- Views 0
- Likes 0
A valle della “Giornata contro la violenza maschile”
La guerra contro gli UU è una guerra immateriale, combattuta sul terreno della psicologia, attraverso la gestione, la manipolazione, il dominio della sfera psico-emotiva maschile.
La Grande Manipolazione
Guerra combattuta attraverso quella gigantesca manipolazione che è la Grande Narrazione Femminista (GNF). Un coacervo di falsità e di verità, di mezze verità e di mezze bugie. Verità dimenticate & verità ingigantite.
Fandonie sfuggenti & menzogne galattiche. Vi si miscelano alla rinfusa fatti certi & favole, dati storici & leggende metropolitane. Statistiche vere, inventate, moltiplicate, demoltiplicate; sommate e divise, elevate a potenza, portate a radice. Esso rovescia, stravolge, concatena cause ed effetti, colloca questi prima di quelle, scambia i comportamenti con
le intenzioni, le leggi con le istituzioni, le sentenze con le leggi e queste con la prassi e le mentalità. Giudica inferiore ciò che è diverso, diverso ciò che è uguale, uguale ciò che è incomparabile.
Pareggia la differenza, divarica l’identico, poi li deforma e li reimpasta. Porta qui l’altrove, presentifica il passato, retrodata il futuro. Delocalizza il locale, globalizza il particolare. Confonde la minoranza con la media, la maggioranza con la totalità, le azioni individuali con i trend sociali, la filosofia con la storia, la storia con la storiografia, gli esiti con le intenzioni, il soggettivo con l’oggettivo, il conscio con l’inconscio, il caso con la necessità, l’ordine con il caos. E tutto ciò, sempre fondendo e interlacciando l’opposto con il contrario, il rovescio con il simmetrico. Un caleidoscopio dalle centomila immagini, un gioco infinito di specchi e di rimandi. Una mistificazione senza precedenti e senza pari.
Totalizzante, totale, totalitaria. Che nega le sue stesse conquiste, rivendica ciò che possiede e già domina. Che vince e piange. Piange e perciò vince.
Ancora sulle “verità utili”.
La GNF può e deve fare tutto questo in quanto non si rivolge alla ragione ma ai sentimenti. Non parla alla neocorteccia, ma al sistema limbico degli UU, al regno dell’irrazionale. Chi vi cerca deduzioni, implicazioni e coerenze è matto. Se ‘menzogna’ significa “racconto manipolatorio”, la GNF è una menzogna di proporzioni inaudite e di profondità abissali. Se invece con ‘menzogna’ si intende un racconto totalmente falso in tutti i suoi dettagli, si commette un grave errore.
E infatti si continua a commetterlo: la GNF è piena di verità parziali e quindi “utili”. La pura verità-utile è manipolatoria al pari della più smaccata fandonia, come, ovviamente, di tutto quello che sta in mezzo.
Non solo ogni falsità ma anche ogni verità della GNF deve essere utile, altrimenti – è ovvio – non vi figurerebbe. Questa è la verità che le negazioniste negano.
La “rimemorizzazione” criminalizzatrice
Ricordare “gli innegabili crimini maschili” implica innegabilmente la criminalizzazione dei maschi. Infatti se io volessi criminalizzare, non avrei che da “rimemorare”. Ti viene detto: “Non bisogna dimenticare…”
…innocua, umile esortazione? E’ il trabocchetto della tua caduta. E’ la seduzione della “verità” che confidando nella tua ingenua lealtà, ti cattura e ti sottomette. Ci caschi e sei finito. La “rimemorazione” è il cappio e quando pensi “…non si può negare…” ci metti il collo. La sola cosa che non si può negare, che non devi mai più negare, è che la sua “rimemorazione” è la tua criminalizzazione. Che lei “rimemora” affinché tu soccomba. Questa è la verità che le negazioniste devono negare. E negano.
Il paravento delle “buone intenzioni”.
Va da sé che “gli innegabili crimini maschili” non ti vengono ricordati per criminalizzarti, ma solo per “ricordare la verità”, perciò non devi sentirti criminalizzato. E’ vero che “la violenza maschile coinvolge tutti gli uomini” ma non devi sentirti coinvolto dalla rimemorazione. Di quei delitti anche tu sei mandante e beneficiario per questo stai sul banco degli imputati, ma non devi sentirti sul banco degli imputati. Non sei là perché colpevole, ma in quanto innocente. Le sue intenzioni sono buone, lei non sa che ti sta criminalizzando. Se lo sapesse non lo farebbe. E’ in buona fede. Dimentica però sempre di rimemorare all’amante nell’ascensore e persino allo sposo presso l’altare, la stessa innegabile somma degli “innegabili crimini maschili”, come se sapesse che quell’innocente e ingenuo ricordare, quel candido “rimemorare” è la tomba di ogni relazione. Utile smemoratezza. La negazionista sa perfettamente, percepisce lucidamente che “rimemorare” è criminalizzare. Lo sa, per questo lo pratica con lubrico candore. E lo nega. La negazionista nega il suo crimine innegabile e lo nega mentre lo perpetra.
Quanto a noi, non neghiamo la verità, affermiamola invece come si confà a dei leali Affermazionisti. Affermiamo dunque sereni – in veritate axis mundi – che la “rimemorazione” è un crimine in atto. Deliberato e continuato.
27 Commenti
su questo argomento ,tanto per chiarire come stanno le cose , per le femministe ,noi abbiamo un “debito” da pagare ,ne più ,ne meno di quello che intende Rino ..
Mi hanno risposto “non hai fatto niente ,ci fa solo piacere ,ma sentiti in colpa per il tuo genere cosi “violento “… sei imputato anche senza esserlo
mauro recher(Quota) (Replica)
dimenticavo …
forse lo avete già visto
http://img821.imageshack.us/img821/97/libridonne.jpg
anche se non pertinente al tema trattato ,questo articolo ,per me ,fa un grave danno alla questione maschile ,tanto da dire “vedete cosa pensano i maschilisti e i loro movimenti maschili” ,non fa altro che buttare benzina sul fuoco , la questione maschile è ben altra cosa ,come dice giustamente Rino ,siamo affermazionisti
mauro recher(Quota) (Replica)
Verissimo, Mauro, bravissimo, infatti, guarda caso, su facebook, una donna che conosco me lo ha già postato con il tono di chi dice:”E adesso? Cosa mi dici di questo?”
Un articolo demenziale. Purtroppo la madre degli idioti è sempre incinta…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Una cultura autentica non può che riconoscere il valore della vita nascente e della sua e-ducazione, nonchè del ruolo della donna e dell’uomo rispetto a questo fatto che è il più importante fatto dell’esperienza umana sia dei singoli sia della comunità. E’ questa terrificante cultura dell’astratto raziocinio che si scandalizza del reale ed è cultura che ha dentro una taciuta fascinazione della morte
cesare(Quota) (Replica)
Rino
Tutto vero quello da te scritto. Sacrosanto.
Non ha senso seguirle su un terreno di cui conoscono ogni minimo anfratto ed ogni via di fuga.
Ed allora l’unica maniera che abbiamo di uscirne è di esclamare, senza sosta e in ogni dove, parafrasando la fiaba di Hans Christian Andersen, che “la regina è nuda“.
Sarà una strada lunga, difficile, a tratti disperante. Ma è l’unica.
Luigi Corvaglia(Quota) (Replica)
“E adesso? Cosa mi dici di questo?”
1- l’autore dell’articolo certamente ha fatto studiare le figlie e farà studiare le nipoti (non le fermerà alla scuola dell’obbligo) e, ovviamente, ha sposato una laureata.
2- Si tratta quindi di una provocazione di rango volgare che si presta ad un immediato uso antimaschile. Come infatti si è visto.
3- Siamo nel filone de: “Gli UU pensano” (causa scatenante del mio citato scontro con una femi.sta sabato scorso).
– “Ci sono uomini che pensano che le DD non dovrebbero insegnare” …intanto la scuola è femminilizzata oltre ogni limite
– “Ci sono UU che pensano che le DD non dovrebbero entrare nei tribunali” …intanto la magistratura è in corso di femminilizzazione e sta per diventare come la scuola (già accaduto in Francia)
– “Ci sono UU che pensano che le DD non dovrebbero studiare” …come l’autore dell’articolo: intanto però si celebra il sorpasso scolastico femm.le dalle elementari all’università.
Ma noi dobbiamo concentrare la ns attenzione e il nostro sdegno sugli “UU che pensano che…”
…non sui fatti che vanno sempre più in direzione opposta in modo eclatante in modo non solo innegabile, ma addirittura celebrato proprio da quelle che ci depistano concentrando il nostro orrore su quello che gli UU “pensano”.
Poi arriva l’inqualificabile provocatore minus habens ad aiutarle…
Puah…
RDV
Rino(Quota) (Replica)
inqualificabile provocatore minus habens – è Langone sputato!
Si tratta quindi di una provocazione di rango volgare che si presta ad un immediato uso antimaschile. Come infatti si è visto.
Sottoscrivo.
dia(Quota) (Replica)
Personalmente detesto tutto ciò che è estremo, perciò come mi stanno sulle palle la gran parte delle donne di oggi, posso dirvi che mi stanno altrettanto sulle palle mentalità e tipi del genere.
http://www.youtube.com/watch?v=jZPMiqELKi8
In tal senso il femminismo aveva anche le sue ragioni, benché oggigiorno abbia veramente deragliato.
sergio(Quota) (Replica)
Cosa ne pensate di questo articolo?
________
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/03/03/news/_il_femminismo_roba_anni_70_anche_le_ragazze_lo_rifiutano-2619553/
“Il femminismo? Roba anni ’70”
Anche le ragazze lo rifiutano
Studenti&Reporter, a cura di Giovanna Cosenza e del gruppo di lavoro della laurea magistrale in Semiotica
La maggior parte degli studenti oggi collega il femminismo agli anni ‘60-´70. Molti ne parlano come se stessero rispondendo a un´interrogazione sulle guerre puniche. Quasi tutti pensano che oggi il femminismo non abbia più ragione d´essere, perché la parità fra uomini e donne è stata ormai raggiunta. O quasi. Antonio, 19 anni, Dams: “Se dici femminismo penso alle lotte degli anni ‘70. Allora era un movimento necessario, oggi le cose sono diverse”. Cristiano, 22 anni, Informatica: “Fu una rivincita delle donne sugli uomini. Magari all´inizio necessaria, poi esagerata”.
Luca, I anno d´Ingegneria, fa coincidere il mondo con la sua prospettiva: “Non conosco nessuna femminista, dunque per me il femminismo non esiste più”. Qualcuna per fortuna avanza qualche dubbio, come Laura, II di Chimica: “È qualcosa forse ancora in atto?”. E qualcun altro relativizza la parità, come Francesco, 21 anni, Ingegneria: “Non siamo arrivati alla parità completa, ma se penso al Bangladesh siamo molto avanti, e fortunati”. Aggressive, esaltate, irritanti. Una cosa è certa: la maggior parte dei ventenni prendono le distanze dal femminismo, dipingendolo in modo negativo. Non abbiamo riscontrato differenze fra maschi e femmine, ma le ragazze sono state più attente a non essere definite “femministe”. Specie in presenza di coetanei maschi.
Licia, IV di Medicina: “Penso a ideali giusti ma a linguaggi sbagliati. Sono arrabbiate, aggressive. È impossibile stare dalla loro parte per come si comportano”. Alessandra, 23 anni, Informatica: “Penso a una manica di esaltate. Mi fanno pena perché sono legate a un movimento che sa di comunismo”. Maura, 19 anni, Scienze Motorie: “Quando cominciano a offendere i maschi mi viene voglia di cambiare sesso”. Matteo, 20 anni, Storia: “Sono contrario al femminismo quanto al maschilismo. Anzi, direi proprio che mi irritano”. Solo pochi fanno ragionamenti più cauti e articolati. Fra questi, Claudio, IV di Legge: “Penso all´esasperazione di un concetto di per sé giusto, ma le femministe ne fanno una loro esclusiva, quando dovrebbe essere condiviso dagli uomini. Da qui nasce un´aggressività che porta all´aumento del maschilismo”. La paura del ribaltamento. Ma c´è chi teme addirittura il rovesciamento dei ruoli. Maschi impauriti? Qualcuno sì. Ad esempio Marco, IV di Ingegneria: “Penso alla donna di oggi che prevale sull´uomo e lo sfrutta. Sfrutta le debolezze femminili del passato per ribaltare il rapporto uomo-donna. Gli uomini, dormienti (sic!), non riescono a riconoscere queste cose ed evitarle”.
Ma il ribaltamento non piace neppure alle ragazze. Roberta, 20 anni, Lettere: “Forse la donna si sta ribellando troppo. Finirà per capovolgere i ruoli, e questo non lo vorrei. Non mi sento più donna per il fatto di sostituire gli uomini in campi che sono di inerenza maschile”. In questo clima generale non stupisce che qualcuna arrivi a dirsi maschilista. Come Laura, 22 anni, Economia: “Io mi sento un po´ maschilista. Se dovessi affidare ruoli di potere li darei agli uomini; non perché le donne non siano capaci, ma perché siamo mestruate”. Poche voci dissonanti. Nel nostro peregrinare, abbiamo trovato pochissime voci fuori dal coro. Anna, I anno di Comunicazione, ha una visione nuova, costruttiva: “Io preferisco parlare al plurale, mi interessano più i generi, meno il genere. Anche gli uomini sono vittima dei ruoli di genere, della loro immagine cristallizzata. Il femminismo può avere senso, ma solo se pensato in chiave diversa, non in opposizione stretta con l´universo maschile.” Infine Davide, 24 anni, Biotecnologie, mostra una consapevolezza davvero rara: “Il vero problema è la coscienza critica. Il fatto che di fronte alla norma nessuno si ribella più. E d´altra parte spesso chi si ribella usa toni e modi fuori luogo, inefficaci. Ma se non ci pensa una donna ai propri diritti, chi lo deve fare? L´uomo?”.
sergio(Quota) (Replica)
http://www.youtube.com/watch?v=jZPMiqELKi8 (postato da Sergio)
Nulla di nuovo, Sergio, un tipico esemplare di pseudo machista primitivo d’altri tempi come ce n’erano moltissimi specie in alcune regioni dell’Italia meridionale e non solo ( ce ne sono ancora parecchi e, per l’appunto, non solo nel Meridione).
E’ roba da jurassic park, ormai. Certo, è esistito anche quel fenomeno che peraltro oggi sopravvive sotto altre forme, forse ancora più dannose, da un certo punto di vista, sia per gli uomini che per la “maschilità” nel suo complesso. E’ un aspetto, questo, che abbiamo affrontato più volte con articoli, commenti e anche un video ad hoc del sottoscritto (proprio per fare chiarezza su questo punto che è uno di quelli che inevitabilmente ci viene scaraventato strumentalmente e sistematicamente addosso).
In ogni caso nessuno da queste parti ha mai sollevato gli uomini dalle loro responsabilità, nessuno li ha mai proclamati innocenti per definizione. Noi non rovesciamo il femminismo come un guanto, non celebriamo il genere, sempre, comunque e dovunque. E questo per la semplice ragione che non siamo sessisti, a differenza del femminismo sia della prima che dell’ultima ora (femdominismo) che, come abbiamo appena constatato proprio in questi giorni (vedi l’articolo della Ravera sul Fatto quotidiano), si sta finalmente rivelando per quello che è: un’ideologia sessista e razzista.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
fantastici i commenti dei giovani e delle giovani sul femminismo. Neanch’io conosco ragazze giovani che si definirebbero “femministe” o che si sentono in sintonia col cosiddetto “movimento”. I giovani e le giovani, oggi, sono molto pragmatici e poco “ideologici”. Meno male.
dia(Quota) (Replica)
Purtroppo molti di questi giovani, sottoposti all’ indottrinamento mediatico che subiranno negli anni a venire, mutarenno le loro posizioni, di intelligente buon senso, verso punti di vista purtroppo ben noti.
Da notare il rammarico che si legge tra le righe da parte del/della giornalista: questi giovani paiono non aver ancora imboccato la strada giusta e solo l’ultimo raccoglie il plauso di chi ha curato l’articolo; non a caso viene definito “maturo”: egli sta già imparando la lezione.
Alessandro(Quota) (Replica)
Secondo me, il fatto di dichiararsi antifemministe significa poco, perché, se è per questo, nemmeno io conosco venti-trentenni di sesso maschile che dichiarano di essere maschilisti… In proposito riporto la sintesi di un pezzo scritto da Rino e pubblicato altrove.
>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>
Negli anni sessanta e settanta il internet non esisteva, c’era solo una radio e una televisione di stato per cui la dottrina femminista si è diffusa tramite il passaparola, le manifestazioni, i giornali, ma soprattutto la televisione e i film. Difatti l’iniziale movimento femminista rivoluzionario era confinato alle grandi città e ad una stretta cerchia di donne e studentesse, ha conquistato numerose aderenti per il messaggio sicuramente seducente e condiviso da molte donne, ma avrebbe avuto l’esplosione di numeri e consenso senza la televisione? Probabilmente non in così breve tempo. Le femministe sfruttando il clima rivoluzionario degli anni sessanta si sono proposte con la violenza e la prepotenza e con slogan molto diretti e seducenti mostrandosi come le portatrici del Giusto e del cambiamento.Si proponevano con arroganza le depositarie del giusto e dell’uguaglianza , della nuova armonia fra i sessi e dell’emancipazione femminile. Seducenti per le donne, arroganti e violente verso gli uomini. In pochi anni dalla metà degli anni sessanta circa il femminismo ha conquistato un numero tale di donne da divenire nei primissimi anni Settanta un fenomeno sociale che coinvolgeva migliaia e migliaia di donne e nel giro di pochi anni, una cultura dominante. Nei primi anni Ottanta i principi della dottrina femminista erano già accettati come cultura dominante. Il comportamento maschile è stata la chiave per l’affermazione del femminismo quale cultura dominante. Ai primi anni Settanta il femminismo aveva ingrossato le sue fila di migliaia e migliaia di aderenti. Le donne che manifestavano nelle strade o nelle università che organizzavano iniziative e convegni erano proprio tante, tutte supportate dalla sinistra extraparlamentare e non. La propaganda andava anche e sopratutto nelle radio, in televisione , sui giornali. Nonostante il numero crescente di donne nelle fila del movimento femminista l’unico vero fattore che avrebbe determinato la imposizione della dottrina femminista e dei sentimenti del femminismo come cultura della società sarebbe stata l’adesione degli uomini.Come si sono comportati gli uomini difronte al femminismo? Dopo una resistenza e disinteresse passivo, negli anni settanta gli uomini avevano due scelte: o aderire al femminismo o combatterlo. La parte che conta degli uomini ha aderito ai sentimenti del femminismo e alla dottrina femminista. Il femminismo così in pochi anni è divenuta una cultura di massa, i principi del femminismo e il rancore del femminismo sono stati assorbiti e condivisi da una parte sempre più consistente di uomini che hanno addirittura elevato il femminismo a principi concettuali e morali da cui trarre e interpretare leggi. Il femminismo senza il decisivo e indispensabile consenso maschile sarebbe rimasto una dottrina e dei sentimenti espressi da un certo numero di donne ma comunque solo di una parte.Così non è stato perché gli uomini hanno avuto paura o rifiutato lo scontro e hanno scelto la strada della sottomissione. Oggi dopo quasi cinquant’ anni di femminismo i principi e la propaganda è la stessa di
cinquant’ anni fa, ma quello che è venuto meno è il movimento femminista che di fatto non si presenta più come movimento rivoluzionario: le femministe dichiarate oggi sono pochissime , in effetti non serve più dichiararsi femministe, perché basta ripetere costantemente i principi del femminismo per mantenere la cultura dominante sempre su certe
posizioni. Se la cultura dominante è femminista che senso ha dichiararsi femministe? Nessun senso,anzi è dannoso. Il termine femministe e femminismo è diventato obsoleto, gli uomini si sono sottomessi e il femminismo esiste in un altra forma: quella di una cultura dominante,che ripete esattamente gli stessi principi di cinquanta anni fa, in forma più sommessa certamente ma i concetti sono quasi identici. I principi vengono insegnati nelle scuole scritti sui giornali , detti i ovunque ma soprattutto in TV. La TV è uno strumento fondamentale per mantenere i principi della dottrina femminista ancora vivi. Oggi non c’è
più il movimento femminista rivoluzionario e ben strutturato di quarant’ anni fa, ci sono le sentinelle femministe: le giornaliste, le politiche, le psicologhe e sessuologhe che in televisione non perdono occasione per dire sempre le stesse cose affinché gli uomini non dimentichino mai chi è il Bene e chi non lo è.
Le femministe ci sono e sono tante ma se le femministe dichiarate si contano sulle dita della mano, le femministe praticanti attive (quelle che parlano) e le praticanti-silenti (che si muovono solo in casi eclatanti) sono tante. Ancor di più sono quelle che non sono né praticanti attive né silenti ma aderiscono in qualche fattore del femminismo e lo sfruttano a proprio vantaggio. Il femminismo ha vinto e da molti anni ha perso la forma di movimento di piazza; oggi le femministe e molte donne sono divenute le Liberate. Il femminismo e i sentimenti che si porta dietro sono come un velo culturale che copre l’intera popolazione italiana e occidentale.
Daniele(Quota) (Replica)
Sergio
>>>>>>>>>>>>
Personalmente detesto tutto ciò che è estremo, perciò come mi stanno sulle palle la gran parte delle donne di oggi, posso dirvi che mi stanno altrettanto sulle palle mentalità e tipi del genere.
http://www.youtube.com/watch?v=jZPMiqELKi8
>>>>>>>>>>>>
Conoscevo già quel video e benché nemmeno io ami certe mentalità e relativi estremismi (che causano solo danni), ti dico che quel “macho” vecchio stampo lo preferisco comunque agli smidollati maschietti leccaculo che infestano la società odierna… Certo, l’ideale sarebbe che non esistessero né gli uni né gli altri ma, purtroppo, le idee quasi mai combaciano con la realtà.
In merito aggiungo che, a mio parere, certe mentalità hanno realmente origine dalla cosiddetta asimmetria sessuale, di cui si è parlato spesso in questo blog e in passato su U3000.
Il fatto è che gli uomini (tolta una ristrettissima cerchia di “alpha), non esercitano minimamente lo stesso potere seduttivo nei confronti delle femmine, pertanto risultano essere assolutamente invisibili alle suddette, per le quali il sesso e l’uomo (non la sua maschera sociale e quello che ha o dimostra di essere) sono un qualcosa di veramente relativo. Basta ascoltare e osservare attentamente la realtà quotidiana, per rendersi conto di quanto poco risultino essere interessanti e attraenti gli uomini comuni per le femmine. Del resto c’è stato pure chi ha scritto che “per l’uomo la donna è il fine, mentre per la donna l’uomo è un mezzo”…
Non mi pare proprio che sbagliasse.
Daniele(Quota) (Replica)
“I giovani e le giovani, oggi, sono molto pragmatici e poco “ideologici”. Meno male”. (Dia)
Non sono affatto d’accordo, sul “meno male”, intendo.
“Pragmatismo” e “ideologismo” sono due estremi negativi, a mio parere.
Il secondo comporta una lettura inevitabilmente deformata della realtà che viene appunto filtrata attraverso le lenti dell’ideologia e non dell’osservazione lucida e razionale delle cose, con le conseguenze (tragiche) che la Storia ci ha mostrato.
Il primo conduce invece alla paralisi dell’agire umano (e del pensiero), o meglio ad una sorta di accettazione passiva dello status quo, interpretato e vissuto quasi come una sorta di realtà immanente e immutabile, rispetto alla quale l’individuo può solo relazionarsi in modo fondamentalmente egoistico e utilitaristico, cercando di trarne, per quanto è possibile, il maggior vantaggio a titolo personale.
Il “pragmatismo”, e non è certo un caso, va sempre a braccetto con l’ordine sociale e culturale dominante. Se questa componente avesse prevalso nella Storia (e nella natura umana), credo proprio che l’umanità avrebbe fatto ben pochi passi in avanti.
“Ideologie” e “pragmatismo” si sono avvicendati nel corso della Storia arrivando inevitabilmente a sovrapporsi e a scambiarsi i ruoli.
Pensateci bene. Se fossimo dei pragmatici o dei “pragmatisti” non saremmo certo qui a fare quello che facciamo con l’obiettivo di trasformare una realtà che non ci piace. Non avrebbe neanche senso. Al contempo, se fossimo degli ideologizzati, dovremmo necessariamente adeguarci all’ideologia dominante (come vediamo, “pragmatismo” e “ideologismo” si sovrappongono…) che, come sappiamo, dovunque si giri la testa, è quella della ragione strumentale capitalistica assoluta e totalizzante, del femdominismo e del “politicamente corretto”.
Facciamo dunque attenzione perché il terreno sul quale ci troviamo è disseminato di trappole…
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Una precisazione: il pezzo scritto da Rino era stato copiato (credo) da un ex mod. di U3000 ed era pieno di errori di battitura (di chi l’ha copiato, non di Rino, che scrive benissimo), che in parte ho corretto. Scrivo “in parte” perché, rileggendolo, ce n’è ancora qualcuno.
Daniele(Quota) (Replica)
sono sulla stessa sintonia di Sergio ,per quanto riguarda il video in questione. La questione maschile ,quello che argomentiamo qui ,mi sembra veramente tutta un altra cosa …capisco Daniele perchè ,per dimostrare di non essere del periodo “giurassico “, molti uomini tendono ad essere del lato opposto. Per parafrasare un titolo del blog “ragioni maschili” non è che l’ inno della Roma “La donna non si discute ,si ama” , appunto loro non discutono ,le donne fanno sempre bene a prescindere…
Parlavo tempo addietro con una mia amica di queste problematiche ,la frase finale sapete quale è stata ?”Odi le donne” . Le ho risposto che io, le donne, non le odio per niente , voglio solo far capire che più di un problema di genere (che ovviamente c’è ) è molto più grave il problema di classe che si sta formando ,sotto silenzio ,nel nostro paese, e che anche gli uomini non se la passano tanto bene …
Questo ho tentato di farlo capire anche al blog di un altro genere di comunicazione. Risultato ? Bannato ,ci sarebbe da ridere ,se la cosa non fosse cosi seria
mauro recher(Quota) (Replica)
x fabrizio – credo che il pragmatista stia al pragmatico come il laicista al laico.
non è affatto detto che un pragmatico non possa trasformare la realtà, anche se non fa di quel cambiamento un manifesto programmatico. Pragmatica è semplicemente la persona che valuta in modo realistico e concreto l’efficacia e la sostenibilità della sua pratica psico-politica. La sua bussola non sono le idee, ma i fatti. O così la vedo io.
dia(Quota) (Replica)
Da notare il rammarico che si legge tra le righe da parte del/della giornalista: questi giovani paiono non aver ancora imboccato la strada giusta e solo l’ultimo raccoglie il plauso di chi ha curato l’articolo; non a caso viene definito “maturo”: egli sta già imparando la lezione.
sottoscrivo. Una delle cose che mi indispone del “femminismo”, infatti, è la forte impronta pedagogica. Che respingo in tutte le salse.
dia(Quota) (Replica)
“credo che il pragmatista stia al pragmatico come il laicista al laico.
non è affatto detto che un pragmatico non possa trasformare la realtà…” (Dia)
Inteso in questo senso sono senz’altro d’accordo. Due uomini completamente diversi ma senz’altro dotati entrambi di uno spiccatissimo senso della realtà, come Lenin e Ghandi, hanno guidato (e concepito) due grandi rivoluzioni.
E’ solo un esempio, ne potrei citare tantissimi altri.
Fabrizio
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
A Daniele:
condivido i contenuti del pezzo che mi viene attribuito, tuttavia non lo sento come uscito dalla mia tastiera. Ci sono espressioni che mi lasciano perplesso. Ad es.
>>
si sono proposte con la violenza e la prepotenza e con slogan molto diretti e seducenti mostrandosi
>>
Avrei parlato di violenza psicologica. Dubito poi che avrei usato il termine “prepotenza” senza alcuna specificazione.
Forse è un mio testo rielaborato da qc.no che poi ha lasciato il mio nome in calce.
Oppure sto equivocando su me stesso.
Mah…
RDV
Rino(Quota) (Replica)
Sono d’accordo con Rino, non è il suo linguaggio. Sia chiaro, il pezzo è condivisibilissimo ma non è attribuibile a Rino.
Fabrizio Marchi(Quota) (Replica)
Per Rino e Fabrizio.
Quell’articolo l’ho trovato qui.
http://www.consapevolezzamaschile.it/
Se non vado errato, si tratta di Renato, un ex admin di U3000.
Daniele(Quota) (Replica)
Dia.
Quindi non sei un giovinetta della nuova generazione (senza storia), ma una coetanea. Abbiamo dunque avuto vite parallele, che solo ora-qui, almeno momentameamente, convergono. Chiedo venia.
.
Sulla “ideologia”.
Usiamo questo termine per indicare cose ben diverse.
Lo si usa come sinonimo di utopia, e si sbaglia, perché sono cose diverse o come insieme di idee o principi (visione del mondo, weltaschaaung) che tutti abbiamo (in parte a noi stessi chiara, in parte incoscia) e che non possiamo non avere.
La si usa però spesso per indicare le idee fisse, granitiche, o i valori rigidi degli altri, mai quelli nostri. “Ideologiche” sono sempre le idee altrui, le nostre mai…
Il suo significato storico è andato perduto. Marx lo usò per indicare la costruzione interessata e deformata della realtà da parte della borghesia.
Con la caduta del Muro si è assistito al paradosso: è stato il marxismo (e/o i suoi derivati più o meno legittimi) a venir etichettato come ideologia.
In ogni caso noto ovunque che mentre uno lo usa in un modo, l’altro lo intende in maniera diversa. O addirittura la stessa persona, nello stesso scritto gli assegna significati divergenti, o sovrapposti.
Nel caso, pare di capire che Dia intenda ideologia come utopia. I giovani oggi non hanno utopie e lei lo giudica un bene.
Discorso problematico, perché vorrebbe dire che stanno seduti sul presente, senza slanci e senza un futuro da creare, ma solo da subire. Vecchi dentro, insomma.
Certo la questione Utopia è ambigua, ma la “pragmaticità” se intesa come presa d’atto di ciò che c’è, se comporta un accasciato adeguamento, alla corrente, è peggio: non è ambigua. E’ lo zero.
RDV
Rino DV(Quota) (Replica)
RDV: è improbabile che una persona pragmatica si “accasci” di fronte a quello che sente come un problema: sa che rimandare è una strategia perdente, meglio attrezzarsi e pedalare.
Vedo il pragmatismo come il massimo delal dinamicità concreta, in questo senso. Tu interpreti il pragmatismo come resa, io il contrario: un attrezzarsi consapevole, con i piedi per terra..
più che all’utopia, associo l’ideologia all’idealismo più ottuso, quello pronto a fare sparire i fatti se gli rovinano il quadretto.
dia(Quota) (Replica)
anche l’utopia mi sta abbastanza sulle scatole, però, con i suoi proclami, i suoi “princìpi”, il senso di superiorità morale, la semplificazione, eccetera.
dia(Quota) (Replica)
Durante le guerre mondiali, molte persone perirono, persone che non aderirono alla guerra ma ne furono le inevitabili vittime, uomini e donne che non poterono avere un futuro, una famiglia, dei figli, figli che non poterono vivere.
Dopo la guerra, tutto sommato, ci rialzammo, uomini e donne, l’uno a fianco dell’altra, per ricominciare a vivere.
Durante il nostro periodo, molte persone periscono internamente, persone che non aderiscono alla guerra dei sessi in corso, ne sono tuttavia le inevitabili vittime, uomini e donne che non potranno avere una famiglia, dei figli, figli che non potranno vivere, molte persone non potranno godere di quanto è naturale e prezioso.
Come tutte le guerre, essa è sterile e lascia un sorriso amaro, che sicuramente vedremo verso la fine dei nostri giorni, spiattellato in faccia da queste paladine della vulva, quando ormai sarà troppo tardi anche per loro.
C’è speranza che le nuove generazioni, al pari di quelle post guerre, prendano atto e decidano, nuovamente, di rivestire i loro naturali ruoli sociali, uomini e donne, l’uno a fianco dell’altra, solidali, per ricominciare a vivere, nel rispetto reciproco delle proprie identità.
Per noi non c’è futuro, siamo le inevitabili vittime di questa guerra, il tempo e la vecchiaia faranno il resto.
E’ questo il piu’ grande crimine, a mio parere, della storia umana, negare le poche grandi gioie della vita per motivi sterili e beceri, negare la paternità e la maternità per scopi disumani.. molti di noi non sapranno mai cosa significa invecchiare, avere dei figli, una famiglia, diverremo prede innocenti e colpevoli dei pochi che ce l’hanno fatta, i ricordi ci daranno il colpo di grazia e lasceremo posto spero a coloro che sapranno godere e tutelare le diversità.
Ed io, al solito vi ricordo che alzerò allora come oggi, il mio dito medio, irto di tutta la mia mascolinità, verso queste megere nazifemdoministe, ormai piene di rughe e acciacchi, senza nessuno che le paghi da bere, che le corteggi, che le rivolga la parola, beandomi stupidamente che lo stesso mio destino sia capitato a loro, anche se vissero molto meglio di me.
Damien(Quota) (Replica)