- Views 0
- Likes 0
In questo breve video l’apertura della nostra riunione nazionale svoltasi a Roma il 21 aprile scorso. Naturalmente la discussione si è protratta per alcune ore ma è evidente che un video così lungo sarebbe stato improponibile.
Si sono verificati anche alcuni inconvenienti di natura tecnica (telecamera fissa, audio non sempre perfetto) in seguito ai quali abbiamo optato per pubblicare solo quello stralcio (breve introduzione del sottoscritto).
Verificheremo in un secondo momento l’opportunità di rendere pubblici gli altri video.
33 Commenti
compagni, si sente malissimo. eliminate quantomeno la musica
maschile individuale(Quota) (Replica)
proverò a caricarlo di nuovo ,quello che mi fa incavolare e che ,la seconda parte ,l’audio si sente alla perfezione (o migliore di questo) ,e si che i due video sono presi dallo stesso originale
mauro recher(Quota) (Replica)
Compagni e amici, quel video ha un valore simbolico. Non è importante che si senta poco e male. Ci saranno altre riunioni e faremo in modo di organizzarci meglio. D’altronde non avevamo previsto di filmare l’incontro. Il video è stato una lodevole e spontanea iniziativa di Mauro, che ringrazio personalmente soprattutto per il contributo che ha dato alla discussione nonchè per la convinzione e l’entusiasmo che ha dimostrato di avere (come altri), affrontando un lungo viaggio pur di partecipare
Le cose importanti sono ben altre. Stiamo crescendo sensibilmente e giorno dopo giorno aumenta il numero di coloro che ci contattano e ci chiedono di aderire.
Come ho già detto, è fondamentale organizzare incontri locali con altri amici, simpatizzanti o semplicemente persone interessate ad approfondire il tema. Per quanto mi riguarda sono assolutamente disponibile a prendervi parte, qualora si ritenesse utile e necessario.
Come già ho ricordato, il gruppo romano (che sta crescendo di settimane in settimana) si riunirà tra una ventina di giorni. Faremo in modo che queste riunioni diventino periodiche e sistematiche. E’ bene che si faccia lo stesso anche in tutte le regioni dove siamo presenti e dove siamo in grado di costruire un gruppo, anche minimo.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ciao Fabrizio,
volevo dirti che ho ascoltato il tuo video e a questo proposito ho scritto un post in cui ti ponevo delle questioni.
Un saluto
http://treguadigenere.wordpress.com/2012/05/14/femminismo-e-questione-maschile-quale-movimento-e-interclassista-e-politicamente-trasversale/
FikaSicula(Quota) (Replica)
Salve FikaSicula, benvenuta nel sito del Movimento degli Uomini Beta.
Apprezzo la tua apertura e volontà di dialogo. Ti risponderò senz’altro al più presto (al massimo nei prossimi giorni) e naturalmente sono liberi di farlo anche tutti gli altri.
Peraltro so che da tempo stai dialogando con il nostro amico Roberto Micarelli.
Qualsiasi esito sortirà il nostro confronto (è altamente verosimile che le nostre posizioni resteranno distanti) , il fatto stesso di dialogare, speriamo serenamente, è e sarà un fatto estremamente positivo.
E’ un ponte che getti verso di noi e questo è un fatto, sicuramente da apprezzare. Naturalmente ciò non significa nel modo più assoluto venir meno alle rispettive posizioni.
Resta il fatto, fondamentale e quasi unico, fino ad ora, che una femminista dichiarata si ponga il problema di ascoltare le ragioni degli altri, addirittura dei suoi presunti “oppressori”
Non lasceremo cadere questa tua apertura.
A presto.
Fabrizio
P.S. nel frattempo ti invito a visitare con attenzione il nostro sito, a concentrarti sul nostro Manifesto (il Movimento Beta), sull’articolo “L’emergere storico della QM”, su tutti gli articoli contenuti nello spazio “articoli”, e “editoriali” e naturalmente sulle video interviste al sottoscritto (ce n’è una “violenza di genere” realizzata dallo stesso Roberto Micarelli)
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
@Fikasicula
Cara Fikasicula, ho letto il tuo post e ho difficoltà a trovare una sola frase in cui non mi riconosca. Ma preferisco rispondere in questo blog.
Mi piacerebbe molto che ci si potesse incontrare, perchè vorrei fondamentalmente farti una domanda; come definiresti un persona che si definisce “maschilista”‘? Si perchè tale aggettivo è l’esatta simmetria di “femminista”. Ed io mi vegognerei a definirmi maschilista, e nella mia vita non ho incontrato un uomo che si definisca tale, sebbene probabilmente ce ne siano. In fondo si parte da qui. Da quello che ho letto sarebbe più corretto definirti una cittadina sensibile alle questioni femminili, cosa comprensibile e umana.
Ma fuori di ogni equivoco ed ogni piacioneria, io sono un’antifemminista.
Sicuramente le tue posizioni partono dalla buona fede, ed il tuo gancio “intellettuale” è con il femminismo storico, quello per l’affermazione di norme e costumi culturali che riconoscessero necessità femminili e eliminassero le barriere di autodeterminazione individuale delle donne.
Il femminismo oggi e da 30 anni non è nulla di tutto ciò. E non lo sarà neanche nei prossimi vent’anni. Non lo sarà mai.
Il motivo di fondo è che il consenso femminile, e parzialmente maschile, attorno al femminismo era basato sull’interpretazione di tale movimento come di uno strumento di “milgiormanento” sociale, al cui centro c’era l’abbattimento istituzionale dei ruoli sociali. In poche parole dare a tutti la possibilità di fare quello che volgiono, nei limiti delle loro capacità. Era funzionale ad un logica di abbattimento delle barriere sociali. Venendo da una famiglia povera e leggermente patriarcale (ma non nel senso propagandato dal femminismo) sono stato sempre (diciamo fino a qualche decennio fa) vicino alle questioni femminili, e ciò ha contribuito alla mia formazione politica nelle file della sinistra e del Partito Radicale.
Negli ultimi decenni il femminismo ha ripreso tutto il peggio delle recriminazioni storiche e le ha riprodotte in un contesto sociale completamente mutato, senza analisi socilogica e antropologica delle responsabilità femminili e alimentando un processo involutivo di autovittimizzazione del genere femminile e criminalizzazione di quello maschile.
Ben inteso che in questa involuzione del femminismo, c’è una grossa responsabilità maschile. Ma duole dire che i “peggiori” maschi sono proprio quelli apprezzati dall’elite femminista. E sono coloro che in ruoli di massima resposabilità istituzionale e politica, e di visibilità giornalistico-mediatica, pompano benzina sul fuoco del conflitto inter-genere. Questo conflitto esploderà nell’arco di qualche decennio.
Ti dovresti interrogare sul fatto per cui i media sistematicamente mettono in cattiva luce la figura maschile, e mai pongono davanti alle proprie responsabilità il genere femminile. Veramente pensi che giornalisti di “autorveoli” testate o politici di “alta” levatura si pongano davanti al tema di genere con sani principi di equità, o non siano invece alla ricerca di conenso, elettorale o di audience? Le donne sono diventate un target. Se c’è una responsabilità nell’oggettificazione della donna è del femminismo, aver tramutato l’individuo di sesso femminile in un voto o in un consumatore a cui vendere un prodotto materiale o politico. Il prezzo di questo prodotto è largamente pagato dal genere maschile, tipicamente ignavo e compiacente al limite dell’autolesionismo.
Il femminismo è oggi l’azione più conformista della storia moderna. Una ingegneria sociale rischiosissima perchè invece di creare flessibilità di regole in cui si rinnovi il patto inter-genere, cerca di stabilirne a priori l’esito con effetti drammatici in termini psicologici e sociologici.
ciao, e grazie per aver postato su questo forum.
Fabrizio, l’altro, non Fabrizio Marchi
fabrizio(Quota) (Replica)
Benevenuto a “FikaSicula” anche da parte mia. Il suo è stato davvero un gesto nobile. Giustamente come dice Fabrizio, è giusto che ognuno rimanga delle sue posizioni ma con il dialogo a volte si scopre che non tutte le posizioni sono distanti. Ad es. “FikaSicula” sul suo blog ha preso le distanze dalle leggi repressive formulate in nome della violenza contro le donne e ha preso le distanze da Marina Terragni e da quelle di “Se Non Ora Quando” chiamandole giustamente “separatiste opportuniste”. Per me questo dialogo è importantissimo.
Maurizio(Quota) (Replica)
Condivido in toto quanto scritto dai due Fabrizio e da Maurizio.
Alessandro(Quota) (Replica)
Infatti “se non ora quando ” si è “scagliata” contro femminismo a sud ,dicendo che non erano a favore delle donne …
Do anch’io il benvenuto per un dialogo ,chiaro che ,in certe questione ,siamo distanti anni luce ,ma in altre si potrebbe anche discutere …c’è un però che ,essendo personale(visto che riguarda un mio intervento in femminismo a sud) ,lo scrivo di la…
mauro recher(Quota) (Replica)
(il mio commento sul blog Generi)
Ciao fikasicula
ho letto il tuo commento su UB e sono venuto a leggere il tuo post. Sperò non ti dispiacerà se ti dirò la mia a …. puntate. Pigrizia nello scrivere, preferenza per il contatto diretto, lavoro e stanchezza non mi permettono di più.
Tu dici: “Parla del femminismo e ne parla come di una ideologia che ha abbandonato la spinta rivoluzionaria che poteva avere all’inizio. Afferma che sostanzialmente si basa sull’appartenenza di genere e sarebbe interclassista, politicamente trasversale.”
Ed ancora: “Il femminismo che conosco e pratico, e sebbene forse meno visibile, non minoritario perché riguarda moltissimi collettivi e movimenti radicati nei vari territori, non mi pare sia minimamente interclassista, politicamente trasversale.”
Vedi, rispetto il tuo punto di vista e sono convinto della tua onestà intellettuale, però nella realtà, qui ed ora, il discorso è un altro. Il tuo femminismo, tralasciando momentaneamente i punti di frizione (tanto per dirne uno di passaggio, magari lo approfondisco successivamente: ritengo femminismo e sinistra, una sinistra che recuperi la sua anima, sommamente inconciliabili), per quanto dici, anche se non minoritario non è certamente quello che determina fatti e opinioni.
E’ proprio quel femminismo che tu chiami delle “separatiste opportuniste” (e non sai quanto mi fa piacere il giudizio che ne dai, di fatto simile al nostro) e che io chiamo post-femminismo o femminismo istituzionale e mediatico che incide e determina. Nella testa delle persone, nelle leggi e nei fatti. Tale femminismo, come mi confermi anche tu, interclassista e politicamente trasversale lo è di certo. Ed anche sommamente pericoloso, per quanto mi riguarda, perché unitamente ad altri fattori sta spingendo la nostra società su una china molto pericolosa. E sarà da me avversato. Ora e sempre.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
La mia prima risposta a FikaSicula, alla quale ne seguiranno altre:
“Cara FikaSicula, hai messo moltissima carne al fuoco in relativamente poche righe (considerando la vastità e la complessità degli argomenti che hai toccato).
Farò quindi come Luigi, e ti risponderò in diverse puntate. Per il momento scelgo quindi di concentrarmi sulla questione principale che hai sostanzialmente posto nel documento che ci hai inviato (e anche in altri articoli, alcuni molto interessanti, che ho avuto modo di leggere, in particolare quello dal titolo “Del separatismo opportunista”) e che riguarda quella che il sottoscritto e noi, Uomini Beta, riteniamo essere la natura fondamentalmente interclassista e politicamente trasversale del femminismo.
Il femminismo, cara F., è una ideologia intrinsecamente e strutturalmente interclassista (e di conseguenza politicamente trasversale), al di là delle interpretazioni che soggettivamente se ne possono dare, anche ben al di là delle differenze fra le varie correnti e sottocorrenti che la animano.
Mi rendo conto che stai facendo uno sforzo (lodevole sotto il profilo personale e umano ma completamente inutile dal punto di vista politico) per gettare l’acqua sporca cercando di salvare il bambino, ma credo che sia un tentativo, nobile, dal tuo punto di vista, comunque destinato a fallire, per ragioni che, appunto, ritengo essere strutturali.
In altre parole, quello che tu ritieni essere fondamentalmente un processo degenerativo del femminismo, è invece per me l’inevitabile epilogo di un’ ideologia e di un movimento che conteneva già in sé, né poteva essere altrimenti, i germi di quella degenerazione di cui tu stessa sei stata costretta a prendere atto (con coraggio). Ma è ovvio che, partendo da questa considerazione, sarebbe anche errato definirla in quel modo. Ciò che tu stigmatizzi con una certa dose di (ammirevole) veemenza nel tuo articolo “Del separatismo opportunista” (molto più incisivo di quello che ci hai scritto, forse perché non eri assillata da esigenze di mediazione… ) è in realtà l’essenza stessa del femminismo che anche dal punto di vista etimologico, oltre che concettuale, filosofico e politico, si fonda e non può che fondarsi sul principio di appartenenza di genere. Né potrebbe essere altrimenti, salvo essere un’altra cosa.
Tu sostieni (e io sono d’accordo te) che l’identità politica (quindi anche la condivisione di determinati valori e ideali) e l’appartenenza di classe, debbono essere il “prius”, prima ancora dell’appartenenza di genere. Ma sostenendo questo, ti poni automaticamente fuori dal femminismo che per ragioni oggettive, e appunto strutturali, si fonda innanzitutto sul concetto di appartenenza di genere.
Se dei comunisti ti dicessero che sono contrari all’abolizione e al superamento dei rapporti di produzione capitalistici, del lavoro salariato e della proprietà privata, tu cosa penseresti? Semplice: che non sono dei comunisti ma un’altra cosa.
Ecco, dal mio punto di vista, sostenere che il femminismo possa continuare ad essere considerato tale rinunciando al “prius” dell’appartenenza di genere o comunque rendendolo succedaneo ad altro, equivale a parlare di comunismo o di una società comunista in presenza di rapporti di produzione capitalistici, di lavoro salariato e di proprietà privata. Saremmo di fronte ad una contraddizioni in termini. Insanabile. Quasi una tautologia.
Per essere e fare quello che tu dici coerentemente di voler essere e fare, cara FikaSicula, non c’è bisogno di dichiararsi o essere femministe, è sufficiente dichiararsi o essere comuniste, o socialiste. Il femminismo, infatti, in quanto ideologia di genere, come ho ripetuto tante volte in diversi articoli e video-interviste, non nasce in seno al Movimento Operaio e alle filosofie e culture politiche che da esso ne sono scaturite (e anche ai sistemi politici che di questo ne sono stati, nel bene e purtroppo anche nel male, la derivazione), ma in quella “sinistra” “liberal” post e soprattutto extra movimento operaio, post e extra comunista, socialista e socialdemocratica (soprattutto negli USA), che non ha mai avuto nessuna relazione con quella tradizione e con quella storia. In un secondo momento il femminismo (non poteva essere altrimenti) trova collocazione, fino ad invaderla e spesso a travolgerla completamente, nella sinistra europea, soprattutto quella “radical” sessantottina e post sessantottina. Ma è proprio da quest’ultima che prende paradossalmente corpo il femminismo della differenza, il più estremista, sessista, razzista, oltre che interclassista e politicamente trasversale (ormai non ne fanno neanche più mistero) che ha finito per essere quello dominante (né poteva essere altrimenti data la natura stessa del femminismo), anche se a tradurlo in pratica e in leggi liberticide, di classe e antimaschili, non sono state e non sono le femministe storiche (che comunque lo sostengono e si guardano bene dal contestarlo) ma personaggi come la Pollastrini, la Fornero o la Carfagna, con il sostegno diretto o indiretto (a seconda delle circostanze politiche del momento, cioè di quale coalizione sia al governo) di tutte le cooptate politico-mediatiche di regime, dalla finiana Bongiorno alla “pidina” De Gregorio fino all’ex demoproletaria Menapace, solo per fare alcuni nomi. Di fatto l’intero circo politico-mediatico femminista e postfemminista insieme al nuovo clero femminile e femminista secolarizzato e politicamente corretto incaricato dell’audience e della costruzione del consenso. Penso alle varie Terragni e compagnia cantando che dall’alto dei loro blog di Repubblica o del Corsera, distribuiscono sistematicamente perle di sessismo razzista spacciandole per progressiste e di sinistra.
D’altro canto, le stesse Luisa Muraro e Ida Dominijanni (cioè non due qualsiasi, ma le indiscusse “guru”, anche e soprattutto filosoficamente parlando, del femminismo della differenza nostrano), che al governo non sono mai state ma dal punto di vista ideologico hanno responsabilità ancora maggiori, non sono certo da meno quando sostengono che la “violenza è maschile”, perché la sessualità maschile –lo ha ribadito la Muraro in un recentissimo articolo pubblicato sul blog della Terragni – è ontologicamente violenta e pervasiva. Come definire questo concetto, cara F., se non come sessista e razzista (io direi anche con discrete venature naziste)? E cosa può avere a che fare con l’appartenenza di classe, con l’identità politica, con i valori dell’eguaglianza, della libertà, della laicità, del superamento di ogni forma di discriminazione, una simile aberrante interpretazione che ha di fatto come obiettivo quello di dichiarare apertamente che la colpa di essere nati maschi non è emendabile?
Il femminismo, o post femminismo, come lo definiamo noi appunto per significare la sua evoluzione negli ultimi 40 anni, è quello testè descritto, cara F.; è quello che concretamente e storicamente si è determinato.
Secondo te il Comunismo (e chi scrive non è tacciabile di anticomunismo…) è stato quello che io e te avevamo e abbiamo nella nostra testa o quello che storicamente si è determinato (vale per tutte le ideologie, sia chiaro, ivi compreso il Liberalismo, ormai completamente sovrapponibile e sovrapposto al Capitalismo Assoluto e alla Ragione Strumentale auto fondata e fine a se stessa) ? E ancora (e mi riallaccio a quanto ti dicevo all’inizio di questo mio intervento) , lo stalinismo deve essere considerato solo il risultato della mente criminale e/o malata di un uomo altrettanto criminale e/o malato, oppure è l’inevitabile degenerazione di un modello politico (stato-partito) che comunque affonda le sue radici in una determinata concezione del “politico” e della politica , leggi concezione leniniana del partito e dello stato, comunque mutuata ed ereditata dalla scienza politica classica (il che non mi impedisce comunque di considerare storicamente Lenin un grande rivoluzionario, ma questo è un altro discorso…).
La mia opinione, cara F., è che non te la puoi cavare (con te stessa, sia chiaro), raccontandoti che ci sono tanti collettivi di base femministi “buoni” e “autentici” sparsi per la penisola o per il mondo e che una cricca (molto nutrita…) di degenerate o prezzolate dal sistema ha tradito la causa. Sei troppo intelligente per non renderti conto dell’estrema debolezza di questo assunto.
Arriva il momento per ciascuno di noi, per lo meno per chi è intellettualmente onesto, innanzitutto con se stesso, in cui bisogna avere il coraggio di affondare il bisturi anche dove fa troppo male. Mi sembra di avvertire la difficoltà che stai vivendo in questa fase, e non me ne faccio certo gioco. Al contrario, la rispetto profondamente, perché ci sono passato anch’io, come altri. Ma non puoi sfuggire, a mio parere, a te stessa e alla realtà. Hai dimostrato coraggio scegliendo di relazionarti con noi. Questa tua scelta, se me lo permetti, te lo dico come se mi stessi rivolgendo ad una vecchia compagna e amica, non è solo di natura politica. E’ presente anche una componente psicologica (come in tutte le nostre scelte) che ci racconta di una donna che ha avviato un processo di riflessione e di rivisitazione profondo e non ancora ultimato.
D’altronde, ogni processo ha bisogno dei suoi tempi. Sappi fin d’ora che da parte nostra le porte saranno sempre aperte.
Fabrizio.
P.S. non ho esaurito il discorso sulla trasversalità politica del femminismo, sulla sua natura interclassista e sulla sua funzionalità nei confronti del sistema in quanto coperchio ideologico di un femminile che tutto è, oggi, tranne che un soggetto rivoluzionario anticapitalista…Ti risponderò a breve su questo e anche sugli altri punti, in particolare su alcuni che ritengo di particolare importanza. A presto”.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ed ecco fratelli (permettetemi il termine “fratelli” e questa nota affettuosa), in azione gli “oppressori” delle donne: leggo le vostre risposte a Fikasikula e non posso non rilevare che basta una parola di seria considerazione e affetto da parte di una “oppressa” che, giustamente, scatta l’attenzione, la considerazione, l’apprezzamento maschile e un sincero sollievo e rallegramento del cuore, sempre maschile. E chissà che altro! Grazie al Cielo siamo tutti conquistabilissimi, e da sempre conquistati, dalla Donna: i maschi, credenti o no che siano, ne siano consapevoli o meno, la considerano da sempre il più grande dono che Dio ( o chi per Lui) ha fatto loro. Anche se coi doni bisogna avere il proverbiale attimo di sana prudenza, avvertenza che non sempre i maschi dimostrano di ricordare e seguire. E così anch’io mi complimento con Fikasicula; io per il nickname che dice davvero tutto: esprime la consapevolezza che, come la Sicilia è bellissima, bellissima è la Fika.
cesare(Quota) (Replica)
Signori, un consiglio: non fatevi prendere per i fondelli da quella astuta donna.
Evitate di dimostrare, una volta di più, che gli uomini, di fronte alle donne, sono degli eterni ingenui…
Giorgio(Quota) (Replica)
@Giorgio
Fikasicula ha avuto il “coraggio” di scrivere in modo aperto su questo forum, e non si può e deve speculare sulle intenzioni. Questa non è non deve diventare una guerra tra generi, perchè ciò è il gioco del femminismo.
Fikasicula, ha inoltre avuto il coraggio di criticare apertamente il movimento “se non ora quando”, e ciò non l’ho visto fare quasi nessun maschio, tolti gli attivi dei movimenti maschili.
Se non vogliamo finire nel vortice dell’autovittimizzazione maschile, dobbiamo avere coerenza nel confrontarci sui fatti, in modo aperto, senza reticenze ma senza pregiudizi.
Fikasicula probabilmente non cambierà di molto il suo punto di vista, così come noi. Ma senza dialogo non c’è dialettica, e l’assenza di dialettica genera mostri e violenza.
E poi essere ingenuo non è poi così male, dimostra onestà d’animo.
Ciao
Fabrizio, l’altro…
fabrizio(Quota) (Replica)
Stai tranquillo, Giorgio, la sveglia al collo ce la siamo tolta da un bel pezzo. Facciamo solo politica e chi fa politica, se non è ottuso, interloquisce con chi si pone in una posizione di confronto e di ascolto. Tanto più che, nel caso specifico, non siamo noi quelli che hanno da perdere. Non è un particolare da sottovalutare.
In ogni caso abbiamo l’intelligenza e l’esperienza necessarie per gestire questo genere di situazioni. Non è un plurale maiestatis…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
“Fikasicula ha avuto il “coraggio” di scrivere in modo aperto su questo forum, e non si può e deve speculare sulle intenzioni”. (Fabrizio)
Sottoscrivo (Fabrì, trovati un cognome o un secondo nick aggiuntivo, altrimenti ti tocca specificare ogni volta… ).
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
OK,
volevo prendere spunto da Fikasicula….ma escono cose oscene….
Che ne dici di NerboRomano?…oppure GlandeLaziale (qui però il gioco di parole è rischioso essendo il glande la testa del…)…oppure potrei puntare al transgender tipo ClitoFabrizio….insomma ci penserò e forse opterò per qualcosa di classico.
fabrizio(Quota) (Replica)
a seguire….
Per me la questione di classe è dirimente così come quella delle identità politiche e in più di una occasione ho scritto e detto, come molte altre hanno fatto e dimostrato, che le donne non sono tutte, come si dice dalle nostre parti, “sorelle” e che le nostre priorità cambiano. Di certo non ci facciamo distrarre da argomenti emergenziali mentre le nostre lotte restano concentrate sulle questioni della precarietà, di tutti e tutte, sulla laicità e sull’antifascismo. (fikasicula)
Ovviamente scritto cosi non posso altro che concordare. D’altra parte, di fatto, non ti/vi conosco (voi di FaS). E quindi per capire, al di là della bella frase che da uomo di sinistra non posso che apprezzare, mi piace andare sul pratico con un esempio (che ovviamente è per me paradigmatico).
Vorrei che mi spiegassi (in sintesi) il tuo/il vostro pensiero, il tuo/il vostro agire, comunque come ti/vi muovereste o come vi sareste mosse nel caso di quel mala-fenomeno delle dimissioni in bianco.
Scusa se non mi dilungo, la prossima volta mi impegno di più. Giuro.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
Salto di palo in frasca e rispondo ad un altro dei tanti punti toccati da FikaSicula, la quale sostiene:”
Altro punto in comune potrebbe essere quello che riguarda la sfera sessuofobica/sessuale che in Italia imprime una colpevolizzazione nel mestiere della sex worker che io/noi vorremmo vedere regolarizzato, perché il mercato dei corpi delle persone non ha sesso. I corpi si vendono continuamente, nelle fabbriche così come per strada, e il fatto che esista la possibilità di agire i diritti d’uso dei corpi nelle fabbriche (ove possibile) e non per le strade la dice lunga su quanto sia moralista e ipocrita la gestione di tante cose nel nostro paese”.
Sottoscrivo, ad un patto. E cioè che non siano ipocritamente colpevolizzati (e criminalizzati) neanche i clienti, cioè quei circa dieci milioni di uomini, solo in Italia (in larghissima maggioranza di estrazione sociale medio bassa), che più o meno sistematicamente fanno sesso con le prostitute. Se è lecito vendere il proprio corpo da parte di una donna non si vede per quale ragione debba invece essere perseguito o tanto meno moralmente condannato, un uomo che lo compra, .
E invece la prostituta viene vittimizzata e moralmente assolta mentre il cliente viene esecrato e condannato (da qualche tempo, grazie alla legge Carfagna, anche perseguito penalmente). La prima è la vittima del sistema (in alcuni casi, ma non tutti, è così), naturalmente maschilista, (pare proprio che nessuna donna si prostituirebbe mai per scelta…) ; mercificata, oggettivata, schiavizzata, sempre, comunque e dovunque. Il secondo è colui che la mercifica, la schiavizza, la riduce ad un mero oggetto sessuale sfogando sul suo corpo i suoi più bassi istinti (ammesso che la pulsione sessuale possa essere considerata tale…).
Naturalmente quelle/i che “ben pensano”, a “destra” ma ormai da tempo soprattutto a “sinistra”, si guardano bene dal chiedersi cosa possa spingere un uomo qualsiasi, un impiegato o un operaio, a consumare , a pagamento (volendo quantificare, almeno l’equivalente di una mezza giornata di lavoro per un lavoratore dipendente, e di una giornata intera per un precario co.co.pro.), la brutta e squallidissima copia di un atto sessuale, nell’abitacolo di un’utilitaria, in un parcheggio abbandonato o in un prato di periferia di un qualsiasi quartiere di una metropoli, con una che mentre ascolta musica con le cuffiette te lo smanazza con la stessa grazia che userebbe un meccanico con la marmitta di un auto, e dopo mezzo minuto, se ancora non ti è diventato duro, ti dice, con quella specie di inflessione rumena-moldava-romanesca di recente conio (miracoli della globalizzazione capitalista, altro che esperanto…) :”Aò, a bello, io mica c’ho tempo da perde co’ te, sà, vedi ‘n po’ che poi fà, perché io tempo un minuto m’arzo e me ne vado e tu resti qui a fatte ‘na sega, e cerca de nun fà lo stronzo perché sennò te sgaro la faccio, e si t’azzardi ancora a rompe er cazzo chiamo pure l’”omo” mio che te buca la panza”.
Ma non è finita, perché a quel punto, il malcapitato, con le braghe calate e l’uccello ancora in mano, rischia pure di essere fermato dalla polizia e denunciato, nonché di essere sottoposto alla pubblica gogna. Ben gli sta, lui che gode nel vedere le donne sottomesse e alla sua mercè…
Ora, se è vero che quella prostituta è in una buona parte dei casi una sfruttata, per il 60% dei casi da altre donne, come ci ha di recente spiegato la Commissione dell’ONU che ha studiato il fenomeno a livello mondiale (se prendiamo per buone alcune indagini e statistiche dell’ONU, le dobbiamo prendere per buone tutte, per la par condicio…), è possibile considerare il cliente come il suo carnefice? Oppure è anch’egli una vittima, come io credo?
Naturalmente nessuna/o di coloro che “ben pensano” viene minimamente sfiorata/o dall’idea che quell’uomo non opterebbe mai per il sesso mercenario se avesse l’opportunità di viverlo liberamente, giocosamente, spontaneamente e gratuitamente. Del resto, chi pagherebbe mai per qualcosa che potrebbe avere gratis? Forse alcuni facoltosi, per i quali l’idea di pagare una donna può essere una sorta di gioco erotico, di perversione sessuale. Di certo non un uomo “normale” che, anche volendo, non potrebbe permetterselo, e se va con una prostituta non lo fa per una libera scelta ma per disperazione. Perché solo quest’ultima può spingere un uomo a consumare un atto così umiliante, avvilente e degradante, in primis per lui stesso, oppure, in alternativa, a sbattersi l’uccello, molto spesso a pagamento, da solo, in casa, nelle chat line “erotiche”, davanti ad un pc.
E questa sarebbe la condizione dei maschi oppressori del genere femminile…Ci siamo mai chiesti quale senso di frustrazione profonda, quale devastazione psicologica e psichica può provocare tutto ciò negli uomini?
E’ evidente come a questo punto, se volessimo entrare nel merito di ciò che determina la situazione di cui sopra, il discorso si farebbe lunghissimo e toccherebbe molti aspetti: diversità e asimmetria sessuale fra MM ed FF, diseguale domanda e offerta di sesso, dipendenza sessuale (e psicologica) maschile, sessualità come forma di gestione, controllo, condizionamento e dominio sugli uomini, come strumento (fondamentale) di alimentazione della società capitalistica, sul ruolo (e il tasso di consapevolezza) che il “femminile” gioca in questa partita, e tanto altro ancora…
Scelgo di fermarmi per ovvie ragioni di tempo e spazio.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
liberalizzare la prosituzione significherebbe abbassare il valore di mercato della vagina, e alle femministe questo non piace affatto…
…in effetti il femminismo è diventato una contraddizione in termini; partito dalla libertà del corpo femminile, ha poi scoperto che le donne continuano a prosituirsi anche dopo l’illuminazione femminista…e qundi ovviamente non possono essere delle sex workers….ma semmai schiave del sesso….
Qualche mese fa in un bar, su una strada abbastanza frequentata da lavoratrici sessuali….ho scambiato 2 chiacchiere con una prostituta dulla cinquantina…tutto si può dire meno che fosse una schiava del sesso…intelligente, ironica e dignitosa.
Prenderò in considerazione il termine “schiava del mercato sessuale” il giorno in cui per definire i minatori o gli operai degli altoforni, utilizzeranno “schiavi del mercato del lavoro”…cioè mai, anche perchè poi dovrebbero dire che le schiaviste sono le loro mogli….
Fabriziaccio(Quota) (Replica)
“…in effetti il femminismo è diventato una contraddizione in termini; partito dalla libertà del corpo femminile, ha poi scoperto che le donne continuano a prosituirsi anche dopo l’illuminazione femminista…e qundi ovviamente non possono essere delle sex workers….ma semmai schiave del sesso….” (Fabriziaccio)
La contraddizione è clamorosa proprio perché le donne, se ne sono resi conto anche i sampietrini delle vecchie strade romane, in seguito alla suddetta illuminazione, non solo continuano a prostituirsi ma lo fanno in misura esponenziale rispetto a quanto avveniva in passato. E questa è la ragione per cui questa amara e devastante verità deve essere coperta sotto la maschera ipocrita della costrizione e della schiavitù. Se così non fosse si dovrebbe ammettere una ancor più amara e devastante verità, e cioè che il tasso di prostituzione è direttamente proporzionale al tasso di libertà, opportunità, spazio e potere di cui le donne godono all’interno di un determinato contesto sociale, che è quello, nella fattispecie (e non può essere casuale), dominato dalla ragione strumentale e mercantile capitalistica .
Inaccettabile per il femminismo e il post femminismo dominanti, per i quali l’ammissione di questa realtà comporterebbe semplicemente la loro fine.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Letto qui il link, sono andato su:
http://femminileplurale.wordpress.com/2012/04/19/se-tutte-le-parti-del-corpo-fossero-uguali/#comment-3189
dove si parlava del tema prostituzione.
Forse vale la pena leggere le “risposte” insinuanti e depistanti, avulse e astruse, che mi sono state date.
Mai una nel merito della questione.
.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Ho dato un paio di risposte anch’io ma è come scontrarsi contro un muro di gomma.
In ogni caso è sempre bene marcare un presenza perchè devono cominciare a capire che la musica sta cambiando.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ho pubblicato quest’altro commento su “Femminile plurale” ma, non so perchè, non me lo pubblicano:
““Al di là degli studi, scientifici o meno, qualunque persona (uomo o donna, maschilista o femminista e via di seguito) parli del comportamento di “tutti gli uomini” o di “tutte le donne” sta facendo un discorso grossolano e nella maggior parte dei casi privo di qualunque relazione con la realtà dei fatti”. (Valentina Ricci)
Bene, sono in larga parte, anche se non del tutto, d’accordo. Ciò significa, se tanto mi dà tanto, che chi sostiene che la “violenza è maschile” (autorevolissime ideologhe femministe sostengono che la sessualità maschile sia ontologicamente violenta) sta facendo un discorso grossolano e privo di qualunque relazione con i fatti. O no?
Siccome a sostenere questa tesi sessista e razzista (secondo me anche tendenzialmente nazista) sono la gran parte delle femministe, penso ad esempio a pezzi da novanta del calibro di Luisa Muraro e Ida Dominijanni, non due qualsiasi, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi. E allora, se la vostra posizione è un’altra (come sembrerebbe), perché non vi smarcate pubblicamente in modo netto (e anche duro) dicendo a chiare lettere che quella è un’interpretazione gravissima e intrinsecamente sessista e razzista? Perché non c’è mai una crepa di una qualche consistenza nel “fronte” femminista? Semplice. Perché il prius resta quello dell’appartenenza di genere, e in nome di questo tutto il resto è considerato succedaneo. Non è forse anche questo un modo di procedere grossolano (e a mio parere anche fondamentalmente qualunquista, da un punto di vista politico)?
“Quello che continuo a dire da duemila commenti a questa parte, e che nessuno di voi ha nemmeno provato a considerare, è che tutta questa ritrosia femminile rispetto al sesso io (ma questo vale anche per le altre donne intervenute) non l’ho vista nel 99,99% delle donne che conosco, e che di tutti gli uomini che conosco siete i primi a lamentarvene”. (Valentina Ricci)
Se è per questo anche nella Germania hitleriana , nell’Urss staliniana, nella Spagna di Franco e nel Cile di Pinochet, o durante la Santa Inquisizione, erano in pochi a lamentarsi, ciò non significa che le cose andassero bene…Ma che razza di discorso è questo?…Ma ti rendi conto di quanto il tuo modo di ragionare sia grossolano?
Ma come? Tra i dieci e i quindici milioni di maschi italiani (le cifre ci inchiodano), fanno sesso più meno sistematicamente con le prostitute (ammesso che quello squallido rapporto mercenario possa essere considerato tale) , frequentano le chat line erotiche (molto spesso a pagamento), si masturbano in disperata solitudine davanti ad un pc, spendono miliardi ogni anno in film porno, e tu ci vieni a raccontare che il sesso non sarebbe un problema…Hai capito che campionessa di sociologia! Una vera e propria attentissima osservatrice dei fenomeni sociali!…Viene da chiedersi legittimamente, come se dice dalle mie parti, “se ce fai o ce sei”. Io credo che tu ci faccia…
Secondo te in un contesto dove la relazione sessuale sia vissuta in modo libero, naturale, sano, spontaneo, giocoso, scevro da condizionamenti di ogni sorta, si verificherebbe una simile situazione? Secondo te dieci o quindi milioni di maschi (solo per parlare dell’Italia) preferiscono pagare più o meno sistematicamente per una squallidissima e avvilente vita sessuale con le prostitute piuttosto che fare del sesso soddisfacente (e non a pagamento) con donne “normali” (nel senso di non prostitute)?
Ma hai i paraocchi o cos’altro? Ma ti rendi conto della superficialità di quello che vai dicendo?
“E il punto che continuo a ribadire è che di conseguenza mi sembra che facciate un caso politico di quella che è la vostra esperienza personale” (Valentina Ricci)
Relativamente a questa caduta di bassissimo profilo ti ha già risposto Raffaele e l’ho già fatto io con Astaroth (che si è ben guardato dal rispondermi) in un precedente commento. Non devi far altro che rileggerlo, se ne hai voglia.
“E soprattutto perché quando si parla di tratta di esseri umani, e in questo caso particolare di donne costrette a prostituirsi sotto ricatto e in un contesto di violenze e minacce, in un gigantesco traffico controllato dalla criminalità organizzata internazionale, be’: sapete che c’è? Che la vostra personale difficoltà a trovare qualcuno da portarvi a letto è proprio l’ultima delle mie preoccupazioni”. (Valentina Ricci)
La personale difficoltà di quei quindici milioni di “sfigati” (moltiplica il numero a livello mondiale e fatti un’idea) che non riescono a trovare qualcuna da portarsi a letto è ciò che determina quella tratta di esseri umani gestita per il 60% da donne (dati ONU). Che quella difficoltà sia l’ultima delle tue preoccupazioni è legittimo da parte tua, però abbi allora anche la sensibilità di non occuparti di determinate materie”
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Mi hanno invece pubblicato il post scriptum:
“P.S. il fatto che gli uomini non si “lamentino”, della situazione, come dici tu, non significa assolutamente nulla, né tanto meno che la loro condizione sessuale, psicologica ed esistenziale sia positiva. Tutt’altro.
Non si lamentano perché sono da sempre educati a non farlo da una pseudo cultura “machista” (la più grande indiretta alleata del femminismo) che gli impone di indossare i panni dei “duri”, di quelli che scrollano le spalle, che non hanno problemi, che si fanno beffe delle difficoltà. In altre parole rimuovono, fingono, si sottomettono ad una recita pur di non ammettere a loro stessi la loro reale condizione, quella cioè di essere psicologicamente (e sessualmente) subordinati al femminile.
Questa è l’amara verità che gli uomini nascondono a loro stessi. E più la nascondono più quella cresce, scava, giorno dopo giorno, in un circuito vizioso senza fine.
Questa pseudo cultura, insieme al falso pudore, alla vergogna di ammettere la propria condizione e al senso di colpa che è stato fatto loro interiorizzare in seguito ad una bombardamento sistematico che dura da 40 anni, è ciò che gli impedisce di levare la voce e di gridare la loro sofferenza”.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
fammiti dire che il fatto che uno non si lamenti non vuol dire che un’altra se ne approfitti…o sbaglio?
Fabriziaccio(Quota) (Replica)
Per quanto mi riguarda ho smesso da tempo di postare in forum del genere, perché tanto è assolutamente inutile cercare di dialogare con chi non può assolutamente comprendere l’esperienza maschile.
Le donne non hanno questa capacità; non possono averla, perché in ambito sessuale partono da una posizione di forza (perlomeno in questa epoca e nell’odierna società) e quando si è in tale posizione non si può certamente comprendere l’esistenza e le difficoltà dei pinco pallini qualunque costretti a sbattersi per tutta la vita. Certo, c’è da dire che gli stessi uomini contribuiscono in maniera determinante a tutto ciò, raccontando e raccontandosi balle per tutta la vita, e quindi rappresentando alle stesse donne una realtà falsa e depistante. Ma è indubbio che le stesse donne influiscano moltissimo nella psiche e nell’agire maschile. Basti ascoltare o leggere le opinioni canzonatorie e sprezzanti del “gentil sesso” nei confronti di quegli appartenenti al “sesso forte” che non riescono a “conquistare” una donna.
Dalle loro parole trapela un astio, un risentimento, un disprezzo verso “l’uomo che non ce la fa”, veramente impressionante. Un disprezzo che a situazione invertita è quasi impossibile riscontrare.
Fabio C.(Quota) (Replica)
http://www.repubblica.it/rubriche/parla-con-lei/2013/05/08/news/gli_uomini_scoprono_il_mascolinismo-58358263/?ref=HREC2-13
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
AVVISO PER TUTTI GLI ADERENTI E I SIMPATIZZANTI DI UOMINI BETA:
abbiamo deciso di organizzare una riunione per sabato 29 giugno a Roma alle ore 15 che potrebbe eventualmente protrarsi anche la mattina seguente (come credo probabile dal momento che la carne al fuoco è molta). Decideremo insieme sul momento .
L’incontro si rende necessario per diverse ragioni.
La prima è l’esigenza avvertita da tutti di avere dei momenti di elaborazione, di confronto e di approfondimento dei temi di cui ci occupiamo. Il sito svolge un ruolo fondamentale da questo punto di vista ma è evidente che non può essere sufficiente.-
La seconda è di carattere più politico-operativo, nel senso che vogliamo uscire da quella riunione con un documento sulla questione del “femminicidio_Convenzione di Istabul” che intendiamo proporre a tutte le associazioni e movimenti maschili. Come sapete abbiamo già lanciato una proposta in tal senso che è già stata sottoscritta da molti. Alcuni amici di altre associazioni ci hanno chiesto delle integrazioni (che faremo), dopo di che la renderemo pubblica sia sulla rete che fuori.
La terza (ma non meno importante delle altre, anzi…) è quella di rafforzare sempre più la nostra comunità e l’ amicizia che si è creata spontaneamente fra molti di noi.
Chi volesse partecipare può scrivere alla posta del sito e gli verranno date le indicazioni tecniche. Siamo in grado di ospitare fino a otto persone, quindi chi viene da fuori Roma deve preoccuparsi solo delle spese per il viaggio. Se eventualmente gli amici provenienti da fuori fossero più numerosi, divideremo fra tutti le spese per l’alloggio.
Restiamo in attesa di eventuali conferma.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Segnalo una conferenza del movimento maschile in USA:
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
vista per qualche minuto Luigi ,peccato che ,con l’inglese non sono una cima (nemmeno con l’italiano a dire il vero … sarebbe interessante se qualcuno ,molto più ferrato di me ,cogliesse i punti salienti ,anche se è un lavoraccio (10 ore)
Mauro Recher(Quota) (Replica)
Credo sia fondamentale che x i documenti QM, sull’orizzonte internazionale, si faccia ogni sforzo x fare traduzioni a piè di immagine. Così come è importante riprendere la prassi di mettere nelle rubriche i testi e i video più significativi (es. quello postato da Rita oquesto) così che restino all’attenzione x più tempo.
cesare(Quota) (Replica)
Soprattutto consiglierei di mettere nelle rubriche con relativo commento il video inglese sulla violenza in strada e la diversa reazione del pubblico di fronte alla violenza subita da un maschio da parte din una donna, reazione inesistente in alcuni e nelle donne presenti addirittura di compiacimento
cesare(Quota) (Replica)