- Views 0
- Likes 0
Sul blog della 27 ma ora del Corriere della Sera è stato pubblicato un articolo, a firma di Federica Cavadini, la quale sostiene che le quote rosa non solo non sarebbero anti-meritocratiche ma contribuirebbero addirittura ad elevare la qualità degli eletti (e delle elette) che, in base allo studio effettuato da due docenti (donne) della Bocconi, si rivelerebbero più istruite e più qualificate degli uomini.
Trovo che questo articolo, oltre che delirante, sia un clamoroso autogol. E’ sufficiente leggere questo brevissimo passaggio per capirlo:
«Abbiamo osservato nel nostro studio che non soltanto le donne inserite erano più istruite dei colleghi uomini ma per fare spazio alle candidate femmine erano rimasti fuori i maschi meno qualificati. Così è migliorato il livello medio di tutta la classe politica».
E meno male che dicono di essere “progressiste e di sinistra”. Ma come? Ci si scandalizza (giustamente) che nel Parlamento italiano nelle ultime legislature è stato eletto un solo operaio (dicasi uno negli ultimi dieci anni) e queste se ne escono con questi discorsi? A parte il fatto che sono di una scontatezza e di una banalità più unica che rara, perché valutare la capacità di un uomo politico (e di qualsiasi altro uomo, o donna, naturalmente) in base al titolo di studio o ai master post universitari a cui ha partecipato, è semplicemente ridicolo oltre che intriso di una mentalità, questa sì, piccolo borghese, che più piccolo proprio non si può…
Questa è’ la dimostrazione di come questa gente abbia interiorizzato la cultura e la mentalità dominante che riduce la politica a mera amministrazione, a “governance”, con il politico ridotto a manager, ad amministratore della cosa pubblica, come se questa fosse un’azienda, un consiglio di amministrazione.
E questa sarebbe la “specificità” di cui il “femminile femministizzato” sarebbe portatore? Questi sarebbero i risultati di quello che una volta si autoproclamava il soggetto rivoluzionario di una epocale trasformazione?
Rido per non piangere…
27 Commenti
«Abbiamo osservato nel nostro studio che non soltanto le donne inserite erano più istruite dei colleghi uomini ma per fare spazio alle candidate femmine erano rimasti fuori i maschi meno qualificati. Così è migliorato il livello medio di tutta la classe politica».
…………………………………………………………………
E’ migliorato il livello medio della classe politica? 😳
Dove? …. Come? …… Quando? ……. sigh….
A parte gli scherzi, su quel blog ormai stanno sclerando. Il livello medio dei post, tolta qualche rara eccezione, è disarmante.
Il fatto che si qualifichino come “progressiste e di sinistra” dà solo il livello del degrado e della confusione della sinistra attuale, che da uomo di Sinistra autentico, spero quanto prima venga inghiottita e travolta dalla Storia.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
L’ umanesimo su base genitale conquista suprema del femminismo. Quanto a novità e profondità di pensiero c’è tutta.
cesare(Quota) (Replica)
Se dovessi scegliere la giornata più antipatica dell’anno non avrei dubbi: è proprio questa. Basta aprire una pagina internet, un quotidiano, accendere la televisione…tutto infestato dalla solita, trita e ritrita lagna femminista: quell’ingiustificato lamentarsi, quel richiedere privilegi senza guadagnarseli, quell’autocelebrazione ridicola… Non che tutto ciò manchi durante il resto dell’anno, tutt’altro ahinoi, ma certo in quest’occasione diventa un coro unico, senza “stonature”. E poi quello sciocco e volgare consumismo: no, è davvero troppo per il mio stomaco. Ancora poche ore e poi anche quest’anno è andata
p.s.: molte di quelle donne che pubblicano articoli come quello ricordato da Fabrizio risultano essere sposate con figli. Per me rimarrà sempre un mistero come si possa convivere con simili personalità. Davvero non sono pochi gli uomini masochisti.
Alessandro(Quota) (Replica)
Maschicido.
Vinto dal sonno irrompe su un cantiere.
2 maschi morti, uno ferito, uno in prigione.
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/445610/
Sono stato accusato qui di cinismo nel farlo notare, ma mi ripeto: le vedove avranno risarcimenti e pensioni.
Oggi un bimbo di 5 anni ha chiesto alla maestra: “Oggi è la festa della donna, ma quella degli uomini quando è?”
“E’ tutto l’anno!”
Infatti non c’è differenza tra questo giorno e gli altri.
Il sacrificio rovesciato in privilegio.
Mi viene alla mente Cioran: i giacimenti di odio non si esauriscono mai…
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Visto che in questo post si parla di rivoluzione e siamo agli scampoli dell’8 marzo riporto qui il seguente link:
http://www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=20445
…………………………………………………………..
8 marzo 2012
Il perché dell’8 marzo secondo i comunisti
La ricostruzione della ricorrenza da parte dei militanti del Partito comunista di Casarano-Matino-Parabita, sezione Lenin
Perché una “festa della donna”? C’è forse una “festa dell’uomo”? E’ in fondo, come San Valentino, solo un’occasione per regalare un po’ di fiori e cioccolatini, una cenetta fuori e poi tutti felici (o infelici) come prima?
No! E’ tutto – e diciamo tutto – sbagliato.
Partiamo da una premessa fondamentale: se vogliamo dare il giusto nome alle cose, stiamo parlando della Giornata Internazionale della Donna, niente feste e pasticcini.
“Ma certo, potrebbe esclamare qualcuno! L’8 marzo si ricorda la morte di centinaia di operaie nel rogo della fabbrica di camicie Cotton avvenuto nel 1908 a New York. Si, un po’ di popcorn, una bibita gasata e sarebbe veramente un bel film”.
“Peccato che non sia mai esistita una fabbrica Cotton, a New York, nel 1908! Per fortuna che l’8 Marzo 1908, non ci fu nessun rogo. E allora cos’è questo 8 Marzo? 08-03.…ci sa che questa volta i Maya non c’entrano, magari la kaballah ebraica?! Dai, non scherziamo!”
Siamo in verità nel 1917, a San Pietroburgo e – avvisiamo i deboli di cuore – c’entrano un pochino i comunisti. Le donne della capitale russa guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della prima guerra mondiale: la fiacca reazione dei cosacchi inviati a reprimere la protesta incoraggiò successive manifestazioni che portarono al crollo dello zarismo, ormai completamente screditato e privo anche dell’appoggio delle forze armate.
E così l’8 marzo 1917 è rimasto nella storia a indicare l’inizio della «Rivoluzione russa di febbraio» (secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia, eravamo al 23 Febbraio). Per questo motivo, e in modo da fissare un giorno comune a tutti i Paesi, il 14 giugno 1921 la seconda Conferenza Internazionale delle Donne Comuniste, tenuta a Mosca una settimana prima dell’apertura del III congresso dell’Internazionale Comunista, fissò all’otto marzo la «Giornata internazionale dell’operaia».
Non è infatti un caso che la prima giornata internazionale della donna in Italia venne organizzata dal Partito Comunista Italiano, nel 1922.
Come non è un caso che pochi anni più tardi, sempre in Italia, venne pubblicato sul periodico ‘Compagna’ una lettera di quel “cattivone” di Lenin che ricordava l’8 marzo come Giornata internazionale della donna, la quale aveva avuto una parte attiva nelle lotte sociali e nel rovesciamento dello zarismo.
Aspetta un attimo, stai correndo troppo! Vorresti dire che ogni anno festeggiamo la “Giornata internazionale dell’operaia” indetta dall’Internazionale Comunista? Vuoi dire che sinistra, centro, destra, su e giù ogni anno si uniscono nelle celebrazioni di una festa comunista?
No. Sarebbe stupido e pretenzioso attribuire un tema delicato quale il riconoscimento del ruolo sociale della donna ad un singolo schieramento politico, rendendolo un possesso esclusivo. Probabilmente per questo, insieme alle tragiche conseguenze della seconda guerra mondiale e della divisione del globo, si è “preferito” sorvolare sull’origine storica della celebrazione, per renderla la più universale e condivisibile possibile.
Non è di certo per scrivere un apologo del comunismo che abbiamo scritto quest’articolo. Non è nemmeno per denunciare manipolazioni storiche, non è il nostro campo. Pensiamo però che un elemento sia assolutamente necessario ricordarlo riguardo l’origine storica della “festa della donna” (speriamo che ormai possiamo attribuire il giusto significato a questa dicitura che – diciamolo – è nettamente più comoda).
La festa della donna non è nata in un salotto di intellettuali. Non è nata dai romanzi rosa, non è nata tra le righe del dolce stil novo. E’ nata in piazza, durante la guerra, tra le truppe schierate pronte a caricare. E’ nata nelle fabbriche, dove era una quotidiana lotta, non solo per iniziare il lavoro, ma anche per finirlo in vita. Quindi la festa della donna non è il trionfo del buonismo e del politically correct. Non è una “concessione del sistema maschilista al sesso debole”. E’ stata una conquista, una battaglia, con i suoi morti, i suoi feriti, la sofferenza e la paura. Tra l’altro, non una conquista unicamente dei propri diritti, della propria affermazione sociale, ma una battaglia combattuta – come nell’episodio dell’8 Marzo 1917 – per la vita e la libertà di tutti, uomini e donne, senza distinzione. Quindi, invece di regalare alle donne fiori, cioccolatini, mimose, invece di cercare disperatamente di guadagnarsi un “grazie”, sarebbe forse meglio che fossimo noi uomini a dire, sinceramente: “Grazie!”
Militanti del Partito Comunista
sezione Lenin
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
ma infatti Rino ,si dice che viviamo in un paese maschilista ma ,quando si legge di questi fatti ,questi vantaggi dove sono ?
festa tutto l’anno ? di certe feste se ne può fare pure a meno
@alessandro ,sono cattivo e ti faccio ribollire ,ancora di più il sangue vediti questi due video
http://www.youtube.com/watch?v=iglFoHWefwE&feature=g-all-u&context=G2f302fdFAAAAAAAABAA
http://www.youtube.com/watch?v=JJE9cyLij1M&feature=g-all-u&context=G267bb85FAAAAAAAAAAA
andrebbero meglio su “violenza di genere” ma volevo far arrabbiare Alessandro
mauro recher(Quota) (Replica)
autocitazione: “Il fatto che si qualifichino come “progressiste e di sinistra” dà solo il livello del degrado e della confusione della sinistra attuale, che da uomo di Sinistra autentico, spero quanto prima venga inghiottita e travolta dalla Storia.
……………………………………………………..
Niente, niente la Storia stava ad ascoltarmi …..
……………………………………………………..
http://www.unita.it/italia/lusi-soldi-con-me-puo-br-saltare-tutto-il-centrosinistra-1.389697
«Tutti – sostiene Lusi – sapevano tutto. O, meglio, chi lo doveva sapere lo sapeva. Se ho finanziato Rutelli da quando è andato all`Api? La cosa incredibile è che se tu hai raccolto 100 lire per strada e te le tieni in tasca, poi ti metti pure a dire che è giusto restituire i soldi che trovi per terra e che non sono tuoi? Stai zitto, no? E invece lui parla. Questa partita è molto più grande. Questa partita fa saltare il centrosinistra».
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
“Le donne della capitale russa guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della prima guerra mondiale: la fiacca reazione dei cosacchi inviati a reprimere la protesta incoraggiò successive manifestazioni che portarono al crollo dello zarismo, ormai completamente screditato e privo anche dell’appoggio delle forze armate. ”
Perbacco! E gli uomini dov’erano? A giocare a carte? NO, al fronte a crepare!
armando
armando(Quota) (Replica)
Bè, però, Armando, mi sembra che quell’articolo scritto dai militanti comunisti di Casarano sia complessivamente positivo. Il riferimento a quella manifestazione di donne dell’8 marzo del ’17 non voleva significare che gli uomini erano a casa a grattarsi la pancia mentre le loro mogli facevano la Storia….
Direi anzi che ci sono diversi elementi positivi in quell’articolo:
1) si smaschera la menzogna delle operaie morte nel rogo, fatto del tutto inventato, il che non è poco;
2) si ricostruisce la verità storica sulle origini della festa, che nasce appunto come festa delle “operaie e delle lavoratrici” (come io stesso ho spiegato al giornalista dell’AdnKronos che mi ha intervistato), non quindi come una generica festa di tutte le donne, ma delle donne appartenenti ai ceti popolari e proletari. La festa ha quindi origini di classe, non di genere. Le donne russe non celebravano la zarina, le aristocratiche o le dame di corte, ma le donne operaie e proletarie che lottavano al fianco dei loro uomini. Non mi sembra un particolare da poco…Nulla a che vedere con il femminismo occidentale, sessantottino e postsessantottino (e ora post femminista e femdominista) che ha sparato a zero, con un’operazione qualunquista e interclassista, contro il genere maschile nella sua totalità, quindi contro tutti gli uomini, in primis contro i “propri” uomini, individuati come padroni, oppressori e stupratori, coloro che per primi tengono le donne in una condizione di schiavitù e subordinazione.
Da questo punto di vista non ho nessuna difficoltà a sostenere che l’esperienza comunista e socialista (diciamo del movimento operaio), ha sicuramente rappresentato un fattore di crescita sociale, civile e culturale per tante donne del popolo, spronandole ad uscire dai vecchi ruoli e aprendole ad orizzonti più ampi. Nulla da dire, sotto questo profilo, anzi…Ma l’ideologia femminista (che, come abbiamo spiegato più volte, non nasce a Mosca) è ben altro, come sappiamo. Nessuna donna comunista (ho detto comunista, non sessantottina e post sessantottina) ha mai criminalizzato il genere maschile o individuato nel proprio compagno, marito o fidanzato il suo oppressore-stupratore. Quelle donne sostenevano attivamente i loro uomini quando scioperavano e quando lottavano, non li denunciavano per violenza o per molestie né gli strappavano i figli o li utilizzavano come arma di ricatto…. Insomma erano donne che appartenevano (come i loro uomini) ad un’altra generazione. Dico ciò senza voler mitizzare nessuna e nessuno, sia chiaro, nessun contesto è mai stato rose e fiori e la relazione MM/FF aveva le sue belle magagne anche allora, come forse sempre le avrà …Ma questo è un altro discorso che riguarda altri aspetti della QM che non c’entrano in questo momento…
3) l’articolo spiega come quella festa, nata con i presupposti di cui sopra, sia diventata col tempo tutt’altro rispetto a come era stata concepita, fino a diventare quello che è oggi (e ormai da molto tempo), cioè un evento mediatico assolutamente generico, privo di significato, al di là appunto di una celebrazione enfatica, qualunquista e sessista del genere femminile. E mi pare che il giudizio sia molto severo in tal senso.
4) Lo spirito dell’articolo è molto evidente e non è certo animato da sessismo. Cito testualmente:” Tra l’altro, non una conquista unicamente dei propri diritti, della propria affermazione sociale, ma una battaglia combattuta – come nell’episodio dell’8 Marzo 1917 – per la vita e la libertà di tutti, uomini e donne, senza distinzione”.
Credo sia evidente il messaggio ivi contenuto che non ha nulla della cultura e del linguaggio femminista e richiama appunto ad una concezione vetero comunista, se vogliamo, ma certamente non femminista.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Ma l’ideologia femminista (che, come abbiamo spiegato più volte, non nasce a Mosca) è ben altro, come sappiamo. (Fabrizio)
*****************
Fabrizio, condivido in larga parte il tuo post, tuttavia, per quanto riguarda la sopracitata frase, torno a farti notare che NESSUNO ha mai scritto che “il femminismo nasce a Mosca”. Ossia, come è vero che la festa della donna si fonda su un falso storico, anche la leggenda urbana che attribuirebbe al comunismo la nascita del femminismo, è un altro falso “storico”.
Fabrizio, questa è solo una storia distorta che anni fa ti è stata raccontata da qualcuno che scriveva nei vari blog dedicati alla QM, ma basterebbe fare una ricerca minuziosa e leggere attentamente, per rendersi conto che di tali presunte affermazioni non c’è praticamente traccia.
sergio(Quota) (Replica)
Prendono atto della balla fem.sta e ricordano le vere origini e motivazioni della festa. Ma ovviamente non vanno oltre, perché non possono.
.
Non si pongono alcuna domanda sul significato di quel falso storico, come se le bugie nascessero da sole e fossero prive di scopi. Vero il contrario, le bugie sono strumenti.
.
1- la balla del rogo è inverosimile persino dal punto di vista della lotta di classe, giacché non vi è alcun vantaggio padronale nel lasciare, anzi nel costringere chi sta dentro ad arrostire, anziché imporgli di fare qualcosa per salvare il salvabile (semilavorati e macchinari). (en passant è stata qs banale considerazione a mettermi nel sospetto fin da quando ero adolescente).
.
2- far arrostire operai-ie senza vantaggi non è un comportamento utilitarista da capitalisti, ma da nazisti. La lotta di classe – falsamente evocata qui dal rapporto padrone-operaie, ha mascherato un racconto che invece parla dell’odio maschile, di femminicidio ante-litteram.
.
3- Perché non si è inventata una storia come la seguente? una fabbrica va a fuoco, il padrone costringe tutte a rischiare la vita per salvare il capitale strumentale.
Le donne sono così in gravissimo pericolo.
Dalle fabbriche, dalle strade e dalle case del vicinato escono 100 UU in soccorso che vanno a sostituirsi alle disperate. Alla fine muoiono 40 uomini e 1 donna.
Questa, che sotto finzione racconta una verità storica eterna (97 contro 3) non è stata inventata.
4- la ragione è ovvia, ma va detta di nuovo ancora una volta: perché qs 2° racconto non criminalizza i maschi e non è spendibile nel conflitto psico-etico contro di essi. E quindi non serve, anzi danneggia la lotta dei sessi.
Come se la guerra fosse psichica.
Appunto.
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Sergio, non sono così sprovveduto…
Vediamo di ragionare. Il Momas è stato egemonizzato fino a un paio di anni fa da posizioni di destra e da uomini di destra, e tuttora in larga parte è così, anche se, fortunatamente, aggiungo io, la baracca sta scricchiolando. .L’impostazione stessa, l’approccio interpretativo, il paradigma era ed è quello tradizionale di sempre: Il femminismo è figlio della Sinistra che è comunque a sua volta figlia del Comunismo, mescolando ovviamente (questa sì, un’operazione maldestra, politicamente e culturalmente rozza) il diavolo con l’acqua santa, come si suol dire.
Tutto viene fatto ruotare intorno al concetto dell’esaltazione della natura in contrapposizione alla cultura (scissione, per quanto mi riguarda,errata alla radice) , che sarebbe lo strumento (ingegneria sociale e culturale) attraverso il quale la sinistra mondiale e occidentale e il femminismo starebbero uccidendo la maschilità. Cosa in parte vera ma solo se la mettiamo in relazione con tutto il resto che è quello che mi accingo a spiegare (per l’ennesima volta, ma va bene così…).
Questi signori si dimenticano di un particolare (si fa per dire…), e cioè che l’unica ingegneria sociale e culturale attualmente in corso su scala planetaria è quella del Capitalismo assoluto e del Mercato (di cui tutt’al più quella “sinistra” di cui loro parlano è un pezzo, neanche tanto strategicamente rilevante, né più e né meno della “destra”, anzi…). E’ quindi evidente come il post femminismo (che mai è stato così espanso e potente come in questa fase storica) sia un pezzo dell’ideologia attualmente dominante. Non entro nel merito perché dovrei scrivere un papiro e perché credo di averlo ampiamente spiegato in circa 150 articoli e video.
Ora, ogniqualvolta ho tentato di sottoporre questa analisi a questi uomini, mi sono sentito rispondere che questa era “roba da fumetti” o da scadenti e improbabili libri di pseudo fantascienza dove il sottoscritto fantasticava di un a sorta di “Spectre” mondiale del capitalismo…
Il mio ribadire quindi, caro Sergio, che il femminismo non nasce a Mosca, vuole essere un importante chiarimento di natura storico-politica ma soprattutto vuole trasmettere un messaggio di ordine metaforico-simbolico, e cioè:“Amici miei, state sbagliando strada, anzi, l’avete già sbagliata, perché avete toppato analisi, siete rimasti al paleolitico, continuate a parlare della Luna quando siamo (sono) già andati/e su Marte e su Venere”.
E’ chiaro?
Loro però continuano sui loro binari, diciamo così, tradizionalisti (non so neanche come definirli), sono intrisi di nostalgia (di un tempo che fu, che comunque, ci sia piaciuto o meno e a me non piaceva, non tornerà più), e continuano a battere sugli stessi tasti di sempre che non hanno possibilità alcuna di uscire dall’angusto spazio in cui si trovano. La loro possibilità di incidere, di condizionare, e soprattutto di aprire una falla nel Matrix è prossima allo zero.
Ragioni Maschili, Metro maschile, sono destinati ad un binario morto perché la loro analisi è vecchia, anacronistica, datata, basta su fondamenta teoriche estremamente deboli, per lo meno dal mio punto di vista.
Ora, per favore, evitiamo polemiche perché non ne abbiamo bisogno. Non vorrei che adesso si aprissero discussioni che non ho nessuna voglia di fare. Tu mi hai sollecitato ad un intervento e io ti ho risposto.
Ciascuno faccia la sua battaglia e chi ha più filo da tessere lo tesserà.
Fabrizio
.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Hai perfettamente ragione, Rino, ma quello a cui fai riferimento tu è proprio quel salto (di comprensione e di consapevolezza) che solo pochissimi (noi) hanno fatto e che prevede il passaggio ad un nuovo stadio di coscienza (che non annulla quello precedente ma lo completa e lo arricchisce). .
Sappiamo la difficoltà che tutto ciò comporta.
Quello che volevo dire è che il documento scritto da quei militanti comunisti, non è la solita minestrina femminista ripassata ma un punto di vista che affonda le sue radici in una cultura comunista di vecchio stampo, diciamo così, all’interno della quale la questione di genere non era stata ancora sollevata, quanto meno non nei termini cui l’ha sollevata il femminismo (e in cui l’abbiamo sollevata noi ora).
Si evince un approccio non di genere alla questione ma eminentemente di classe, e la contraddizione di genere viene comunque collocata (e considerata succedanea) all’interno di quest’ultima, in una concezione comunistica (uomini e donne uniti nella lotta contro il comune nemico, cioè il nemico di classe, che non si distingue per l’appartenenza sessuale…). Anche la critica al “politically correct” e al “femminismo dei salotti” è esplicita.
Tutto sommato, dati i tempi, non mi sembra proprio il peggio del peggio…Magari la maggioranza degli uomini del popolo della sinistra fosse su quelle posizioni…
Tutto qui.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
L’otto marzo e il nove marzo: particolarissima e illuminante congiunzione di date e di eventi.
Nel primo il solito concentrazionario quotidiano diluvio mediatico di pianti, menzogne, recriminazioni, accuse assurde, siparietti luttuosi, raccattati alla rinfusa nell’universo mondo, a dare corpo alla lotta di genere al femminile contro i maschi. Una telenovela trasmessa non solo l’otto marzo ma ogni giorno, 365 giorni l’anno, talmente fuori della realtà e ormai vecchia ed usurata che ogni spettatore si immagina dietro ogni scena, truccatori, registi, doppiatori e commediografi. Eppure minacciosamente imposta, come psicomedicina sociale e individuale per la “rieducazione della coscienza maschile”, in realtà non medicina ma illecita violentissima campagna contro i cittadini di sesso maschile partorita dall’ideologia femminista e facente parte a pieno titolo ormai dei peggiori delitti del potere contro la dignità e la libertà della coscienza umana.
Nel secondo, il nove marzo, qualche raro servizio tv e giornalistico reticente e scarno a dare conto della manifestazione FIOM di cui Il Foglio scrive: “Il mare di felpe rosse si muove a chiazze. Scende dall’Esquilino ..anziani barbuti, giovani col fazzoletto al collo..catene umane – tutti uomini, pare, poi si vedono le donne, a due a due sparse – ….”. Insomma la lotta di classe.
Congiunzione illuminante di date e di eventi si è detto ovvero telenovele e realtà, falsa coscienza e coscienza reale, violenza ideologica e difesa dei diritti umani, in un rapporto ormai chiarissimo. Infatti accostare le due date, è stato accostare le due lotte, di genere e di classe e disvelare e rendere manifesto che l’una è una lotta inventata di sana pianta, un gigantesco apparato ideologico/fantastico per coprire, nascondere, mistificare l’altra lotta, la realtà della lotta dei lavoratori, storicamente detta lotta di classe. Come poteva il femminismo non essere la struttura ideologica della telenovela più pagata, prodotta e diffusa: la “Lotta di genere”?
cesare(Quota) (Replica)
beh, che si vota a fare allora?
prendiamo direttamente gli onorevoli e soprattutto le onorevoli dalla bocconi e dalla luiss
maschile individuale(Quota) (Replica)
“Infatti accostare le due date, è stato accostare le due lotte, di genere e di classe e disvelare e rendere manifesto che l’una è una lotta inventata di sana pianta, un gigantesco apparato ideologico/fantastico per coprire, nascondere, mistificare l’altra lotta, la realtà della lotta dei lavoratori, storicamente detta lotta di classe. Come poteva il femminismo non essere la struttura ideologica della telenovela più pagata, prodotta e diffusa: la “Lotta di genere”?” (Cesare)
Caro Cesare, stai attento perché se continui di questo passo mi sa che ti toccherà prendere la tessera di Uomini Beta…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Anche se e’ vero che *uno* degli eventi che hanno portato alla creazione del giorno della donna e’ stato l’inizio della Rivoluzione Russa, il rogo a NY in cui sono morte 147 donne c’e’ stato il 25 Marzo del 1911. Questo non ha avuto come conseguenza la creazione della festa della donna ma alla creazione di unions e alla prime leggi di Helth and Safety negli Stati Uniti (quali non chiudere i tuoi operai dentro la frabbrica senza vie d’uscita).
Se volete sapere gli eventi che hanno portato alla festa della donna questi sono due articoli interessanti
http://www.mmm2010.info/our-action/le-8-mars-2013-journee-internationale-des-femmes-a-la-recherche-de-la-memoire-perdue
http://www.theholidayspot.com/international_womens_day/history_and_origin.htm
E qui c’e’ l’articolo di wikipedia (corredato di citazioni visto che non vi fidate di wikipedia) sul rogo del 1911
http://en.wikipedia.org/wiki/Triangle_Shirtwaist_Factory_fire
A.(Quota) (Replica)
il rogo a NY in cui sono morte 147 donne c’e’ stato il 25 Marzo del 1911
°°°°°°°°°°°°°°°°°°
A me risulta che siano morte 129 donne e 17 uomini.
Fabio C.(Quota) (Replica)
Il problema, caro o cara A., non è quello di sciogliere il nodo sulla data o sulla veridicità dell’evento, anche perché ci sono ormai talmente tante e discordanti versioni che sarebbe assai improbabile giungere ad un accordo. Il che non è proprio il massimo per un’ideologia. Prova a pensare quali effetti provocherebbe sul piano simbolico venire a sapere che la presa della Bastiglia e quella del Palazzo d’Inverno (che hanno date, luoghi e protagonisti certi) sono delle panzane costruite di sana pianta, oppure che non ci sono dati sicuri, chi dice una data, chi ne dice un’altra, chi dice un luogo, chi un altro, chi sostiene che è accaduto, chi il contrario… I loro inventori (e soprattutto i loro sistemi ideologici di riferimento) non ci farebbero proprio una bella figura. Non trovi? Il discorso vale naturalmente per tutti gli eventi simbolici (guerre di liberazione, movimenti di indipendenza, nascita di nazioni, di stati, grandi eventi storici). Sarà un caso (e non credo) ma il femminismo, fra le varie ideologie, è l’unica sulla quale sia tuttora aperto un contenzioso di questo genere. Anzi, la vicenda, come sappiamo, è stata sollevata, con tanto di documentazione, da due autorevoli femministe. Non siamo noi a sostenerlo ma loro…
Fatta questa premessa, la questione vera verte su come sia nata quella festa, su cosa sia diventata oggi (da quarant’anni…) e soprattutto quale relazione ci sia tra la sua versione attuale e quella originaria. Dal mio punto di vista nessuna. Una festa con presupposti di “classe”, una giornata di “lotta” delle donne lavoratrici, operaie e proletarie (quindi in un ambito e in un contesto storico-politico completamente diverso) , è stata trasformata con il tempo in una generica e qualunquistica “festa della donna”. Il che significa che l’8 marzo le donne festeggiano (dovrebbero festeggiare) tutte insieme e allegramente, quelle rumene o filippine che fanno le pulizie a ore o le badanti nelle case dei ricchi e benestanti occidentali e Belen, le lavoratrici precarie e la ministra Fornero, le operaie di non ricordo quale fabbrica di calze (credo la Omsa) in procinto di essere licenziate in massa e la Presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia.
Tutto ciò è semplicemente ridicolo, e non agli occhi di chissà quale avanguardia intellettuale ma semplicemente a quelli di una qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso. Ed è talmente ridicolo che, come è ormai evidente, questo scontatissimo rituale in cui non crede ormai più nessuna/o, si trascina stancamente da decenni. Una volta per lo meno, serviva a un po’ di ragazzine e a gruppi di casalinghe scoglionate per fare un po’ di baldoria e farsi regalare un mazzo di mimose dal proprio fidanzato (né più e né meno che la festa di San Valentino). Oggi neanche più a quello.
Il ministro (o la ministra) Cancellieri, la più ricca di tutta la compagine di governo (anche lei evidentemente oppressa e sfruttata dal sistema maschilista) ha detto che la festa dell’8 marzo si potrebbe tranquillamente abolire, tanto è risaputo che le donne sono migliori degli uomini, a che serve una festa per celebrarle?…
Partendo da considerazioni completamente opposte mi sento di appoggiare la sua proposta…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
A proposito di roghi “sessisti” ricordati quì, riesumo un mio ormai vecchio articolo che commenta il modo con cui Il Manifesto trattò, nel lontano 2001, due episodi del tutto simili, tranne per il fatto che nel primo rogo morirono femmine, nel secondo maschi. Anche in quel caso non si manca di rievicare, naturalmente, quel falso storico assunto a simbolo dell’oppressione.
armando
“Roghi nei dormitori: colpa degli uomini.
Anche quando sono loro a morire.
I FATTI:
8 Marzo 2001: in Nigeria 30 ragazze muoiono bruciate vive nel rogo del dormitorio della scuola femminile di Bwalbwang, diretta da una donna, e fondata da missionari occidentali decine di anni fa. L’incendio , scoppiato per cause sconosciute, ha provocato così tante vittime perché porte e finestre erano sbarrate dall’esterno.
26 Marzo 2001: in Kenia 58 ragazzi muoioni bruciati vivi nel rogo del dormitorio della scuola maschile di Machalos, gestita dalla locale chiesa protestante. L’incendio, forse doloso, sarebbe stato appiccato da alcuni studenti esclusi dai test di ammissione per le scuole superiori. Le ragioni di tante vittime sono nel fatto che anche qui porte e finestre erano sbarrate dall’esterno e che gli studenti ospitati erano almeno il doppio di quelli che il dormitorio poteva contenere.
Due fatti del tutto simili, dunque. Vediamo però come li tratta Il Manifesto:
a) Al primo fatto dedica l’intera seconda pagina del 9 marzo, con due articoli a cura di Giuliana Sgrena e Carla Casalini dal titolo, rispettivamente: Il rogo, la festa e il diavolo, e I fuochi dell’ 8 marzo.
Una deprecabile carenza di misure di sicurezza in un paese del terzo mondo?No, il motivo è altro, si voleva impedire che le ragazze uscissero per incontrare i ragazzi del collegio maschile.
“Il controllo della libertà, soprattutto della sessualità delle donne, sembra poter giustificare qualsiasi angheria: dall’infibulazione al velo, al burqa, fino allo sbarramento delle porte. . . . . . . . .L’oscurantismo più bieco non risparmia i governatori e gli uomini di governo”.
Le etnie e le religioni musulmana e cristiana, in sanguinoso scontro, hanno tuttavia qualcosa che le unisce. “Una visione li accomuna, quella che vede la donna l’obbiettivo di ogni violenza e repressione” L’articolo della Sgrena prosegue con una analisi dei problemi e dei contrasti religiosi nigeriani da cui, a catena, discenderebbero tutte sopraffazioni contro le donne, fino appunto alla loro segregazione, causa di morte.
La Casalini va anche oltre. Rievocando l’ origine della giornata delle donne , scrive: “L’incendio della fabbrica tessile di New York, testimonia, come ieri in Nigeria, della paura maschile per la libertà delle donne. Che più profondamente ci comunica la paura di libertà che in realtà gli uomini hanno per sé stessi, come oggi in occidente possiamo ben toccare con mano. . . . .
Insomma sempre il fantasma della trasgressione femminile, meglio, dell’incontrollabilità.”
Ed ancora “non è un caso se l’oleografia del brav’uomo di sinistra (quanto disprezzo in quella definizione) che si batte contro la Lega, non prevede che si alzi il velo sui conflitti interni alle comunità straniere fra donne e uomini”.
b) Al secondo episodio il Manifesto dedica un articolo di poco meno di mezza pagina, all’interno del giornale, siglato M.D.C., dal titolo: Kenia, strage nel dormitorio, incendio doloso nella scuola: in 58 muoiono carbonizzati.
E’ una anonima e circostanziata descrizione del fatto, segnata da distacco emotivo e senza alcun commento.
Si scrive delle porte sprangate, ma non si dice chi è perché lo aveva fatto. Alla fine dell’articolo, quasi a bilanciare la notizia, si ricordano precedenti episodi che avevano visto morire studentesse, fra cui quello in Nigeria, non mancando di sottolineare per due volte che “ le donne erano state chiuse a chiave per evitare che uscissero di notte . . “
Chissà perché i ragazzi erano chiusi a chiave. Una deprecabile carenza di misure di sicurezza in un paese del terzo mondo? Ma se la spiegazione banale non valeva per la Nigeria non può valere neanche per il Kenia. Allora , forse, da buoni oppressori, per la paura di libertà che in realtà gli uomini hanno per sé stessi, come scrive la Casalini. Viene da pensare che siano stati gli stessi ragazzi a rinchiudersi .
C’è modo e modo di fare sessismo e razzismo. Questo del Manifesto non spara a zero, è silenzioso, ma non meno pericoloso.
Attribuisce a due notizie uguali pesi ed importanza diversi. In un caso suscita partecipazione emotiva attraverso la quale veicola , con collegamenti arbitrari, la generale responsabilità maschile per qualunque tragedia colpisca le donne. Ogni pretesto è buono, evidentemente. Nell’altro caso si vola bassi, notizia secca, senza dietrologie e sociologismi. 58 ragazzi morti non valgono, per questi campioni del giornalismo “ d’approfondimento”, altrettanto di 30 ragazze morte allo stesso modo, perché, all’evidenza, non ci si può costruire la solita campagna antimaschile. ”
armando(Quota) (Replica)
[Fabrizio]
Loro però continuano sui loro binari, diciamo così, tradizionalisti (non so neanche come definirli), sono intrisi di nostalgia (di un tempo che fu, che comunque, ci sia piaciuto o meno e a me non piaceva, non tornerà più), e continuano a battere sugli stessi tasti di sempre che non hanno possibilità alcuna di uscire dall’angusto spazio in cui si trovano. La loro possibilità di incidere, di condizionare, e soprattutto di aprire una falla nel Matrix è prossima allo zero.
*************************************
Fabrizio, innanzitutto una precisazione: io non ho mai scritto su metromaschile, né su ragioni maschili, tantomeno su U3000 (anche perché 7-8 anni fa ignoravo l’esistenza della qm), perciò non è che le mie osservazioni sono di parte. Semplicemente, leggendo quel che è stato postato in quei forum, ho potuto appurare che non vi era scritto niente del genere.
Ma la tua successiva spiegazione mi ha finalmente chiarito cosa intendessi dire. Per quanto riguarda tutto il resto, mi trovo sostanzialmente d’accordo con te, dato che le posizioni di molti (specie su metromaschile) sono a dir poco anacronistiche, specie per quanto riguarda la sessualità e il rapporto con le donne.
C’è chi la vorrebbe ancora vergine, c’è chi le considera delle troie (però se non gliela danno sono delle stronze…), c’è chi vorrebbe un ritorno al passato, eccetera. Però, Fabrizio, credo che questa sia l’ennesima dimostrazione del fatto che i primi sui quali tocca lavorare sono gli uomini, e non certamente le donne, che come altri hanno già fatto notare, “sono quello che sono”.
Non credo debba spiegartelo io che la maggior parte degli uomini (sia italiani che stranieri) ragiona proprio così. Dopo non si può prendere di petto il femminismo se gli si dà continuamente “da mangiare”…
Non ci si può incazzare se le tipe (e i loro servi) fanno riferimento alla volpe e l’uva. Il fatto è che la massa maschile è realmente poco evoluta.
sergio(Quota) (Replica)
“…credo che questa sia l’ennesima dimostrazione del fatto che i primi sui quali tocca lavorare sono gli uomini, e non certamente le donne, che come altri hanno già fatto notare, “sono quello che sono””.(Sergio)
Infatti, Sergio, questo è un sito che si rivolge prevalentemente agli uomini. La possibilità di un riequilibrio e di una trasformazione della relazione MM/FF potrà passare solo attraverso un percorso di consapevolezza da parte della maggioranza degli uomini.
E’ a questo che stiamo (faticosamente) lavorando.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Credo che non si possa negare che la stampa di sinistra e comunista sia stata particolarmente attiva prima nel supportare il femminismo e poi nel guidarlo a una trasformazione verso il femminismo di genere. Mi risulta che solo a quel punto, nell’ultimo passaggio che porta al femdominismo, anche la destra populista si sia orientata, sotto la pressione di poteri e dictat sovranazionali, sulla stessa linea.
Detto ciò, a me personalente fa piacere veder nascere dentro la sinistra una mozione di recupero del valore egualitarista, ma ritengo che in ogni caso, nessuna idea politica dovrebbe essere sessista. Sia essa destra o sinistra.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Del resto il fatto che in Italia sia stata la componente conservatrice ad aprire le danze, è un dato storico che va tenuto in considerazione.
Roberto Micarelli(Quota) (Replica)
Micarelli@”Credo che non si possa negare che la stampa di sinistra e comunista sia stata particolarmente attiva prima nel supportare il femminismo e poi nel guidarlo a una trasformazione verso il femminismo di genere. Mi risulta che solo a quel punto, nell’ultimo passaggio che porta al femdominismo…”
L’evoluzione del femminismo verso il femdomismo oggi la si trova anche sotto le mentite spoglie dell’ugualitarismo di sinistra. Ormai è evidentissimo come la lotta di genere sia preziosa a chi ha come obiettivo strategico di evitare ogni rinascita della coscienza dei lavoratori e la loro ricomposizione sociale così che siano in grado di tornare ad esprimere una politica di tutela e sviluppo del lavoro (per inciso l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, dice la Costituzione). L’interclassismo della lotta di genere femminile e femminista è ormai una acquisizione storica incontestabile: è uno strumento formidabile nella lotta politica contro la consapevolezza dei lavoratori. E’ per questo motivo che non esiste alcuna opposizione non dico critica ma di buon senso a qualunque richiesta femminile: nessun “padrone”, bianco, rosso o nero, si era mai sognato fino all’avvento del femminismo di poter attivare un apparato di repressione che dà il via libera, in nome del progresso civile, pressoché a qualunque legge speciale, che spazza via i sistema di tutela dei diritti dei cittadini in sede giudiziale, che fa di ogni donna di fatto un militante degli interessi della classe/casta egemone e con le quote rosa istituisce per legge il commissario politico donna per il controllo sociale, e psichico e per l’imposizione di un’etica e di una morale finalizzata a consentire che tutto l’umano diventi merce: una nuova gigantesca area di business. Nessuno si era mai sognato che tutto l’umano, a partire dalla primissima fase del concepimento, fosse passibile di una valutazione esclusivamente tecnico/economica con finalità di produzione industriale e con l’unico valore ammissibile, quello di scambio. E’ talmente evidente questo scambio tra lotta di genere e repressione di classe, sono talmente evidenti i colossali interessi economici che gli sottendono, che perfino nel linguaggio televisivo è emerso con una evidenza straordinaria: ieri sera alla trasmissione in Onda con Luca Telese e Nicola Porro erano ospiti Landini e Pannella. Avevo notato come le rare immagini sulla manifestazione della FIOM di Roma, nei tg nazionali, avessero fatto passare (per disattenzione?) anche se per pochi secondi, lo striscione di inizio corteo FIOM portato da una linea di lavoratori esclusivamente maschi: non una donna (come noterà Il Foglio il giorno dopo). Ebbene nel riproporre le immagini nella trasmissione in Onda, veniva riproposta la medesima immagine ma tagliata! Erano scomparsi i volti e i busti maschili e restavano solo bluejeans allineati e in marcia con sopra uno striscione. Un incredibile “jeans striscione”, che evidentemente voleva alludere ai lavoratori gender, nè maschi né femmine. Perché? Sempre su la 7, questa mattina, a Omnibus quale immaginie proiettano? La medesima immagine ma al femminile. Si trattava di correggere perfino il messaggio gender! E questa volta le donne erano riprese a corpo intero: una linea di sole donne, con la loro bella faccia e la loro testa, che portano cartelli gialli (giallo mimosa) invocanti il lavoro, un muro giallo senza soluzione di continuità. La redazione di La 7 ha capito che nella manifestazione FIOM la questione di genere aveva improvvisamente assunto rilevanza? Che stava a significare il ritorno alla lotta dei lavoratori come unica nota di realtà, a svelare la strumentalità mistificatrice e repressiva del film Arancia meccanica, proiettato 365 dì nella grande sala dell’italiano cine del minculpop del regime femminista imposto a tutti gli italiani?
E’ certo che l’immagine fotografica autentica, non truccata, con questo striscione portato in linea esclusivamente da lavoratori maschi, esprimeva ed esprime (invito a riprenderlo e riproporlo) con grandissima evidenza simbolica l’antica e ritrovata forza dei lavoratori italiani. Per questo l’immagine andava truccata e rimosso ogni riferimento al maschile? Quel che è certo è che alla guida della classe operaia, rappresentata senza testa e solo jeans allineati, In Onda ci hanno messo le lottatrici di genere ad appropriarsi anche della rappresentanza della lotta di classe in nome della loro quotidiana battaglia interclassista di genere. E’ il principio di realtà che oggi deve essere fatto scomparire: la parola d’ordine? Per tutti di voi la vita è sogno, altrimenti vi svegliate. Noi ci accontentiamo di una vita da sogno.
cesare(Quota) (Replica)
Caro Roberto, stavo per risponderti ma Cesare è stato più rapido di me…
D’accordissimo, in linea di massima, c’è solo da ampliare la sua analisi, penso al quadro internazionale ad esempio, e alle guerre “umanitarie”, quelle per esportare i diritti…
Ci torneremo presto, magari con un video ad hoc…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
La Camusso, benedice la TAV? è la “vecchia talpa” in versione femdominista.
cesare(Quota) (Replica)