomini. Io non so se tutto ciò risponde al vero, certo credo che vi si avvicini. Oggi, nel nostro Occidente, il sessismo è principalmente femminile, e chi non coglie questo, come il ragazzo autore dell’articolo in Femminismo a sud, è semplicemente imbevuto di stereotipi femministi che tratteggiano una realtà molto distante dal vero. E’ la mitica “falsa coscienza” di cui non si è minimamente consapevoli. Questo è, d’altronde, il risultato di anni in cui l’uomo è rimasto silente su questioni come quelle che qui vengono trattate. Quando senti una sola versione dei fatti, è molto facile che la si consideri la verità.
Alessandro(Quota) (Replica)
Ciao
molto rapidissimamente (e saluto tutti scusandomi per la fretta) leggo per caso di Rita che dice “Peraltro avevo fatto un intervento che è stato censurato” e allora sono andata a vedere se c’era un intervento a tuo nome cancellato e non ce n’è tra i cancellati o tra gli spam e quindi non è stato censurato nulla. Forse non ha preso il messaggio. O è un problema della piattaforma. Perché avrebbero dovuto censurarti? Prova a rimettere il messaggio e vedo di capire dove finisce.
Un caro saluto a tutti.
Fs
FikaSicula(Quota) (Replica)
Ciao FS, eh.. l’ho messo una volta e ti dirò che ne ho messo un altro un po’ più polemico.. in cui però chiedevo pure di salutarti. Perchè avrebbero dovuto censurarmi? Boh.. non saprei, era anche una delle cose che chiedevo nel secondo post. Comunque ti dirò.. nel messaggio c’era lo stesso paragone che ha fatto Vero Mummio sull’uomo di colore che ti spaventerebbe se ti camminasse alle spalle in un parcheggio e sarebbe considerato (giustamente) un pregiudizio razzista. Dite la verità.. il tuo amico è sessista! Visto che il commento veniva da una donna non l’ha pubblicato..va beh scherzo ovviamente. P
Rita(Quota) (Replica)
Peraltro: potresti chiederglielo tu a Gasparrini di spiegare meglio cosa intende per sessismo, se intende soltanto quello degli uomini verso le donne, così come appare dall’articolo. E perchè non classifica come sessismo quello della compagna che avverte come una minaccia la sua presenza o della donna che si sente minacciata dal corpo maschile in quanto rappresentazione simbolica dell’arma. Il succo era quello. L’ho detto, lo stesso descritto da Vero Mummio con qualche sfumatura diversa e molto più sintetico. Se non ha risposto a lui entrando nel dettaglio di questa spiegazione dubito che risponderà a me, a questo punto.
Rita(Quota) (Replica)
Concordo sul fatto che il “modello Briatore” preso come modello di virilità finisca per allontanare da essa molti uomini. Ciò significa che negli uomini c’è un qualcosa di molto sano e vitale, ed anche capacità autocritica sul proprio genere. Un po’ meno quando si passa dalla giusta critica a quel modello, all’avvicinamento al femminismo. Forse questo accade perchè mancano (diciamo meglio che non si vedono perchè rifuggono la ribalta) modelli maschili alternativi che siano punto di riferimento. Forse, però insomma c’è qualcosa che stride. Anche perchè non avviene la stessa cosa sul campo opposto. Voglio dire che modelli femminili paralleli e altrettanto negativi di quelli alla Briatore ce ne sono a iosa, e vengono esaltati come la nuova femminilità forte, sicura di sè e abbastanza “stronza” da avere successo. Ma non per questo la generalità delle donne rifiuta quel modello, anzi lo fa proprio. Ed anche chi lo critica, non ci pensa neanche lontanamente ad avvicinarsi agli uomini che criticano quel modo di essere delle donne. Questi sono visti anzi come revanscisti timorosi di essere scalzati e come coloro che vorrebbero negare la libertà femminile.
Mi viene allora da riflettere su questa diversità di comportamento, ma più ancora di modo di pensare e percepirsi, laddove noto che, ad onta dei luoghi comuni che ci sono ammanniti ogni giorno, c’è nel maschile una capacità di guardarsi “oggettivandosi”, ossia come se ci si osservasse dall’esterno, che non vedo nel femminile.
Misterno: “la sinistra è per me ………cultura della differenza”. Per me è vero l’opposto. La sinistra, diciamo meglio questa sinistra, è invece cultura dell’omologazione e dell’indifferenziato. Non parlo delle condizioni economiche, ma di antropologia, laddove ci si ostina a considerare uomini e donne non come aventi pari dignità nella diversità, ma identici e intercambiabili. E’ questo, a mio parere, il vero problema di una sx colonizzata dal femminismo. E poichè omologazione e intercambiabilità sono diventati il suo obbiettivo, finisce per contraddire nei fatti ciò che afferma a parole. Mi si spieghi come si fa a coltivare la “cultura della differenza” con la negazione della mascolinità e della femminilità.
armando
armando(Quota) (Replica)
è possibile dare un Oscar dei Nick a Vero Mummio? Consegnateglielo da parte mia. FA-VO-LO-SO.
diait(Quota) (Replica)
Mi muovo su un terreno scivoloso, perchè quando si parla di destra e sinistra.. è così: si scivola. Soprattutto per una come me che non ha una cultura politica in senso stretto.
Però in genere mi viene da dire che l’approccio migliore sarebbe quello più o meno scientifico (altro approccio pericolosissimo perchè ormai della scienza e del metodo scientifico si è fatta un’ideologia denominata “scientismo” da contrapporre al sentimento del trascendente).
Provo a spiegarmi con un esempio (che è meglio vista la mia incapacità alla teorizzazione :-)- Prendiamo l’educazione. Prendiamo la sempiterna questione degli asili Egalia o simili (cioè la teoria dell’educazione indifferenziata tra maschi e femmine). La sinistra odierna (coerente con l’idea che tutto è cultura e non ci sono differenze naturali così forti da fa indurre atteggiamenti diversi) viene sospettata dalla destra di forzare questi esperimenti: che sarebbe molto semplice peraltro, basta fare qualche piccola pressione psicologica sulla bambina che guarda con desiderio il vestitino pieno di volants e vestirla con la tutina da meccanico e portare via dalle mani del bambino il camioncino che sta smontando per mettergli in mano una bambola che fa la pipì e insegnargli che è male smontare quella bambola.
Di contro nell’educazione tradizionale poteva e può avvenire che il bambino che guarda con interesse il mezzo punto o il ricamo venga fatto sentire sbagliato e idem per la bambina che gioca a pallone, per dire.
Insomma entrambi i campi opposti sono sospettati di “forzare” l’individuo, l’uno verso ruoli predefiniti e l’altro verso l’inversione forzata di quei ruoli.
La cultura della sinistra (boh forse perchè è più recente, forse perchè attualmente è quella più gettonata come utopia) ha più difficoltà ad ammettere le proprie incoerenze e contraddizioni, a me pare.
Che pure emergono.. le famose “voci dal sen fuggito” di barnartiana memoria.
Rita(Quota) (Replica)
Cara Rita, così mi sciogli le briglie a Diait… hai deciso forse di farmi faticare?…
Dia, prosegui nell’egregio lavoro che stai facendo, specie sugli altri blog, “destra” e “sinistra” lasciale stare…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Rita, ti giuro di no, non c’è nessuna censura. ho ricontrollato e ho beccato impigliati tra gli spam un paio di commenti di VeroMummio che al terzo colpo glieli prendevo e gli altri due li buttava via di default. Ma di tuoi non ne ho ho trovati nemmeno uno. Fai attenzione ai numeretti e ai caratteri dell’antispam che sono antipaticissimi e che ci sia la mail. Comunque la parte tech se ne sta occupando. Spero si risolva.
In quanto alle domande è bene che le rivolgiate voi, se volete, da noi è così. Ognuno pensa e scrive ciò che vuole e nessuno interferisce ma in generale io trovo che Lorenzo abbia una opinione condivisibile. Ognuno ha una propria visione delle cose e sono messe a confronto senza che nessuno pretenda dall’altro che rappresenti tutti quanti. Correggere la visione altrui per fare emergere la propria finisce per essere indisponibilità all’ascolto e volontà di sovrapposizione. Ciascuno racconti il proprio antisessismo e da questa differenza di narrazione viene il confronto. Diversamente il confronto non c’è. Però questa è la mia opinione poi ovviamente fate come volete. Un abbraccio a tutti/e.
FikaSicula(Quota) (Replica)
tranquilla, non c’è problema, non indaghiamo oltre sui misteri della tecnica, dello staff e quant’altro, succede.
comunque è inutile che riposti. Non vedo perchè dovrebbe essere dialogante con me se non lo è stato con Vero Mummio, Ciao!
Rita(Quota) (Replica)
Rita, non ho ancora letto (per ragioni di tempo) il botta e risposta fra “Vero Mummio” e Lorenzo Gasparrini, di conseguenza ciò che sto per dire potrebbe rivelarsi fallace.
L’esperienza (in particolare quella politica ma non solo) mi dice però che i “più realisti del re” si rivelano essere sempre, appunto, i “più realisti del re”.
A buon intenditor…
Saprò dirti meglio più tardi, sperando di essere in errore..
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Finito di leggere (mooolto faticosamente…) l’articolo di Gasparrini e le brillanti osservazioni di Vero Mummio (che non ho il piacere di conoscere), spocchiosamente, arrogantemente e maldestramente eluse dal finto antisessista e molto “maschio pentito” Gasparrini .
Che altro dire…mah…non molto per la verità, diciamo che su FaS si leggono articoli mediamente molto più interessanti e stimolanti.
Nel merito dell’articolo, non ritengo francamente neanche utile entrare, quanto al linguaggio, è a dir poco stucchevole e degno del miglior campionario “post-neo sinistrese”. Ricorda molto,come stile, quello del capetto dei maschietti plurali (e in carriera), Stefano Ciccone.
Mi sa tanto che un posto al sole se lo guadagna (se già non se lo è guadagnato) pure il Gasparrini, così come il “compagno” Ciccone. Una cattedra universitaria, la direzione un centro studi o una candidatura politica per loro prima o poi arriva.
E senza bisogno delle quote rosa.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
quoto in toto Fabrizio ,quel Gasparrini è di una arroganza senza uguali ,come hai detto molto poco anti sessista e molto “maschio -pentito ”
Come ha detto Rita ,è un antisessimo a senso unico ,ho scritto qualcosina anch’io
http://femdominismo.wordpress.com/2012/10/10/antisessismo-2/
mauro recher(Quota) (Replica)
ho letto un po’ di Lorenzo “Agonia” Gasparrini.
Che traggèdia.
Vero Mummio: molto interessante e preziosa la sua testimonianza, perché sommamente autentica (nel senso che parla davvero della cosa di cui parla, e non di sé per farsi bello o interessante o autorevole o altro nel ramo), personale (non sono rimasticature e copiaincolla di idee altrui) e intelligente.
Gasparrini c’avrà anche il suo metro e ottanta di prestanza fisica (vanitosetto), ma Vero Mummia c’ha tutto il resto!
(Sui vari compagni e compagne àmo delibberato il percorso di liberazione non dico “a”. M-U-T-A )
diait(Quota) (Replica)
(Sui vari compagni e compagne àmo delibberato il percorso di liberazione non dico “a”. M-U-T-A ) (Diait)
E invece in questo caso sbagli a non esprimerti al meglio, Diait. Vedi che confondi le cose?…E’ cosa buona e giusta sputtanare questa “sinistra” postmoderna e postsessantottina (solo dal punto di vista temporale) da seminario in “comunicazione dell’estetica dei tramonti” o “conferenza sul cinema di Ozpetek”…
E comunque, sei in errore, perché quello che hai utilizzato tu è il tipico linguaggio da centro sociale romano (e poi in ogni caso è “compagne e compagni”, non viceversa, non ti sbagliare…).
La semantica del Gasparrini – da una rapidissima occhiata che ho dato su Google sembra che il ”nostro” sia un esperto di linguaggio e comunicazione (e me cojoni, diremmo noi dalle nostre parti…) oltre che di antisessismo – appartiene ad un’altra “sinistra”, più fighetta, “radical-vendoliana”, mediatico-accademica, che vive passando da una consulenza ad un’altra (fino a quando non trova quella giusta, cioè quella definitiva), in genere ottenute grazie ad un gigantesco lavoro di pubbliche relazioni, che è poi la principale occupazione di questa tipologia umana . Badate che non parlo per sentito dire perché, come sapete, anche il sottoscritto, per lungo tempo, ha navigato in parte in quell’ambiente né ha potuto sottrarsi al perverso gioco delle pubbliche relazioni.
Tornando all’oggetto, per farvi un esempio, il libro di Ciccone (che invece conosco personalmente) è pieno di espressioni di questo tipo:”Una donna che ha deciso di generare l’altro da sé…”. Naturalmente sarebbe troppo banale limitarsi a dire:”Una donna che ha deciso di avere un figlio”, e allora bisogna inventarsi qualcosa che distingua l’intellettuale “radicalsinistrese” da tutto il resto.
Vi invito a riflettere sul fatto che il linguaggio è una cosa molto seria perchè è anche’esso sostanza, contenuto. Non mi riferisco, ovviamente, all’aspetto grammaticale; ciascuno scrive come sa in base al suo livello di istruzione e una persona che non ha studiato può esprimere concetti elevati e intelligenti né più e né meno e a volte anche di più di un’altra plurilaureata, anche se in modo sgrammaticato. Mi riferisco, come avete già capito, al modo di esprimersi, dal quale si percepisce l’autenticità e anche lo spessore umano e intellettuale (nel senso proprio del termine, non quello che comunemente gli viene attribuito, che per me ha un’accezione profondamente negativa) della persona.
Lascio a voi l’insindacabile giudizio sul linguaggio di quel personaggio, il quale, peraltro, è molto probabilmente se non certamente prigioniero del suo ruolo, e quindi è anche (auto) costretto ad esprimersi in una certa maniera.
In fondo anche questa è una forma di alienazione, come altre, anche se più prestigiosa e certamente molto meno faticosa e stressante di una catena montaggio. Pensate però per un attimo “che due palle” può essere costringersi in quel ruolo…
Una recita costante, specie per un uomo alto 1,85 di quasi 100 kg. con un “fisicaccio” da “macho”, uno che incute timore alle donne ma che al contempo, per la stessa ragione, piace (questo è il non detto, cioè che quello che lui non dice ma che ci vuol far sapere), e che invece, pensate un po’, sceglie di vestire i panni del militante etero antisessista, e per questa ragione è guardato con sospetto (povero…) dagli uomini e soprattutto dalle donne, che lui vorrebbe tanto aiutare. Quelle stesse che gli camminano accanto per la strada con passo veloce e senza degnarlo di uno sguardo perché è grande e grosso (e tanto fico) e incute timore, a cui lui vorrebbe tanto far sapere che non è un violento e che non hanno nulla da temere perché ha compiuto quel percorso che nessun uomo ha ancora compiuto (ammazza quanto è fico, aperto, evoluto e sensibile, quasi quasi pure col giubbotto nero da “fascio”…)
Va bè…Tiremm innanz…
Non aggiungo nient’altro per carità di patria e soprattutto perché con alcune donne di FaS stiamo provando a costruire un dialogo che potrebbe dare dei buoni frutti per tutti/e. D’altronde ciascuno è responsabile di ciò che scrive e non credo che Gasparrini, che pure fa parte, da quanto ho capito, della redazione o del collettivo di FaS, rappresenti in toto il movimento.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
P.S. scusate se torno sul’argomento ma scrivendo vengono in mente le cose.
Sempre a proposito di linguaggio, un tizio di nome Lenin (che insomma, non era proprio un ignorantone), appena sceso dal treno alla stazione dell’allora città di Pietrogrado, in seguito ribattezzata Leningrado e oggi nuovamente San Pietroburgo, cioè il nome che aveva in piena era zarista (della serie “Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno”) pronunciò queste tre testuali parole alla folla che lo stava aspettando:”Pane, pace, terra” (chiunque può facilmente verificarlo, oggi ormai è molto facile).
Mi viene da pensare:”Come e con quale linguaggio gli attuali consulenti ed esperti in comunicazione si sarebbero rivolti a quella stessa gente?”
Gli esempi, come al solito, potrebbero essere migliaia. Garibaldi pronunciò il famoso:”Qui o si fa l’Italia o si muore”.
Tra le frasi celebri e più felici di Turati ce n’è una particolarmente bella:”Le libertà sono tutte solidali. Non se ne offende una senza offenderle tutte”.
Più semplice e chiaro di così si muore.
Nella vita ci vuole tante umiltà e tanto studio. Non si finisce mai di studiare e di conoscere. Tutti, soprattutto i “consulenti” e gli “esperti”, dovrebbero ricordarlo.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
questo è il non detto, cioè che quello che lui non dice ma che ci vuol far sapere)
il messaggio chiave, direi del suo racconto. Tutto ruota, se ci pensate, intorno a quel “turbamento” iniziale della compagna (e ha ragione Marchi: compagne e compagni, non viceversa).
Forse in certi contesti, il macho che gioca la carta dell’antimacho ha buone possibilità di successo. Non parlo per Lorenzo, che magari crede e sente veramente quello che scrive e che ha tutto il diritto di esprimere, ma dell’atteggiamento che a me sembra di cogliere nella sua “narrazione”.
L’impressione di fondo, comunque, dell’impostazione filosofico-antropologico-ideologica è sempre la stessa: anticaje e petrella.
diait(Quota) (Replica)
Mi sembra però ottimo il dialogo che alcuni di voi hanno instaurato con le ragazze di FaS, e ottime loro a consentirlo e a incoraggiarlo, con grande fairplay e rispetto delle opinioni altrui.
Una cosa che invidio, essendone io fondamentalmente incapace!
diait(Quota) (Replica)
L’intero sito dei maschiliplurali è da leggere integralmente solo per lo sfoggio di neolingua dalemiano-lacaniana che ne rivela l’impianto ideologico tutto rivolto alla ricerca di visibilità accademico-massmediatica tramite l’autoflagellazione da un lato, e la lagna ormai fracica (lasciatemelo dire) del “NOI, che abbiamo fatto il ’68” dall’altra. Comunque secondo me l’apice lo ha raggiunto il buon Ciccone in un articolo nel quale si interroga su come noi uomini possiamo superare “lo scacco del non avere un corpo di donna”. Pensateci un attimo. Dopo che hai detto una cosa simile, cosa vuoi aggiungere? Tutto quello che scrivi dopo questo è dare aria ai denti.
“Voi li riconoscerete dai loro frutti. Si colgon forse delle uve dalle spine, o dei fichi dai triboli? Così, ogni albero buono fa frutti buoni; ma l’albero cattivo fa frutti cattivi”. (Mt 7:16).
Marco Pensante(Quota) (Replica)
Grandissimo Marco Pensante, anche per te vale ciò che ho detto a Rita, e cioè che se non esistessi bisognerebbe inventarti..
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Scusatemi se non intervengo sull'”argomento“.
Ma l'”argomento” a suo tempo mi definì: Stronzo semplice. Chiaro, netto, efficace sessismo allo stato puro. Astenersi perditempo.
Il motivo?
In uno squallidissimo post della Zanardo :
http://www.ilcorpodelledonne.net/?p=7461
lasciai un commento volutamente provocatorio, in linea comunque con lo squallore del post: “Un vero e proprio articolo da bar!!! Un bar per donne chiaramente. Coraggio, ancora qualche migliaio di anni e ce la fate. Se noi rimaniamo fermi, chiaramente.”
E che facciamo? Un confronto tra un sessista H24 con un antisessista H24? 😉
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
lo scacco del non avere un corpo di donna
!!!
diait(Quota) (Replica)
“Forse in certi contesti, il macho che gioca la carta dell’antimacho ha buone possibilità di successo. Non parlo per Lorenzo, che magari crede e sente veramente quello che scrive e che ha tutto il diritto di esprimere, ma dell’atteggiamento che a me sembra di cogliere nella sua “narrazione”. (Diait)
No, Diait, è solo un “paraculo” come tanti altri, credimi. Qualcuno/a penserà che sia presuntuoso da parte mia esprimere giudizi su persone che non si conoscono. Diciamo allora che mi riservo una possibilità dell’1 o del 2% di essere in errore.
Ho esperienza in tal senso, anche se in ambito leggermente diverso dal suo (mediatico-politico il mio, mediatico-accademico-editoriale-“culturale”-politico collaterale-e affini, il suo).
Si gioca la carta del “politically correct antisessista plurale” che a “sinistra” o in una certa “sinistra” fa ancora molto “fico” e in questo modo si ritaglia una nicchia, come il suo compare Ciccone, futuro candidato di SEL alle prossime elezioni politiche o amministrative (mi ci gioco le palle, a cui ancora tengo, da maschio troglodita e sessista quale sono…). Lo stesso Ciccone gira per l’Italia, di conferenza in conferenza, presentando (quasi tutte iniziative promosse e organizzate da associazioni femministe) il suo libro in cui spiega appunto, come diceva Marco P, “come possono gli uomini superare lo scacco del non avere un corpo di donna” o altre simili amenità.
Opportunismo, capacità di fare pubbliche relazioni e una discreta propensione naturale a leccare i culi giusti (oltre naturalmente una mediocrità intellettuale di fondo), sono le caratteristiche assolutamente fondamentali che deve possedere questo nuovo soggetto sociale e umano sorto negli ultimi vent’anni circa, mediamente colto o mediamente scolarizzato, che vive di consulenze e incarichi più o meno a tempo determinato in questo o in quel giornale, in questa o in quella casa editrice, in questa o in quella televisione, staff di assessorati o facoltà universitaria ecc., e che naturalmente detesta i vari Fichte, Hegel e Marx (“Oddio che palle questi classici del “pensiero forte”) ai quali preferisce ovviamente i cosiddetti “debolisti” (non che questi non meritino la dovuta attenzione, sia chiaro, si fa per capirci…), che molto più si confanno (per lo meno così crede lui…) al suo modo leggero, leggiadro e relativista (tranne quando si affrontano le questioni di genere: in questo caso scatta il dogma) di vivere e intendere la vita.
Il tutto fino a quando, come ripeto, al culmine di una serie infinita di leccate di culo memorabili e sistematiche (della serie:”Come dice il prof Tizio”, “Come sostiene l’on. Caio”, “come da sempre sottolineato dal presidente Sempronio”) riesce a procurarsi un incarico a tempo indeterminato. Poi, che sia un giornale, una casa editrice o una facoltà universitaria, poco conta. Conta che sia un incarico che gli conferisca un certo status.
Insomma, questo è il decalogo del consulente-esperto-intellettuale a tempo determinato che aspira a diventare consulente-esperto-intellettuale a tempo indeterminato. In genere, non sempre, ci riescono.
Il leccaggio di culo per arrivare al tempo indeterminato dura mediamente una decina di anni. Poi, naturalmente, si deve fare carriera, e allora si devono leccare culi ancora più altolocati per almeno un’altra decina di anni, e così via. I più fortunati, se hanno leccato i culi giusti e fatto le scelte politiche oculate, al culmine della carriera giornalistica o accademica, riescono pure a essere nominati ministri.
Naturalmente si può anche rischiare di leccare il culo per una vita e restare al palo, come spesso accade. Ma questi sono i rischi del mestiere. E che caspita eh…e mica si può volere tutto nella vita…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Visto che la frase è rimasta impressa (e meno male), vi collego alla fonte (senza link, non siamo mica qui a regalargli ranking su Google, copincollate). Non ricordavo il titolo dell’articolo, ma pure quello è tutto un programma. Buon divertimento.
h–p://maschileplurale.it/cms/index.php?option=com_content&view=article&id=130:uomini-parliamo-daborto-senza-suicidarci&catid=82:sullaborto&Itemid=74
Marco Pensante(Quota) (Replica)
dal link che ha pubblicato Luigi:
Gasparrini scriv(eva) non eoni fa ma.. solo un anno fa
“tutto giustissimo se non fosse che il tuo è un commento letteralmente fuori dal mondo. Non puoi parlare come se fossi nato ieri in un mondo nel quale “è questione di trattarsi alla pari, nel bene e nel male”. Appartieni a un genere che ha schiacciato da sempre un altro genere: fisicamente, politicamente, moralmente, economicamente. Il fatto che siano esistite ed esistano anche oggi felici eccezioni non ti esime dal confrontarti con la realtà che c’era prima di te e che ancora è molto molto presente ed efficace.
Mi rilasserò quando aumenterà la tua consapevolezza di qualcos’altro oltre “la dignità dei maschi”. Quest’ultima la vedo molto più in forma e ben pasciuta della dignità di altri generi. Per il momento quindi, rimango bene all’erta – e guarda che mi diverto un sacco, sai!”
Appartieni ad un genere che ha sempre schiacciato l’altro genere fisicamente, economicamente, politicamente, moralmente, e milioni di altri “mente”?
Dopodichè s’inalbera perchè qualcuno gentilmente gli fa notare che sarebbe pure ora di finirla co’ sta storia della colpa/responsabilità collettiva maschile chiedendosi dove mai l’avranno letta e recepita nei suoi discorsi?
Eh no.. beh si boh…
E’ una dinamica strana. Sono d’accordo sul fatto che molte del collettivo FaS ( in particolare Fikasicula e Fasse, da quanto leggo al momento ) sono dialoganti “costruttive” (un amico che scrive spesso sul Mfpg, Ettore Panella, le catalogherebbe come cataloga sè stesso, persone di spirito “mediatore”.. e un po’ mi ci sento anch’io così). Capisco pure che si tenda di più a difendere i “propri” intesi come quelli del campo “amico”. E’ naturale (anche se questa parola non piace molto di là su FaS eh…) e però qui l’attacco al Gasparrini è “provocato” (altra parola che di là …mmmhh non piace molto) da lui medesimo nella dinamica di risposta alle prime obiezioni, a mio avviso.
Mi esercito in “decostruzione” a tempo perso.. sempre chè abbia capito qualcosa delle lezioni
Rita(Quota) (Replica)
tra l’altro (pensavo leggendo il commento di Luigi qui sopra) mi è sembrata sproporzionata l’animosità e la violenza verbale con cui Gasparrini ha risposto al primo commento di Vero Mummio, che non conteneva – secondo me – niente di insultante e/o aggressivo, nel tono e nei contenuti. Mi pare abbia reagito con un: “uno come te conferma che avevo ragione). (Uno come te, come??).
diait(Quota) (Replica)
Rita: l’attacco al Gasparrini è “provocato” (altra parola che di là …mmmhh non piace molto) da lui medesimo nella dinamica di risposta alle prime obiezioni, a mio avviso.
l’abbiamo scritto insieme… che paragnoste reciproche.
Risottoscrivo, comunque. A Roma si dice che Gasparrini pija subito d’aceto. (Come me!)
diait(Quota) (Replica)
Marco P, pensavo ci volessi bene…
Va bè, quella “roba” lì è Ciccone…mentre quell’altra (non molto diversa per la verità) postata da Rita, è Gasparrini…
Ari va bè, si fa per dire…non possiamo sfuggire alla colpa di essere nati uomini. Fine pena mai…Ora poi che lo ha detto pure Gasparrini che non possiamo far finta di non essere nati da generazioni e generazioni di mostri…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
No, Diait, ti rassicuro, tu “prenderai pure d’aceto” ma sei genuina, e per questo ne hai facoltà.
Quello è un “paragnosto”, come dici tu, e non azzarderei neanche il paragone. Non scherziamo neanche…Sempre a Roma, come ben sai, si usa dire “Non confondiamo il cioccolato con qualcos’altro…”. Ecco, questo è anche il mio personale invito…
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Si consoli Ciccone della sua amarezza: nella Milano bene di oggi “lo scacco maschile del non avere un corpo di donna” è teoria e pratica superata da tempo, come ci racconta la “sciura” milanese e le sue amiche fashion dipendenti, protagoniste divertentissime nel romanzo “Venere in metrò” in questi giorni nelle librerie. Frustrate da mariti softmale, e pronti alle lacrime, concludono ogni volta le loro chiacchiere con una constatazione che ricorre per tutto il libro: “L’anno scorso era il marrone il nuovo nero. Oggi il è maschio la nuova donna. Però senza palle”.
Occhio perciò alla carriera da maschiopentito: c’è sempre chi ti supera nel pentimento.
cesare(Quota) (Replica)
Chissà perché l’ossessione per il corpo la si ritrova sia nelle posizioni di chi avete appena nominato e sia in un’altra tipologia di uomini, compresi anche alcuni QMisti.
Personalmente trovo che ci sia qualcosa che non vada in entrambi. Sbaglio io?
ps. Non ce l’ho con gli uomini esili, penso sia chiaro.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Luigi, la fissa del corpo è tipicamente femminile (e femminista). Il corpo di qui, il corpo di là, il corpo delle donne, la mercificazione del corpo. Le donne sono (in maggioranza) definite dal proprio corpo: non lo dico io, lo dicono loro. La mia teoria (ovviamente non scientifica) è che questa fissazione e il solipsismo femminile siano due facce della stessa medaglia. Da un lato io sono d’accordo con il recupero della dimensione corporea dell’esistenza, credo che noi uomini l’abbiamo ignorata fin troppo, col risultato che siamo diventati sacrificabili e sostituibili esattamente come se fossimo macchine (qualcuno ha detto che la donna è un essere umano, mentre l’uomo è un fare umano). Dall’altro mi irrita profondamente che questo mitologico “corpo delle donne” sia considerato intoccabile, ineffabile e in ultima analisi superiore a quello maschile. Per come la vedo io siamo tutti umani, tutti imperfetti e tutti fatti della stessa identica materia.
I cari amici femministi, invece, parlano continuamente di corpo e corporeità, ma non per rivendicare un’idea maschile di queste due cose; vogliono liberarsi della loro fisicità maschile ancora di più e assumere quella femminile. Magari non nei fatti cambiando sesso (dovevo dire “genere”? me ne fotto, io dico “sesso”), ma sicuramente nel pensiero e nelle caratteristiche psicologiche. I casi sono due. O lo fanno in buona fede, convinti davvero che assimilando le modalità di espressione emotiva delle donne (verbalizzare tutto, cercare il dramma in ogni situazione, frignare liberamente mentre guardano Brokeback Mountain) invece di rientrare in contatto con le loro, potranno essere più vicini alle “loro compagne” e riscattarsi dall’eredità di soprusi commessi dai miliardi di generazioni precedenti di maschi oppressori; OPPURE lo fanno per opportunismo politico-sociale, in vista (come diceva Fabrizio) di qualche cattedra universitaria, commissioncina parlamentare o candidatura con saporite prebende all’orizzonte.
Quelli che emergono, naturalmente, sono i secondi; e infatti hanno visibilità, pensa che ne parliamo addirittura nientemeno che perfino noi. E i primi, quelli in buona fede? Loro, poverini, rimarranno fregati. In termini politici e in termini umani. Diventeranno quelli che “i maschi di oggi sono pappemolli, non ci sono più gli uomini veri di una volta”. Be’, li volevano così, no? Il guaio è che li hanno avuti.
Marco Pensante(Quota) (Replica)
sottoscrivo in toto Pensante.
L’ultimo film del giovane regista danese Thomas Vinterberg (Festen, Le mele di Adamo), “The Hunt – La caccia”, parla di un maestro elementare fin troppo mite e accondiscendente, che rischia di avere la vita distrutta da una falsa accusa di abusi e dalla successiva caccia alle streghe che si scatena. Per interpretarlo, il regista ha scelto un divo iper-macho (Mads Mikkelsen), bello e muscoloso. Proprio, dice, per rappresentare l’empasse e il paradosso del maschio scandinavo. Dice il regista (quarantenne, sposato e con due figli):
(dal pressbook)
RITRATTO DI UN UOMO SCANDINAVO
Una delle chiavi del successo del film è la straordinaria interpretazione del divo del cinema danese Madks Mikkelsen, che abbandona il suo personaggio iper-virile per vestire i panni dello sfortunato Lucas. E’ la prima volta che Vinterberg e Mikkelsen lavorano insieme, un’esperienza che il regista ha definito “assolutamente meravigliosa”.
“Per certi versi, questo personaggio è un ritratto del maschio scandinavo moderno”, osserva Vinterberg. “E’ affettuoso, amichevole, disponibile e umile. E’ tartassato dalla ex-moglie, e fa tutto quello che gli chiedono gli altri. E’ castrato, in qualche modo. Il percorso che abbiamo fatto con Mads è stato quello di mostrare il momento in cui un uomo così deve fare i conti con la sua “mascolinità”. Come può conservare la sua dignità senza diventare violento? Come può affrontare una realtà così dura e brutale senza perdere un po’ del suo carattere scandinavo?”
Eh, già? Come può, poraccio, riportare a casa la pellaccia? Vedremo cosa propone il grandissimo (per me) Vinterberg.
Un altro film che affronta (anche) questo tema – molto sentito evidentemente, a certe latitudini – è “In un mondo migliore”, della regista danese (stavolta una donna, interessante anche vedere il suo punto di vista) premio Oscar, Susanne Bier.
diait(Quota) (Replica)
Prima che ci facessimo fottere l’anima:
” I vecchi….I racconti dei vecchi con noi disposti a semicerchio (…). Ascoltavamo quelle storie che sapevano di saggezza, di scarponi chiodati, di miniere, di fatiche: voci aspre, forgiate dalla dura vita di montagna, voci soffocate dalla silicosi che narravano la storia dei padri e dei padri dei nostri padri”*
*Dal libro: “L’anima del lupo” di Roberto Ghidoni, ed. Tarantola
cesare(Quota) (Replica)